N.B.: Questa recensione è stata stilata giocando su server ad-hoc messi a disposizione da EA, alla presenza di un numero esiguo di utenti. Per questo motivo, prima di esprimerci con un giudizio definitivo e con un voto, attenderemo che Garden Warfare sia messo alla prova con un più elevato quantitativo di videogiocatori connessi.
Quella di Plants vs Zombies: Garden Warfare potrebbe essere una recensione goliardica, e in parte lo sarà. D’altronde, il gioco di PopCap ben si presta alla “stupidera”, come mia nonna era solita definire i momenti di euforia paradossa che avevo in gioventù. Chi ha giocato alla morte Plants vs Zombies e il suo seguito è pienamente consapevole del fatto che quelli di PopCap non ci stanno con la testa… questo è pacifico; dopotutto, l’idea di mettere della flora di vario genere contro cadaveri ambulanti è stata di per sé abbastanza folle da oscurare molte delle produzioni sul genere degli ultimi anni. Garden Warfare non fa altro che prendere quel tocco di genio e accoppiarlo con la formula dei TPS a squadre, in una sorta di strano calderone dove tutto è lecito e niente è cortesia.
Come dite? Non avete mai sentito parlare di Plants vs Zombies: Garden Warfare? Beh… immaginatevi uno sparatutto in terza persona dove gli zombie stanno da una parte e le piante stanno dall’altra. I primi vogliono fare pelo e contropelo alle seconde, le quali di certo non hanno piacere di restare lì a guardare e si difendono con tutte le armi che Madre Natura mette loro a disposizione. Il 90% del titolo di PopCap è pensato per essere vissuto online, anche se esiste la possibilità di affrontare la modalità Operazione Giardino sia in solitario, sia in coppia locale per mezzo del classico split screen. Operazione Giardino è la classica orda, dove ai giocatori (fino a un massimo di quattro, se connessi a internet) viene chiesto di difendere un piccolo angolo bucolico dall’assalto di ondate di zombie; fasi a volte accompagnate da veri e propri boss, in grado di mettere a dura prova le capacità anche dei videogiocatori più scafati.

Operazione Giardino è sicuramente divertente e rappresenta un buon aperitivo co-op. L’essenza di Garden Warfare, tuttavia, risiede nella competizione online, fino a un massimo di ventiquattro giocatori per partita. Dopo aver deciso da che parte stare, è necessario scegliere anche la classe del nostro alter ego sul campo. Per quanto riguarda le piante, abbiamo lo Sparasemi (un elemento di fanteria, capace sia di attaccare a medio raggio, sia di procurare danno ad area, grazie a dei semi esplosivi davvero devastanti), il Cactus (il cecchino della compagnia, che può creare barriere, piazzare mine e far volare un drone a forma di aglio), il Girasole (medico, cura e può anche offendere, grazie a un attacco solare che manco il Daitarn) e infine lo spettacolare Masticazombie (una pianta carnivora solo melee, abile nel scavare come una talpa e preparare trappole). Tra gli zombie troviamo il Fante (un soldato armato di lanciamissili e jetpack), l’Ingegnere (che può lanciare un drone fratello di quello del Cactus e stordire le piante con una granata sonica), lo Scienziato (dotato di teletrasporto e capace di creare piccole fontane curative) e infine il Fuoriclasse (un giocatore di football americano che può letteralmente “sfondare” i nemici, costruire scudi e lanciare minizombie kamikaze).
Fatte le dovute presentazioni, vi dico subito che il lavoro di bilanciamento da parte di PopCap è stato egregio. Ogni classe ha punti deboli e forti, ed è “pareggiata” dall’altra parte da abilità nemesi, sapientemente distribuite. Ad esempio, il Masticazombie rappresenta la pianta più facilmente attaccabile da lontano, ma quando si trova sottoterra è praticamente invincibile, a meno di non trovarsi di fronte un Ingegnere con una granata sonica a disposizione. La ferrea applicazione del giochino Sasso/Forbice/Carta non è certo una novità tra gli sparatutto online, ma qui funziona più che bene e rende ogni sfida equilibrata e ricca di soluzioni.
Garden Warfare è uno sparatutto online, e come tale non può esimersi dal fornire stimoli ulteriori al semplice celodurismo da frag. Allo scopo, il titolo di PopCap offre un sistema misto, che in parte si affida alla capacità del giocatore e in parte alla Dea Bendata. Ogni classe può salire di livello portando a compimento alcuni obiettivi specifici: ad esempio, al Girasole può venir chiesto di curare un tot numero di compagni in una sessione, o di uccidere un certo quantitativo di zombie usando il solo attacco solare; allo stesso modo, a uno Scienziato può trovarsi nella necessità di eliminare un paio di piante subito dopo essersi teletrasportato dietro a esse. La crescita, quindi, non è legata in alcun modo ai frag ma alla capacità di far coincidere le necessità della squadra coi nostri obiettivi personali. Compiere azioni in partita, comunque, permette di accumulare denaro da investire in bustine di figurine. Proprio come accade in FIFA Ultimate Team, difatti, anche in Garden Warfare l’upgrade di piante e zombie deve passare attraverso la pesca di carte, che si trovano all’interno di pacchetti il cui valore del contenuto è direttamente proporzionale al costo degli stessi. Le figurine possono essere di due tipi: consumabili o permanenti. Le prime sono elementi monouso da usare sul campo, ad esempio per rientrare in gioco senza passare dal punto di respawn, per piantare flora ausiliaria all’interno dei vasi dislocati in giro per la mappa o per evocare da sottoterra zombie di supporto. Le seconde servono a sbloccare perk permanenti o collezionabili di vario tipo, per lo più pezzi di outfit per personalizzare in modo folle e sbroccato il look di piante e zombie, o per aggiungere un danno elementale all’arma in uso. Come dite? In FUT si possono comprare le bustine coi soldi veri? Già, ma questo non è un gioco di calcio, bensì Garden Warfare, laddove l’unico modo per accumulare denaro è giocare, giocare, giocare. E bene, possibilmente. Niente microtransazioni, per farla breve.

