Nintendo Switch: la parola ai redattori

Nintendo Switch

Oggi, 13 gennaio 2017, Nintendo ha finalmente mostrato al pubblico la nuova console, Nintendo Switch. Ne abbiamo parlato in molteplici maniere, ma effettivamente, cosa ne pensano i redattori di GamesVillage? Scopriamolo insieme, in questi pareri personali da alcune teste della redazione.

MICHELE IURLARO

[quotedx]Il fascino di Nintendo è quello di continuare imperterrita per la sua strada[/quotedx]In fondo, non dovevano mica convincere me. Se sei troppo vecchio per giocare a Un, Due, Tre… Stella!, lo sei anche, probabilmente, per 1, 2 Switch. Come dire che la puzza di Wii aleggiava sul palco di Tokyo con forza e no, non poteva essere altrimenti. Solo che, questa volta, non dovevano convincere me, appunto.
Nintendo si era già presa i soldi dal mio portafoglio con il reveal di ottobre, quando non ha parlato di null’altro che non fosse un’idea. Concettualmente nuova, filosoficamente radicale in quel suo ostentare il messaggio “gioca ovunque, sempre, ai tuoi fottutissimi giochi”.
Già, ma quali giochi? Di Zelda, splendido il nuovo trailer, si sapeva. Di Mario, un vero nuovo Mario, pure. E per altro, se ne riparlerà tra mesi.
Il prezzo, argomento maggiormente speculato, lo avevo azzeccato. In Europa, si supera la soglia psicologica dei 299 euro. Abbastanza, per come la vedo, da garantire un hardware performante e capace, rispetto a Wii U, di fare avvertire lo stacco generazionale.
Al netto dei dubbi, leciti, sulla durata della batteria, Switch me l’avevano già venduto e la presentazione non mi ha certo fatto cambiare idea.
In un momento storico in cui il concetto stesso di console appare claudicante, Sony e Microsoft sembrano fare di tutto per ricordarcelo, il fascino di Nintendo è quello di continuare imperterrita per la sua strada. A Kyoto non costruiscono alta tecnologia, ma pensano ancora a nuovi giocattoli.
In fondo, non dovevano convincere me. Pur troppo vecchio per le stronzate, resto abbastanza giovane per apprezzare le buone idee. Switch, secondo me, è una grande idea.
Per esserlo davvero potrebbero bastare grandi giochi e sono certo che Nintendo ne abbia in serbo più di qualcuno. Se lanci una console a marzo, però, i giochi servono a marzo. Speriamo che i giapponesi lo abbiano capito.

DANIELE DI CLEMENTE

Al termine dell’attesa conferenza di presentazione del Nintendo Switch, il serafico Tatsumi Kimishima, attuale presidente dell’azienda di Kyoto, ha concluso augurandosi di essere riuscito a guadagnarsi la fiducia degli spettatori. Ma, in tutta onestà, al momento sono costretto a rispondere in maniera negativa.
Beninteso, non ho visto nulla di realmente disastroso, ma nemmeno la necessaria concretezza che speravo di trovare per convincermi della validità di questo curioso ibrido tra console casalinga e portatile. Tralasciando i discorsi relativi all’hardware, della cui relativa potenza eravamo tutti quanti consapevoli, ciò che poteva essere la vera svolta rispetto allo sfortunato Wii U era soltanto un solido e consistente afflusso di titoli first party, come un nuovo Metroid o un Golden Sun. Magari persino un Advance Wars. Nintendo aveva l’arduo compito di convincerci che Switch rappresenta un’autentica rivoluzione per loro, per gli appassionati e, soprattutto, per quanti sono migrati verso nuovi lidi videoludici.
Invece, gli eventi che si sono succeduti a video suonano fin troppo familiari, con un messaggio sbagliato trasmesso attraverso uno scarno parco titoli, costi eccessivi per le periferiche, la necessità di acquistare un abbonamento per poter usufruire del multiplayer online senza proporre qualche incentivo, come fanno i concorrenti, e una macchina che, ancora una volta, tenta di far leva su un espediente tecnologico spacciandolo per innovazione.
Speravo meglio, molto meglio: sono consapevole che gli irriducibili sostenitori del marchio continueranno a comprare i loro prodotti a scatola chiusa, ma la parentesi del Wii U avrebbe dovuto insegnare a Nintendo che tale fetta di pubblico non è sufficiente a supportarne l’ecosistema nel lungo periodo. E, almeno per ora, il loro avvenire in qualità di produttori competitivi mi sembra quantomeno in dubbio.

