DOOM 3 VR Edition Recensione: l’inferno marziano diventa virtuale

Doom 3 VR Edition

DOOM 3 VR Edition è quel titolo che aspettavamo da una vita. Fin da quando, all’apparire timido sul mercato dei moderni visori per la Realtà Virtuale come Oculus e PlayStation VR, i giocatori più navigati hanno esclamato all’unisono, in un delirio di euforia mista a seria consapevolezza, che quel tipo di periferiche sarebbero state perfette per DOOM, una serie che ha dato al gioco in prima persona un significato sempre nuovo, di fatto sdoganando per sempre il frenetico genere degli Sparatutto in Prima Persona e rappresentandone sempre il punto di paragone più nobile. Paradossalmente, però, stupisce che a giungere sui piccolissimi schermi stereoscopici sia l’episodio più narrativo e d’atmosfera dell’intera saga, quel DOOM 3 che, nel lontano 2004, ha cambiato per sempre la vita di tutti i giocatori.

Quei cunicoli claustrofobici che hanno terrorizzato una generazione

Bisogna fare un passo indietro di ben diciassette anni, anche se sembra ieri che la terza installazione della blasonata saga di DOOM è giunta sui nostri schermi, facendo strage di mascelle spalancate per lo stupore. Una meraviglia di effetti grafici e sonori, punti luce dinamici gestiti in modo magistrale, un avvolgimento ambientale audiovisivo che letteralmente terrorizzava chiunque prendesse mouse e tastiera in mano. Anche grazie a quel prodigioso motore grafico, noto come id Tech 4, creato apposta per il titolo, ed in seguito utilizzato anche per l’indimenticabile Quake 4, che trovate a questo LINK, ed il fantascientifico PREY. L’innovativo engine permetteva dei veri miracoli a schermo e la differenza col precedente id Tech 3 era veramente abissale. Non a caso, quasi venti anni dopo, il titolo è ancora freschissimo e spettacolare, come se il tempo non fosse passato. Un impatto ben diverso dal pur eccezionale DOOM 64, titolo classe 1997, di recente rilasciato con un port molto fedele sempre su PlayStation 4, e di cui abbiamo parlato in questa pagina, nella recensione del nostro inossidabile Dottor GU. Un titolo questo che mostra i suoi anni, nonostante scelte cromatiche innovative ed un level design classico ma decisamente ispirato. DOOM 3, invece, rappresenta un vero punto di rottura per la saga concepita dall’eroico team di John Romero, John ed Adrian Carmack, soltanto omonimi  e non parenti, è bene ribadirlo, e Tom Hall, a cui si aggiunge in seguito il personaggio chiave di Tim Willits, che proprio in questo titolo ha giocato un ruolo fondamentale. Menti geniali che non avevano paura di prendere “in prestito”  dei computer aziendali per lavorarci tutta la notte pur di creare videogiochi o legati a storie incredibili nella programmazione virtuosa. John Carmack, per esempio, è stato capace di riscrivere da zero il sistema operativo di un cellulare da poco comperato durante un singolo viaggio aereo, solo perché non gli piaceva. Ecco, da questi aneddoti si capisce con cosa abbiamo a che fare. Un titolo non più seminale come i primi due DOOM, ma maturo e solido, che per la prima volta punta su atmosfera, trama e venature da horror puro, consapevole di essere non un titolo qualunque, ma IL titolo di riferimento del genere. Quasi venti anni dopo la situazione non è cambiata, e l’uscita di un nuovo DOOM è sempre un evento epocale. Oggi, dunque, DOOM 3 risorge e torna sul mercato. Virtuale, in particolare. Per dimostrare di essere sempre il numero uno. Le specifiche su cui DOOM 3 girava, quasi due decenni fa, in versione Personal Computer Windows sono ovviamente ormai obsolete, ma per l’epoca erano di fascia decisamente alta, e il port per la prima Microsoft XBOX viene considerato una vera manna dal cielo, oltre a spingere le vendite della console stessa. Si, perché se oggi siamo abituati ad avere hardware videoludici convergenti, pensiamo a PlayStation 4 ed XBOX One, che condividono le stesse caratteristiche tecniche, basate su Architettura X86 di derivazione PC, all’epoca, nel 2004, non era affatto così, ed un port sulla PlayStation 2 era impensabile. L’hardware della prima XBOX, invece, era costituito da un performante Pentium III a 733 MHZ con una scheda grafica GeForce 3, per l’epoca impressionante. Chiunque abbia giocato su console DOOM 3 e la sua espansione stand-alone Resurrection of Evil, peraltro presente in questo port per Realtà Virtuale, ricorda ancora come il titolo elevasse di un deciso punto più in alto il console gaming per sempre. Questo è DOOM 3, una vera e propria pietra miliare dell’intero settore.

