Scott Pilgrim vs. The World The Game Complete Edition Recensione: un tuffo carpiato nel passato

Scott Pilgrim vs. The World The Game Complete Edition

Ci sono opere che superano il concetto di “successo” e trascendono al rango di “cult”: al di là di quanto effettivamente abbiano incassato o influito sul genere di riferimento, hanno guadagnato un seguito così affezionato da continuare a ad amarle anche decenni dopo la loro uscita. Una di queste è senza dubbio la saga di Scott Pilgrim, nata come graphic novel nel 2004 dalla matita del fumettista Bryan Lee O’Malley e arrivata sul grande schermo nel 2010 per mano del brillante regista Edgar Wright. In contemporanea al film, giunse sugli scaffali dei negozi anche un singolare videogioco, del quale questa Scott Pilgrim vs. The World The Game Complete Edition è una riedizione particolarmente agognata dai fan (e realizzata da Ubisoft) di cui parlavamo nell’intro.

Scott Pilgrim, una vita niente male

O’Malley, nel suo fumetto, racconta le disavventure di un giovane canadese alle prese con le difficoltà del diventare adulto e prendersi le responsabilità delle proprie azioni e scelte. Uno degli argomenti cardine della vicenda è il suo excursus sentimentale, che coinvolge l’intera comitiva di variopinti amici del ragazzo, i cui interessi coinvolgono musica e videogiochi. Quando Scott si innamora della misteriosa Ramona Flowers, entra in una assurda faida comprendente una ancor più assurda “Lega di malvagi ex” della ragazza, che lo sfidano a duello: è solo l’inizio di una girandola di bizzarrie e colpi di scena metatestuali pronti a far esaltare, ridere e commuovere il lettore/spettatore. La vicenda si muove costantemente sopra le righe, facendo dell’ironia e del sarcasmo spietato un cardine su cui innestare a rotta di collo riferimenti pop e nerd anni ’80 e ’90.

Un’opera più complessa e profonda di quanto non appaia a prima vista, per certi versi troppo avanti per i suoi tempi, che ha trovato in Edgar Wright un interprete d’eccezione. Wright ha, difatti, saputo asciugare i sei volumi cartacei nei suoi aspetti fondamentali e riportarli al cinema giocando in continuazione coi generi e coi media, in un continuo e vincente rimando che ha consegnato il film all’Olimpo delle migliori trasposizioni di fumetti al cinema. Nel 2010 si usava ancora creare i tie-in dei film in contemporanea con le uscite in sala, e Scott Pilgrim era semplicemente perfetto per essere riproposto in salsa arcade-retrò: ecco dunque che Ubisoft, sotto licenza Universal Pictures e Oni Press, lancia un picchiaduro a scorrimento laterale ricalcando i fasti dei titoli Technos su Famicom e Super Famicom, aggiungendo il giusto grado di follia. Un titolo rimasto nel cuore di molti, ma purtroppo ritirato dagli store online nel 2014 per non ben specificati motivi: era proprio ora che tornasse disponibile, in occasione del decimo anniversario.

Scott vs Kunio

Scott Pilgrim vs. the World The Game si rifà, nella sua essenza, proprio ai beat’em up arcade in versione casalinga che impazzavano nei primi anni ’90 su Super Nintendo e Mega Drive: sono presenti non solo dirette e palesi citazioni ai grandi classici del genere ma anche il gameplay deve molto a giochi come Kunio-kun (la saga arrivata in occidente quasi solo come River City Ransom, per intenderci), Double Dragon, Ninja Gaiden, Turtles in Time, MazinSaga… oltre che naturalmente Final Fight, Golden Axe e Streets of Rage.

Il giocatore deve, da solo o in compagnia di massimo tre altri amici, farsi strada lungo sette livelli ambientati “teoricamente” a Toronto, ma stracolmi di assurdità fumettistiche, idee e personaggi completamente fuori di testa, incontrando amici e rivali di Scott e sconfiggendo i sette “Malvagi Ex” di Ramona, sfruttando un ampio armamentario di mosse e colpi segreti con cui azzuffarsi per le colorate strade della città canadese. Il tutto rappresentato in una deliziosa pixel art 2D d’altri tempi, naturalmente.

Ricordi i pomeriggi a 16 bit?

