NIS porta in occidente le versioni aggiornate e localizzate di due interessanti dungeon crawler nipponici in prima persona: Saviors of Sapphire Wings e Stranger of Sword City Revisited. Entrambi i titoli in un unico pacchetto budget, disponibile per PC e Nintendo Switch: scopriamo le caratteristiche di questi due interessanti giochi di ruolo e se meritano il considerevole numero di ore necessarie a esplorarli a fondo.
High Fantasy in salsa nipponica: Saviors of Sapphire Wings

In occidente, gli RPG nipponici hanno goduto di alterne fortune nel corso dei decenni, creandosi nicchie anche popolose ma con pochi brand davvero noti al grande pubblico, fra tutti Final Fantasy. In Giappone è sempre stato un genere di grande successo, pur con caratteristiche tutte sue, basate spesso su un approccio narrativo e caratterizzante in stile anime che su intrecci multipli e scelte in mano al giocatore, quasi azzerando, spesso, la componente strettamente ruolistica e giocando più che altro su territori story & character driven spesso molto apprezzati ma anche, in un certo qual modo, limitanti. Tra questi, un sottogenere interessante ma poco bazzicato dal grande pubblico è quello dei dungeon crawler, dediti principalmente all’esplorazione, in prima persona, di labirinti, segrete, enormi castelli, foreste e così via, alla ricerca di tesori, artefatti magici e pericolosissimi mostri e demoni da sconfiggere. Sulle orme dei vari Wizardry e Shining in the darkness si pone questo Saviors of Sapphire Wings, conosciuto con vari titoli nelle sue precedenti incarnazioni originali avvenute in terra del Sol Levante. Presentato ora graficamente ripulito e completamente tradotto in inglese, si presenta come un più che discreto epigono del genere, in cui ritrovare tutto quel che ci si può aspettare… e magari qualcosina in più.
La storia si ripete

La vicenda prende le mosse da un’ambientazione anime fantasy molto standard, con un party di eroi che si cimenta nella sua battaglia più difficile, quella contro il Signore delle Tenebre, Ol=Ohma, che inevitabilmente li spazzerà via e, con essi, anche l’ultimo baluardo di resistenza alla sua avanzata sul mondo. Cent’anni dopo, su una terra ormai devastata dalle angherie e dalla malvagità, il capo del gruppo di fallimentari eroi si reincarnerà in un nuovo corpo e intraprenderà una nuova crociata, creando un nuovo nucleo di Cavalieri della Tavola Rotonda che, si spera, questa volta possa fare la differenza.
Niente di particolarmente originale nelle premesse, insomma, ma abbastanza ben raccontato, con personaggi riusciti a cui ci si potrà affezionare nel corso della vicenda anche grazie a un sistema di relazioni interpersonali simile a quello visto nei vari Fire Emblem.
Il sistema di gioco è relativamente semplice nei suoi cardini e chiunque conosca il genere si sentirà presto a casa: il protagonista potrà essere creato da zero sia nell’aspetto che nelle caratteristiche e abilità, con i comprimari dotati in vari campi particolari decisamente peculiari: il bilanciamento dei talenti del party, la formazione in battaglia, le abilità selezionate faranno effettivamente la differenza fra la vittoria e la sconfitta durante gli interminabili scontri che si susseguiranno nelle diverse decine di ore di durata media della campagna (il tempo impiegato varierà moltissimo a seconda della vostra propensione a perdervi o meno nei vari menù e attività secondarie: in questo titolo come, ancor di più, nel successivo). Gli scontri avverranno a turni, con una meccanica precisa quanto un po’ legnosetta e tipica d’altri tempi, tramite interfacce grafiche piuttosto spartane nella loro applicazione, e andranno a intervallare le lunghe ma mai tediose esplorazioni degli ambienti di gioco.
Stranger of Sword City Revisited: quando il gioco si fa duro…

