Lies of P (qui la nostra intervista esclusiva agli sviluppatori), e lo dico senza troppi giri di parole, mi ha letteralmente ipnotizzato. Ho fatto veramente fatica a staccarmi dalla demo di gioco, che è stata annunciata e resa praticamente sin da subito, in contemporanea con l’evento, disponibile sugli store durante l’ottimo Summer Games Fest. Del resto, da appassionato dei souls-like e in generale anche di letteratura, ma anche delle rivisitazioni audaci delle opere originali, il prodotto di Neowiz ha sin da subito catturato la mia attenzione, e non poteva essere altrimenti. Grazie a un setting incredibilmente affascinante, di cui gli ottimi spunti creativi sono apparsi già dal primo trailer, e a un’audace interpretazione dello storico personaggio di Pinocchio, infatti, il gioco in uscita il prossimo 19 settembre (sin dal day one su Xbox Game Pass) ha palesato uno stile e una classe non indifferente, con un’unica incognita: il gameplay. Per questo motivo, ma anche per la semplice voglia di addentrarmi nella rivisitazione più audace degli ultimi tempi dell’opera di Collodi, quando si è palesata davanti ai mie occhi la possibilità di poter provare con mano Lies of P mi sono sentito un po’ a combattuto a metà, come un bambino che viene iscritto a calcetto ma che ha paura di fare figuracce con gli amichetti. Avevo sinceramente paura, paura di trovarvi di fronte a un gioco con tanto fumo e pochissimo arrosto. Per fortuna, dopo aver passato in compagnia del burattino più sexy della storia oltre 4 ore in una splendida notte insonne (o quasi) sono pronto a rassicurarvi: mi sbagliavo. Lies of P è un signor gioco, sembra veramente in grado di entrare a gamba tesissima nel mondo di souls-like e di strapparsi un posto di riguardo nella schiera dell’elité del genere. Certo i richiami, anche evidenti alle opere di From, sono tanti e anche in alcuni casi molto “spinti” ma è innegabile che il titolo sembra mostrare stile e potenziale da tutti i pori.
Lies of P: menzogne, morte e follia, alla ricerca di Geppetto
Il primo grande punto di contatto tra Lies of P e il materiale a cui il titolo di Neowiz sembra rifarsi con grande convinzione è l’aspetto narrativo e tematico. L’universo narrativo in cui è ambientata la storia, che come dicevo prima vuole essere una rivisitazione dell’opera di Collodi, strizza fortemente l’occhio allo stile di From Software, sotto diversi aspetti. La città inventata di Krat City è infatti lo splendido e al contempo oscuro teatro di una dilagante follia che ne ha attanagliato gli abitanti, misteriosamente scomparsi (o quasi), che hanno praticamente lasciato il posto agli inquietanti Burattini che popolano le strade con fare minaccioso e inquietante. Sotto il cielo oscuro di Krat City, il giovane burattino si muove alla ricerca di Geppetto, il suo geniale creatore, ritenuto l’unico in grado di arrestare la sempre più dilagante e spaventosa “follia” che ha invaso il mondo di gioco, il cui logorio appare tanto intimo quanto evidente anche soltanto a un primo sguardo. È proprio questo il primo aspetto che mi ha colpito: il setting. Krat City è una sorta di Londra vittoriana a tinte steampunk ma che al contempo mi ha ricordato parecchio il primo ingresso a Yarnham, la martoriata e famelica città che ha fatto da sfondo a quello che quanto mi riguarda rimane il miglior soul-slike mai creato, ossia Bloodborne. Sotto questo profilo, Neowiz sembra aver svolto un lavoro a dir poco egregio, anche considerando quella che sembra un’ottima gestione delle nozioni narrative che, come da tradizione per il genere, vengono servite con il contagocce ma in realtà sembrano avere sfumature e diramazioni infinite. Il destino oscuro che ha attanagliato il mondo di gioco si percepisce passeggiando per le strade, lo si respira e lo si avverte sulla pelle: la speranza sembra aver abbandonato per sempre le lande di Krat City e per qualche motivo il buon P è il ricercato numero uno in città.
