Demon’s Souls Anteprima: da Boletaria con amore

Demon's Souls

“So the world might be mended”. Con questo messaggio d’aiuto, ripetuto in modo quasi ossessivo ma allo stesso tempo delicato e tremendamente malinconico, si apre il sipario su quella che, verosimilmente, sarà la prima vera esclusiva di un certo spessore del parco titoli di PlayStation 5: Demon’s Souls.

La ”dama in nero”, del resto, è rimasta un volto indelebile nella mente di ogni giocatore che ha deciso di intraprendere il terribile e minaccioso viaggio in quel di Boletaria, il sepolcrale regno in cui è ambientato quello che a tutti gli effetti è considerato il capostipite della famiglia dei “souls like”.

Sì, lo ammettiamo: siamo sinceramente emozionati e non potrebbe essere altrimenti. Del resto, da appassionati del lavoro di Miyazaki e di From Software e dei suoi “derivati” ritrovarsi nella possibilità di rivivere il viaggio alla ricerca dei segreti che si annidano dietro al misterio risveglio de “L’Antico” è un piacere smisurato, un onore e per certi versi un obbligo morale nei confronti di un titolo che è passato troppo in sordina nel momento in cui ha visto la luce.

demon's souls

Lo sa bene Sony, ed è proprio per questo motivo che ha deciso di puntare forte sul remake del titolo per la sua lineup di lancio, svelata ufficialmente al mondo intero nel corso della serata del 16 settembre, giorno in cui abbiamo scoperto anche la data d’uscita e il prezzo delle due versioni della console.

Sarà stata una scelta vincente? Se ne facessimo un discorso personale vi diremmo di sì, che Sony ci ha già venduto la console solo con questo annuncio, e probabilmente ciò potrebbe non essere tanto distante dalla realtà dei fatti. Ciò che resta da spiegare, però, è il perché: per quale motivo Demon’s Souls sarà una killer app?

Demon’s Souls: le origini del “male”

Ne abbiamo già parlato nel corso dei mesi scorsi e ne riparleremo ancora anche nelle prossime settimane: l’importanza di Demon’s Souls come prodotto in sé non ha valore. Il cuore dell’esperienza targata From Software è del resto nato proprio con l’allora esclusiva PlayStation 3, un titolo di nicchia, passato completamente inosservato per la stragrande maggioranza del pubblico, specialmente quello nostrano.

Il tempo, però, ha segnato il corso degli eventi. Lentamente, e soprattutto dopo aver toccato con mano quelli che sono stati i tanti proseliti del titolo, sempre più gente ha deciso di avvicinarsi al marchio con sempre più curiosità, scoprendo così un prodotto sensazionale, splendidamente hardcore e più che mai pensato per una cerchia di giocatori desiderosi come non mai di prendere parte ad un’esperienza a tratti brutale, ma indimenticabile. Senza mezzi termini, Demon’s Souls ha gettato le basi per il più famoso e apprezzato Dark Souls, ed è forse proprio per questo motivo che il remake arriva nel momento migliore possibile. Il pubblico “medio” è sempre più consapevole della bontà di tali iterazioni videoludiche, l’appassionato della prima ora non potrebbe chiedere di meglio: il dado è tratto.

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Se ne facessimo un discorso puramente “etico” e storico, insomma, c’è ben poco da dire: l’importanza di Demon’s Souls varca ogni sorta di confine e sì, Sony ha piazzato un colpo non indifferente per la sua lineup di lancio, al di là di come il gioco sarà effettivamente.

E da qui il secondo punto fondamentale: come sarà Demon’s Souls?

Non vogliamo sparare a salve, ma non vogliamo nemmeno negare che siamo già in estasi, anche se abbiamo visto veramente poco dal lato del gameplay e della resa audiovisiva. Ma, tenendo bene a mente la versione originale e le peculiarità tecniche dell’attuale generazione di console, abbiamo pochi dubbi sulla bontà di ciò che abbiamo effettivamente visto. La sequenza iniziale, d’altronde, seppur rielaborata alla perfezione ed una maniacale cura per ogni singolo dettaglio, è esattamente la stessa già vissuta sulla nostra pelle circa dieci anni fa, e far volare paragoni è estremamente semplice e praticamente doveroso.

