Final Fantasy XIV Online Provato: una nuova linfa vitale su PlayStation 5

Final Fantasy XIV Online

Personalmente, non sono un grandissimo amante degli MMORPG. Sono produzioni di mastodontiche dimensioni, le quali si aggiornano in maniera incessante con nuovi contenuti che divorano centinaia ore di gioco. Correre dietro a titoli come World of Warcraft, Black Desert Online o addirittura Final Fantasy XIV Online richiede un ammontare di tempo che non ho mai avuto intenzione di dedicare, tuttavia il desiderio di fiondarsi in un’avventura simile vi è sempre stato, ma la determinazione non è mai stata sufficiente per rispettare questa personale volontà. Sono sempre stato attratto in qualche modo dall’ultimo MMORPG di Square Enix, soprattutto da tutto ciò che è derivato dalla rinascita con la versione 2.0: con Naoki Yoshida (detto anche YoshiP) alla guida, il titolo si è risollevato dalle ceneri divenendo uno dei migliori esponenti del genere attualmente in circolazione.

Final Fantasy XIV Online ad oggi rappresenta uno dei marchi più importanti della casa nipponica, ribaltando non solo il giudizio della critica (che giudicò duramente la versione 1.0), ma risanando anche gran parte dei problemi economici scaturiti dall’iniziale fallimento. Dal debutto con A Realm Reborn su Ps3 ed una costante evoluzione su PS4, il titolo è disponibile anche su PlayStation 5 in versione beta, permettendo agli utenti di provare alcune delle novità della versione next-gen. Approfittando dell’occasione, il sottoscritto come tanti, si è buttato nel mondo di Eorzea per la prima volta, iniziando così la sua nuova vita da avventuriero con l’opportunità di scrivere la propria storia. Prima di raccontarvi com’è andato l’inizio della mia avventura in Final Fantasy XIV Online su PlayStation 5, non posso che invitarvi a leggere la nostra recensione di A Realm Reborn, così da poter immergervi maggiormente in questo nostro provato.

Final Fantasy XIV: Shadowbringers

Final Fantasy XIV Online: la mia prima volta con l’MMORPG di Square Enix

Una volta creato il mio alter ego scegliendo la classe Gladiatore (da sempre fedele alla via della spada) vengo catapultato in un filmato introduttivo, che narra la caduta e la resurrezione di Eorzea, e spedito successivamente nella città di Ul’dah accolto da un tutorial minuzioso che spiega le basi di Final Fantasy XIV Online. Data la mia prima volta in un MMORPG, non posso che rimanere spaesato dalla massiccia presenza dell’interfaccia utente:  testi che occupano maggior parte dello schermo, simboli addirittura incomprensibili, una chat piena di comunicazioni ed una sfilza di quest lunga quanto una lista della spesa nel periodo delle festività natalizie. Insomma, il mio primo approccio è stato alquanto traumatico poiché ogni tasto premuto sul DualSense avviava un’interazione con ogni porzione dello schermo, confondendomi sempre di più nelle primissime ore dell’avventura. Con una dose extra di pazienza decido dunque di completare alcune missioni che ho trovato in città, un tripudio di fetch quest che mi hanno stizzito per un po’, al netto delle diverse ricompense che ottenevo ad ogni consegna. La prima cosa che ho notato è la facilità con cui si effettua un level up: in quel momento ritenevo che il titolo peccava di ingordigia, soprattutto a causa della grande quantità di punti esperienza che si potevano guadagnare anche solo consegnando degli stracci ad un povero viandante. Così seguendo lo scenario principale, entro a far parte – nel giro di poche ore – della gilda appartenente alla mia classe ed ecco che, dopo un vagabondare entro le mura di Ul’Dah, iniziavano ad arrivare le prime missioni fuori città. Ed ecco che mi accorgevo quanto solo una minuscola parte dell’opera di Naoki Yoshida fosse immensa. Passano altre ore, altri level up, giro tra una duna desertica all’altra e visito nuovi insediamenti, città e ancora sento di essere allo 0,000001% dei contenuti che mi spettano da qui in avanti.

Da quando ho avviato Final Fantasy XIV Online sento di star vivendo un tipo d’esperienza che mi manca dai titoli di coda di Dragon Quest XI: quella dell’avventuriero, che prende la sua sacca in cuoio e parte verso l’ignoto, guidato dal vento e dal desiderio della scoperta. Nonostante abbia soltanto scrostato la superficie della mastodontica storia che si è costruita negli anni attraverso espansioni come Shadowbringers e Stormblood, non riesco a trascurare quella magia del cristallo che mi chiama per l’avventura, conscio del fatto che in futuro non potrò dedicargli il tempo necessario per godermi a pieno l’esperienza. Il tempo è infingardo persino con titoli molto meno longevi, figuriamoci con un videogioco che si sfama del tuo tempo libero. Tuttavia, ogni quest è come una patatina, una tira l’altra e in poco tempo mi ritrovo con una grande quantità di missioni compiute, ma un’infinità da attivare e portare a termine. Così decido di seguire lo spirito dell’avventuriero, ogni area visitata celava al suo interno personaggi, storie, tutte quante a portata di mano, tant’è che mi sono ritrovato ad affrontare per puro caso una boss fight. Sì, dopo aver imparato a stento ad utilizzare l’interfaccia utente, sono riuscito persino ad imparare l’arte della spada, affrontando una miriade di temibili creature.

