SPOILER: questa recensione di Deadly Premonition 2 necessita di una lettura approfondita da parte vostra. Ancora peggio, di una comprensione critica del voto che leggerete in calce; un voto simbolico, nemmeno troppo, ma abbastanza per voler dire tutto e niente se non leggerete ogni frase di questo testo con attenzione. Del resto è normale: Deadly Premonition 2 è il figliol prodigo del noto e contorto developer SWERY (Hidetaka Suehiro), un videogioco tornato alla ribalta con un secondo capitolo del tutto simile al precedente. Nel male, e nel male. E no, non ci sono refusi.
Deadly Premonition 2 è un gioco incredibilmente “janky”, “malandato” quindi. Lento e macchinoso nello sviluppo della trama, legnoso nei controlli, antiquato nel comparto grafico e persino nell’art direction. Ed è proprio per questo che mi devo prendere la responsabilità pesantissima di stroncarlo. Per questo, anche, so che facendolo lo consegno nelle mani dei fan del primo Deadly Premonition senza timore che il voto estremamente basso ne leda l’immagine ai loro occhi. Casomai, tutto l’opposto.
Deadly Premonition 2 Recensione: il taglio sulla tela
Deadly Premonition, il primo, per chi non lo sapesse ancora si trova all’interno del Guinness World Record, come gioco Horror più controverso di sempre. Il titolo, risalente alla generazione PS3/ Xbox360, riuscì a dividere la critica tanto nettamente da ricevere tanti 0 quanti 10. Il tutto mentre un pubblico sempre crescente di giocatori ne osannava gli aspetti più rivoluzionari, per l’epoca almeno; lo sviluppo della trama non lineare, i personaggi e la loro psicologia fuori di testa presa di peso dalla serie cult Twin Peaks. I riferimenti multimediali al cinema, alla letteratura, l’imprevedibilità di fondo che aleggiava come nebbia di sangue intorno alle vicende tutte. Eppure, Deadly Premonition era anch’esso un titolo assolutamente “janky”. Deadly Premonition 2 sta alla generazione PS3 (a voler essere generosi) come Deadly Premonition stava alla generazione PS2.
“Ma è tutto stile” diranno i fan di SWERY “è voluto, pensato, studiato nei minimi dettagli per essere così brutto e difficilmente giocabile che solo i più dedicati sapranno andare a fondo e capirne la vera essenza. La genialità persino”. Sentendovi così convinti allora penso: che sia davvero così? Del resto anche Twin Peaks ci ha messo parecchio tempo per venir apprezzato come un capolavoro di arte contemporanea, come uno sfregio sulla tela del media serie tv tirato con lucida (ludica?) rabbia. Rabbia che significa emozione, emozione che significa anima. Anima, che indubbiamente Deadly Premonition aveva e ha tutt’ora. E che in Deadly Premonition 2 su Nintendo Switch è praticamente intatta. O forse volevo dire identica? C’è differenza purtroppo. Ancora una volta, nel male… e nel male. Perché l’arte contemporanea non è per tutti. E non tutte le tele strappate sono dei Fontana.
Deadly Premonition 2 Recensione: volutamente (?) datato
Quindi sì, diciamo che sia davvero così, mi son detto, almeno in fase preliminare di recensione: Deadly Premonition 2 è gioco volutamente datato, pensato per appellarsi al gusto particolarissimo dei fan del primo Deadly Premontion. Ma datato quanto? Datato come? Deadly Premonition 2 è un action-horror in terza persona, sequel/prequel del primo Deadly Premonition. Il protagonista è l’agente scelto dell’FBI Francis York Morgan, personaggio incaricato di indagare su misteri inspiegabili, individuo cardine delle vicende di tutta la saga. In Deadly Premonition 2 lo vediamo agire in due distinte stagioni della sua vita. Invecchiato, abbandonatosi alla follia che lo ha da sempre contraddistinto, Francis Zack Morgan viene interrogato da un altro co-protagonista di Deadly Premonition 2: il detective Aaliyah Davis. Mentre invece, ancora giovane, vediamo sempre Francis York Morgan all’opera nella cittadina di Le Carrè. Nel 2019, il detective Aaliyah vuole sapere dall’ormai attempato Zack che cosa sia successo davvero durante le indagini risalenti al 2005, quando il cadavere di una ragazza recentemente assassinata scomparve in circostanze misteriose. Proprio il ritrovamento del corpo della giovane muove le domande e l’inchiesta del detective di Boston, che non crede alle implicazioni sovrannaturali; implicazioni che, invece, noi giocatori e l’agente Zack sappiamo bene essere responsabili di tutti gli accadimenti della saga Deadly Premonition.
