Il futuro delle batterie potrebbe arrivare dal fondale oceanico

Le batterie che alimentano i dispositivi odierni, dai veicoli elettrici, ai computer, agli smartphone, necessitano di cobalto e altri metalli. Google, Apple, Deel, Microsoft e Testla sono in causa per lo sfruttamento e responsabilità di numerosi morti – tra cui bambini – nelle miniere di cobalto della Repubblica Democratica del Congo, dove attualmente gran parte del metallo si trova.

Queste compagnie e molti attivisti per l’ambiente e per i diritti umani sono nella disperata ricerca di alternative. E una nuova opzione è emersa: le profondità marine sono ricche di cobalto, rame, manganese e nickel, utili a produrre le batterie per comuni dispositivi. Quindi il futuro dell’industria mineraria è nei fondali marini? Così le Nazioni Uniti si preparano a firmare il tanto atteso Codice Minerario del 2020. Frattanto Wil S. Hylton, famoso giornalista statunitense, commenta così quella che sembrerebbe essere la più grande operazione mineraria della storia:

I danni dei combustibili fossili e l’impatto sulla superficie terrestre sono innegabili, ma quale sarà il costo del saccheggio dell’oceano è impossibile da conoscere. Quali creature si trovano sul fondo del mare? Quali cure indispensabili? Esiste il modo per calcolare il valore di un paesaggio di cui non sappiamo praticamente nulla? Il mondo è pieno di certe non scelte, certamente, ma il contrasto tra le opzioni è raramente così netto: la crisi climatica e il lavoro immiserito da un lato, e l’incommensurabile rischio e il potenziale dall’altro.

Non esisto. E anche se esistessi ignorerei dove sono. Perso nel NET o nel Lifestream, in qualche arcipelago sperduto dell'Alaska, forse nell'Arkham dei Grandi Antichi e, più lontano, tra montagne di D20, alla destra di Padre Ilùvatar, in un sogno b/n. Dove sono, chi sono? Nel dubbio, scrivo.