Durante l’evento londinese al quale Milestone ci ha invitato a partecipare lo scorso 22 febbraio, ad attenderci ci aspettava non soltanto la prova di MXGP 3, ma anche di un altro videogioco, inaspettatamente annunciato proprio in quell’occasione: Gravel. Le somiglianze fra i due titoli, svelati a poche settimane di distanza, si fermano però alla finestra di lancio (che per entrambi cadrà la prossima estate) e al motore grafico utilizzato, l’Unreal Engine 4, che a partire da MXGP 3 sarà il nuovo standard impiegato da Milestone per tutti i progetti futuri dello studio. Gravel è infatti un titolo off-road su quattro ruote, ispirato a corse realmente esistenti e svolte in condizioni ambientali proibitive, come ad esempio la Parigi-Dakar. Volendo fare, invece, un paragone squisitamente ludico, le sensazioni provate durante la nostra prova ci hanno riportato alla mente il franchise Motorstorm di Evolution Studios, sebbene in questo caso ci troviamo di fronte un’esperienza maggiormente simulativa.
SELVAGGI ALLA RISCOSSA!
Durante l’avventura, il cui vero cuore è costituito dalla modalità Carriera, la parola d’ordine, è “libertà”: saremo infatti liberi di muoverci come meglio crediamo, scegliendo senza vincoli o limitazioni fra oltre 200 eventi. La storyline sarà comunque presente, e andrà a configurarsi come una sorta di “programma televisivo”, molto simile a quello visto nella serie DiRT di Codemasters, che, a detta degli sviluppatori, dovrebbe tenerci impegnati per oltre 50 ore: una longevità davvero notevole, se consideriamo il genere a cui Gravel appartiene. Sfortunatamente, però, nel corso del nostro primo contatto con il titolo ci è stato impossibile provare la modalità principale del gioco o il multiplayer, che sarà presente nella versione finale, e ci siamo dovuti quindi limitare alla più classica Wild Rush, la modalità più basilare. Scelto un veicolo tra le sei opzioni disponibili, quattro enormi truck e due autovetture, siamo stati catapultati in una lussureggiante isola del pacifico, un “anello della morte” nel quale ci siamo impegnati in sfide all’ultimo sangue con gli avversari controllati dall’IA. Ecco, l’intelligenza artificiale ci è parsa forse l’aspetto più emblematico del titolo. A tratti aggressiva, a tratti remissiva, dovrebbe, stando agli sviluppatori, simulare le reazioni di un vero pilota durante una gara. Fatto sta che in alcuni casi venivamo letteralmente assaliti da due o più avversari che chiedevano strada senza troppi complimenti, in altri questi ultimi ci lasciavano in pace per tutta la gara. Forse, da questo punto di vista, c’è ancora qualcosa che deve essere sistemato, ma l’idea di inserire avversari “in stile Forza” che reagiscano dinamicamente alle diverse situazioni di gioco è comunque da apprezzare. Il vero punto di forza di Gravel è l’assenza di veri e propri concorrenti: anche la vaga somiglianza con i Motorstorm di Evolution, di cui accennavamo poc’anzi, è ravvisabile principalmente nell’aspetto estetico. Se in quei casi possiamo parlare di arcade puri, lo stesso non si può dire del titolo di Milestone, che fa affidamento anche su uno o più elementi simulativi, primo fra tutti l’interessante motore fisico messo a punto dal team, che, nel corso della gara, consente di fare letteralmente a pezzi ogni veicolo, sia esso controllato da noi o dagli avversari. Merito dell’Unreal Engine 4, che anche qui rappresenta un elemento di rottura rispetto al passato. Il motore di Epic, infatti, ha permesso di inserire ambienti e circuiti di notevole ampiezza, di diversificare gli eventi di gioco e soprattutto di poter esplorare nuove ed interessanti possibilità a livello tecnico.
ARCADE O SIMULAZIONE?
Ogni auto presente nel gioco è ricostruita con dovizia di particolari, ma non si limita ad essere un semplice ammasso di poligoni: tutti i pezzi che compongono ruote, cofano, portiere, carrozzeria, eccetera, possono essere distrutti, uno ad uno, inficiando in maniera pesante la governabilità del nostro mezzo. Chi vi scrive, una volta appreso del sofisticato motore fisico di Gravel, preso dall’entusiasmo ha deciso di metterlo a dura prova e di sfruttare i primi istanti di gara per andarsi a schiantare contro qualsiasi ostacolo si parasse sulla propria strada. Non l’avessi mai fatto: una volta raggiunto il terzo giro, la manovrabilità del mio gigantesco veicolo era irrimediabilmente compromessa, e ciò mi ha costretto a riavviare la gara, pena il terminarla in ultima posizione e molto distanziato dagli altri. Durante le gare notturne, che si preannunciano davvero “estreme” e caratterizzate da fonti di luce quasi inesistenti, bisogna fare attenzione a non perdere i propri fari: nel malaugurato caso in cui ciò avvenga, diventerà impossibile illuminare in modo efficace la strada davanti a sé, e ci si ritroverà ad inseguire disperatamente i fasci di luce proiettati dagli avversari, nel buio quasi totale. Insomma, anche se la natura “selvaggia” ed off-road di Gravel sembrerebbe suggerirlo, il titolo non può in alcun modo essere affrontato “alla garibaldina”, lanciandosi contro gli avversari per farli fuori con qualsiasi mezzo come fosse un Burnout qualsiasi. Malgrado ciò, ci sono anche alcuni elementi che sembrerebbero andare nella direzione opposta, come un sistema di punteggio assegnato per ogni azione, corretta o scorretta, compiuta durante il percorso. Questo mix tra arcade e simulazione ci è parso parecchio interessante, e avremo sicuramente occasione di approfondirlo prima del lancio. E chissà che Milestone non decida in futuro di implementare un editor di mappe, che possa consentire ai giocatori di realizzare i propri circuiti personalizzati. Non conoscendo ancora nulla sulla modalità multiplayer del gioco, esprimersi su questo aspetto è però difficile, oltre che forse un po’ prematuro. Al momento, Gravel è ancora un gioiello grezzo: se però verrà raffinato a dovere, sarà in grado di garantire tante ore di divertimento agli appassionati del genere.