Tutti noi abbiamo i nostri incubi che ci perseguitano, sia da svegli che quando andiamo a dormire, rendendo la nostra vita piena di difficoltà e di ostacoli, talvolta insormontabili, e ci sembra di camminare ad occhi chiusi o addirittura alla sola luce di una torcia. In Yomawari Lost in the Dark, NIS America è riuscita nell’intento di narrare una storia avvincente che presenta le difficoltà di tutti giorni, come i nostri peggiori incubi, che non è possibile superare da soli. Il gioco è stato annunciato a maggio 2022 con una demo disponibile per tutte le piattaforme. Di solito, quando si pensa ai titoli horror, vengono in mente IP come Resident Evil Village, Silent Hill, Phasmophobia e simili.
Nel gioco una giovane ragazza si risveglia in una foresta oscura sconosciuta senza ricordare come ci sia arrivata. Mentre cerca la via d’uscita, incontra un misterioso individuo che le rivela di essere stata maledetta. Per spezzare la maledizione, ha bisogno di esplorare le strade della sua città di notte per cercare i suoi ricordi perduti. Tuttavia, fantasmi malevoli si nascondono nell’ombra e la ragazza deve evitarli correndo, nascondendosi e chiudendo gli occhi sperando di sopravvivere abbastanza a lungo da spezzare la sua maledizione.
Yomawari Lost in the Dark: alla ricerca dei ricordi perduti
Durante la demo la protagonista, per sfida, entra di notte nella scuola per indagare sui rumors riguardo la presenza di fantasmi e spiriti maligni insieme ad altre due sue amiche. Nelle fasi finali i giocatori assistono impotenti al destino di una ragazza misteriosa che decide di gettarsi dal tetto della scuola davanti agli occhi della protagonista. La parte iniziale del gioco principale continua la trama della demo. All’inizio la protagonista si perde si perde in una foresta oscura in piena notte. Mentre cerca la strada per tornare a casa, si sente osservata, e dopo aver trovato una torcia e un bulbo oculare, si ritrova cieca e senza la minima possibilità di vedere dove andare. Fortunatamente una luce azzurra la invita a seguirla per arrivare su un sentiero sicuro. Una volta a destinazione, in una zona senza pericoli la protagonista riesce a riacquistare la vista e si trova di fronte una ragazza con una macchina fotografica, più grande di lei di qualche anno. In realtà, è la stessa ragazza che si è buttata dal tetto della scuola e le spiega di essere caduta vittima di una Maledizione. Per spezzare la Maledizione, continua la ragazza, sarà necessario ritrovare tutti i Ricordi Perduti e, cosa di maggiore importanza, dovrà ricordare chi è la sua salvatrice prima che arrivi l’alba.
Nel titolo i giocatori saranno costretti ad esplorare l’intera città e i suoi edifici in cerca di oggetti che possano far tornare la memoria alla protagonista. La città, con le sue vie e le sue deviazioni, rende il titolo un dungeon crawler, dove è necessario non solo tenere gli occhi aperti ma anche fare attenzione ai minimi battiti del proprio cuore, oltre ai rumori circostanti.
