Ricordo ancora come se fosse ieri quando ho spacchettato il mio Amiga 500 nuovo di zecca: un premio sudatissimo, dopo un anno abbondante di lavoretti e acquistato con un piccolo aiuto economico da parte di mia madre, abbindolata con la scusa del “dai… lo uso anche per studiare” alla quale non so quanto lei abbia mai creduto veramente. Nel mio cassetto scalciava da qualche giorno il floppy disk di Defender of the Crown elargitomi da un amico, già pieno di ditate in ogni dove per quanto lo avevo tenuto in mano, in attesa di potermi gettare finalmente in estenuanti tornei a cavallo e in assedi a castelli fortificati. Il Commodore 64 giaceva mesto sul letto affianco la scrivania: dentro di me sapevo che non avrebbe più rivisto corrente elettrica per parecchio tempo, ma illudevo me stesso con la favola del “ho ancora tanti giochi da finire… lo tengo qui a disposizione”. Palle. Quel giorno la comodità del floppy disk e l’entusiasmo per il nuovo che avanzava bandirono definitivamente dalla mia cameretta gli estenuanti tempi di caricamento su cassetta e le psichedeliche righe colorate sullo schermo del TV; niente più Press Play On Tape, ma una santa manina che invitava a fruire di quello strano buco piatto nel lato dell’Amiga e a infilarci dentro videogiochi come se non ci fosse un domani.
La realtà è che se non ci fosse stato l’Amiga, io non avrei fatto questo lavoro. Tra tutte, quella di Commodore è stata la piattaforma che più ha segnato la mia vita di videogiocatore prima, e di giornalista poi. Se amo alcuni generi e mal ne sopporto altri è in parte questione di gusti personali, ma anche perché nella terra di Amiga hanno germogliato gemme dalle quali molti prodotti traggono linfa vitale ancora oggi. Non starò qui a elencare tutti i capolavori che sono passati su questa illustre piattaforma, perché la lista sarebbe lunghissima, quasi infinita e probabilmente stucchevole. Voglio invece ripescarne dalla memoria solo tre, su tutti, e non perché li ritenga i migliori in assoluto, ma perché rappresentano per me il legame indissoluto con Amiga e il luogo dove va la mia mente quando ripensa a quei lontani pomeriggi.
Il primo è Turrican II. Non l’ho mai finito: qui, in ginocchio sui ceci, faccio ammenda pubblicamente della cosa. Turrican II ha incarnato per anni la suprema sfida con me stesso. Ai miei figli, anche attraverso le blande insidie che propongono i videogiochi di oggi, sto insegnando che nella vita ogni meta, persino quella che sembra più irraggiungibile, può essere toccata ripartendo dalle basi del fallimento e riprovando con pervicacia. Provare e riprovare significa riuscire, prima o poi. “Sai perché cadiamo, Bruce? Per imparare a rimetterci in piedi”, e io non sono mai stato più d’accordo. Con Turrican II, però, non c’è stato niente da fare. Ha vinto lui. Dopo tutto questo tempo, di tanto in tanto, mi balena il pensiero di lanciare un emulatore e ritentare la sorte, ma ormai sono vecchio e ho il timore di rovinare un ricordo così dolorosamente dolce nella mia memoria. Meglio, forse, lasciare le cose come stanno, anche perché non so se sarei in grado di sopportare una seconda umiliazione.
Il secondo è Stunt Car Racer. Più che per i vari simulatori di Formula 1, il mio sempiterno ringraziamento a Geoff Crammond va per questo gioiellino di pura giocabiltà, dove era (anzi… è!) la pura abilità a distinguere la più gloriosa delle vittorie dalla più bieca delle sconfitte. Salti, pendii, salite, sportellate… il tutto senza il minimo guardrail o muro invisibile a tenere in pista un dragster isterico quanto una ragazzina che si trova improvvisamente di fronte agli One Direction e perde il controllo del corpo. Dragster che, peraltro, aveva quella bella tendenza a perdere l’assetto in volo, se la rampa non era presa nel migliore dei modi. Ci ho rotto più di un joystick, ma le ossa che mi sono fatto su Stunt Car Racer mi sono utili ancora oggi in un botto di giochi di guida.
Il terzo e ultimo, ma non per importanza, è Frontier: Elite II. A naso, direi che si tratta del videogioco su cui ho speso più ore della mia vita. Più di un MMORPG. Più di Kick Off 2 e PES. Più di qualsiasi altra cosa. Poco conta che sia uscito anche su PC nella sua forma migliore, perché io avevo l’Amiga 500 e solo lì ci volevo giocare. Quando inserivo il floppy disk di Frontier lo spaziotempo si dilatava anche nella mia stanza, oltre che nel televisore; preso dall’entusiasmo, a un certo punto ho perfino comprato un telescopio per osservare il cielo, non fosse che per via dell’inquinamento nella ridente Cologno Monzese era già un miracolo veder comparire la Luna, di tanto in tanto, figuriamoci scorgere gli anelli di Saturno. Uhm… ora che ci penso, da qualche parte, giù nel box, quel telescopio dovrebbe ancora esserci.
E insomma… tutta questa chiacchiera serve per dire che oggi Amiga fa gli anni. Non pochi, ma trenta. Questo il tempo che è passato da quando Commodore ha messo sul mercato il primo modello, il celebre Amiga 1000, che ha fatto da apripista al successone di Amiga 500. Età impegnativa, perché si è ormai adulti, magari si sta mettendo su famiglia e le responsabilità prendono definitivamente il sopravvento sulla “stupidera”. In trent’anni ne succedono di cose, ancor più in un mondo come quello della tecnologia che va consumato sempre di più in corsa accelerata. Commodore ha fatto in tempo a fallire e a restare per lustri nel limbo, anche se ora qualcuno sta tentando (in malo modo, per quanto mi riguarda) di far risorgere il brand dalle ceneri, puntando su un fattore nostalgia che con l’universo degli smartphone ha poco da spartire. Se dopo tutto questo tempo siamo ancora qui a parlare di Amiga, però, un motivo ci sarà pure e si chiama Storia, perché più di qualsiasi altra piattaforma (sì… anche di PlayStation e NES) Amiga ha dato agli sviluppatori dell’epoca gli strumenti per “creare”, nel senso più puro e ideale del termine. Molto di quello che giochiamo oggi viene da un seme gettato trent’anni fa: è quindi d’obbligo alzare il calice e brindare a un pionieristico passato radioso che, purtroppo, i più giovani di voi non hanno avuto il privilegio di vivere. Buon compleanno, Amiga, con tutto il cuore!