Brave ragazze Recensione| Dopo il successo di Nove lune e mezza, Michela Andreozzi torna dietro la macchina da presa per dirigere un cast quasi tutto al femminile. Ilenia Pastorelli, Ambra Angioini, Serena Grande e Silvia D’Amico interpretano infatti una banda di goodfellas all’italiana, quattro donne che agli inizi degli anni ’80 mettono a ferro e fuoco la città di Gaeta organizzando rapine a mano armata travestite da uomini. Con la pistola in mano, le insospettabili brave ragazze si trasformano così in pericolosi criminali alla ricerca di un riscatto che, nella vita reale, sembrava proprio non voler arrivare mai.
Le protagoniste del film
Brave Ragazze, una commedia tratta da una storia vera
Brave ragazze si basa tutto su dei fatti realmente accaduti. In particolare, la vicenda delle quattro casalinghe che decidono di camuffarsi da uomini per risultare irriconoscibili alla polizia è un episodio avvenuto in un paesino della provincia francese. Michela Andreozzi e Alberto Manni (co-sceneggiatore del film) fiutano che in quelle peripezie poteva esserci del potenziale e buttano giù una sceneggiatura che, oltre a fare ironia, dovrebbe porre anche dei quesiti di carattere sociologico. Vista la natura ambivalente della sinossi, verrebbe allora da dire che questo Brave Ragazze è, in potenza, l’incrocio perfetto tra due bei film recenti del nostro cinema, uno dichiaratamente drammatico (ed altrettanto politico), l’altro più scanzonato e ridanciano, ovvero 7 minuti di Michele Placido e Non ci resta che il crimine di Massimiliano Bruno. Col primo film il lavoro della Andreozzi ha molto in particolare: entrambi lavori corali, tratti da una storia vera d’origine francese e con delle donne protagoniste assolute, alla ricerca di un riscatto sociale (con Ambra Angioini mattatrice in entrambe le sinossi). Del film di Bruno invece c’è tutta la natura carnevalesca, l’accuratezza nel ricostruire degli anni ormai mitici e la voglia di giocare con i travestimenti per fare rapine (ma i Kiss omaggiati da Giallini & Co. stavolta lasciano spazio ai Duran Duran).
La pericolosa gang delle brave ragazze
Un’occasione persa a metà
Una volta superato il primo atto, in cui vengono ben esplicate le difficoltà incontrate dalle protagoniste nelle rispettive esistenze, il film si incanala lungo i binari action da poliziesco all’italiana. Sparatorie, travestimenti, corse pericolose in camion, non bastano però a restituire la giusta adrenalina che una storia del genere potrebbe permettersi di sfoggiare. Forse era giusto osare di più. Come forse si sarebbe potuto attingere ad una comicità ancor più paradossale, viste le premesse lanciate dalla storia. Sia chiaro, il film è godibile ed ha dei momenti davvero spassosi (su tutte, le scene con il Max Tortora sacerdote gospel), ma vista la qualità degli attori in campo era lecito aspettarsi qualcosina in più.
Allora, se avete voglia di tuffarvi nelle atmosfere vintage di qualche decennio fa e riflettere sul ruolo della donna nell’Italia di ieri e di oggi, Brave ragazze è proprio quello che fa per voi. Se però il vostro intento è quello di guardare un film che parli soltanto di crimini e corse folli, forse, bisognerà aspettare stagioni migliori.