Tales of Arise Recensione: la lama fiammeggiante della libertà

Tales of Arise

Ogni saga che si rispetti detta dei lineamenti che la identificano nel mercato globale dei videogiochi. Caratteristiche che, col tempo, si solidificano e si radicano nella storia, nel gameplay e nella direzione artistica, le quali rendono riconoscibile quel marchio di fabbrica. Pensiamo a saghe immense come quella di Dragon Quest, che unisce in un contesto fantasy la matita di Akira Toriyama, la quale dona la vita a personaggi e mostri; pensiamo inoltre a come la manifestazione delle personalità scandiscono il sistema di combattimento della serie Persona, dando al gameplay una direzione chiara e solida. Tuttavia, e col passare degli anni, le serie di videogiochi con le quali siamo cresciuti sono destinate a cambiare e noi videogiocatori con loro. I cambiamenti possono essere sia positivi che negativi, e quando avvengono con successo, abbiamo tra le mani un titolo come Tales of Arise.

L’annata 2021 di Bandai Namco è a dir poco sorprendente: i successi di Guilty Gear Strive e Scarlet Nexus (QUI per la nostra recensione) siglano un momento a dir poco incredibile per l’azienda nipponica, la quale si appresta a lanciare in pompa magna l’attesissimo Tales of Arise, il quale rappresenta per la saga un cambiamento radicale, identificandosi come un punto di non ritorno. Un traguardo davvero importante, che apre un nuovo punto d’ingresso ai nuovi utenti che vogliono interfacciarsi con la storica serie JRPG. Nelle ultime settimane abbiamo giocato, finito e addirittura platinato quella che possiamo definire la punta di diamante del publisher giapponese, e ve ne vogliamo parlare senza ulteriori indugi in questa nuova recensione.

Tales of Arise

Tales of Arise: un viaggio per la conquista della libertà

Nei panni di uno schiavo il cui volto è coperto da una maschera di ferro, viviamo un’oppressione che dura da almeno trecento anni. I renani hanno conquistato il pianeta di Dahna con le potenti tecnologie che il pianeta di Rena ha sviluppato nel tempo, soggiogando sotto il suo pugno un’intera popolazione. Il protagonista, privato dei suoi ricordi e della sensazione del dolore, incontrerà Shionne, una ragazza di Rena in fuga per qualche strana ragione. La fanciulla dai capelli color fiore di ciliegio è afflitta da una maledizione che sprigiona degli aculei dal suo corpo ad ogni minimo contatto umano, infliggendo un dolore lancinante a coloro che tenteranno di avvicinarsi a lei. I due, scampati dalle guardie renane verranno accolti da Zephyr e i corvi scarlatti, che si oppongono all’incontrastabile regime dittatoriale che vige nella regione di Calaglia, una vasta terra arida e rocciosa di Dahna. Servendosi della spada fiammeggiante (un’arma che sfrutta una grandissima quantità di energia per essere brandita), questa coppia nata per seguire i propri interessi aiuterà i ribelli a sconfiggere lord Balseph, colui che governa la regione e sottopone i danani ai lavori forzati per l’estrazione dell’energia astrale. Dopo uno scontro all’ultimo sangue col burbero lord renano, la rottura di una parte della maschera del protagonista sbloccherà un frammento della sua memoria, rivelandoci finalmente il suo nome: Alphen. Un’impresa che detta il prologo di Tales of Arise, la cui liberazione del popolo di Calaglia rappresenta solo l’inizio di un viaggio emozionante per la riconquista di una libertà ingiustamente sottratta.

