A Fisherman’s Tale Recensione: un porting onirico anche su PSVR2

Il Puzzle Game VR pubblicato nel 2019 su PlayStation VR originale da Vertigo Games, A Fisherman’s Tale, approda anche su PlayStation VR2, curiosamente qualche mese dopo il seguito, Another Fisherman’s Tale, che già a marzo dello stesso anno aveva fatto la sua comparsa nel catalogo del nuovo visore nipponico. Forse per paura che la brevità dell’esperienza complessiva avrebbero dissuaso i giocatori dal prenderne parte in toto, forse per puro caso, comunque ci è voluto un po’ di tempo in più per il primo capitolo, ma ora ci siamo. Meno male: PSVR 2 ha bisogno più che mai di un po’ di benzina “di qualità” come quella fornita da A Fisherman’s Tale. Certo, dispiace un po’ che anche se ce ne sarebbe stata la possibilità, non siano state implementate a dovere tutte le potenzialità hardware innovative, lasciando il gioco esattamente com’era un tempo.  

A Fisherman’s Tale PSVR2 Recensione

A Fisherman’s Tale: puzzle-game prospettico

Ora che abbiamo messo in chiaro che il gioco non è cambiato di una virgola rispetto al passato, ripassare cosa sia A Fisherman’s Tale è ancora più importante, perché tutte le informazioni di cui avete bisogno per valutare se “immergervi” o no nella storia del suo protagonista sono quelle racchiuse dalla sua vecchia versione. Che era, ed è, un crescendo di surreale e onirico culminanti in appena due ore scarse di gameplay, più che meritevoli di essere vissute, certo, ma che comunque lasciano parzialmente insoddisfatti e desiderosi di un pasto più sostanzioso della pietanza che ci è stata appena servita. Aiuta la presenza di Another Fisherman’s Tale nel catalogo, indubbiamente un degno successore, ma non siamo qui per lui, e non è oggetto di valutazione “congiunta” con il primo episodio. Dobbiamo perciò illustrare le vicende del marinaio abitante del faro dove si svolge tutta la vicenda da cui la saga ha inizio, e i motivi per cui egli è inspiegabilmente intrappolato in un incubo vivido nel quale, al di là delle finestre della sua casa sul mare, non ci sono più onde, cieli in tempesta e gabbiani che giocano nel vento. Tutto il panorama è stato sostituito da una versione più grande e avvolgente del faro stesso, nel quale si muove in modo inquietante una sua versione gigantesca e dallo sguardo vitreo. Ah, fra l’altro, per incrementare la forza dell’inquietante scenario, l’uomo è diventato letteralmente e figurativamente un burattino nelle mani del giocatore, con tanto di mani staccate dal corpo (non è un dettaglio puramente scenico) e fili che lo sostengono. 

A Fisherman’s Tale PSVR2 Recensione

Un po’ Superliminal, un po’ Monument Valley e persino con un pizzico di Viewfinder in nuce: gli enigmi di A Fisherman’s Tale non sono impegnativi in senso stretto, ma sono interessanti e conducono il giocatore sempre più a fondo dentro regole prospettiche, visuali specifiche richieste per capire come avanzare e indispensabili intuizioni, in un titolo che si può definire parte de “la realtà virtuale con cui cominciare a indossare visori”. Non c’è reale immedesimazione nelle vicende, alle quali si assiste come spettatori a volte attivi, a volte passivi, il personaggio non siamo “noi” che, invece, ci limitiamo a godere come fosse un modellino di tutta l’ambientazione e delle location, nelle quali ci sentiamo contemporaneamente inseriti ed estranei. E’ una sensazione difficile da spiegare a chi non ha mai giocato in VR a titoli diversi dallo sparatutto in prima persona, ma oltre agli aspetti “filosofici” ce ne sono altri molto più pratici, come l’assenza totale di tutte quelle problematiche tipiche del mondo in realtà virtuale più movimentata, come la motion-sickness o la difficoltà nella gestione dei comandi che mimano gestualità fisiche, senza mai pienamente riuscire a riprodurle con verosimiglianza totale. Del tipo, allungare un braccio per raccogliere un oggetto è fantastico, ma per chiudere le dita intorno a esso dobbiamo ancora sfruttare un pulsante e “straniarci” dalla fantasia. Allora, abbiamo riflettuto, perché non adoperare invece il sensore del movimento delle dita, che pure è integrato nei controller del nuovo PSVR2? Abbiamo fatto un esempio su tutti, quello più immediato e comprensibile, ma ce ne sarebbero molti altri che avremmo potuto fare per dirvi che, purtroppo, A Fisherman’s Tale non adopera appieno il set di dispositivi montati sulla periferica. Peccato. A proposito di “prendere oggetti con le mani”, ricordate che vi abbiamo detto che il protagonista ha gli avambracci “staccati” dal corpo? Ecco, una volta entrati nella mentalità e all’interno delle regole e della fisica VR del gioco, scoprirete che potete “lanciare” in avanti le vostre propaggini per raggiungere obiettivi distanti. 