DOOM 3 VR Edition: stavolta l’inferno è a trecentosessanta gradi

Le peculiarità atipiche dell’originale DOOM 3, ovvero la sua lentezza endemica e la sua atmosfera terrorizzante e claustrofobica sono maledettamente adatte per una trasposizione in Realtà Virtuale, ed ecco che DOOM 3 VR Edition, che si va ad affiancare al precedente port DOOM 3 BFG Edition di cui abbiamo parlato qui, e che ne rappresenta una vera evoluzione definitiva. Si, perché diciamolo senza remore, giocare questo capolavoro assoluto della storia degli sparatutto in prima persona tramite la periferica PlayStation VR è una esperienza imperdibile per ogni amante della saga infernale. La storia del titolo è fin troppo nota, ma per quelli che avessero vissuto davvero su Marte fino ad oggi, vale la pena ricordarla. Siamo nell’anno del Signore 2145, e le colonie marziane sono gestite da una potente organizzazione terrestre, la U.A.C. nota anche col solo nome La Compagnia. E mentre esperti soldati sono alle prese con la gestione di una base  sul suolo del pianeta rosso, fonte di diverse attività minerarie e commerciali, ecco che una misteriosa nave spaziale si avvicina pericolosamente al suolo, in completa deriva e che, pare, sia stata attirata da un segnale proveniente dal centro del pianeta. Il giocatore impersona i panni di un non meglio specificato DOOM Marine, evoluzione del classico ad amato DOOM Guy dei precedenti titoli, che, una volta giunto sul pianeta, scoprirà a malincuore che dei misteriosi demoni hanno preso il contatto dell’installazione, trasformandone anche il personale residente in mostruosi zombi mutanti pronti ad assaltare ogni forma di vita per nutrirsene. Una trama ben scritta e di puro orrore fantascientifico, che non lesina momenti terrorizzanti, jump scare classici, e sorprese da infarto in un comparto audiovisivo strabiliante e coinvolgente. Le texture poligonali creano un mondo indimenticabile, ricco di particolari ambientali e in movimento unici, per non parlare dei personaggi, davvero ben disegnati, con carachter design e level design decisamente ispirati. Ascoltare le voci registrate dei nostri compagni morti, sapere di essere rimasti soli, questo è l’orrore puro. Quei demoni, quegli IMP, quelle creature sovrumane e quei non morti affamati ve li sognerete la notte. Da qui a molti anni a venire, siete avvertiti. Giocare DOOM 3 VR Edition è catarsi pura, affrontare vostre paure più profonde e recondite. Un’interazione ambientale convincente, effetti di luce dinamici finalizzati alla trama e a stupire il giocatore ad ogni passo, e la possibilità, del tutto nuova, di guardare ogni più piccolo particolare con il semplice movimento della nostra testa. L’ambiente claustrofobico e disturbante viene amplificato a dismisura dal tenere il visore in testa, ed il nostro PlayStation VR si trasformerà davvero in un casco spaziale che ci darà spesso un senso di protezione da un mondo assurdamente ostile ed alieno. Si tratta di un gioco già visto, è vero, ma poter ritornare in questi ambienti così perfettamente ricreati dal performante id Tech 4 e da un Tim Willits ispiratissimo, con la visuale a trecentosessanta gradi (nominalmente 180, ma il concetto di liberà è quello), rende il titolo una vera killer application per la periferica stessa, al pari di altre opere create apposta per questo visore, come ad esempio l’onirico Paper Beast di cui parliamo in questa pagina. Il titolo, peraltro, esce sia in digitale che in versione fisica a prezzo budget, di circa 30 euro. Ottime le nuove feature implementate. dal tracciamento dei movimenti alla mira del tutto libera, passando per diversi miglioramenti tecnici delle texture originali, già spettacolari, una torcia automatica su ogni arma classica, e dei nuovi effetti grafici e sonori aggiunti per il gioco via visore. Utilissimo l’indicatore status situato sul polso, che permette di avere gli elementi principali sotto controllo in ogni momento.

