Paura. Paura. E ancora paura. La demo giocabile del nuovo survival horror di Creative Assembly e SEGA è stata – fino a questo momento, almeno – l’esperienza più coinvolgente ed emozionante di questo E3 2014. Un livello ambientato a bordo della Sebastopol, in cui Amanda Ripley si trova a tu per tu con l’alieno che le dà la caccia. Nessuna idea di dove andare, o cosa fare, un solo obiettivo: scappare. Chi ha visto il primo Alien si sentirà immediatamente a casa, con i nervi già a fior di pelle dopo un paio di secondi passati a guardarsi in giro. Nella prima stanza troviamo alcuni oggetti da raccogliere: diari, flare, un lanciafiamme, che presumibilmente servirà più avanti, e alcuni pezzi di metallo che possono essere usati per il crafting. Niente di tutto ciò è utile, però, in questo momento. Non c’è tempo da perdere, chi si ferma è perduto. Letteralmente. Il sensore di movimento può essere richiamato in qualsiasi istante, ma così facendo si sfoca tutto il resto della scena, e non è possibile interagire con altro. Mentre si cerca di capire dov’è il mostro, si è vulnerabili al massimo.
Il rumore dei suoi passi che si fanno più vicini, il puntino sul visore che ne rivela la presenza e la fantastica colonna sonora ambientale creano una tensione insopportabile, a livelli che è quasi impossibile descrivere a parole. Basta un movimento sbagliato, un rumore di troppo, un repentino spostamento, che la nostra presenza viene immediatamente percepita e nel giro di due secondi ci si trova a tu per tu con il muso dell’alieno, pronto a divorarci. La rapidità con cui si passa dal silenzio assoluto alla morte violenta è un altro elemento che terrorizza. Non ci si sente mai al sicuro, neppure quando ci si nasconde in un armadio: osservare l’alieno che ci passa davanti, mentre sembra annusare l’aria, lascia interdetti.
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Esistono comandi appositi per trattenere il fiato e arretrare di qualche millimetro: se non utilizzati, il mostro squarcerà la lamiera, prima di aprirci le viscere. I condotti dell’aria sono una buona via di fuga, salvo che al suo interno i passi rimbombano, e il terrore di voltare l’angolo o di aprire la botola successiva e trovarsi di fronte all’alieno è palpabile, e non ti lascia mai. Prima di arrivare all’uscita della mappa siamo morti letteralmente decine di volte, e altrettante abbiamo urlato come disperati, gettando il pad a terra, per lo spavento e il paradossale sollievo di essere finalmente morti, mettendo la parola fine alla paura che ci ha attanagliato fino a quel momento.
Difficile dire, al momento, se Alien: Isolation riuscirà a tenere alto questo livello anche nella sua versione finale. Di certo non ci auguriamo che tutto il gioco possieda un simile livello di tensione costante: il rischio di non riuscire a finirlo per sopraggiunto infarto sarebbe troppo alto. Quel che è certo, comunque, è che il livello giocato in fiera è stato quello che ci ha rapiti, coinvolti, terrorizzati, divertiti ed entusiasmati più di qualunque altro titolo visto a Los Angeles. Per oggi, va bene così.