Star Trek: Discovery, le prime impressioni

Star Trek: Discovery è l’ultima ed attesissima nuova serie televisiva dell’immortale saga di Star Trek, ideata ormai ben cinquanta anni fa dal geniale Gene Roddenberry. Risale infatti al lontano 1966 il debutto del primo, ed ormai leggendario, pilot di Star Trek. Intitolato Lo zoo di Talos. Non a caso diciamo primo perchè la serie è una delle poche ad avere avuto ben due pilot diversi. Rifiutando il fin troppo filosofico ed intellettuale “first cut”, infatti, i dirigenti della Paramount hanno deciso di concedere una seconda possibilità all’idea di Gene Roddenberry, purchè si mettesse dentro più azione e scene che catturavano il pubblico. Esattamente come adesso, quindi! Passano gli anni ma le richieste del mercato, paradossalmente, sono sempre le stesse.

Lo splendido logo scelto per la nuova serie Star Trek: Discovery è in linea con le altre serie televisive precedenti

Per arrivare la dove nessuna TV è giunta prima!

Le prime impressioni sulla nuova serie televisiva Star Trek: Discovery sono per ora basate sulla trasmissione dei primi tre episodi, rilasciati dal canale web Netflix in esclusiva. Si evolvono i tempi, dunque, e su Internet vengono trasmesse spesso serie televisive inedite che una volta sarebbero andate nel circuito tradizionale. Il canale di distribuzione digitale ha puntato parecchio su questa nuova serie, del resto il franchise di Star Trek, nel bene e nel male, è uno dei simboli stessi della fantascienza, ma non solo, in particolare della fantascienza di qualità. Di fatto non si era più vista una nuova serie TV dai tempi di Enterprise, ultima incarnazione del piccolo schermo dedicata alle avventure della Federazione. Enterprise è stata interrotta alla quarta stagione per diversi motivi, tra i quali ricordiamo i bassi ascolti e alcune lamentele da parte dei fan per i contenuti non troppo aderenti ai cosiddetti canoni di Star Trek. La serie è però sopravvissuta al cinema grazie ai tre film del nuovo corso, un vero e proprio reboot della serie classica, con tanto di variazioni molto importanti nella trama, tra cui il coinvolgimento del pianeta Vulcano, patria dell’amatissimo popolo dei vulcaniani in un disastro di proporzioni immani. Questa bizzarra idea di J.J. Abrams, regista e sceneggiatore newyorkese a cui è stato affidato il franchise, ha di fatto diviso in due il pubblico dei trekker. Molti hanno amato il nuovo corso, grazie anche alla resurrezione dei personaggi di culto della serie classica, tra cui la triade Kirk, Spock e McCoy, ma, di fatto, molti altri sono stati decisamente contrari a questa scelta, ed avrebbero preferito vedere qualcosa di diverso, magari anche dei film dedicati alle ultime serie televisive come Deep Space Nine e Voyager. Queste ultime due serie, infatti, pur narrativamente molto valide ed amate dal pubblico, non hanno mai visto una trasposizione per il grande schermo.

Alcune ambientazioni in esterna di Star Trek: Discovery sono letteralmente da mozzare il fiato!

Star Trek: Discovery, un deciso ritorno al passato!

Quando collocare quindi questa nuova serie? La scelta degli sceneggiatori è molto chiara, visto che anche i film hanno deciso di tornare nel passato più classico, ecco che Discovery si va a collocare novanta anni dopo la serie Enterprise e dieci anni prima della Serie Classica. La cosiddetta TOS. Nulla di ambientato nel futuro quindi, come sognato dai fan, piuttosto che nel solito passato, ormai forse troppo vincolante per degli sceneggiatori che hanno paura di osare qualcosa di troppo nuovo. Un vero peccato da un lato, ma una buona occasione per colmare i buchi nella trama temporale generale, che oggi risulta fin troppo complessa. Senza andare a raccontare e spoilerare in alcun modo la trama ed i personaggi faremo una unica e commovente citazione, ovvero la presenza di un vero e proprio simbolo della serie, l’amato Sarek, padre di Spock, che ricopre un bel ruolo all’interno di Star Trek: Discovery. A partire dalla sigla, artisticamente molto innovativa, si vede già che Discovery non vuole andare a pescare a piene mani nella fin troppo grande tradizione della serie, e non si vedono scene di astronavi in volo stilisticamente simili alle sigle precedenti. Nel cast degli autori della serie spiccano a volte alcuni nomi fin troppo noti ai trekker di vecchia data, che dire di Zimmerman, il cui nome è stato peraltro citato più volte nella saga, come ad esempio come cognome del personaggio creatore del M.O.E. (Medico Olografico di Emergenza) o del leggendario Joe Menosky, autore di culto per l’intera saga. Alla produzione troviamo un discendente di Roddenberry, alla fine, nonostante tutto, Star Trek, anche da questo punto di vista, è una vera e propria grande famiglia.