Quanto a qualità dei puzzle, inventiva richiesta per decifrarli e risolverli, immersione nella realtà poligonale del gioco tramite suoni e immagini che ben presto diventano sensazioni indistinguibili dal reale-reale, A Fisherman’S Tale fa ancora un ottimo lavoro. Come poteva essere altrimenti, dato che il gioco è rimasto invariato? La direzione artistica è essenziale ma curata, luci e ombre giocano un ruolo fondamentale nel far sentire realmente “lì”, nel faro, il player con il personaggio che sta guidando verso la libertà dalla serie di scatole cinesi universali in cui pare essersi bloccato. Non ci è possibile dire molto altro: incapperemmo sicuramente in qualche spoiler, data la scarsa durata del gioco e il numero limitato di situazioni proposte, per quanto lo ripetiamo ben pensate e poi costruite, poligono dopo poligono, texture dopo texture. Non c’è nemmeno bisogno di dirlo, infatti, ma lo faremo comunque: le potenzialità tecniche di Play Station VR 2 in combinazione con le possibilità di calcolo avanzate di Play Station 5 riescono a fare la differenza anche laddove la differenza, di fatto, quasi non c’è. Di fatto, di tutte quelle disponibili per gli altri visori, questa ci è parsa infatti la migliore in assoluto.

Una semplice trasposizione

Con il tempo, nonostante tutto A Fisherman’s Tale si è ritagliato una frangia di fan appassionati nella nicchia VR, complice una storia misteriosa, un’estetica accattivante e una serie di puzzle basati su prospettiva e coincidentalità degli eventi (sposto un oggetto in un modellino, l’equivalente di quell’oggetto in grande, di fianco a me, subisce lo stesso movimento) e giochi di “rifrazione” non della luce, ma delle azioni. Non sempre, infatti, il piccolo faro, il grande faro e tutti gli spazi che possono, oppure no, esistere nel mezzo seguono esattamente le stesse leggi della fisica o della realtà. Sta al giocatore imparare a distinguere le sottili differenze e sfruttarle a proprio favore. Con apparente fantasia anche quando, di fatto, ci si trova quasi sempre di fronte a enigmi scriptati con una sola possibile soluzione. Oggi come allora, perciò, avremmo voluto che le vicissitudini del marinaio intrappolato, le nostre vicissitudini di converso, durassero un po’ di più, per assaggiare qualche “trip” nuovo, e addentrarci ancora più in profondità nei meandri della mente del personaggio e quindi degli sviluppatori. Il fatto che per riuscirci ci dobbiamo accontentare di una “semplice trasposizione”, un porting senza meccaniche o sezioni aggiuntive, non è un deterrente. 

Piattaforme: PlayStation 4 (PSVR), Microsoft Windows (Visori VR), Meta Quest, PlayStation 5 (PSVR2)

Sviluppatore: InnerspaceVR

Publisher: Vertigo Games

Data di uscita: 31 agosto 2023

A Fisherman’s Tale oggi, nel 2023 su console Play Station 5, non è diverso dal titolo che gli sviluppatori di InnerspaceVR avevano proposto qualche anno fa. Tuttavia, è un “buon esempio” per tutte le altre case produttrici che ancora resistono al fascino dell’hardware 2.0 per la realtà virtuale su console, dato che altrimenti non sarebbe stato possibile giocarci nemmeno possedendolo già nella sua versione precedente. Vi ricordiamo infatti che a dispetto delle molte qualità e innovazioni apportate, il Play Station VR2 non permette una corretta visualizzazione dei giochi per il suo predecessore. Pertanto, l’unico modo di riprovarli è tramite operazioni di porting, fosse anche nudo e crudo, come questa, per valutare quanto risoluzione aumentata e controller congrui modifichino l’esperienza a prescindere dal fatto che sia stata aggiornata, o semplicemente “tradotta” per la nuova generazione.

Vive in simbiosi con la sua Switch, segnato da un'infanzia vissuta solo sulle console Nintendo portatili. Persino la sua prima console Sony è stata la portatile PSP, il che è tutto dire. Monta video da quando erano ancora di moda gli AMV su Dragon Ball, e si usava Movie Maker pensando di essere i nuovi Spielberg. Malato di giochi competitivi ed E-sport, ma anche dal lato opposto dello spettro di GDR e Story Driven, pochi titoli si salvano dalle sue spire, e solo perchè ogni tanto deve anche nutrirsi e dormire. Ha scritto questo testo, ma di solito non parla di sè in terza persona. Così, per dire.