Resident Evil Speciale 25° Anniversario: i volti della paura

Resident Evil

È l’anno 1996. Avvii la prima PlayStation, leggi il logo Sony, poi quello di una software house di cui magari non hai mai sentito parlare: Capcom. Ti hanno consigliato di acquistare il titolo se adori film e fumetti dell’orrore, e tu hai deciso di dare loro retta. Poi a schermo compare un’ombra in un corridoio: è un tizio che non hai mai visto prima. Qualcuno (o qualcosa) lo sta inseguendo: lui si gira, emette un grido, e il primo piano si ferma sul suo occhio. Compare il titolo della produzione: Resident Evil. Non te ne sei reso conto, ma il tuo rapporto con il mondo dei videogiochi è già cambiato. Stai provando tecnicamente il primo survival horror, categoria coniata da Capcom stessa. Fate un po’ il conto dal 1996: sono passati 25 anni, un quarto della vita di un essere umano (sperando che si arrivi ai 100 anni, con un po’ di fortuna). E noi questo compleanno lo dobbiamo festeggiare, poche storie. Abbiamo pensato tanti modi: una retrospettiva sulla storia dei personaggi, un mega riassunto su tutto quello che è successo fino ad oggi, ma poi abbiamo avuto un’altra idea. Resident Evil, da sempre, è legato alla paura. Quindi ecco l’idea: Resident Evil Speciale 25° Anniversario: i volti della paura. E non provate neppure lontanamente a dire, con la prospettiva odierna, “eh però non fa così tanta paura il primo Resident Evil, e neppure il quarto capitolo della serie”. Grazie che non fa più tanta paura (e comunque si tratta di un pensiero opinabile): perché c’è stata una certa evoluzione dal 1996. Ma ad avviarla è stata, appunto, Capcom. Dal momento che proprio il terrore / l’horror sono i concetti maggiormente legati al franchise, abbiamo deciso di proporvi uno speciale dedicato proprio ai mostri (e laddove è possibile ricordarli, ai rispettivi virus che li hanno generati). Preparatevi dunque a ripercorrere le vostre paure degli ultimi 25 anni; lato videoludico, si intende.

Resident Evil: Yawn e Tyrant T-002

Nel primo Resident Evil avevate bisogno dello stemma lunare per entrare nel giardino, non è vero? E avete avuto questa brillante idea di andarlo a cercare nell’attico, dove poi l’avete effettivamente trovato. Peccato che a fargli la guardia vi fosse Yawn, un gigantesco serpente che – se eravate bambini – vi avrà probabilmente terrorizzati; se eravate già grandicelli, ammettete che un mezzo infarto ve l’ha fatto prendere comunque. E pensare che (vero e proprio boss del gioco) Yawn non era altro che un esperimento fallito della Umbrella Corporation. La società aveva già iniziato i suoi esperimenti con il virus T all’epoca: alcuni dei soggetti più piccoli (animali dalle scarse dimensioni) erano scappati dai laboratori. Yawn era una delle vipere della villa, che mangiandoli si infettò acquisendo dimensioni… notevoli.

Una volta diventato gigantesco, vorace e pericoloso, Yawn aveva preso controllo di buona parte del luogo, divorando quasi tutti i presenti; Chris Redfield e Jill Valentine (cioè il giocatore) riescono comunque a sconfiggerlo, ma non prima che il serpente uccida l’agente della STARS Richard Aiken. Curiosità: avrete probabilmente notato che il nome di questa creatura orrenda è Yawn, cioè sbadiglio. E infatti ricorderete probabilmente la sua animazione quando divorava un’intera preda: sembrava che sbadigliasse, invece di masticare. Che simpatica bestiolina d’appartamento. E a proposito di bestioline: se Yawn era davvero inquietante, almeno un altro nemico del primo Resident Evil riusciva a fare ancora più paura. Parliamo di nientemeno che del boss finale: il Tyrant T-002.

