Negli ultimi anni, Arc System Works si è contraddistinta nel panorama dei picchiaduro 2D, facendosi conoscere al grande pubblico con Dragon Ball FighterZ. Tuttavia, quanto di compiuto con l’opera targata Bandai Namco, rimane frutto di un evoluzione del team di sviluppo, il quale, ha proposto negli anni serie come BlazBlue e Guilty Gear, rimaste in qualche modo ancorati ad una nicchia di appassionati. Oggi però, il seguito mediatico nei confronti di Arc System è aumentato, tant’è che sono sempre di più gli utenti che si approcciano ai loro lavori, scoprendo sia una corrente del picchiaduro rimasta ancorata a Street Fighter, sia un team talentuoso capace di offrire un lavoro di ottima manifattura. Questi ragazzi, specie negli ultimi mesi, sono riusciti ad evolvere il proprio talento con Kill la Kill: IF (Qui per la recensione) e Granblue Fantasy Versus (Qui per la recensione), proponendo delle produzioni di tutto rispetto, le quali hanno migliorato la qualità delle animazioni proposte dallo studio.
Quando si ha a che fare con un picchiaduro classico in chiave moderna sviluppato da Arc System Works, si va incontro ad una qualità visiva stupefacente che come testimoniato poc’anzi, ha saputo evolversi senza alcun margine di errore. Non a caso, l’ormai prossimo Guilty Gear Strive si è presentato nei vari trailer con una qualità davvero esorbitante tanto da convincere il sottoscritto nel provare la sua Closed Beta, conclusa nel weekend ormai passato su PlayStation 4. Dopo averla giocata in maniera approfondita, testando il roster dei combattenti disponibili ed esplorando le meccaniche presenti, siamo pronti a parlarvi di questo primo incontro con il prossimo picchiaduro dagli autori di Dragon Ball FighterZ.
Guilty Gear Strive: primo round!
In questa Closed Beta abbiamo potuto provare ben due modalità: la prima contro la CPU e la seconda – ovviamente – è il multigiocatore online. Il primo impatto avvenuto contro l’IA è stato quello di un picchiaduro classico con il marchio di fabbrica del team di sviluppo di turno, seppur questa volta si presenta con una maggiore accessibilità per imparare le basi del combattimento. Difatti, l’inizio di questa prova è stata confusionaria, ma progressivamente, il button smashing si trasformava in uno stile pensato, più preciso e deciso. Difatti, al contrario di titoli più blasonati come Tekken, Soul Calibur o Mortal Kombat, dove il movimento su schermo risulta più fluido senza rinunciare a quel tratto arcade che li rende tale, nelle opere di Arc System Works imparare a muoversi è uno dei requisiti per imparare a combattere, anche nel nuovo Guilty Gear. L’apprendimento alle basi si mostra pressoché immediato, permettendo ai combattenti provetti di interfacciarsi al titolo con semplicità. Mentre si apprendevano le combo dei vari personaggi disponibili, ecco che alcune meccaniche fiorivano sullo schermo, tra queste troviamo un indicatore di tensione, che se riempito, permetterà al combattente di sfoderare una delle sue due mosse finali, la quale si esibisce in una sequenza animata spettacolare.