In quel di Dahna troviamo ben cinque lord renani che competono per la “Disfida reale“, un evento che eleggerà il nuovo sovrano di Rena in base alla quantità di energia astrale estratta dal pianeta, la linfa che alimenta ogni essere vivente. L’obiettivo di Alphen e Shionne, nonché il principale scopo di questo epico viaggio, è quello di sconfiggere i lord e sottrarre a loro i nuclei primari, i quali una volta riuniti, daranno origine ad un manufatto estremamente potente che prende il nome di Renas Alma, unico mezzo per dissolvere gli aculei che tormentano l’esistenza della ragazza. Uno scopo decisamente personale, che si sposa con l’intenzione di Alphen di liberare il popolo di Dahna dal regime dittatoriale di Rena, che giorno dopo giorno miete vittime innocenti per la raccolta di energia astrale. Durante l’avventura incontreranno nuovi alleati come Rinwell, Law, Kisara e Dohalim, i quali seguiranno lo stesso obiettivo in nome della libertà, combattendo con coraggio per raggiungere l’obiettivo fissato in partenza. Un gruppo che però non sarà unito sin da subito a causa delle discriminazioni che per anni hanno diviso renani e danani. Ma aldilà del viaggio che trova spunti di riflessione interessanti e risvolti sorprendenti, il party col passare del tempo diventerà sempre più affiatato, superando quelle barriere apparentemente insormontabili dimostrando che una convivenza pacifica tra i due popoli è assolutamente possibile.

Tales of Arise

La storia si sviluppa con ritmi alquanto sostenuti seguendo i canoni classici della serie, il rapporto tra i personaggi non si evolve soltanto attraverso i tradizionali filmati di gioco, poiché non mancheranno le innumerevoli scenette (o siparietti) che li ritraggono in attimi di pura tranquillità. In questi brevi filmati, i quali abbandonano una schermata animata in favore di una rappresentazione registica più vicina al fumetto giapponese, i protagonisti confessano i propri pensieri o si confrontano in argomenti più disparati possibili, immergendoci di tanto in tanto in pause di riflessione o in momenti semplicemente comici. Da qui abbiamo modo di apprendere maggiori elementi sulla caratterizzazione dei personaggi, come la passione per l’arte di Dohalim o l’amore che prova Rinwell nei confronti della storia, fino a dettagli del passato che alimentano ogni background narrativo. Ed è incredibile che durante tutta l’avventura (ed oltre) non si smette mai di conoscere quei protagonisti che ci hanno accompagnato per ben quaranta ore di gioco, arrivando fino al punto di provare una vera e propria empatia nei confronti delle loro storie. Sebbene il viaggio compiuto in Tales of Arise sia all’insegna della liberazione di un popolo, i personaggi che si fanno carico di questo onere combatteranno contro i fantasmi del proprio passato con l’intento di raggiungere un futuro decisamente migliore. Ciò che ci affascina dell’evoluzione di ciascun componente del party è l’umanità con cui affrontano le proprie difficoltà, dimostrandosi fragili ma anche forti, affidandosi soprattutto ai propri compagni per superare quei muri che la vita gli pone davanti. In alcuni momenti la storia sarà persino spietata nei confronti dei nostri eroi che in molte occasioni verranno messi a dura prova, riservando al giocatore anche una buona dose di drammaticità in alcuni dei momenti chiave della trama.

Una delle tematiche più preponderanti toccate da Tales of Arise è la discriminazione. Sotto il regime di Rena, i danani vengono costretti ai lavori forzati e trattati come bestiame da cui estrarre la preziosa energia astrale, schiacciando i loro diritti sotto lo scarpone della supremazia renana. Ogni danano inoltre viene marchiato sulla mano da una pietra speciale che ne assorbe l’energia, ricordandoci più volte gli orrori dei campi di concentramento della seconda guerra mondiale. Una similitudine macabra, ma che riesce a farci comprendere quale sia il trattamento subito dagli abitanti di Dahna. Durante l’avventura che ci vedrà esplorare ogni angolo del pianeta, avremo modo di imbatterci in diverse sfaccettature dell’oppressione renana, dalla dittatura al condizionamento mentale; tuttavia la storia sa riservarci anche delle eccezioni davvero curiose, che forniscono ulteriori punti di vista da cui poterne ricavare una morale. In tutto ciò, la libertà perseguita da Alphen e compagni non si baserà unicamente sull’eliminazione dei lord, e la bussola punterà in direzione di una società basata sulla coesistenza, laddove le barriere della discriminazione non hanno posto nel futuro di Dahna. Evitando ulteriori anticipazioni sulla storia, quest’ultima ci ha sorpreso per alcuni suoi colpi di scena, e quando tutto sembrava essere finito, ci viene sbattuta in faccia una nuova realtà capace di cambiare le carte in tavola, invogliandoci sempre di più a raggiungere i fatidici titoli di coda. La narrazione e la sua drammaticità, insieme a quei momenti di quiete tra un combattimento all’altro, ci hanno permesso di apprezzare l’evoluzione caratteriale dei protagonisti che, insieme ai temi trattati, trovano una maturazione decisamente positiva, stupendoci più volte come riescono a superare dei momenti difficili.