Ci ha stregato ciò che abbiamo visto, ci ha ipnotizzato, ci ha fatto subito assaggiare il potere della next gen e non tanto per una questione estetica (ne riparleremo, sia chiaro) ma per la qualità incredibile di ogni singola animazione che il nostro prigioniero del Nexus (decisamente overpowered, secondo noi) ha a sua disposizione, che con la sua danza di spade ha sfoggiato una leggiadria di movimenti ed una rapidità dei colpi impressionante, quasi dolorosa, avvertibile e tangibile al di là di ogni immaginazione.

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Parliamo di una fisica dei colpi che, onestamente, non ci saremmo aspettati di vedere con così tanta naturalezza e così rapidamente, da un prodotto che, appunto, aprirà le danze della nuova generazione, essendo un titolo disponibile al day one della console. Osservando lo scambio di colpi tra il nostro avatar e le numerose creature sparse per il mondo di gioco abbiamo potuto assaggiare una qualità delle hit box per certi versi inimmaginabile, anche contestualizzando il tutto e paragonando il gioco con il capitolo originale e più in generale col lavoro di From Software. Siamo davanti a quella che sembrerebbe essere una sorta di mini rivoluzione, anche se si vanno ad analizzare elementi più “marginali”, ma non per questo meno importanti.

Parliamo ad esempio degli schizzi di sangue, giusto per fare una citazione, maggiormente evidenti sul gigantesco corpo del primissimo boss, quello “stronzo” del tutorial che, fondamentalmente, deve per forza (o quasi) di cose buttarci giù. Anche considerando la mole del nemico il tutto assume una valenza ancor più marcata, poiché abbiamo visto come, rapportandosi con avversari diversi, lo stilema ludico sembra mutare in continuazione, senza però perdere mai quell’identità radicata e intoccabile che si è costruita, lentamente, nel corso degli anni intorno all’immaginario creato da Miyazaki e dai suoi ragazzi.

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Attaccare un nemico umanoide sembra avere una sensazione completamente diversa dello sfoderare la spada contro il coriaceo e garganutesco demone, cosa che sottolinea ancora una volta la grande dedizione e l’ammirazione, oseremmo dire, con la quale Bluepoint Games ha lavorato e sta ancora a tutt’oggi lavorando a quella che è, senza mezzi termini, la sua opera più grande fino a questo punto.

Demon’s Souls: il paradiso (o l’inferno) della libertà?

Le prime immagini di gioco che abbiamo visto, oltre a spalancarci le porte dinnanzi ad un gameplay per la cui definizione ormai abbiamo terminato gli aggettivi e che sembra promettere veramente di lasciare senza fiato anche il più convinto degli hater, hanno evidenziato un altro fondamentale aspetto riguardante lo stile ludico a trecentosessanta gradi della produzione. Parliamo di un un fattore di rilevanza capitale per tutto l’ecosistema souls like e che proprio in Demon’s Souls viveva forse di un’identità diversa rispetto a quello che poi sarebbe stato il cuore alla base dei suoi seguiti: l’esplorazione.

Già perché, e i più affezionati lo ricorderanno, Demon’s Souls a differenza dei suoi futuri figli appariva più circoscritto, più “combat oriented”, lasciando meno spazio all’esplorazione e alla verticalità e all’interconnessione, da sempre elementi cardine dell’offerta di From Software. Da questo primo contatto abbiamo avvertito che qualcosa sembra effettivamente cambiato, e pur non avendo conferme in tal senso siamo abbastanza convinti di ciò che siamo riusciti ad estrapolare dal primissimo video di gameplay. Abbiamo avuto la sensazione che il nostro alter ego si trovasse in un mondo iconicamente cupo, spaventoso, lugubre come da tradizione, ma anche sorprendentemente aperto e “arioso”.