Per trovare Geppetto, che sembra avere più di una risposta alle tante domande che possono frullare per la testa sia dei lettori e dei giocatori sia dello stesso P, quest’ultimo è chiamato a compiere un viaggio complesso, lungo e ricco di pericoli, in un mondo di gioco che sembra voler a tutti i costi fagocitare ogni cosa che capiti a tiro. La genesi di questa follia rimane sconosciuta, ma da buon soulslike Lies of P sa raccontare tanto con poco. Come accade nei titoli di From Software, infatti, leggendo le descrizioni di oggetti, equipaggiamenti e semplicemente raccogliendo le varie note sparse per la città è possibile sbloccare veramente tante informazioni, che sembrano avere un ruolo centrale nell’economia della storia e del suo modo di essere tanto brutale quanto criptica. C’è un passaggio, in particolare, che mi è rimasto impresso, in cui si parla della maniacale cura con cui Geppetto si prende cura delle sue creazioni. Questa descrizione è incisa su un pezzo di equipaggiamento ed è il simbolo della vena creativa che sembra voler avvolgere la produzione. Il mondo di Lies of P è pieno zeppo di misteri, in cui anche i “buoni” sembrano in qualche modo coinvolti nella sua genesi e in cui il confine tra la realtà e la “finzione” sembra essersi frantumato in mille pezzi. Raccoglierli tutti, come al solito, sarà compito dei giocatori più affamati, quelli alla ricerca di conoscenza e del sapere massimo, e sono convinto che Lies of P da questo punto di vista saprà risultare uno dei titoli più appaganti in circolazione. D’altronde, l’universo narrativo da cui trae la sua ispirazione è ricco come non mai di spunti di interesse e le più recenti iterazioni esterne lo hanno dimostrato (vedi il Pinocchio di Guillermo del Toro) e sono a dir poco curioso di scoprire come tutto proseguirà.
Oscurtà e pericoli: benvenuti a Krat City, viaggiatori, viandanti…e burattini
Prima vi parlavo dell’aspetto estetico della città di Krat City, che mi ha ricordato parecchio l’interpretazione dark e gotica della Londra vittoriana già vista in Bloodborne. Non riesco a togliermi dalla testa Yarnham, mi è venuto in mente praticamente subito, ma allo stesso tempo sono rimasto colpito dalla bravura del team di sviluppo di saper dare una forte carica autoriale alla propria creazione, al netto delle fortissime ed evidenti ispirazioni tematiche e visive. Krat City è un posto in cui la paura sembra farla da padrona e soprattutto è un luogo spaventosamente minaccioso e non ci vuole molto a capirlo. L’orrore che ha attanagliato la città è infatti evidente e si trasforma rapidamente in una sensazione continua di pericolo. L’affascinante setting messo su dai ragazzi sud coreani è infatti il teatro di quella che sembra una vera e propria sfida continua, o per meglio dire una lotta per sopravvivere e per arrivare alla verità. Ho avuto la sensazione, in più di un frangente, che in Lies of P (il nome è un po’ un proclama) non tutto è come appare, e non vedo l’ora di capire se e quanto ho avuto ragione. Per il momento, quel che rimane è un mondo di gioco che mi è sembrato tanto affascinante quanto spaventoso, ma anche incredibilmente ricco di potenziale. Il fiore all’occhiello, a tal proposito, è il level design delle mappe, che mi è sembrato veramente molto ispirato. Lasciarsi trasportare dalla voglia di esplorare gli anfratti della città e di catturarne i suoi più oscuri e intimi segreti è un piacere non soltanto sul piano narrativo e tematico, due aspetti che come già vi ho detto mi sono sembrati molto solidi, ma anche sul piano pratico e ludico. Durante l’esplorazione ho apprezzato tantissimo la presenza di numerose , luoghi segreti e anfratti nascosti, ma anche e soprattutto il posizionamento e la gestione delle shortcut, che rendono le aree di gioco, che mi sono sembrate anche abbastanza comunque complessivamente contenute sul piano dell’estensione, molto elaborate, intricate e allo stesso tempo molto ben collegate. Ho avuto la sensazione di trovarmi di fronte a una gigantesca ragnatela, ma se devo essere sincere ho digerito soltanto in parte la scelta di riempire con troppi nemici le strade, cosa che se da un lato aumenta il livello di sfida, dall’alto influisce fortemente sulla voglia di esplorare, che si compromette inevitabilmente.
Da buon souls-like, oltre alle mappe interconnesse, Lies of P non può sottrarsi dalla figura dell’ hub centrale. Nella visione di Neowiz questo è rappresentato da un lussuoso hotel, il Krat Hotel per la precisione, che si erge come un barlume di luce e di speranza nell’oscurità di un mondo di gioco che fa delle palette cromatiche “dark” la sua fonte principale di ispirazione. Una volta sconfitto il primo boss è possibile recarsi proprio nell’Hotel, in cui si fa la conoscenza di diversi personaggi importanti ai fini dello sviluppo sia del gioco sia della linea narrativa che lo accompagna. In questo specifico frangente si palesa anche una delle meccaniche potenzialmente più interessanti del gioco: le menzogne. Una volta giunti alle porte dell’hotel, la splendida Sophia, la versione “araldo” della fata turchina, ci spiega che per entrare bisogna “mentire”, poiché soltanto gli umani possono entrare. Per quanto non si sa ancora quanto effettivamente sarà importante questa dinamica nel corso dell’avventura, l’impressione che ho avuto è comunque positiva e sono speranzoso sul fatto che il suo peso specifico possa essere di un certa rilevanza. L’hub centrale è un vero e proprio dispenser di informazioni. I tanti personaggi presenti (e sono convinto che la lista si amplierà, come da tradizione) offrono un quadro sempre più chiaro su ciò che accade in città, per quanto rimane tutto fortemente criptico e poco “aperto” sul piano delle informazioni più importanti. Sono convinto, comunque, che Lies of P sembra avere veramente tanto da dire e il cast di personaggi finora intravisto sembra avere tutte le carte in regola per rendere l’ossatura narrativa del gioco ancor più solida.