Final Fantasy XIV Online

La via della spada in Final Fantasy XIV Online

Durante questa mia esperienza col celebre MMORPG di Square Enix, non ho mai sentito il bisogno di acquistare armi ed equipaggiamenti, poiché già le sole missioni mi ricompensavano a dovere con tali strumenti. Spade e pezzi d’armatura, tutto arrivava tra una quest compiuta all’altra, tuttavia i mercanti abbondano persino al di fuori delle mura della città. Il mio obiettivo però è accrescere la mia forza, e alcune quest capitano veramente a fagiolo: mi incammino verso l’area designata e trovo quelle che definirei delle formiche giganti indicate da uno strano simbolo che pende sulla loro testa, apprendendo così le prime nozioni del sistema di combattimento del gioco. Abituato a schiacciare tasti in maniera sostenuta pur di abbattere l’avversario, comprendo subito che il mio approccio era sconsiderato, a tal punto che il mio continuar pigiare mi conduceva sempre al medesimo risultato: una figuraccia. Pensando dunque di ritrovarmi con un combat system simile ai blasonati Action-RPG, mi rendo conto che l’offensiva era guidata dall’attivazione di abilità combattive ben visibili, alcune servivano per attaccare, altre invece attivavano dei bonus difensivi proteggendomi dai mostri. Apprendo così che la mia azione in battaglia dipendeva da un cooldown (in gergo, definisce quel lasso di tempo necessario per ripristinare la skill) e questo variava a seconda dell’abilità utilizzata. Noto con piacere che migliorando il mio equipaggiamento riesco ad ottenere risultati migliori in battaglia, seppur gran parte del merito lo devo dare al mio avanzare di livello e miglioramento delle mie qualità. Tuttavia, sul mio cammino ho incontrato degli avversari formidabili che mi hanno costretto ad utilizzare più volte le pozioni, senza le quali non sarei mai riuscito a sopravvivere in questo frangente. Esplorando l’area desertica che costeggia le mura di Ul’Dah, noto che esistono varie specie di mostri, da dei simpaticissimi cactus che salutano con una posa bizzarra, ad insetti giganti che mi hanno fatto ribrezzo; così giro i tacchi e decido di tornarmene in città per godermi un po’ di tempo libero, ed osservo il lento scorrere della vita cittadina tra festeggiamenti, musiche, mercati, tante culture che si mescolano e condividono le proprie usanze e costumi: ogni volta vi metto piede è sempre un piacere. D’altronde le persone sono cordiali e scambiare quattro chiacchiere tra loro è gradevole, addirittura mi sono ritrovato a sgridare quattro energumeni utilizzando quelle che chiamano “emote” mentre infastidivano la gente, o addirittura, ho impaurito degli scansafatiche che bighellonavano nell’orario di lavoro. Girovagando nella città scovo un cristallo intorno a cui vi si radunano molte persone, e scopro che si tratta di un mezzo di trasporto che mi permette di spostarmi da un punto all’altro della mappa senza dover fare una maratona per arrivare a destinazione.

Incredibile che dopo così tante ore di gioco, noto con piacere che vi è ancora tantissimo da fare, ho continuamente l’impressione di non aver fatto nulla ma al tempo stesso di essere avanzato di molto nella mia avventura in Eorzea. Final Fantasy XIV Online è diventato con gli anni uno squisito calderone di cose da fare sia in solitaria che in compagnia, un all you can eat di contenuti per chi al posto dello stomaco ha un pozzo senza fondo, tutto al doveroso compromesso economico che deriva dall’abbonamento ai server del gioco. Sebbene proprio quest’ultimo possa sembrare un ostacolo per molti, tanto vale ricredersi con la prova gratuita dei trenta giorni che, udite udite, vi garantisce l’accesso anche all’espansione Heavensward (QUI per la nostra recensione). Chi è alla ricerca di una nuova avventura online, l’MMORPG di Square Enix può soddisfare quell’ardito desiderio, ed essere anche un buon terreno di prova per coloro – come il sottoscritto – non si è mai avvicinato al genere per svariati motivi. L’unico fattore negativo ad oggi considerabile da un utente novizio è l’interfaccia utente, a cui personalmente faccio ancora fatica ad abituarmi, ma con ulteriore pratica sono sicuro di riuscire quanto meno a gestirla. Ma la mia avventura non è di certo finita qui: parliamo dell’esperienza su PlayStation 5.