Tales of Arise

Un sistema di combattimento fenomenale

Nella demo di Tales of Arise abbiamo sottolineato più volte quanto fosse frenetico il sistema di combattimento, grazie soprattutto alle numerose modifiche e migliorie che sono state apportate. Quello di Arise è l’evoluzione e punto di non ritorno del sistema di combattimento già assaporato in Tales of Berseria, che poneva un’impronta più tattica agli scontri. In special modo, nell’avventura con protagonista Velvet, l’utilizzo della barra anima limitava fin troppo le azioni che potevamo eseguire in tempo reale in combattimento, frammentando le battaglie in numerosi momenti morti necessari per ricaricare tale parametro, senza considerare che l’aumento degli stack era relegato allo stordimento o sconfitta degli avversari. In Arise, gli sviluppatori hanno limato tutte le lacune e migliorato sensibilmente il combat system, consegnandoci nelle mani un gameplay avvincente ed instancabile. In special modo, i ritmi dei combattimenti risultano frenetici e serrati, i quali riescono a lasciare spazio anche ad una componente tattica che muta il comportamento del party in tempo reale. Partendo dalla base, i fendenti normali non consumano alcun segmento della BA, dando al giocatore la possibilità di eseguire delle combinazioni di colpi più prolungate e spettacolari, le quali possono persino sfruttare la maggiore verticalizzazione offerta dal gioco. Ancor più spettacolare è come una combo a terra possa immediatamente trasformarsi in una sequenza aerea, giungendo così non solo ad una maggiore efficacia ma anche ad una spettacolarizzazione dello scontro che non risulterà mai monotono.

L’utilizzo di più arti possono creare una grande varietà di combinazioni, e il tutto avviene attraverso la pressione di un semplice tasto. Il giocatore nei panni di Alphen, può unire i fendenti della spada insieme alle arti speciali infliggendo danni onerosi al nemico. Nel momento in cui si ha una maggiore capienza della barra anima, utilizzare le arti in una sequenza più lunga sarà a dir poco semplice, e come se non bastasse, la personalizzazione dei nostri attacchi è persino immediata e semplice da applicare. Il giocatore può cambiare i set delle arti in qualsiasi momento anche durante la battaglia, adattando così Alphen ad ogni nemico e alle sue debolezze. Inoltre, non bisogna trascurare la presenza di un secondo set delle arti, che va a raddoppiare il numero di abilità che possiamo equipaggiare contemporaneamente. Ogni arte oltre a dividersi tra attacco terrestre ed attacco aereo, varia anche per tipologia d’attacco, che sia danno fisico od elementale, mentre il costo in BA determinerà la potenza dell’attacco sferrato. Nel caso del protagonista dai capelli argentei, troviamo anche la meccanica della lama fiammeggiante, che applica una seconda e devastante abilità in battaglia. Utilizzando questa spada speciale, Alphen sacrificherà i suoi punti vitali per caricare l’attacco infuocato (simulando soprattutto i reali danni che l’utilizzo della lama reca ogni volta al protagonista), scaricando sul nemico tutta l’energia accumulata in una sequela di fendenti brutali.