I principali protagonisti della serie Star Trek: Discovery, che conosceremo meglio durante la prima stagione

Infinite Diversità in Infinite Combinazioni…

Star Trek: Discovery si porta dietro dunque una pesante eredità. Risulta veramente difficile accontentare tutti, da un lato i fan storici ed invasati (un po come l’autore di questo articolo) che seguono la saga da sempre e conoscono a memoria tutti gli episodi di ogni singola serie, inclusa l’oscura TAS, la Serie Animata, dall’altro il nuovo pubblico di giovani che magari hanno visto qualcosa sporadicamente ma si aspettano una serie di science-fiction al passo coi tempi. Star Trek ha fatto scuola, ma di fatto tantissime serie del genere fantascientifico hanno offerto molto materiale di qualità in questi cinquanta anni. Dal veterano e coevo Doctor Who fino a serie come Babylon 5 di Joseph Michael Straczynski o BattleStar Galactica. In realtà Star Trek può permettersi di fare come vuole grazie alla geniale filosofia vulcaniana dell’ I.D.I.C. Ovvero le Infinite Diversità in Infinite Combinazioni su cui si basa la differenziazione estrema dell’essere stesso. Star Trek, nel pensiero primario di Gene Roddenberry stesso, non è certo un viaggio stellare per scoprire le stelle più lontane, o perlomeno non solo, è un viaggio interiore, per scoprire se stessi, per migliorare, superare i propri limiti e crescere intellettualmente diventando forme di vita migliori. Grazie a Star Trek sono state abbattute barriere di ogni tipo, pensiamo ad esempio al primo bacio interraziale che ha rivoluzionato la storia della televisione, tra il Capitano Kirk ed il Tenente Uhura. ma non solo. La cooperazione tra statunitensi e russi, e poi tra umani ed alieni, tutti diversi ma uniti per il bene comune e superiore. L’abolizione del denaro, ed il concetto di lavorare solo per migliorare se stessi, con le risorse non più da acquistare ma create dalla tecnologia, per tutti, replicatori in testa. Tutto questo porta Star Trek: Discovery ad avere una certa autonomia, sia narrativa che compositiva e di contenuti. Entro certi limiti, ovviamente.

Tra narrazione introspettiva e tecnologia forse troppo innovativa…

A livello narrativo la nuova serie convince parecchio, anche se, ovviamente, la visione di soli tre episodi non può portare ad un giudizio completo. Il canovaccio iniziale della trama sembra solido e convincente, con la rassicurante presenza di specie aliene molto note, tra i quali spiccano Vucaniani, Terrestri e Klingon. La bizzarra scelta stilistica usata per il trucco di questi ultimi, però, parecchio criticata inizialmente dal grande pubblico, ci porta ad analizzare trucchi ed effetti speciali. Molto, ma molto appariscenti e al passo coi tempi. Forse troppo, dirà qualcuno. Una piccola critica per un fattore che infatti ha diviso il pubblico. La tecnologia usata in Discovery appare decisamente superiore a quella vista nella Serie Classica in cui leve e pulsanti la facevano da padroni. Ecco che con una certa spavalderia vediamo in plancia monitor proiettati, piccoli ologrammi da tavolo e persino delle comunicazioni olografiche tra federali e klingoniani, in cui le immagini fatte di fotoni appaiono sulle reciproche plance. Dettagli, diranno i più attenti ai contenuti. Ma in molti, tra i fan storici, grideranno quasi all’eresia. Eppure i più attenti ricorderanno che già tra la Serie Classica e The Next Generation gli antagonisti per antonomasia della Federazione sono parecchio cambiati! Poco conta quindi che ci sia una divertente, e rassicurante, citazione di un 47, aderente al tormentone della 47 Cospiracy nata storicamente al Pomona College, perchè di fatto dieci anni prima delle avventure di Kirk & Co. si dovrebbero usare leve e pulsanti meccanici, non certo comandi touch digitati su schermi proiettati. Chiaro il concetto che utilizzare troppa meccanica nei comandi di plancia avrebbe reso la serie un passo antiquata, sopratutto rispetto agli standard visivi odierni, ma per contro, sarebbe senza dubbio risultata più realistica rispetto alla continuity tecnologica interna della serie. Ovviamente Star Trek è qui per veicolare emozioni, amori interstellari e, sopratutto narrare storie tra personaggi, che, ad una prima impressione sembrano decisamente convincere. Eppure questa sorta di anacronismo voluto ci fa sempre storcere il naso, se pensiamo al povero Spock costretto a piegarsi per osservare il suo scomodissimo visore nella serie classica.

Il misterioso personaggio di L’Rell è un Klingoniano! Ebbene si, il nuovo trucco usato per il popolo Klingon lascia a bocca aperta!

Quello che conta non è la destinazione, ma il viaggio! 

Il cielo è il limite! Questo è uno dei capisaldi filosofici di Star Trek, ovvero, visto che il cielo, e per estensione l’universo, sono infiniti, non c’è limite a quello che si può realizzare. Le prime impressioni sulla nuova, attesissima serie Star Trek: Discovery sono decisamente buone. Ci si perde negli interessanti discorsi filosofici vulcaniani come ci si appassiona alle battaglie interstellari tra astronavi. Molto spazio viene dato alla cultura Klingon, del resto una delle specie più amate dai fan stessi. Star Trek: Discovery è una serie per tutti, come è stata la Serie Classica, o per i soli fan più esigenti della saga, come ad esempio è stata Deep Space Nine? Solo il tempo potrà dircelo, ma Star Trek è finalmente tornato, ed è pronto a farci sognare ancora, li tra le stelle infinite.