Final Fantasy XIV Online

La potenza dell’MMORPG su PlayStation 5!

Come sottolineato in apertura, Final Fantasy XIV Online non ebbe un buon inizio: la versione 1.0 venne realizzata con il Crystal Tool, un vecchio engine di Square Enix da cui sono nati titoli come Final Fantasy XIII, e gestire un progetto così grande per un motore oggettivamente obsoleto era un’impresa ardua. Il lancio dunque fu un completo disastro e in un solo anno, Square Enix e nello specifico il team di Yoshida, realizzò un nuovo engine completamente da zero e riuscì a svilupparci sopra la versione 2.0, ossia A Realm Reborn. Nacque così il Luminous Engine, oggi colonna portante dell’azienda nipponica su cui ha costruito un nuovo team di sviluppo (Luminous Production) e realizzato alcuni dei titoli di punta dell’azienda, evolvendo tale motore grafico con le più moderne tecnologie che attendono solo di essere scoperte nei videogiochi. Nato su PlayStation 3, evoluto in PlayStation 4, il gioco raggiungerà il suo apice su PlayStation 5 con la prossima espansione intitolata Endwalker. Sulla console next-gen di casa Sony il titolo sente il peso degli anni, nonostante delle texture a mio avviso più definite e dettagliate: visivamente il titolo guadagna diversi punti, merito soprattutto di una maggiore pulizia dell’immagine e del lavoro di rifinitura svolto sull’interfaccia utente. Proprio per questo aspetto, il team ha specificato di aver utilizzato un’IA per migliorare la risoluzione delle icone, e di aver ripulito quelle eventuali sbavature che si verificavano su alcune di esse. Tuttavia, il titolo opta per tre impostazioni grafiche: 4K (2160p), WQHD (1440p) e FullHD (1080p). Nella massima risoluzione disponibile, il titolo girerà intorno ai 40 fotogrammi per secondo, mentre in quelle successive, il frame rate aumenta fino a toccare i sessanta, apportando così una maggiore fluidità di gioco.

Il titolo beneficia inoltre di caricamenti migliorati grazie alla potenza dell’SSD di PlayStation 5, spostarsi da un punto all’altro del vasto mondo di Eorzea è a dir poco istantaneo. Per sfruttare maggiormente le novità di PlayStation 5, il titolo supporta anche l’audio 3D e per un maggiore coinvolgimento, il team è riuscito ad implementare – in tempo – anche alcune funzionalità del feedback aptico del DualSense. Infatti con mano abbiamo sentito come tale feedback si comporti sulla superficie che calpestiamo: per esempio l’intensità della vibrazione cambia qualora calpestiamo una superficie legnosa o sabbiosa, mentre il coinvolgimento della tecnologia è stata ridotta in battaglia. Al momento, trattandosi di una beta aperta, vi sono diversi margini di miglioramento nonostante un risultato iniziale alquanto soddisfacente, e il team promette ulteriori aggiornamenti per migliorare l’esperienza di gioco su next-gen.

PIATTAFORME: PlayStation 5
SVILUPPATORE: Square Enix Business Division 5
PUBLISHER: Square Enix
DATA D’USCITA: 2021

Dopo aver provato a lungo l’open beta di Final Fantasy XIV Online, mi sono accorto che potrei persino nutrire una certa passione anche per il genere MMORPG, da cui mi sono tenuto lontano sino ad oggi. La versione PlayStation 5, che ne migliora la qualità visiva e tecnica, può rappresentare l’occasione giusta per approcciarsi al mastodontico progetto di casa Square Enix, soprattutto con la prova gratuita di trenta giorni che permette persino di avventurarsi fino all’espansione Heavensward con un level-cap fissato al livello 60. Il sottoscritto come tanti è sempre stato restio nel provare un’esperienza che richiede un quantitativo spropositato di ore per essere vissuta al meglio. Tuttavia, considerando la possibilità di importare i progressi maturati nel periodo di prova nel gioco completo, l’edizione PlayStation 5 (upgradabile gratuitamente per i possessori della versione PlayStation 4) sarà per molti l’occasione perfetta per iniziare la nuova avventura in quel di Eorzea, per lasciarsi catturare da quello spirito ingenuo che manca da un po’ di tempo a questa parte.

Matteo è un grande appassionato di videogiochi, manga ed anime. Come videogiocatore nasce sul Nintendo 64, Il suo primo videogioco? Super Mario 64. Col passare del tempo si è unito alla famiglia delle console di casa Sony e adora in particolare i videogiochi di produzione giapponese, ma grazie anche al suo spirito di cacciatore di trofei, prova interesse in ogni sfaccettatura del videogioco.