Oltre all’utilizzo delle consuete arti, il sistema di combattimento riserva ulteriori meccaniche che coinvolgono l’intero party. Infatti, sfruttando gli assalti boost, il giocatore può sfruttare questi attacchi speciali per indebolire o bloccare il nemico, come nel caso di Shionne che il suo attacco atterra i nemici che volano o Law, che stordisce gli avversari corazzati. Sfruttare questi assalti boost non vuol dire solamente eseguire una serie di attacchi visivamente interessanti, poiché anche questi comandi speciali hanno un ruolo tattico nell’economia del combat system. Sfruttare ogni singolo membro del party sarà fondamentale soprattutto nelle boss fight più complicate del gioco, e saper sfruttare le varie funzionalità di ciascun personaggio simboleggia un vantaggio da non trascurare. Se gli assalti boost hanno un’utilità tattica, gli attacchi boost invece sono un attacco combinato tra due personaggi, i quali scatenano un’offensiva coreografica spettacolare capace soprattutto di annichilire qualsiasi nemico. Questi saranno specialmente più frequenti nelle boss fight per passare da una fase all’altra dello scontro, ma mettendo alle strette gli zeugle o i soldati renani, sarà possibile eseguirli e mettere fine alla battaglia in un attimo. Un altro elemento che approfondisce il sistema di combattimento è lo status “Oltre il limite“, che permette al personaggio di utilizzare senza alcun vincolo tutte le arti per un lasso di tempo limitato. Una modalità risveglio che si attiva nel momento in cui i punti vitali di un personaggio raggiungono uno stato critico, il quale sblocca l’utilizzo dell’arte mistica, ossia un colpo finale incredibilmente potente che varia in base al numero di colpi andati a segno prima della sua attivazione.

Il nuovo sistema di combattimento di Tales of Arise opta per delle tempistiche più immediate, con cambi di strategia e personalizzazione in tempo reale dentro e fuori dalle battaglie. Il giocatore potrà controllare in qualsiasi momento anche gli altri membri del party, e cambiarne la sua composizione in qualsiasi momento e a suo piacimento. Il livello di personalizzazione che possiamo applicare durante una battaglia è a dir poco sensazionale, e lo dimostra il modo con cui possiamo cambiare il personaggio in utilizzo e le sue relative arti ogni qualvolta che lo desidereremo. Ciò che ancor più affascina del gameplay del gioco sono le differenze tra gli stili di combattimento di ciascun personaggio giocabile e come le sue abilità possano contrastare facilmente determinate tipologie di nemici. Ed è altrettanto meravigliosa l’attenzione posta sui moveset ed abilità che ogni protagonista può sprigionare in battaglia, arricchendo così la varietà di un combat-system che non accenna ad alcuna sbavatura. I nostri compagni in battaglia non saranno affatto immobili: anche qui l’intelligenza artificiale si comporta egregiamente in battaglia, ha un ruolo molto attivo e guida gli alleati in maniera del tutto autonoma. Un esempio è Dohalim, che nel momento del bisogno utilizza le arti curative consumando i punti cura, agendo con tempismo quasi perfetto quando la situazione diventa critica; oppure Rinwell, che scatena le sue potenti magie devastando gli avversari con grande audacia.

Tales of Arise: vivere il viaggio

Dahna è un luogo ricco di sorprese, un mondo capace di intrattenere attraverso una serie di attività secondarie che spaziano dalle consuete missioni secondarie ai mini giochi. E durante il viaggio che guiderà Alphen verso la liberazione del popolo danano, troveremo una miriade di elementi che riescono a dare una maggiore profondità all’esplorazione delle varie regioni. Tales of Arise dunque non concentra tutte le sue forze sulla main quest, già di per sé ottima e capace di tenerci incollati allo schermo per oltre quaranta ore di gioco, ma riesce a confezionare una moltitudine di contenuti secondari che vale assolutamente la pena di esplorare. Soprattutto le side quest riescono a spingerci verso aree altrimenti inesplorate, le quali ci regalano persino una sensazione di novità anche dopo aver completato la storia. Un buon JRPG che si rispetti mette sempre alla prova il giocatore con boss fight portentose, ed Arise assolve nell’intento di catapultarci in duelli al limite dell’umana comprensione, obbligandoci a dare fondo a tutte le nostre risorse per raggiungere la vittoria. Su questo fronte, gli sviluppatori hanno realizzato delle boss fight spesso e volentieri complesse, coinvolgenti e scenograficamente spettacolari, una vera gioia per mani ed occhi. Come se non bastasse, troviamo al suo interno degli zeugle giganti, degli scontri formidabili che ci ricompensano con ulteriori potenziamenti per i punti cura, ampliando di volta in volta le nostre possibilità in battaglia.

