Emanuele Bresciani, per chi non lo conoscesse, è stato il primo italiano e secondo al mondo, ad aprire un portale web dedicato alla fotografia in game: Electricblueskies. Fa parte del Catalogo degli Artisti Digitalisti Italiani ed è presente in varie fiere videoludiche dove mostra le sue foto.
Sabato 8 febbraio 2020 vedremo il passo in più: la Virtual Photography direttamente in un museo. Potete trovare i suoi scatti al Museo di Arte Contemporanea di Luzzana.

Siamo andati ad intervistare Emanuele per chiedergli di più sulla sua passione e cosa più importante come è arrivato ad esporre in un museo, dopo anni di piena esposizione ad eventi e fieri come la Milan Games Week. Il suo è stato un discorso pieno di emozione e soddisfazione, in quanto primo al mondo a fare un passo del genere. Anche se non mancano di certo la parte frustrante.
Trovi persone che dicono “beh… sono screenshot di game, non ci vedo nulla di che” non capendo il lavoro e le ore che ci sono dietro. Quindi per me è stata una grande soddisfazione entrare in un museo con la Virtual Photography in quanto sono anche il primo in italia e se non sbaglio il primo al mondo a fare un passo così grande.
Aggiungendo che è fiero di presentare ad un pubblico che magari non conosce i videogame o specifici personaggi e che sarà emozionante spiegare alle persone di cosa si tratta.
Ovviamente io ho fatto il primo passo, ma spero che altri che trattano Virtual Photography andranno in altrettanti musei ad esporre le loro opere, e magari perché no… arrivare al MOMA.
La sua emozione è quasi tangibile, ma sappiamo benissimo che è difficile accettare questo tipo di arte in un museo. Non ha battuto ciglio nel dirci che è stata principalmente aiutato dalla fortuna.
Ho avuto modo di conoscere il curatore del museo e conosco il sindaco, quindi è stato un mix di bravura mia nel’ attirare la loro attenzione ed essendo bergamasco poi… la cosa aiuta! Ammetto che comunque ho avuto fortuna, anche comunque nel parlare con persone di larghe vedute e dello stesso luogo e che ha ben visto ed accettato questa opzione di inserirmi nel museo.

Fortunatamente, appunto, i critici d’arte e fotografi professionisti hanno visto arte e talento nei suoi scatti presentati per la mostra. Sappiamo che dunque è inutile paragonarli ai soliti screenshot di qualsiasi videogiocatore, quindi abbiamo chiesto ad Emanuele quanto tempo dedica alla sua passione.
Diciamo che per 3 ore di gioco, in realtà gioco solo un oretta, le altre 2 le passo a fotografare. In 6 ore significa quindi che ne passo 4 a fotografare e 2 a portare avanti la storia, anche perché è da calcolare che più porti avanti la storia più entri totalmente nel gioco e più le foto vengono belle. Raramente mi sono venute foto belle dopo 3 ore di gioco, è una legge: più ci giochi e più ci entri dentro. Per dirti quanto tempo ci ho messo per poi arrivare al museo di Luzzana… ebbene ti dirò 10 anni. Anche perché come giusto hai detto, io stesso la Virtual Photography la considero una passione, un amore, di certo non un vero lavoro. Io sono un imprenditore quindi il mio lavoro è quello, anche perché il solo star dietro ad una ditta è un grande sforzo anche mentale, quindi magari la sera arrivo a casa che ho voglia di tutto tranne che fotografare videogame.
Non è facile conciliare il lavoro, vita privata con questa passione che comunque richiede molto tempo. Ci sono invece dei consigli a chi vuole approfondire la Virtual Photography? Magari facendone un vero e proprio lavoro…
Si diciamo che conciliare vita privata con questa passione è abbastanza complicato ma non mi lamento. Almeno per quanto mi riguarda, con il lavoro che faccio difficile. Per collegarmi alla tua domanda, se non hai un’entrata al di fuori della Virtual Photography, potrebbe risultare difficile. Mi risulta complicato rispondere perché comunque ci sta molto impegno di base ma risulta difficile trovare sbocchi, non credo che al momento ci sia qualcuno che ne faccia una professione, ma se anche ci fosse si deve studiare tanto. Si devono imparare le inquadrature, inclinazioni etc. Il motivo per cui le mie foto sono diventate famose è successo perché ho dato un’idea diversa di quella che è il videogame. Nel senso se le guardi sembra che siano uno screenshot promozionale, un art work, magari fanart. Come ho detto prima, il tutto consiste in molte ore di lavoro dietro, vari utilizzi di colore, luci, ombre…credo sia stato quello che mi ha reso famoso, rendere lo screenshot non uno screenshot. Posso dire che il primo segreto è: staccarsi dalla camera del gioco, rendere uno screenshot tutto tranne che quello.
Non solo, considerando che stiamo parlando di videogiochi odierni, dove ci si può staccare dalla fotocamera del gioco stesso, che si possa fare altrettanto con i retrogame?
Acquisire immagini da un videogioco senza foto mode, non è considerato Virtual Photography. Per essere tale, devi poterti staccare dalla camera di gioco per poter fotografare meglio. Vorrei tanto fotografare giochi dalla Wii o Gamecube, mi piacerebbe davvero tanto, ma sarebbe difficile e soprattutto faticoso. Tramite Dolphine ho fotografato qualche scatto di The Legend of Zelda su di un emulatore del Gamecube, ma non sono venute molto bene e di tutte quelle che ho fatto, me ne sono conservata solo una e non era il massimo. La cosa a me dispiace ma non me la sento di farlo perché la qualità non sarebbe di alto livello.

