La memoria di un giocatore è tremenda. I ricordi di gameplay si fondono in maniera insolubile con emozioni e sensazioni, che ritornano prepotentemente alla mente quando ci troviamo dinanzi ad uno stimolo che sia in grado di richiamarli. Trovarsi di fronte a Gridd: Retroenhanced ha causato nel sottoscritto un overflow della memoria, ricolma del senso di stupore che provai ai tempi di Starfox su SNES e di Rez su Dreamcast. Non si tratta di una semplice drammatizzazione di ciò che è avvenuto, ma di consapevolezza da videogiocatore, che diviene lucida nel momento in cui leggi il documento informativo ufficiale del gioco e – sì – i due titoli che ti sono venuti alla mente sono proprio quelli che vengono citati come fonte di ispirazione.
Dopo aver fallito miseramente a celare l’entusiasmo generato dalla produzione targata Antab Studio, è il caso di provare a parlare del titolo in maniera un po’ più consueta: Gridd: Retroenhanced è uno sparatutto dalla natura arcade con visuale alle spalle – definibile su binari dunque – caratterizzato da uno stile grafico tendenzialmente low-poly che si arricchisce di tinte tra il blu e il magenta, su cui si accendono dettagli neon al fine di ricreare con grande efficacia l’immaginario universo digitale anni ’80 reso iconico da opere come Tron e recentemente tornato in auge grazie alla riscoperta dello stile vaporwave. In questo contesto viene calato il giocatore nei panni di un hacker che ha il compito di superare tutte le difese che gli si pongono davanti per raggiungere e sconfiggere l’Evil Master, l’intelligenza artificiale a capo del sistema di protezione.
[quotedx]In questo contesto viene calato il giocatore nei panni di un hacker[/quotedx]
Ed ecco che senza troppa fatica ci troviamo davanti ad una reference che esplicita in maniera ancora più evidente la capacità del gioco di diventare tributo ad un’intera fetta della cultura pop che spazia tra cinema e intrattenimento: la temibile IA ricorda il Master Control Program di Tron e allo stesso tempo richiama alla mente la forma assunta da Andross nel primo Starfox, risultando così familiare come minaccia da affrontare, guadagnando al tempo steso in carisma e capacità di intimorire. La strada per raggiungerla è però lastricata di numerosi ostacoli e nemici, la cui natura varia anche grazie al sistema di generazione procedurale dei livelli: barriere da evitare, anelli da attraversare, navicelle da abbattere… tutto si pone agli occhi del giocatore ad un ritmo frenetico, che mette a dura prova i nostri riflessi come solo un grande classico arcade può fare.
La visione dell’autore però non si limita alla componente stilistica, in quanto si azzarda anche per quel che concerne la percezione del giocatore: come in tutti i titoli del genere il gameplay è ancorato sul punto di fuga al centro dello schermo, ma i movimenti dell’astronave sugli assi paralleli allo schermo tendono a spostarlo in direzione opposta al giocatore, aggiungendo dinamicità e profondità ad una scena che prende forma davanti ai nostri occhi, mentre il percorso si consolida pezzo dopo pezzo.
Si azzarda anche per quel che concerne la percezione del giocatore
La sfida offerta dal titolo è consistente nella sua difficoltà e appagante quando imbrigliata grazie al miglioramento delle nostre abilità: innegabile che ci si trovi di fronte ad un titolo che rende onore alla tradizione anche a costo di fare selezione tra gli sprovveduti che si avventurano senza la coscienza di ciò che li aspetta. Gli hacker professionisti avranno occasione di andare oltre quella che è la campagna principale per perdersi in una modalità endless che potrebbe rappresentare una valida alternativa alle esperienze VR più immersive – e chissà che non si abbiano presto notizie in ambito realtà virtuale anche per lo stesso Gridd. Retroenhanced.