Perdersi nell’oscurità
Il gameplay si presenta con una meccanica molto semplice: fuggire dai Fantasmi, che appaiono nei vari percorsi come anche dai Boss durante gli Enigmi Finali, correndo o chiudendo gli occhi (il personaggio entra in stato di Preghiera) e recuperare i ricordi perduti per spezzare la maledizione prima che arrivi l’alba. I frame rate non risentono di ritardi, soprattutto in modalità Preghiera, dove la visuale è limitata poiché intorno alla protagonista la scena diventa molto buia e c’è una limitata capacità di movimento. La Preghiera permette al giocatore di non essere individuato dagli spiriti maligni o di calmare i Fantasmi per poter andare avanti con maggior tranquillità. Purtroppo quando il personaggio si trova in questa modalità avanza più lentamente e c’è sempre il rischio di avvicinarsi troppo allo spirito inquieto e così venire ucciso e perdere la partita. Quando capita sarà possibile ricominciare, in modo automatico, dall’ultimo salvataggio o dal check point deciso dall’IA (che coincide con il luogo dell’ultima prova affrontata se è in corso la risoluzione di un Enigma). Mi è capitato molte volte durante la battaglia contro il Boss di dover ripetere dall’inizio perché mi ero avvicinato troppo o per non aver adottato la giusta strategia. Questo metodo rende il titolo godibile, poiché il personaggio non può vedere e deve affidarsi solo al battito del suo cuore, aumentando la suspense e creando la giusta atmosfera di attesa adatta ad ogni IP horror. Durante il gioco è quindi necessario prestare attenzione ad ogni angolo buio che viene esplorato oltre che ascoltare il battito del cuore della protagonista: quando il suo ritmo accelera il pericolo è imminente, al contrario quando inizia a rallentare ci allontaniamo sempre di più da una brutta fine. Inoltre, l’avventura è scandita dal passare delle ore segnate da un orologio tascabile consultabile nel pannello Opzioni.
I giocatori devono ritrovare degli oggetti particolari, attraverso vari indizi che riguardano il passato della protagonista, e individuare guardando dei flash back, i luoghi dove sono nascoste le memorie dimenticate. I giocatori possono contare solo sulla Torcia, che viene messa a disposizione durante l’esplorazione della Foresta, e la loro voglia di vivere che li permetterà di escogitare nuove idee per superare ostacoli che possono sembrare insuperabili. Le varie mappe presenti in-game forniscono un valido aiuto per non perdersi e trovare la strada più veloce. Inoltre sono disponibili dei punti di salvataggio, diversi a seconda delle aree, come la Statua Jizo (dove sarà necessario usare una moneta per poter salvare) e la casa della protagonista ( usando il suo letto) in città oppure il telefono nella scuola. Il modo migliore per ritrovare i Ricordi è seguire determinati animali come gatti, tra cui quello della protagonista di nome Mugi, cani e topi. Una volta trovato il luogo di una Memoria sarà necessario raccogliere gli indizi in una specie di caccia al tesoro. Non appena i pezzi sono tutti riuniti, i giocatori si possono dirigere sul luogo dell’Enigma Finale ed affrontare il Boss a guardia della Memoria: quando la prova è superata sarà possibile raccoglierla e poter salvare e tornare a casa per guardare il frammento di Memoria. La parte negativa riscontrata nel gameplay è da ricondurre all’esplorazione che, anche se sono presenti vari punti con le mappe del posto, viene lasciata troppo al caso per quanto riguarda la ricerca dei fantomatici Ricordi. Ci si trova così a girare a vuoto per la città fin quando non ci si imbatte in un personaggio chiave ( animale o fantasma) da poter seguire per arrivare al luogo visto nella memoria. Come se non bastasse la maggior parte delle volte i giocatori si ritrovano a cambiare strada perché il percorso scelto ( che può essere il più breve) è bloccato.