Dato che viviamo in un’epoca dove si da ancora la colpa ai videogiochi se un ragazzo magari cresce con istinto violento, oppure passa troppo tempo davanti ad uno schermo, un esponente come lui, che ora presenterà scatti di videogiochi, è dell’idea che la percezione del videogioco possa cambiare dopo questa mostra?
Vorrei tanto saper rispondere… Sicuro la mostra mobilita la parte sia foto e sia la parte videogame. Ovviamente se uno va in un museo ci va trovando roba di qualità, infatti più che artista mi definisco un artigiano della qualità come nella pubblicità. So di essere un creativo, un artigiano appunto, faccio fatica a rappresentarmi come artista. Probabilmente la gente che verrà non sa che nel videogioco ci sta tutta questa arte, bellezza, design… spero che guardando le mie foto possano pensare di trovarci altro e non solo morte, violenza, guerra come molti purtroppo pensano.
Siccome si tratta di foto digitali, ne perdono di risoluzione o magari vengono meglio?
Vedere le mie foto stampate è stato un crescendo di emozione, perché ovviamente ho iniziato a stamparle su Canvas che non erano di elevata qualità, poi le ho fatte su Florex. I colori sono esplosi, le foto erano molto meglio. Per la mostra, 8 foto le ho stampate su Skybond che è un materiale misto di vinile, alluminio e PVC… mi costano 80 euro ma la resa è perfetta. Si deve considerare anche il fatto che è differente fare foto da Playstation e da PC, perché il PC ha una risoluzione maggiore e quindi potrei fare foto più grandi e più risolute. Diciamo che per come le sto presentando adesso, viste da vicino, non sacrificano nulla da come salvata dal PC e la tipografia non sacrifica nulla. In futuro col 4k e 8k non può che migliorare.
Una chiacchierata piacevole insomma, ricca di passione ed amore verso questo favoloso mondo videoludico ed artistico. Auguriamo ad Emanuele di continuare ad espandere il verbo con altre mostre!
Spero che con questa mia opera la gente possa vedere il bello dei videogiochi.
Vi invitiamo ad andare sul suo profilo Instagram (@emalord) per guardare altre opere di questo genere e se riuscite andate anche al Museo di Luzzana.