Le vie di Pinocchio sono… (ri)finite
Il cuore pulsante della produzione, ovviamente, è il gameplay. L’ho detto in partenza: avevo veramente tanti dubbi sotto questo aspetto, temevo di trovarmi di fronte a qualcosa di poco a fuoco, con tante buone idee ma, magari espresse soltanto in parte. Ebbene, dopo aver giocato per circa quattro ore, sono convinto dell’opposto. Lies of P non è un prodotto rivoluzionario, non ci sono “genialate” di gameplay speciali o idee rivoluzionarie, ma la formula se vogliamo standard di un classico action-RPG a tinte souls-like funziona a dovere. Pinocchio può fare affidamento sui classici attacchi leggeri e pesanti, così come sulle schivate e, all’occorrenza, sulla parata, seppur, onestamente, trovo quest’ultima dinamica meno a fuoco rispetto alla natura del gioco. Così come Bloodborne, il titolo a cui Lies of P si rifà in maniera più evidente, la velocità degli scontri la fa da padrona e la schivata rappresenta l’arma perfetta per sfuggire agli attacchi nemici, che spesso e volentieri si muovono in maniera super aggressiva e in massa, cercando sempre di mettere alle strette il protagonista della storia. Per farsi strada tra le minacciosa strade di Krat, Pinocchio ha davanti a sé diversi modi di approcciarsi alle battaglie, legati sia alla scelta della “classe” iniziale sia agli equipaggiamenti e, chiaramente, alle statistiche su cui si dice di investire gli Ergo. La prima scelta, comunque, mette il giocatore di fronte a tre alternative: Via del Grillo, Via del Bastardo e Via dello Spazzino, rispettivamente i simboli di uno stile di gioco basato su equilibrio, destrezza e forza. Scegliendo la via del Bastardo, che si basa appunto sulla destrezza, ho avuto tra le mani un Pinocchio agile ed elegante negli attacchi, basati sull’utilizzo di una sorta di stocco, che dona un feedback in stile schermitore al nostro alter ego. Gli attacchi leggeri e pesanti sono dunque fortemente basati sull’arma utilizzata, così’ come le abilità, chiamate Favole che si basano proprio sul tipo di arma utilizzata. Chiaramente, entrambe le cose prendono “scaling” da un determinato parametro, che nel mio caso è la Capacità, l’equivalente della Destrezza dei titoli di From. Oltre alle armi classiche, Pinocchio può fare affidamento anche sul suo braccio destro, che ricorda un po’ il Braccio Prostecio di Sekiro. Quest’ultimo appare come un corpo estraneo, una parte “extra” del corpo del burattino, ma durante le battaglie risulta incredibilmente utile. L’utilizzo del braccio, però, ha una barra ben delineata, cosa che rende impossibile abusarne, anche perché in alcuni casi ci è sembrato veramente molto forte. Durante la prova ho potuto testare due tipi diversi di braccia, tra cui il Braccio a Legione, un regalo di Geppetto trovato nell’Hotel. Con quest’ultimo Pinocchio può sparare una sorta di rampino che attira i nemici e li rende inermi per qualche secondo, cosa che rende il gameplay decisamente più interessante e sfaccettato.
