Ci hanno provato in molti, con alterne fortune, a riprendere la forma (e la fortuna) di quel Syndicate di Bullfrog che – più di quattro lustri fa – aveva fatto un botto che echeggia anche oggi, a fine 2014. A ben vedere, anche Satellite Reign sembra in parte fallire l’obiettivo di replicare quell’esperienza, sempre che sia davvero quella l’intenzione dei ragazzi di 5 Lives Studios, e non di darci in pasto qualcosa che si ispiri al capostipite, ma che incarni un’evoluzione della formula. Ci sono tante cose che ricordano il capolavoro di Bullfrog, ma anche altre che prendono nettamente le distanze da un approccio che ai tempi aveva sentore di tatticismo, ma che un’attenta rivisitazione storica ha ridiscusso almeno parzialmente, ponendolo sotto altra luce. Dopotutto, in Syndicate affrontare le missioni a muso duro o con tutta la calma del caso non aveva grosse ripercussioni sul risultato finale; e invece, per quanto ho potuto vedere grazie al recente Accesso Anticipato su Steam, in Satellite Reign la calma e la cautela sono materia imprescindibile, l’indispensabile postulato per evitare di fare una brutta fine nel giro di poco.
Di certo, quello che emerge fin dai primi momenti di gioco è la clamorosa atmosfera che permea l’intera produzione. Nelle corde di Satellite Reign non c’è solo Syndicate, ma anche Blade Runner e, più in generale, la distopica visione del futuro di un certo Philip K. Dick: corporazioni, cyberpunk, agenti infiltrati e coloratissimi neon bagnati dalla pioggia sono solo alcuni dei cliché che rimbalzano a schermo senza soluzione di continuità, mentre si esplora la discreta porzione di città a nostra disposizione (che, beninteso, è solo una parte di ciò che troveremo nella versione definitiva). Già a questo stadio dello sviluppo è chiarissima la strada intrapresa dalla direzione artistica, che non butta a casaccio nel piatto i cliché di cui sopra, ma anzi sembra comporre un quadro fin da ora mirabile nei tratti somatici e nella concezione, e che gli amanti della letteratura cyberpunk non mancheranno di apprezzare.
Detto questo, va sottolineato come la versione al momento disponibile su Steam sia di fatto una Pre-Alpha assai acerba, quasi al limite della fruizione. Da questo punto di vista è quindi un azzardo spingersi oltre la matita nella descrizione delle dinamiche di gioco di Satellite Reign, perché l’incedere delle partite è oltremodo spezzettato, nonché alla mercé dell’umore di un codice sorgente alquanto primordiale. Emergono nettamente le specializzazioni dei quattro agenti a nostra disposizione, formalmente aderenti agli stereotipi di classe che vogliono nel party un hacker (all’inizio il più sfruttato, vista la capacità di aggiramento dei terminali e delle numerose telecamere di sorveglianza), un supporto, un assaltatore e un assassino. È altresì evidente come l’approccio sia fin da subito aperto a molteplici soluzioni, tutte comunque votate al tatticismo e allo sfruttamento all’osso del level design. Level design che fa di tutto per spingere il giocatore ad analizzare tutte – ma proprio tutte – le possibilità offerte da un mondo totalmente aperto e non vincolato a regole ferree, prima di decidere il passo successivo.
Di più, onestamente, viene difficile scrivere, e forse non sarebbe nemmeno giusto farlo. Non solo la build attuale è buggatissima all’inverosimile (c’è perfino una shortcut da tastiera per “killare” a mano gli agenti, qualora ci si impelagasse in situazioni senza via d’uscita), ma mancano troppe feature perché io possa spingermi oltre nella disamina. Ad esempio, al momento è sostanzialmente assente il sistema di upgrade delle armi, così come l’interfaccia è al limite dell’essenziale e richiede un po’ di pratica prima di essere compresa, peraltro più a intuito che a ragione. La porzione di città è visitabile in lungo e in largo e contiene alcune missioni messe a spot, comunque mal spiegate nella dinamiche e che non si allontanano mai dal mero concetto di infiltrazione. Ciò che offre la Pre-Alpha di Satellite Reign, a questo stadio dello sviluppo, è il profumo che esce dal forno, mentre la pietanza comincia il processo di cottura: roba comunque sufficiente a far perdere la testa a tutti coloro che negli anni si sono sentiti orfani del Syndicate che fu.