Il gameplay, pur presentando un mix di stili ripresi dai titoli sopra citati, ripropone un sistema di combattimento e di esperienza dei personaggi simile a quello di certi titoli Technos dei “bei tempi andati”, con tanto di livelli di esperienza, mosse aggiuntive e statistiche da aumentare: un po’ come nei titoli della serie Yakuza con protagonista Kiryu Kazuma, ma in un contesto squisitamente 2D. Il grinding riveste una parte fondamentale nell’esperienza: non si tratta di un gioco in cui i personaggi rimangono statici nelle proprie caratteristiche dal primo all’ultimo quadro, come un Final Fight, ma di un titolo in cui la sfida non è legata solo al livello di difficoltà scelto ma di come si scende in campo, sfruttando a dovere il denaro recuperato durante le proprie scorribande per acquistare oggetti e potenziamenti nei vari negozi “nascosti” nelle aree di gioco. Adorabile, inoltre, la presenza di passaggi segreti (con tanto di finti glitch!) e cheat codes come non se ne vedono più da molto, molto tempo.

I bei tempi del co-op locale…

I personaggi selezionabili sono in tutto sei (i quattro base più due originariamente disponibili solo tramite DLC) e naturalmente vantano caratteristiche e mosse diversamente efficaci, oltre che un campionario di follie su schermo notevole. È importante notare come il gioco migliori esponenzialmente se giocato in co-op: da soli è comunque molto divertente, ma le giocate cooperative sbloccano mosse e possibilità alternative che variano ancora di più un sistema di gioco pensato proprio per offrire sempre qualcosa di nuovo e non ripetitivo, difetto questo tipico del genere, e qui smussato a dovere. Questa nuova versione del titolo Ubisoft giustamente potenzia quest’aspetto laddove nell’originale mostrava il fianco: ora si può giocare anche online, creando stanze apposite con amici e conoscenti o unendosi a partite random, ed è stato aggiunta la possibilità di unirsi alla partita in corso d’opera, non dovendo per forza partire insieme.

Simpatica e gradita aggiunta sono quattro modalità extra, giocabili anche (o specialmente) in multiplayer: Dodge Ball, Survival Horror, Battle Royale e Boss Rush. La prima è un ennesimo omaggio ai titoli della saga Kunio, riproponendo bizzarre partite a palla avvelenata; la seconda è una modalità survival in cui bisogna far fuori quanti più zombie possibile; Battle Royale è un divertente VS mode fino a quattro giocatori; Boss Rush permette di affrontare solo gli scontri coi boss, uno di seguito all’altro, cercando di sconfiggerli tutti nel minor tempo possibile.

Scott Pilgrim vs La prova del tempo

Tecnicamente il titolo si difende molto bene: la grafica 2D è stata naturalmente ripulita e si presenta al meglio, con una grande pulizia grafica ma mantenendo la “pixellosità” che si voleva ripresentare, senza le grane che a volte presentavano questo tipo di giochi, con collisioni approssimative e cali di frame rate nelle situazioni più concitate. Le musiche a tema chiptune, realizzate da Anamaguchi, non sono invecchiate di un giorno, e sono estremamente godibili anche al di fuori del contesto di gioco, se si amano questo tipo di suoni.

I controlli sono sempre reattivi (certo, vi consigliamo un pro controller, lo SNES pad o un arcade stick, per meglio riprodurre il feeling arcade), e lo stile di gioco è un piacevole diversivo rispetto a quello che “va di moda” oggigiorno, risultando inoltre un titolo perfetto per la mobilità che caratterizza Switch (console su cui abbiamo effettuato la nostra prova).

Muovendosi a cavallo tra il fumetto e il lungometraggio tratto da esso, Scott Pilgrim vs. the World The Game Complete Edition rinarra l’epica avventura di Scott a modo suo, rendendo omaggio a un tempo che non c’è più nel modo migliore, con perizia e molta inventiva. I piccoli difetti o manchevolezze presenti nella versione originale sono stati limati con cura, seppur non introducendo nulla o quasi di davvero nuovo o che non rappresenti una semplice implementazione o miglioria. Oggi come ieri è un titolo solido, divertente, ben realizzato, finanche strepitoso se giocato in quattro. Dimostra che i bei titoli non invecchiano mai davvero, ma possono sempre essere aggiornati e migliorati, con piccoli tocchi. Certo, è un titolo molto vecchia scuola come approccio, la cui longevità dipende dal vostro interesse nel genere e nel franchise: non è un titolo per tutti, ma chi ha amato a suo tempo i picchiaduro a scorrimento quando erano in auge non può farselo scappare.

VOTO: 8

Toumarello è il nickname che si porta appresso ormai da anni, ma non chiedetegli di spiegarvelo: è un tipo logorroico e blablabla. Per vivere (in ogni senso) scrive e descrive, in particolare di roba multimediale, crossmediale, transmediale... insomma, gli interessa il contenuto ma spesso resta affascinato dall'utilizzo del contenitore. Ama Tetris e le narrazioni interattive.