Graficamente apprezzabile
La grafica di Yomawari Lost in the Dark è stata realizzata in un semplice 2D isometrico, talvolta disegnato come nel pannello Opzioni, con la scelta di rappresentare le protagoniste con uno stile chibi. Le zone della città sono state saggiamente suddivise in due parti: la parte a colori che rappresenta tutti i ricordi recuperati e sbloccati; la parte in bianco e nero, custodita da un mostro con un grande occhio, che rappresenta le memorie del passato ancora non ritrovati. Durante le scene in-game non si sono riscontranti problemi e anche i video dei Ricordi giravano perfettamente a 1080pixel x 60fps. Per il Pannello Opzioni è stato utilizzato uno stile molto simile al disegno a matita, in modo da riproporre il metodo usato dai bambini nei disegni. Anche le icone e le scritte ricordano gli schizzi elementari e le note infantili dei bambini. Nella modalità Preghiera sono stati suddivisi due tipi di personaggi: alleati (o buoni), riconoscibili dal colore azzurro che circonda lo Sprite; nemici (o malvagi), che sono circondati da un colore rosso in sincronia con il battito del cuore della protagonista. Anche le ambientazioni sono ben fatte, ad esempio nel cimitero degli animali domestici sono anche ben visibili delle scritte che fanno parte degli indizi per trovare il luogo ma allo stesso tempo sono anche un avvertimento di non avvicinarsi se non si desidera fare una brutta fine. I Fantasmi ( sia ordinari che Boss) sono stati realizzati con dovizia di particolari. Ad esempio sul Cerbero è possibile riconoscere il collare oppure il Fantasma della scuola è dotato di falce e presenta una testa molto simile ad un manichino. Anche le espressioni della protagonista rendono l’avventura pienamente godibile. Ogni volta che il personaggio si spaventa il viso si scompone con un’espressione di terrore simile a un cartone animato o a un fumetto. Inoltre, quando si consuma energia (indicata da una barra in basso allo schermo), correndo troppo, vengono visualizzate delle gocce per indicare lo stato di stanchezza del personaggio. Per quanto riguarda le ambientazioni, diversamente da ciò che si può credere, le strade e le abitazioni sono state ben realizzate ( sempre con questa tecnica disegnata) e in alcuni casi sono presenti anche i sacchi dell’immondizia o le piante per completare la struttura. Un’unica nota negativa, anche se apprezzato lo sforzo di inserire gli smile verdi ( faccine verdi sorridenti) per ritrovare il percorso già seguito e i Ricordi ritrovati, mancano le indicazioni sulla mappa per trovare i luoghi delle Memorie mancanti.
PIATTAFORME: PS4, NINTENDO SWITCH, PC (STEAM)
SVILUPPATORE: NIPPON ICHI SOFTWARE
EDITORE: NIS AMERICA
Yomawari Lost in the Dark non sarà un titolo horror simile ad IP tripla A come Resident Evil Village ma è capace di tenere alta la tensione e di rendere la trama godibile. Il limite di tempo imposto per spezzare la Maledizione mette nei giocatori una certa ansia di ritrovare le Memorie Perdute. La storia gira soprattutto nel ricordare la ragazza che sembra far parte prepotentemente della vita della protagonista, quasi che quest’ultima non possa vivere senza il ricordo della prima. La meccanica di gameplay si dimostra molto semplice ed intuitiva, anche se non sempre è facile da utilizzare, in perfetta sincronia con il battito del cuore della protagonista. Questo elemento rende tutto più avvincente ed entusiasmante. Il suono poi è l’elemento centrale del gioco: all’inizio viene non solo chiesto di indossare le cuffie per una migliore esperienza, ma anche di regolare il volume, minimo e massimo, del battito del cuore. La grafica per quanto semplice nel suo 2D molto simile ad un disegno è funzionale per rappresentare in modo spaventoso tutti gli incubi e i Fantasmi infestanti la città e che la nostra protagonista dovrà affrontare nella sua Ricerca. Unici punti negativi riguardano appunto la Ricerca dei Ricordi: purtroppo se da un lato si è pensato di segnare i punti già visitati con uno smile verde, dall’altro non è stato fatto niente per favorire un più veloce ritrovamento sulla mappa o anche in-game per arrivare subito alla prossima meta, con il tempo che scorre inesorabile. Si spera che in futuro venga aggiunta un’opzione che indichi in modo automatico, sulla mappa, almeno il punto dove il giocatore deve recarsi. Alla fine Yomawari Lost in the Dark è un buon horror in 2D che ha sicuramente dei margini di miglioramento. Ad esempio si può suggerire una modalità co-op o multiplayer per rendere tutto ancora più piacevole e spaventoso.