Mentre calci e pugni prevalgono nel momento dell’apprensione del combat system, iniziamo a scoprire le principali caratteristiche che differenziano i combattenti del roster: infatti, ogni personaggio viene catalogato in classi. A tal proposito troviamo combattenti con uno stile di combattimento proiettato verso la forza bruta, altri invece puntano ad utilizzare armi bianche con conseguenti attacchi elementali, oppure troveremo quei lottatori basati puramente sull’abilità, nonché i più difficili da utilizzare per ovvie ragioni. Le categorie disponibili cercano di interfacciarsi il più possibile con lo stile e preferenze del giocatore, in modo tale da rendere l’apprendimento più semplificato e orientato. Ciò che invece ci ha fatto storcere non poco il naso è stato l’impostazione del comparto online, con un matchmaking a nostra detta pessimo. L’area adibita al matchmaking online si struttura come una torre di babele che i giocatori scaleranno progressivamente vincendo i vari scontri competitivi, ogni piano raffigura una fascia di ranking che ospiterà giocatori sempre più forti, il problema è che, a differenza di Granblue Fantasy Versus che abbinava i giocatori attraverso dei cabinati, qui l’abbinamento dei giocatori risulta troppo confusionario nonostante la buona idea che vi è alla base. Infatti i giocatori dovranno col proprio avatar rendersi disponibili per combattere, da qui verranno abbinati con un giocatore in mezzo alla mischia che vorrà sfidarvi, ciononostante non vi è alcuna interazione su schermo che vi avverta dell’abbinamento o che quest’ultimo sia fallito, e il giocatore difficilmente si accorgerà o meno di essere in abbinamento per un combattimento. A tutto ciò, non manca un comparto multigiocatore con diverse problematiche tecniche, seppur preferiamo sorvolare dato che si tratta in fin dei conti di una beta con diversi margini di miglioramento.
Anime o videogioco?
Come abbiamo esordito in apertura, Arc System Works ha acquisito una grande fama nel panorama picchiaduro principalmente per la qualità della grafica e delle animazioni che ad ogni sua produzione si è sempre evoluta, migliorata. Tale fenomeno coinvolge anche il nuovo Guilty Gear, che in questo provato ci ha visivamente stupiti. A partire dai personaggi, i quali sono stati animati con una cura tale che possiamo confrontare con l’operato di studi d’animazione più blasonati. Infatti non sono mancati i momenti in cui abbiamo smesso di credere che ciò a cui stavamo giocando, si trattasse effettivamente di un videogioco, poiché la messa in scena del gameplay, delle combo e delle mosse speciali si avvicina alle serie animate giapponesi. E il miglioramento delle animazioni in Guilty Gear Strive riesce in qualche modo a rendere il combattimento più fluido, seppur fuoriescono evidenti problemi di bilanciamento, i quali portano diverse partite ad un’inaspettata conclusione rapida. Difatti alcuni attacchi risultano più potenti rispetto a quelli di altri personaggi, permettendo di raggiungere la vittoria con un colpo di fortuna.
In forte contrasto con la caratura artistica dei combattenti, ben caratterizzati dal tratto artistico rock del brand, l’hub online si presenta con uno stile pixel art decisamente fuori luogo, spalleggiando con la confusione generata dai vari bug e assenza di collisioni durante il matchmaking. Difatti i giocatori in questa fase assumeranno una posa da combattimento, e la massiccia presenza di giocatori non è assolutamente d’aiuto nel render chiaro l’abbinamento tra combattenti. A ciò aggiungiamo anche una divisione dell’utenza non paritaria: mentre ai giocatori in erba sarà permesso di accedere a tutti i piani del comparto online, quelli più forti non potranno assolutamente visitare quelli posti più in profondità, dividendo in questo modo la community. Anche l’HUD meriterebbe maggiore attenzione: il contatore delle combo posto sull’arena va ad intaccare la leggibilità del gameplay. Infine, ci risulta quasi difficile non menzionare la colonna sonora, variegata e piena di adrenalina, con brani dedicati ai vari combattenti.
Siamo rimasti piacevolmente colpiti da questo primo incontro con Guilty Gear Strive. Nonostante i vari problemi riportati, e trattandosi di una beta, confidiamo in un’azione risolutiva da parte di Arc System Works, che negli ultimi anni ci ha servito dei picchiaduro degni di nota. Il sistema di combattimento si presenta semplice da apprendere nonostante meriti un ulteriore bilanciamento, mentre riserviamo grandi speranze per una rivisitazione del multigiocatore online, che pone davanti alla sua offerta diversi muri difficilmente valicabili, seppur si apprezza il tentativo di offrire un’area sociale diversa dal solito, nonostante quest’ultima sia perfettamente fuori luogo per la caratura artistica della produzione. Non ci resta dunque che attendere un eventuale prossima fase beta e di mettere finalmente mano al prodotto finito per poter, infine, dare un giudizio definitivo al titolo.