Più in generale, il Tyrant è uno dei “mostri iconici” del franchise di Capcom, al di là delle sue varianti. L’esemplare T-002 era stato sviluppato (parliamo al passato perché poi è stato fortunatamente eliminato) dall’Umbrella Corporation nel centro di ricerca di Arklay. E si trattava, naturalmente, di un’arma biologica di combattimento, ottenuta somministrando il virus T nel corpo di un essere umano (un maschio adulto), nel tentativo di creare sia la forma di vita perfetta che un’arma devastante. Effettivamente sin dai primi esperimenti, il Tyrant T-002 aveva dimostrato una resistenza superiore rispetto ai Proto Tyrant, così come notevoli  capacità di combattimento (ricordate il “test” effettuato sui poveri agenti della STARS); scappare da una creatura simile era praticamente impossibile e ogni colpo si sarebbe rivelato letale. Chiaramente i protagonisti del gioco non potevano mica morire proprio alla fine del titolo, e così riuscirono a cavarsela. Ricordate le sequenze tra i corridoi del laboratorio, non è vero? Le fughe precipitose nel buio nel tentativo di correre a salvare Jill? Percepite ancora l’ansia?

Il caro vecchio Birkin | Resident Evil: i volti della paura

Una villa infestata non era abbastanza, vero? Ecco allora che Resident Evil 2, nel 1998, trasportava il giocatore in tutt’altro luogo (ma non meno inquietante), a fare la conoscenza di nuovi personaggi e di nuovi orrori. Precisamente nella cittadina di Raccoon City (Midwest), con la quasi totalità della popolazione trasformata in zombi dal Virus T (sempre made in Umbrella Corportation). Questa volta vi parliamo sì di un mostro iconico del titolo, di un vero e proprio nemico dei protagonisti, ma che inizialmente era un essere umano: William Birkin. Scienziato assunto dalla Umbrella Corporation, nonché creatore del T-002 assieme ad Albert Wesker (quindi esperto del virus T, ma non solo). Ad un certo punto, Birkin ha un’idea “geniale”: iniettarsi direttamente il G-Virus (o virus G), dando inizio alla sua mutazione.

Nel corso di Resident Evil 2, Birkin torna nel ruolo di diversi boss da sconfiggere, quasi sempre modificando il proprio aspetto fisico. Il dettaglio importante, qui, è che ogni volta che tornava in scena diventava più inquietante: una creatura mostruosa, deforme, mutaforma, che chissà quanti bambini avrà spaventato nel 1998. Inizialmente muta soltanto una parte del suo corpo, ma resta in possesso delle sue facoltà mentali; poi l’intero corpo diventa sempre più simile a quello di un Tyrant deforme; e infine addio a qualsiasi elemento vagamento umano: praticamente il boss segreto da affrontare sul treno è una gigantesca gelatina sferica. Di certo Birkin esige per sé tutta l’attenzione, discorrendo dei mostri più inquietanti di Resident Evil 2; e tuttavia è possibile ricordare almeno la presenza dei Licker (che torneranno), zombi evoluti e particolarmente seccanti; nonché di molti altri animali più genericamente infetti dal Virus-T, e quindi decisamente pericolosi: i cani zombi, i corvi, gli alligatori.

Resident Evil: qualcuno ha detto Nemesis?

Sappiamo benissimo di quale mostro vi aspettate di leggere in questo paragrafo, quindi innanzitutto proviamo a depistarvi con un’altra creatura. Ricordate quel momento in cui, circa alla metà della storia di Resident Evil 3, Jill finisce infettata dal virus? A questo punto Carlos decide di trovare una cura per aiutarla, e si reca in un’ospedale adiacente alla cappella della torre. Fin qui tutto ok. Nell’ospedale, invece, nulla è ok, perché compaiono gli inquietantissimi Hunter, mostri umanoidi, orribili, seccanti, insistenti e – soprattutto – in grado di far saltare la testa del giocatore con un sol colpo. Come se tutto quello che avevate passato fino a quel momento non fosse sufficiente. Si trattava, se ricordiamo bene, della prima comparsa di quei rettiliani troppo cresciuti, ennesima aberrazione degli esperimenti poco raccomandabili dell’Umbrella Corporation.