Veniamo ora alle modalità che, oltre al già citato co-op di Operazione Giardino, non sono purtroppo tantissime, anche se ben pensate. Chi comincia a giocare e vuole prendere confidenza con Garden Warfare deve necessariamente passare per Tappetino di Benvenuto, ovvero una mappa deathmatch non particolarmente estesa, utile per comprendere le prime dinamiche e per rendersi subito conto di quanto la direzione artistica si sia spinta oltre, in quanto a sbroccaggine. Al momento di fare sul serio, le opzioni sono fondamentalmente due: Eliminazione a Squadre e Tombe e Giardini. La prima modalità rappresenta il deathmatch nella sua completezza, dove vince la prima squadra che arriva a 50 punti. Se volete uno slancio di originalità, invece, dovete rivolgervi a Tombe e Giardini, laddove alle piante viene chiesto di difendere una zona di terreno dall’attacco degli zombie. Se il tempo scade prima che i cadaveri abbiano fatto il loro dovere, le piante vincono; in caso contrario, queste ultime devono ripiegare in difesa di una seconda zona, poi di una terza, poi di una quarta e così via, fino a un obiettivo finale che sancirà il vincitore definitivo.
Una piccola variante interna, nel caso della versione Xbox One, è rappresentata dalla Modalità Boss. Al momento di scegliere la classe, prima di entrare in partita, il giocatore può decidere di non scendere in campo sulla mappa, ma di fornire supporto dall’alto, in una sorta di Commander Mode à la Battlefield 4. Nella Modalità Boss si può interagire con lo scenario sia via pad, sia attraverso l’uso di Kinect, anche se è una faticaccia tenere il braccio puntato verso il televisore per i venti/trenta minuti di durata di un match di Tombe e Giardini. Diciamo che la Modalità Boss rappresenta solo un divertissement aggiuntivo, magari utile per far divertire qualche famigliare mentre voi vi fate una pausa, ma nulla di più di questo.
Le poche modalità proposte da PopCap sono ahimé accompagnate da una struttura organizzativa pre-partita non certo ottimale. Sulla bontà o meno del matchmaking non posso esprimermi ora e preferisco attendere la seconda parte della recensione, dopo che avrò testato a dovere il comportamento dei server nel pieno delle capacità. Però, da un titolo che punta tutto sul multiplayer mi sarei atteso qualcosina in più sotto il profilo strutturale. Ad esempio, non esiste al momento nessun modo di creare una lobby personalizzata, al di fuori di Operazione Giardino; questo significa essere alla mercé del sistema di matchmaking, che deciderà per noi su quale mappa giocheremo e con chi. La rotazione randomica degli scenari non sarebbe neanche malaccio, se fosse accompagnata da un sistema di votazione nella lobby, come accade in altri titoli. Oltretutto, tra una partita e l’altra l’unica operazione che si può fare è di acquistare e aprire delle bustine di figurine; più volte, invece, ho sentito l’esigenza di andare a controllare quali obiettivi fossero più alla portata nelle varie classi, operazione possibile solo dopo aver lanciato la partita e alla prima selezione dei personaggi. Insomma… tutto quello che fa da contorno (e che dovrebbe agevolare la fruizione) non è organizzato al meglio e avrebbe richiesto una maggior attenzione da parte di PopCap.

A ogni modo, una volta che l’azione comincia ci si dimentica tutto e si gode non solo di un TPS ben pensato, ma anche di una direzione artistica fuori di melone. Le personalizzazioni possibili sono una vagonata e tutte esaltano in modo esagerato la goliardia che da sempre pervade la serie Plants vs Zombies. Non di rado capita di incontrare piante o zombie agghindati nei modi più astrusi, e subito viene la voglia di andare ad aprire un’altra stramaledetta bustina per pescare nel mucchio un loadout estetico ancora più estremo. Un buon contributo lo dà il Frostbite, qui non certo al massimo del suo splendore, ma funzionale a trasportare in 3D lo stile colorato e pazzerello della serie, garantendo un frame rate roccioso a 60 fps, seppur a 900p. Garden Warfare non rappresenta il titolo migliore da presentare ai vostri amici per lustrarsi gli occhi, diciamocelo; tuttavia, è quello più utile per mostrare al mondo l’esistenza di titoli competitivi capaci di divertire in modo genuino, senza la necessità di essere dei mostri per ottenere qualche risultato. Un titolo a prova di bimbominkia, insomma. Ora non resta altro da fare che attendere qualche giorno e vedere come si comporterà il gioco coi server sotto stress, per trarre poi un giudizio definitivo. Stay tuned.