L’esplorazione delle varie aree di gioco permette al giocatore di raccogliere diverse risorse, dagli ingredienti per la cucina fino ai minerali per la forgia, tuttavia alcune porzioni di mappa saranno raggiungibili grazie ai vari compagni del party, che con le loro capacità possono aprire nuovi passaggi spendendo dei punti cura. Esplorare e raccogliere più volte le risorse sono parte integrante di un processo che porta ad un conseguente miglioramento dei personaggi, come gli equipaggiamenti o benefici che si potranno ottenere attraverso la cucina. Specialmente quest’ultima sarà fondamentale, poiché i suoi effetti possono migliorare i danni o le difese, od addirittura incrementare l’esperienza e i punti abilità ottenuti in battaglia. Dunque fermarsi negli accampamenti per riposarsi sarà un ottimo modo per potenziare temporaneamente il nostro party, ed approfittare della sosta per migliorare il nostro legame con ciascun compagno di viaggio. Per quanto concerne la forgia, la realizzazione delle nuove armi non pone chissà quale novità, mentre per gli accessori il discorso è di tutt’altre maniche. Questi oggetti infatti nel momento della loro realizzazione, potranno attingere a dei bonus particolari qualora utilizziamo un minerale particolare, il cui rango permette di accedere a delle abilità extra che donano ulteriori benefici. Pertanto, per ottenere i migliori accessori possibili dal crafting, bisognerà sempre prestare attenzione alle abilità aggiuntive, così da migliorare ulteriormente le statistiche dei personaggi.

Per ricavare ulteriori ingredienti, il gioco mette a disposizione altre due meccaniche: la fattoria, dove poter allevare gli animali per ricavarne diverse carni e la pesca, nonché una delle attività preferite da Kisara. Soprattutto in quest’ultimo (Sampei wannabe) troviamo una serie di dinamiche che la approfondiscono ulteriormente, come l’utilizzo delle esche o della canna, ma sono le prime a permetterci di catturare più facilmente alcune delle più rare specie di pesci (ve ne sono più di quaranta nel gioco) che nuotano nelle acque di Dahna. Un altro contenuto secondario è il centro addestramento, un luogo in cui potersi proiettare sia in battaglie di gruppo che in solitaria in alcune delle sfide che Tales of Arise ha da proporci, sebbene la loro difficoltà sia tutto tranne che impegnativa. Un fattore che rende ancor più piacevole l’esplorazione è il viaggio rapido, che nella nuova iterazione della serie di Bandai Namco non è legato all’interazione con dei punti d’interesse: ovunque vi troviate, potrete trasferirvi verso un’altra area con dei semplici click, senza dover raggiungere prima un checkpoint situato in lontananza. Insomma, contenutisticamente Arise è ricco di sorprese, con side quest che difficilmente annoiano ed ogni tanto riservano qualche chicca preziosa (tra cui un crossover a dir poco splendido), alimentando un post-game fatto di boss fight opzionali e attività secondarie finalizzate al miglioramento del nostro party. Il tutto si racchiude in una progressione ad albero sferografico dei personaggi, il quale permette non solo di potenziare parametri e BA del party, ma di sbloccare abilità nuove sempre più potenti.

Una direzione artistica mozzafiato

Ciò che salta subito all’occhio in Tales of Arise è la direzione artistica e il suo mondo di gioco. La sua estetica è stata modellata sull’Unreal Engine 4, che dona un look decisamente più al passo con i tempi al nuovo capitolo della serie. Tuttavia è l’atmosferic shader (il cui sviluppo ha richiesto ben cinque anni di lavoro) a donare quell’aspetto così sgargiante al mondo di gioco, caratterizzando ogni angolo di ciascuna ambientazione con effetti di luce suggestivi e un dinamismo tale da rendere quei luoghi ancor più coinvolgenti, con modelli poligonali in cel shaded decisamente dettagliati. Se nella demo potevamo apprezzare le praterie della Menancia, nel gioco completo invece possiamo assaporare una moltitudine di biomi che vanno a delineare ciascuna delle regioni che costituiscono il pianeta di Dahna. Visivamente, il titolo di Bandai Namco è instancabile e le città principali sono un’epifania per questa mastodontica evoluzione della saga. Soprattutto Viscint, patria della convivenza tra danani e renani, risulta decisamente viva, con le decorazioni floreali e le vegetazioni perfettamente amalgamate con le architetture arabiche e medievali che caratterizzano la città. La sensazione di grandezza trasmessa dagli scenari e dai fondali riesce quasi a toglierci il fiato, un magnetismo artistico fenomenale che merita di essere scrutato con gli occhi.