Detta così può sembrare una trama intrigante, misteriosa. La si immagina come un continuo muoversi tra passato e presente, un dinamico flow di eventi quasi alla “Dark”, in cui le epoche si mescolano e avvicendano mettendo lo spettator- ehm, il giocatore, pardon, alla mercé dell’abilità dello sceneggiatore. Ma no, non è così che funziona Deadly Premonition 2. Non è così che funzionava Deadly Premonition del resto. SWERY ha ideato una storia capace di incuriosire a più riprese, va detto, ma senza mai stupire o brillare per originalità. Inoltre, l’ha raccontata esattamente come i giocatori di Deadly Premonition si aspettavano: male.
Confuso come e più dei personaggi di Le Carrè, persino più di Zack/York non so più nemmeno io, credetemi, quanto male ci sia nell’affermare quanto male sia stata raccontata la storia. La narrazione di Deadly Premonition 2, purtroppo, è costretta, impastata, diluita in scene di intermezzo e dialoghi animati di una lentezza inenarrabile. Gli squadrati e ben poco snodati modelli dei personaggi si muovono quel tanto che basta per definire “animate” le cut scene, esibendosi spesso in inquietanti animazioni facciali da far rimpiangere quelle di Mass Effect Andromeda. Rimanendo, pure, in silenzio interi secondi, mentre evidentemente elucubrano sull’assurdità di quanto si dicono a vicenda. DULCIS IN FUNDO doppiati con l’entusiasmo di chi ha appena ricevuto una notifica di sfratto permanente.
Come sia possibile, per i seguaci di SWERY, passar sopra a tali oggettive mancanze e lungaggini è al di fuori di me. Eppure no, non sono un fanatico della grafica sopra ogni cosa, o un hater del genere dei giochi story driven, tutt’altro. Semplicemente, da una produzione realizzata sulla stessa console che ospita Breath of the Wild mi aspetto, se non altro, un gioco in grado di apparire datato senza effettivamente esserlo davvero. Un titolo, peraltro di un developer più che navigato, che si avvalga della moderna tecnologia videoludica per dare solo l’impressione della legnosità, il sapore di antico, non l’odore acre di vecchio. Pensate, ad esempio, a quanto videogiochi come The Binding of Isaac, Shovel Knight, Hotline Miami, siano solo stilisticamente vecchi, ma contenutisticamente modernissimi.
“Ancora? E’ una scelta, una volontà esplicita non solo di sembrare, ma di essere effettivamente datato, lento, macchinoso, strano! E’ pura arte videoludica.” Esclamerà nuovamente il fan di prima, sempre più indignato e confuso. Lo so, e proprio su questa consapevolezza ho costruito tutta la mia recensione. La consapevolezza che nonostante tutto la scelta di SWERY sia una scelta consapevole delle conseguenze, tanto a breve quanto a lungo termine, che avrebbe dovuto subire il titolo. La consapevolezza che Deadly Premonition 2 non è, come il predecessore invece era, solo un gioco di nicchia. bensì, è il sequel, coraggiosamente in linea con il predecessore, di un gioco tanto, tanto di nicchia. Una nicchia al cubo. Quindi, una nicchia che sa anche un po’ di già visto.
Open Wor(Lag)d
Descrivere il gameplay di Deadly Premonition 2 è tanto semplice quanto complesso. Semplice, perché alla base di tutto c’è un action shooter in terza persona quasi da manuale: entra nell’edificio, spara ai mostri, arriva alla stanza del Boss, abbatti il Boss. Fine. Complesso, perché prima di menare le mani davvero bisognerà fare i conti con una lunga serie di missioni apparentemente slegate le une dalle altre; da individuare vagando in una mappa Open World, quella di Le Carrè, che più spoglia e vuota di così non poteva essere. Ma che, inspiegabilmente, lagga paurosamente ogniqualvolta ci muoviamo in essa. Sia a piedi, che in skateboard. Già, perché il buon York/Zack si muove scivolando su di uno skateboard, con il quale potremo anche esibirci, a gioco avanzato, in trick vari (ma non troppo)… sempre a patto di venire a patti con il suddetto immancabile lag. Nulla che una patch corposa non possa sistemare, sia chiaro. Patch che in effetti dovrebbe essere dietro l’angolo. Invece, pensate un po’ che io, ingenuamente, credevo che il lag fosse parte dell’esperienza “da PS2”. Meno male che avevo torto.