IVAN MIRALLI

La conferenza di Nintendo è stata a parer mio troppo incentrata inizialmente sui giocatori casual con Arms e 1,2 Switch, senza soffermarsi doverosamente sull’offerta di titoli che usciranno nel corso di quest’anno e daranno (si spera) man forte alla nuova console. La lineup di lancio di Nintendo Switch è, sempre personalmente parlando, troppo scarna: a salvare la baracca trovo solo The Legend of Zelda: Breath of The Wild, che a prescindere da questo si riconferma un titolo eccellente da ogni punto di vista. Ottimo l’annuncio di Super Mario Odyssey: finalmente si torna ad un gameplay open-world sulla falsariga di Super Mario 64, con un feeling davvero ottimo. Peccato per la sezione di gioco nel mondo reale, piuttosto scialba a confronto con il resto. In definitiva, le carte messe in tavola da Nintendo sono troppo poche per dare un giudizio definitivo: confido nei mesi prossimi (e soprattutto nell’E3 2017) per avere un’idea più chiara e ragionata a riguardo.

MARCO PICCIRILLI

Non posso negarlo: fin dal 20 ottobre, giorno del famigerato trailer di annuncio, fra me e Switch è stato amore a prima vista. Nintendo sta dimostrando di avere le idee davvero chiare con la sua nuova console, con tante luci e poche ombre. E con una freccia in più al proprio arco da non sottovalutare, ovvero la possibilità di unificare una volta per tutte i suoi franchise portatili e da salotto sotto un’unica bandiera, con tutti i vantaggi del caso. Quanto di buono si è visto ieri non ha fatto altro che confermare le mie più che positive impressioni: in casa Switch nel corso del 2017 ci sarà tanta carne al fuoco, e anche se potremo assaggiarne pochina al lancio, personalmente sono convinto che The Legend of Zelda: Breath of the Wild basterà, da solo, a saziare anche i palati più esigenti. Insomma, chi pensava che l’ultima console della Grande N fosse da un lato “un Wii U fatto un po’ meglio” e dall’altro “un 3DS che può attaccarsi anche alla TV del salotto” forse dovrà rivedere le sue definizioni: stavolta, Nintendo ce la può fare davvero a tornare grande.

FEDERICA FARACE

Ci sono cose che cambiano e cose che non cambiano, Nintendo è una di queste. Rimani la notte sveglio per vedere una nuova conferenza in diretta dal Giappone per ritrovarti, come ogni volta da più di dieci anni a questa parte, a riflettere sul fatto che la grandezza è sempre lì, come anche gli errori. Non voglio esprimere un giudizio su quello che accadrà al Nintendo Switch da qui a un anno, non voglio discutere sul prezzo né tanto meno sulla line up di lancio. Miliardi di miei colleghi, in questo preciso momento, stanno spendendo fiumi di parole su quelle 50 euro di troppo (o forse no), su quel parco titoli decisamente striminzito per un lancio come si deve (ma composto da pochi grandi nomi) e perfino su una potenza hardware non ancora del tutto chiarita (ma non necessariamente rilevante ai fini di un’esperienza di gioco appagante). Ciò che voglio mettere in luce è il fatto che, nel momento in cui Yamauchi ha lasciato la presidenza, qualcosa si è rotto nel cuore di Nintendo. Le idee, quelle stesse idee che erano alla base della Nintendo Difference sono diventate nient’altro che una scusa per rimanere fossilizzati sulle proprie posizioni. Qui non si tratta di vendere qualche milione di console in più o in meno (e il Cubo ne è una prova), qui si tratta di creare qualcosa che riesca a intrattenere, divertire ed emozionare. Cazzo se Nintendo sa emozionare, lei come pochi lo sa fare, ma adesso lo sta facendo ancora? Oppure siamo tutti in preda ad una visione della realtà offuscata dalla nostalgia (in un caso) o dall’odio (dall’altro)? Tutti vogliono e parlano di una Nintendo diversa, così come lo fu il Cubo all’epoca, ma siamo sicuri che questa sia la diversità di cui il mercato ha bisogno? Io non lo so e secondo me è ancora presto per esprimere un giudizio realistico ma, da videogiocatrice, non smetterò mai e poi mai di sostenere la pluralità di pensieri, intenti e azioni, nel bene e nel male. Errori inclusi.