Il secondo titolo compreso nel pacchetto offerto da NIS viene presentato come un “gioco bonus” quasi a sminuirlo, ma si tratta di un titolo con la stessa dignità e valore produttivo del primo, perfettamente giocabile e assai lungo da portare a termine. Stranger of Sword City Revisited è la remaster del gioco uscito precedentemente su PS Vita, con un colpo d’occhio migliorato, nuovi dungeon, nuove classi personaggio e un sistema di combattimento raffinato che rappresenta un’evoluzione di quello visto in Saviors.
La storia vi vede come unici sopravvissuti di un disastro aereo che vi ha catapultati in un mondo decisamente fuori dall’ordinario, in cui elementi moderni e fantastici si mischiano e dove, insieme ad altri “Stranieri” dovrete adempiere al vostro destino e affrontare una pericolosa missione…
L’impianto narrativo di Strangers è più dark e particolare, anche se purtroppo manca della caratterizzazione dei personaggi di Saviors: qui gli altri personaggi del party sono volutamente molto più piatti come personalità, poiché il gioco ne presenta davvero molti, che non si andranno ad aggiungere organicamente durante la storia ma andremo a “creare” noi stessi. Questa si rende una necessità nel momento in cui, tra una missione e l’altra, andremo a ruotare i componenti del team in virtù delle necessità dell’avventura stessa ma soprattutto dei tempi di “recupero” della salute dei personaggi, che possono anche subire permadeath ed essere persi per sempre.
La difficoltà, rispetto al precedente titolo, è di fatto più alta, ulteriormente innalzata da menù, sottomenù e schemi più complessi, nel bene e nel male.
Gemelli diversi

Saviors of Sapphire Wings e Stranger of Sword City Revisited provengono palesemente dagli stessi realizzatori (nello specifico, lo Studio Developer Experience): l’impianto tecnico, artistico e di gameplay sono fondamentalmente gli stessi, con le dovute differenze. A livello artistico, Saviors ricorda anime fantasy più mainstream, quando lo stile di Stranger è un po’ più maturo e ricercato: si fa fatica a non notare, ad ogni modo, un riutilizzo a volte spudorato degli stessi asset, nonostante le ambientazioni diverse. Sono cose che fanno tanti Studi, intendiamoci, ma un conto è riutilizzare gli stessi concept di monster design per poi proporli in maniera ogni volta diversa (come fanno Square Enix e Atlus, ad esempio) un’altra è vedere gli stessi identici sprite o design. Il dover andare al risparmio si nota anche, e forse più, nell’apparato audio, ma questo non vuol dire che sia di serie B: è semplicemente più banale, meno ricercato, di altri titoli sul mercato che possono permettersi di spendere, ma il risultato è comunque gradevole e funzionale.
Si tratta di altri budget rispetto a un Persona o uno Shin Megami Tensei, chiaramente, ma altrettanto chiaro è che siamo più dalle parti di ottimi titoli indie che a dei Tripla A e come tali vanno valutati, dato che certi espedienti risultino necessari per fare economia. C’è una generale penuria di animazioni, effetti e musiche sono belli e d’atmosfera ma non particolarmente distintivi e il tutto è molto derivativo, per quanto ben orchestrato. Del resto, ad ogni modo, non ci sentiamo di penalizzare i titoli né singolarmente né in coppia, poiché come bundle è molto onesto e i giochi, rispetto alle loro precedenti incarnazioni, ne escono abbelliti e al massimo delle loro possibilità.
Il bundle Saviors of Sapphire Wings + Stranger of Sword City Revisited è sicuramente un prodotto meritevole d’attenzione: i fan del genere non dovrebbero farselo scappare, mentre i neofiti e i curiosi potrebbero avere il loro battesimo del fuoco con un dittico capace di stuzzicare le loro corde e offrire numerose ore di gioco complesso e stratificato, per quanto molto old school. Saviors, tra i due, è quello più abbordabile inizialmente e con un impianto storiografico più avvincente; Stranger è invece un titolo più ricco e maturo, ma che richiede indefessa dedizione. I valori produttivi non sono altissimi, forse, ma è innegabile che gli specialisti di Developer Experience sono riusciti a fare tanto con poco, dando vita a due titoli comunque degni di essere scoperti ed esplorati a dovere, a patto di avere la devozione necessaria a calarsi in un sistema di gioco d’altri tempi.