Oltre alle missioni principali, per i più coraggiosi ci sono un numero cospicuo di missioni secondarie, tutte volte ad approfondire la nostra conoscenza degli NPC di Le Carrè, e a scavare un po’ più in profondità nella mente dell’agente Zack/York. E sapete cosa? Nonostante la ripetitività delle situazioni (trova questo, portalo lì, trova quell’altro, aspetta che siano le 20.15 di sera e vai là) Deadly Premonition 2 era quasi riuscito, quasi, a catturarmi con il suo improbabile personale, da bravo fan dell’insensatezza lucida quale sono. Quasi. Alla fine, ha avuto la meglio il mio io più onesto e pragmatico. Lo stesso, per carità, che guarda all’arte moderna con un occhio un po’ storto, e che non capisce l’appeal di spendere ore e perdere diottrie leggendo dialoghi inconcludenti, solo per ridere di due battute e una citazione ben inserita ad Arancia Meccanica.
Per me è no!
Non sarà che, in fondo in fondo, Deadly Premonition 2 ce lo vogliamo un po’ far piacere? Che la solidità del codice di un Resident Evil 3 Remake, al netto della giocabilità e dell’atmosfera diametralmente opposta, scava scava, ci divertirebbero un bel po’ di più? Perchè non ammettere che per quanti “volutamente”, “intenzionalmente”, “deliberatamente” inserisca nei nostri discorsi relativi Deadly Premonition e Deadly Premonition 2, per godersi davvero l’esperienza e la storia bisogna passare sopra con uno schiacciasassi a una pletora di difetti strutturali? Tanto numerosi e profondi da rendere ingiocabili la metà e più delle sessioni in game? Allora… facciamo un patto.
Io mi prendo le mie responsabilità: ammetto le mie colpe, la mia insensibilità all’arte di SWERY, la mia poca pazienza videoludica. Assegno un voto al gioco che nasconde, sotto a un tappeto rigorosamente rosso, molte delle mie perplessità, alzando di almeno un punto la reale valutazione che avevo teorizzato alla fine della mia esperienza. Fingerò, persino, di credere con tutto me stesso che “Deadly Premonition 2 è così perchè doveva essere così, in qualunque altro modo sarebbe stato qualcos’altro, e quindi privato della sua identità sarebbe stato banale e brutto”. Fingerò, perché non ci credo. Perché Deadly Premonition 2 è davvero una gemma grezza ricca di meccaniche interessanti, narrazione asincrona e citazioni brillanti, colpi di scena impossibili e indagini intricate e misteriose. Ma non venitemi a dire che un buon orafo non ne avrebbe tratto un gioiello ancor più prezioso, limandone le imprecisioni e lucidandone le superfici: è troppo. Soprattutto, ammettiamo che rispetto a Deadly Premonition, il secondo capitolo giocato ai giorni nostri non è nemmeno più così stravagante: oggigiorno si è visto anche di peggio. Chiuderò un occhio, ne chiuderò due. Mi immedesimerò in voi e avrò fiducia nella vostra interpretazione. E per questo, solo per questo, darò al gioco il voto che penso meriti: 5.
In un’epoca dove i voti videoludici contano solo dal 9 in su, in un periodo storico dove 7 significa bocciato, io mi appello alla sensibilità dei fan tutti di SWERY e Deadly Premonition 2; al loro sguardo che attraversa il dubbio e si insinua nelle pieghe della realtà, tra le righe di questa recensione di Deadly Premonition 2. E spero davvero che, almeno per loro, questo 5 valga come un 10. Onestamente, però, non solo non ne sono tanto sicuro; di più, credo saranno in molti a vedere in questo 5 solo questo: un 5. Il simbolo di un gioco datato dedicato a una nicchia ristretta, che pur di far parte del club più originale e freak della scuola si classifica ai limiti dell’ingiocabile per chiunque abbia, invece, un gusto videoludico meno peculiare. Meno “janky”. “Io non posso entrare?” chiederà chi non ha visto Twin Peaks. “Sì, esatto” risponderanno i fan di SWERY. “Accidenti” replicherete. “E’ top Secret” chioseranno loro. “Uh, ora sì che siamo curiosi!” terminerete voi. Ma lo siete davvero? Forse no. Forse, no.