Toltoci questo giusto riconoscimento (era una delle sessioni più angoscianti di Resident Evil 3, a nostro parare), onore al Nemesis. Ebbene sì, praticamente l’intero terzo capitolo della serie non è altro che un fuggi fuggi generale da questo dannato mostro enorme e apparentemente invincibile, scaltro, resistente e pure in grado di utilizzare un lanciarazzi per abbattere gli elicotteri. Troppo forte per dei normali esseri umani? Nulla è casuale, in Resident Evil. Il nemico invincibile doveva servire proprio a mettere ansia al giocatore; inoltre si trattava pur sempre di un’arma creata appositamente per fare fuori i membri della STARS, che ormai sapevano troppo sul conto dell’Umbrella. Proseguendo nell’avventura il Nemesis continuava a mutare e occupava praticamente tutte le boss fight di Resident Evil 3; alla fine, comunque, i protagonisti riuscivano a toglierlo di mezzo. Non senza, beh, che Raccoon City finisse comunque polverizzata da una testata atomica. Ehi, anche quel timer di 15 minuti era abbastanza ansiogeno, non è vero?

Plagas e Ganados

Resident Evil 4 rappresentò a suo tempo (cioè nel 2005) un punto di svolta fondamentale nella serie di Capcom, e da molteplici punti di vista: protagonisti, trama, ambientazione, gameplay, persino la questione riguardo il virus dell’Umbrella (la produzione accantonò per il momento la focalizzazione sul virus T). C’era bisogno anche di pensare a nuove tipologie di nemici, perché giustamente ormai zombi, cani e Tyrant erano visti e stravisti. Vi è sempre piaciuta l’Europa centrale, non è vero? Magari una volta visitato El Pueblo, però, avrete cambiato idea. Come darvi torto del resto.

Il capitolo in questione ha introdotto innanzitutto le Plagas, che di per sé non facevano paura (di per sé). Si trattava di parassiti dalle varie forme e dimensioni; ad essere inquietanti erano le conseguenze sulle vittime. Proprio le Plagas, infatti, prendevano a conti fatti il ruolo del virus T dei precedenti capitoli: infettavano le creature ospitanti (animali o esseri umani che fossero) trasformandoli in esseri temibili privi di una volontà propria. Il cattivone di turno, Saddler, controllava la Plaga Regine, e poteva dunque controllare tutte i nemici infestati dalle singole Plagas; a volte queste ultime potevano fuoriuscire dalla schiena dei portatori (soprattutto di quelli umani) per attaccare il protagonista stesso. Scena non propriamente piacevole.

E i Ganados, invece, chi erano? Semplice: quei simpaticoni del villaggio principale, che si divertivano un mondo nell’accogliere Leon brandendo armi piuttosto pittoresche. Resta nell’immaginario collettivo la scena dell’arrivo di Leon stesso sul posto, e la sua ispezione nella prima casetta, dalla quale non porterà via con sé un bel ricordo…

Di capitolo in capitolo, gli orrori e le B.O.W. che abbiamo dovuto affrontare sono state davvero tante e per elencarle tutte sarebbe stato necessario scrivere un libro. Il Virus-T e le sue evoluzioni hanno generato le creature più terrificanti mai apparse in un videogame, così orripilanti da infestare anche i nostri incubi. Nonostante ciò, Resident Evil resta uno dei franchise più acclamati al mondo e noi non possiamo che augurare altri 25 anni vissuti nella stessa maniera. A cominciare dal prossimo Resident Evil Village!

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.