Oggi, 5 novembre, arriva su Netflix SpongeBob Amici in Fuga, diretto e scritto da Tim Hill, da un soggetto di Tim Hill, Jonathan Aibel e Glenn Berger, e basato sulla serie d’animazione SpongeBob creata da Stephen Hillenburg. Anni dopo la sua prima apparizione in televisione, SpongeBob Squarepants rimane uno dei personaggi dei cartoni animati più amati degli ultimi due decenni. In un certo senso, Amici in Fuga sarebbe potuto essere il culmine di tutti i migliori attributi dei due precedenti film di SpongeBob. Una trama che coinvolge un famigerato dio greco, segmenti di commedie dal vivo, famosi cameo di celebrità e una sceneggiatura piena di casualità giovanile. Il film è ininterrotto con la sua costante iperattività e lo sfuggente bagliore visivo del CGI. Purtroppo però, non è all’altezza delle aspettative e vi andremo adesso a spiegare perché.
Un viaggio dell’eroe che si perde per strada
Il film si apre con la presentazione del personaggio principale, raccontando la vita di SpongeBob insieme ai suoi amici e al suo animale da compagnia, la lumaca di mare Gary. Conduce una vita che lo soddisfa, con una esuberanza alle volte irritante, ma che gli permette di lavorare da Krusty Crub in qualità di chef, cameriere, lavapiatti e, ovviamente, spugna per pulire il locale a fine turno. Tutto nella sua esistenza risulta perfetto fino a quando Gary viene rapito per essere portato nella Città Perduta di Atlantic City da re Poseidone che è alla ricerca di una lumaca di mare. Da quel momento SpongeBob e il suo migliore amico Patrick si imbarcheranno in un’impresa eroica che cambierà la vita a moltissimi abitanti di Bikini Bottom.
La trama è senza dubbio semplice e un po’ troppo canonica, meno simile a quella di un film e più simile ad uno sketch comico poco pensato. Le scene sembrano solo vagamente collegate dal filo conduttore della ricerca di Gary, e riecheggia in maniera quasi esagerata il primo film di SpongeBob, in cui il protagonista e Patrick vanno alla ricerca della corona di Re Nettuno. Alcune scene strizzano l’occhio al pubblico più adulto ma in alcuni casi, se non in tutti, sfociano nel nonsense, come se personaggi quali il Saggio interpretato da Keanu Reeves e il cowboy pirata zombie El Diablo interpretato da Danny Trejo, fossero inseriti solo per strappare una risata e non per una funzione vera e propria. Inoltre, non è possibile identificare un singolo personaggio che abbia un arco narrativo avvincente; il film si basa sulla connessione preesistente del pubblico con i personaggi e non cerca di creare qualcosa di originale.
Il bagliore del CGI
Da un punto di vista tecnico, il film è forte. L’animazione, sebbene interamente CGI, è divertente da guardare ed è per molti versi più fedele allo stile di animazione originale di SpongeBob rispetto alle ultime stagioni della serie. Le espressioni facciali, i movimenti dei personaggi e lo scenario risultano familiari a tutti coloro che erano bambini o ragazzi negli anni ’90. La scena di apertura del film è stata la parte più divertente per queste esatte ragioni. Al pubblico viene offerto un tour di Bikini Bottom che, insieme alla brillante (e qui è il caso di sottolinearlo) colonna sonora di Hans Zimmer, sembra una spensierata corsa in sottomarino nel passato. Purtroppo, il fascino si ferma qui. Sebbene ci siano alcuni momenti animati di spicco nel resto del film, non è possibile nascondere dietro ad una patina colorata la mancanza di struttura della storia. Come accennato prima, alcuni personaggi sembrano essere inseriti solo per il gusto di farlo, come uno Snoop Dogg zombie che, dopo un piccolo cameo in cui canta il suo pezzo, si eclissa senza mai più fare ritorno. Anche se SpongeBob non è estraneo al live-action (tutti e tre i film hanno integrato il formato nelle loro trame) Amici in Fuga sembra usare il live-action più frequentemente e con meno effetto.
Sequenze come queste sembrano essere un tentativo degli scrittori del film di riportare il franchise di SpongeBob alle sue radici con un bizzarro umorismo, ma sebbene il sentimento sia il benvenuto, sembra che abbiano dimenticato che solo perché qualcosa è strano non lo rende intrinsecamente divertente. Di conseguenza, la maggior parte di queste sequenze risulta piatta e, è duro da ammettere, terribilmente inutile.
I flashback servono a chiarire concetti di trama…di solito
Il crimine più grande di Amici in Fuga, tuttavia, consiste in una lunga serie di flashback durante il terzo atto. In sostanza, questa sequenza mette in pausa il culmine del film per offrire quello che sembra uno spot prolungato per Kamp Koral, una serie TV spin-off, prevista per il 2021, che si concentra sulle versioni più giovani dei personaggi di SpongeBob che frequentano l’omonimo campo estivo.
Il creatore di SpongeBob, Stephen Hillenburg, morto per cause legate alla SLA nel 2018, era espressamente contrario all’idea di realizzare una serie spin-off, tuttavia lo studio ha dato il via libera a Kamp Koral poco dopo la morte di Hillenburg. L’inclusione di questa promozione è già abbastanza eclatante di per sé, ma la parte davvero esasperante è la sua durata. Non possiamo sottolineare abbastanza quanto il terzo atto sia semplicemente dimenticato per offrire questa anteprima speciale che ha poca o nessuna rilevanza per la trama del film.
Questa promozione forzata del campo estivo sminuisce ulteriormente la storia già non troppo brillante, facendo in modo che la trama non abbia una conclusione soddisfacente. Il finale è stato risolto con un coup de théâtre che lascia sì sbalorditi, ma non in senso positivo.
In conclusione, sembra che manchi qualcosa a SpongeBob Amici in Fuga, come se questo sequel fosse stato pensato solo per una funzione “aziendale”. Non riesce infatti a creare qualcosa di effettivamente divertente per tutti gli spettatori come i precedenti due film. Amici in Fuga manca della stessa quantità di ingegnosità e gusto in confronto ai capitoli precedenti, con un significativo declassamento che probabilmente è dovuto anche alla perdita del creatore della serie Stephen Hillenburg. SpongeBob Amici in Fuga purtroppo non riesce a catturare con la stessa energia esuberante della serie televisiva originale degli anni ’90.
Perfino il titolo stesso risulta fuorviante. Sebbene anche nella versione inglese sia “a sponge on the run”, ovvero una spugna in fuga, i nostri protagonisti non fuggono affatto da qualcosa, ma corrono in soccorso di un amico che è stato rapito, o almeno dovrebbero. Il tema principale, l’amicizia, risulta glitterato e finto, e perfino gli antagonisti alla fine non rimangono tali. Dal lato tecnico e musicale SpongeBob Amici in Fuga risulta eccellente, ma purtroppo non è abbastanza per dimenticare che il compianto Stephen Hillenburg non avrebbe mai voluto vedere un film del genere.