Questo mix di influenze esterne, unite a una vena autoriale comunque pulsante, ha reso il primo approccio con il combat-system di Lies of P un vero e proprio tripudio sensoriale. Mi è piaciuto molto il modo in cui Pinocchio colpisce e reagisce ai colpi, per quanto in alcune sezioni le hitbox di alcuni nemici mi sono apparse meno a fuoco e più imprecise del dovuto. Ho apprezzato parecchio anche lo scontro con il boss che difende l’accesso all’Hotel, che ho tirato giù con tre o quattro tentativi. Per quanto molto tradizionale, il gigantesco nemico è risultato un picco di sfida interessante e complessivamente ben bilanciato, e per quanto gestito in maniera molto tradizionale, ho comunque sentito quella vibrazione, quella sana voglia di mettermi in gioco, che solo i giochi del genere sanno regalarmi. Per il resto, Lies of P si mantiene nella comfort zone del genere, anche per quanto riguarda il sistema di potenziamento del nostro Burattino preferito. Pinocchio, come detto in precedenza, aumenta la sua potenzia attraverso l’accumulo di Ergo, un prezioso materiale che è diventato il simbolo e il motivo di vanto della città di Krat. L’Ergo è spendibile presso gli Stargazer, l’equivalente dei falò per intenderci, in cui è possibile riposare, riprorsitnare le cure (ma anche i nemici) e, ovviamente, potenziare il proprio alte ego. Chiaramente, da buon soul-slike l’Ergo non speso in tempo, se uccisi, rimane sparso per terra e va recuperato prima di un’eventuale seconda dipartita per non perderlo del tutto. Questa, ve lo dico subito, non sarà mai una missione facile. Lies of P è infatti punitivo, ha un livello di sfida decisamente tarato verso l’alto sin dalle prime battute, soprattutto per quanto concerne il danno ricevuto e, come detto in precedenza, la natura super aggressiva dei nemici, che tendono ad accerchiare il masterpiece di Geppetto con una fame insaziabile. Nel complesso, comunque, Lies of P mi ha fatto veramente una bellissima impressione sul piano ludico, e non pensavo di poterlo dire. Lo ripeto: avevo tanti dubbi al riguardo, temevo il peggio, e invece sono entrato in quella fase in cui non vorrei mai staccarmi dalla nuova creatura che, secondo il mio modesto parere, ha tutte le carte in regola per dare una nuova linfa vitale al genere di appartenenza.
It’s a kind of magic
Anche da un punto di vista tecnico e artistico Lies of P sembra veramente molto solido. La location che ospita il minaccioso viaggio di Pinocchio, alla ricerca di un sempre più enigmatico Geppetto, è tanto bella quanto curata e mostra in diversi passaggi una cura per i dettagli maniacale. Il connubio tra lo stile gotico e quella vena steampunk a tratti futuristica che si evince analizzando i tanti cartelloni pubblicitari o strizzando l’occhio al design dei nemici. La veste estetica del prodotto mi ha colpito, anche per quanto riguarda il character design. Da grande appassionato anche di arte ho trovato la palette cromatica sempre molto intrigante e la struttura estetica dei personaggi è veramente di pregevole fattura, a partire dal protagonista, che mi ha ricordato un po’ Timotheé Chalamet un po’ Aidan Gallagher, il “numero 5” di Umbrella Academy. Anche entrando più nel tecnico, penso che sia stato fatto un ottimo lavoro. Particellari, illuminazione e in generale tutta l’ossatura tecnica, realizzata in Unreal Engine 4, funziona a dovere, e per quanto l’interazione ambientale mi è sembrata un po’ da “old-gen” devo ammettere che il tutto sembra fare il suo dovere. Ovviamente, il gioco offre diverse tipologie di preset grafico: uno pensato per favorire il frame-rate (a cui si aggiunge la possibilità di spingersi oltre i 60fps) e quello per la grafica e la pulizia. Io ho optato ovviamente per la prima, e devo ammettere che il lavoro svolto da Neowiz mi è apparso molto solido. Il frame rate non mi ha mai dato problemi, nemmeno con tanti nemici su schermo, e considerando la generosa quantità di avversari il risultato è decisamente importante. Peccato, come sempre, per la gestione della telecamera. Da buon souls-like anche Lies of P non si riesce a defilare da questo annoso problema e in particolare contro i gruppi di nemici più numerosi e contro i boss più “grossi” la gestione di essa veramente complessa. Peccato, perché anche a livello sonoro il gioco sembra avere avere tutte le carte in regola per fare grandi cose e io, onestamente, non vedo l’ora di avere la versione finale tra le mani.
Piattaforme: PC, PS5, Xbox Series X|S, PS4, Xbox One
Sviluppatore: Neowiz
Publisher: Fireshine Games, Neowiz
Data D’uscita: 19 settembre 2023
Si dice che la vita sia un gigantesco colpo di fulmine, e in questo caso specifico non potrei essere più d’accordo. Lies of P mi ha stregato, lo desidero, non lascia pensare ad altro ed è meraviglioso. Il nuovo souls-like di Neowiz, salvo qualche piccola incertezza, sembra avere tutto al posto giusto per piazzarsi con diritto nell’Olimpo dei titoli del genere e io non vedo l’ora di poter tirare le somme, in maniera definitiva, il prossimo 19 settembre, giorno in cui, finalmente, potrò mentire sapendo di mentire per chiudermi in me stesso e lasciare tutto il resto fuori, come la pioggia battente che si scontra con forza sul freddo corpo di Pinocchio.