VALERIO KOHLER

Che Nintendo sia giunta a ritrovare la retta via con Switch? La presentazione della casa di Kyoto è stata breve, concisa, eppure pregna di contenuti. Abbiamo un prezzo, una data, le caratteristiche della console e una line-up semplicemente sbalorditiva. Tra Xenoblade Chronicles 2, The Legend of Zelda: Breath of the Wold, Splatoon 2 e altre opere di qualità, si è arrivati soprattutto a presentare un parco titoli completo e degno del lancio di una console. Per chi preferisce gli RPG tradizionali c’è The Elder Scrolls V: Skyrim, mentre Mario Kart 8 Deluxe ritorna in forma smagliante dalla sua già pregevole versione per Wii U. A questo punto, manca la parte fondamentale nella commercializzazione dello Switch, che si svolgerà nei mesi antecedenti alla sua uscita. Riuscirà la console di Nintendo a superare tutti gli ostacoli e a diventare un successo? Personalmente, credo di sì.

FABIO D’ANNA

Nintendo vive su un altro pianeta, è come quella ragazza seduta da sola al bar con lo sguardo perso in un bicchiere, pensando a vecchi amori e storie passate, Nintendo è sempre in bilico sopra la follia, ad un passo dal mondo degli altri, eppure unica, inafferrabile, come una farfalla… semplicemente libera.
Ancora una volta Nintendo ci sorprende con qualcosa di completamente diverso. Una macchina strana, con un nome forse volutamente ambiguo ed una linea retro futuristica che dice tutto e niente. Moduli colorati, retaggio di un passato in cui il colore era tutto, rispetto ad un mondo monotono a toni di grigio. E del resto proprio sui colori si basa il secondo Splatoon, uno dei giochi più attesi.[quotedx]Nintendo è sempre in bilico sopra la follia, ad un passo dal mondo degli altri.[/quotedx]
Giochi, si diceva. E la nuova ammiraglia Nintendo ne ha di palle nei propri cannoni, decisamente. Super Mario Odyssey, evoluzione estrema del concetto di World e Galaxy. Perché, con Super Mario, di fatto nemmeno il cielo è un limite.  E poi un nuovo Zelda, una riedizione di Mario Kart 8 e persino un nuovo Sonic, per omaggiare l’ex nemico di sempre. E che dire dei fin troppo seri cowboy presentati da 1-2 Switch che d’improvviso lasciano lo scenario ad icone che paiono tratte da una parata bizzarra di un gay pride? Nulla. Semplicemente Nintendo. Perchè il divertimento nasce dalle piccole cose, e la lezione più grande è questa.

SIMONE LELLI

[quotesx]Nintendo Switch è un elogio alla storia di Nintendo, a tutto ciò che l’ha resa differente.[/quotesx]La famosa Nintendo Difference: è riuscita persino, nel corso degli anni, a creare un metro di paragone tra i giochi veramente divertenti e quelli che risultano semplici trovate commerciali. Nintendo Switch è la prova che in tutto quello che hanno fatto, dagli albori fino ad oggi, è stato fatto con il cuore e credendoci. Sbagliando in alcuni casi, ma sempre credendoci. Nintendo Switch è un elogio alla storia di Nintendo, a tutto ciò che l’ha resa differente: non mi servono tante esclusive al dayone, non mi interessa se ci arriverà FIFA o un nuovo Assassin’s Creed. A me basta pensare che potrò giocare ad un nuovo capitolo di Super Mario, al caro vecchio Bomberman, al nuovo The Legend of Zelda: Breath of the Wild e, si spera, ad un nuovo Super Smash Bros. Naturalmente non vedo come, in questo momento, Switch possa entrare nelle case delle persone come console primaria, vista la mancanza (speriamo momentanea) di titoli che invece, di solito, diventano vere killer application per PlayStation 4 e Xbox One. Ma per quanto mi riguarda, Nintendo ha rifatto la differenza, ha mostrato come non servano tecnicismi inutili, ma solo capire cosa vogliono davvero i giocatori. E io, da Nintendo, volevo Switch.