Le aree di gioco le abbiamo avvertite come aperte, spaziose per certi versi, a testimonianza sia del grande lavoro svolto nell’opera di “restaurazione” del gioco base sia della potenza della nuova PlayStation 5. Abbiamo avvertito un’aria da open world “vera” e respirabile a pieni polmoni, grazie ad un’ambientazione che di primo acchito sembra essere una delle caratteristiche più importanti della nuova versione del capolavoro di From Software, e lo abbiamo avvertito osservando solamente l’area iniziale, iconicamente quella più “circoscritta” del pacchetto.

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Inutile dirvi che, qualora le nostre impressioni fossero confermate, ci troveremmo di fronte ad una piccola rivoluzione, segno evidente di una next gen entrata a gamba tesa sul consumatore, e ciò lo si avverte anche strizzando l’occhio all’aspetto più “semplice”: il comparto tecnico.

Miracoli audiovisivi?

Lo abbiamo già accennato prima, e lo ripetiamo adesso: ci siamo innamorati di Demon’s Souls Remake non soltanto per una questione morale, ma anche per la sua nuova – spettacolare – veste grafica.

Ogni cosa vista nel primo video di gameplay evidenzia infatti una bontà tecnica sontuosa, messa in particolare risalto da una qualità delle texture a tratti inaspettata. Dal suolo alla vegetazione, dalla resa del sangue sul suolo sino al design di nemici e del protagonista, ogni singolo dettaglio sembra sprigionare next gen da ogni poro. Ci ha stupito in particolare vedere il “fotorealismo” col quale il protagonista si muove e con cui reagisce ai colpi o quello degli stessi nemici e il modo in cui con i loro sguardi minacciosi attentano alla vita del malcapitato da ogni direzione.

Il tutto viene sublimato da una resa dell’illuminazione magistrale, che rende ogni scorcio assolutamente indimenticabile. Sia negli scenari baciati dal sole sia per quel concerne le mappe più buie e illuminate da luci “artificiali”, abbiamo avuto la sensazione di trovarci dinnanzi ad un lavoro sontuoso, imponente, aiutato da particellari (chiedere al Fiammeggiante) di tutto rispetto, pienamente in linea con il nuovo che avanza.

E lasciateci fare una piccola chiosa sul comparto sonoro: se la OST sembra la medesima, spettacolare, del capitolo originale, abbiamo avuto la sensazione che Demon’s Souls Remake abbia intenzione di sfruttare appieno i nuovi sistemi “sonori” delle console di nuova generazione. Partendo dai semplici passi del giocatore e finendo con le grida del gigantesco demone guardiano del Nexus siamo convinti che tutto sia stato congegnato con un’attenzione particolare, nuova, e allo stesso tempo splendida, desiderosa di omaggiare il giocatore sotto un aspetto diverso rispetto a quelli più tradizionali.

Lo sapevamo prima e ne siamo ancor più convinti ora: il remake di Demon’s Souls è una carta incredibilmente vincente per Sony, che ha deciso di ergerlo ad esclusiva di punta della sua lineup per il lancio di PlayStation 5, e ne ha ben donde. Tra i desiderosi di riscoprire un capolavoro senza età e chi, semplicemente, è rimasto estasiato da quanto visto, siamo sicuri che il titolo sarà uno dei più fortunati al lancio delle nuove console, per diverse ragioni. Un gameplay splendido, un hit box incredibile e una resa grafica che appare già ricca di next gen intrinseca sono gli elementi di punta più evidenti di un prodotto che sembra avere tutte le carte in regola per segnare al meglio il lancio di PlayStation 5. Dunque, preparatevi bene: il 19 novembre saremo chiamati a fare un grande passo per l’umanità. Come dice la dama in nero, in fondo, “The world might be mended”.

Ho imparato a conoscere l'arte del videogioco quando avevo appena sette anni, grazie all'introduzione nella mia vita di un cimelio mai dimenticato: il SEGA Master System. Venticinque anni dopo, con qualche conoscenza e titoli di studio in più, ma pochi centimetri di differenza, eccomi qui, pronto a padroneggiare nel migliore dei modi l'arte dell'informazione videoludica. Chiaramente, il tutto tra un pizza e l'altra.