Nonostante un mondo dal fascino ammaliante, Tales of Arise porta con sé alcuni strascichi della old-gen, soprattutto su PlayStation 5. In modalità prestazioni, con il frame rate posto sui sessanta fotogrammi per secondo a 1620p, il titolo offre una fluidità granitica per quasi tutta la sua durata, soprattutto negli scontri più concitati. Tuttavia, abbiamo avvertito qualche leggero calo all’interno della città di Viscint, dove la densità poligonale è decisamente maggiore rispetto a tante altre aree del gioco. Inoltre, sempre in modalità prestazioni, abbiamo riscontrato dei piccoli pop up delle texture, sebbene quest’ultime viste da più vicino non sempre risultano incredibilmente dettagliate. In modalità grafica invece il frame rate scende fino ai consueti 30 fps, migliorando con decisione la qualità visiva del titolo: ciononostante ci sentiamo di sconsigliare questa impostazione, dato che la maggiore fluidità rende ancor più godibile ogni attimo passato su Dahna. Abbiamo giocato il titolo nella versione 1.01 e durante la nostra partita non abbiamo riscontrato alcun genere di bug, dimostrando così la solidità di un comparto tecnico più che soddisfacente.

Una menzione speciale va fatta soprattutto ai filmati di gioco realizzati dallo studio Ufotable (Demon Slayer, Fate Stay Night Heaven’s Feel) che in questa nuova collaborazione ha risaltato ancora una volta un’animazione dalla qualità impareggiabile, soprattutto nei filmati che accompagnano l’avvio del gioco. E le opening risaltano dei brani decisamente affascinanti, sebbene la colonna sonora non sia così vasta come in tante altre produzioni nipponiche, soprattutto dal BGM ci saremmo aspettati almeno una discreta varietà acustica. Inoltre il titolo presenta il doppiaggio sia anglofono che nipponico con tanto di localizzazione italiana, quest’ultima condita da alcuni errori (speriamo di distrazione) nelle primissime fasi di gioco.

 

Piattaforme: PS5, PS4, Xbox One, Xbox Series X|S, PC
Sviluppatore: Bandai Namco Studios
Publisher: Bandai Namco

Tales of Arise imbastisce un punto di riferimento per l’attuale generazione di console nel panorama degli JRPG. Un nuovo punto d’ingresso per i neofiti della serie di Bandai Namco e per il genere videoludico, un punto di non ritorno la storica saga dell’azienda nipponica, che raggiunge uno step evolutivo imponente. L’avventura di Alphen e Shionne si è rivelata decisamente sorprendente, capace di magnetizzare l’attenzione fino al culmine dei titoli di coda. E lo ha fatto attraverso una narrazione non del tutto scontata, con un’evoluzione dei personaggi notevole andando a toccare delle corde e decisamente delicate, e lo fa in un mondo dove regna l’utopia di una coesistenza pacifica tra due popoli in lotta da diversi secoli, sbattendoci infine una verità ed una morale alquanto disarmante. Tutto ciò viene accompagnato da un sistema di combattimento sensazionale, capace di prendere quel gameplay action della serie e trasformarlo in un qualcosa di più immediato ed accessibile, con una profondità delle sue meccaniche che tante altre produzioni dovrebbero solo che invidiare. E il mondo di Dahna non è soltanto un’estasi estetica per i nostri occhi: al suo interno vi si celano una miriade di segreti, contenuti secondari, attività che possono soddisfare la nostra voglia di esplorare e completismo. In conclusione, Tales of Arise è un appuntamento imperdibile di questo 2021, il quale si sta rivelando come un’annata meravigliosa per gli JRPG e il mercato nipponico dei videogiochi.

VOTO: 9.2

Matteo è un grande appassionato di videogiochi, manga ed anime. Come videogiocatore nasce sul Nintendo 64, Il suo primo videogioco? Super Mario 64. Col passare del tempo si è unito alla famiglia delle console di casa Sony e adora in particolare i videogiochi di produzione giapponese, ma grazie anche al suo spirito di cacciatore di trofei, prova interesse in ogni sfaccettatura del videogioco.