Tutto, nel titolo, rasenta la perfezione, e nulla è lasciato al caso. L’implementazione al supporto VR non è stato preso alla leggera, e si parla di una completa riscrittura ed ottimizzazione del motore grafico stesso, per adattarlo alle nuove peculiarità. Il Motion Sickness resta però elevato, specie nei momenti più concitati. Il sistema di controllo è affidato al classico DualShock 4, configurato in modo ottimale, e la visuale dal casco è libera, a patto di non uscire dalla ristretta area di gioco, ovviamente, ma questo è un limite tecnico della periferica stessa, con il classico messaggino di errore a cui ormai siamo tristemente abituati. Ma la programmazione da parte di id Software raggiunge lo Stato Dell’Arte, siatene consapevoli. Non solo effetti sonori raccapriccianti e musiche di sottofondo azzeccate, ma anche la possibilità, già presente nell’opera originale, di poter ascoltare il tutto nella lingua del Belpaese, cosa che rende l’esperienza ancora più coinvolgente. Una nota importante va fatta per l’enorme qualità del doppiaggio italiano, decisamente di tipo cinematografico, e composto da un cast di oltre cinquanta doppiatori per un totale di circa novanta personaggi diversi tra gioco base ed espansioni. Tra gli artisti che hanno prestato le loro voci spiccano Gianni Gaude (Prof. Malcolm), Alberto Olivero (Sergente Kelly), Pietro Ubaldi (Cons. Elliott), Marco Balbi (Campbell) e Cinzia Massironi (Voce del computer e diversi personaggi femminili). I colori cupi, l’ambientazione militare claustrofobica, la presenza ossessiva del rosso marziano, che prevale su qualunque altro colore, finiranno pian piano per farvi impazzire, con tanto di casco in testa che allontana ancora di più dalla realtà, facendovi a volte girare quasi la testa, o per farvi innamorare, di una delle opere videoludiche più coinvolgenti di sempre. Un titolo, DOOM 3, che assieme ad altre pietre miliari come Resident Evil 4, ha segnato l’ingresso del mondo videoludico nella sua piena maturità, all’inizio del nuovo millennio e che poter rigiocare in Realtà Virtuale per la prima volta, fa elevare per sempre tra le esperienze da compiere almeno una volta nella nostra vita da videogiocatori. Perché DOOM 3 VR Edition è emozione pura, il resto sono solo righe casuali di codice marziano.

Assolutamente non adatto ai giocatori più impressionabili, se fate parte di questa categoria nascondete il PlayStation VR in un cassetto e scappate, più veloci che potete, o i demoni assetati di sangue di DOOM 3 VR Edition danneranno per sempre la vostra misera anima, e non sarete mai più gli stessi. Se siete invece tra i più temerari, o tra quelli che, quasi venti anni fa, hanno giocato il titolo originale sui nuovi e fiammanti Pentium III o la prima XBOX, preparatevi a rivivere questa esperienza meravigliosa, ma a trecentosessanta gradi (in realtà 180). Aprite gli occhi per sbirciare il male puro da una finestra spalancata sull’Inferno di Marte. Il titolo originale, accompagnato dalle espansioni Resurrection of Evil e The Lost Mission, debutta oggi 29 marzo 2021 sullo store PlayStation. DOOM 3 risorge e torna sul mercato, conquistando anche il mondo della Realtà Virtuale.

VOTO: 9

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.