Nel 1994, Paul Dini e Bruce Timm davano alla luce una delle opere più importanti del fumetto DC Comics degli ultimi trent’anni: Mad Love. Non solo una storia fantastica e brillante sotto ogni aspetto, ma anche il punto di allaccio tra un personaggio nato e concepito nei cartoni animati dell’epoca, convertito di diritto nell’universo cartaceo. Una migrazione che ha portato alla consacrazione di uno dei villain più strepitosi e carismatici di sempre: Harley Quinn. La donna del Joker. Nelle Gotham City cinematografiche del Cavaliere Oscuro, però, mai si è pensato di realizzare una versione in carne ed ossa della dottoressa Quinzel. Nolan, forse, ci era andato terribilmente vicino. Ora, mentre si pensa a come far funzionare il DC Universe tra sequel, spin-off e cross-over, il regista David Ayer ne approfitta, facendo scendere sul campo non uno, ma ben otto super cattivi. Inclusa, chiaramente, la dolce metà del Clown Principe del Crimine. Il risultato, è un tripudio psichedelico. Senza esagerare.
Sin dal primo minuto, ci si accorge infatti di come con Suicide Squad Ayer abbia seguito una linea più fedele alla carta stampata, piuttosto che utilizzare alcune meccaniche cinematografiche classiche: l’ingresso in scena di alcuni personaggi chiave (tra cui, ovviamente, quello di Jared Leto) è senza clamore alcuno, privato di tappeti rossi e sipari che si alzano, dando per scontato che tu quel personaggio lo conosca già, e non meriti quindi ingressi trionfali (si, i componenti della Task Force X vengono presentati uno ad uno, ma il trapianto è innocuo e deliziosamente fumettistico). La storia, inoltre, è ambientata subito dopo le vicende di Batman V Superman, cosa questa che ci evita super spiegoni sul perché o il percome la gente deve convivere o accettare i meta umani. Esistono e basta, inutile masturbarsi mentalmente. Will Smith (Deadshot), Jai Courtney (Capitan Boomerang), Joel Kinnaman (Rick Flag), Karen Fukuhara (Katana), Adam Beach (Slipknot), Jay Hernandez (El Diablo), Adewale Akinnuoye-Agbaje (Killer Croc) e Cara Delevingne (Incantatrice), sono il team reclutato dalla machiavellica Viola Davis (Amanda Waller), cui fa capolino anche la Harley Quinn interpretata da Margot Robbie: sensuale, folle, pazzesca, perfetta. Se abbiamo aspettato anni prima di vedere il personaggio al cinema, per poi godercelo nelle vesti (poche) dell’attrice diventata nota per Wolf of Wall of Street, io dico che l’attesa ne è valsa assolutamente la pena.
[quotedx]Il risultato è un tripudio psichedelico, senza esagerare[/quotedx]
E poi, dulcis in fundo, il Joker: evitando qualsiasi paragone con le precedenti incarnazioni del personaggio (che neppure nominerò), il villain di Jared Leto presente in Suicide Squad è solamente un abbozzo, un “assaggio” di quello che verrà (presumibilmente) nelle prossime pellicole dedicate a Batman. Un gangster schizofrenico dallo spiccato gusto dandy, che ama alla follia la sua Harley, inviandole messaggi sul cellulare e proteggendola sempre e comunque. Se solo si fosse dato più spazio al loro rapporto, scegliendo magari proprio il Joker come cattivo principale della pellicola (invece che l’ennesima minaccia apocalittica sovrannaturale, copiata maldestramente dal primo Ghostbusters di Ivan Reitman), il film ne avrebbe sicuramente beneficiato e non poco. Questo, unito ad un montaggio che non nasconde tagli e rimaneggiamenti per ottenere quel dannato PG-13, mal si sposa a quel gusto trash che lo avvicina agli odiatissimi Batman di Schumacher, da cui però eredita solo ed esclusivamente quel tocco estetico kitsch (assieme a una serie di tracce musicali messe qua e là, da Skrillex a Eminem). Che dire, quindi: spegnete il cervello, spalancate gli occhi e iniettatevi due ore di psichedelia direttamente nelle vene. Ne uscirete sicuramente soddisfatti. O più matti di prima.