Pochi giorni fa è uscito Outbreak Endless Nightmares, ultimo capitolo della serie horror del piccolo team indie (un one-man studio) Dead Drop Studio. Dalla nascita, in questi anni la produzione è stata cospicua. Nato nel 2017 con Outbreak, titolo con visuale in 2D dall’alto, alla “Hotline Miami” per semplificare, la serie ha cambiato pelle nel 2018, con il passaggio alla terza dimensione più consona ai titoli horror, più simile a quello da cui trae una forte ispirazione. Nello stesso anno uscì The Nightmares Chronicles, poi nel 2019 Lost Hope, nel 2020 Epidemic, fino ad arrivare al 19 maggio di questo 2021, con il gioco che andremo a recensire. Come si può capire dal titolo, la forte ispirazione arriva da Resident Evil, quello delle origini, non quello del cambio alla prima persona tra il sette e Village. La novità di questo Endless Nightmare sta nella scelta dello sviluppatore di portare l’elemento rogue-like all’interno di un universo horror. Di base l’idea stuzzica e intriga, anche se purtroppo dovremo fare i conti con diversi problemi che inficiano non poco l’esperienza. Andiamo quindi avanti e vediamo più nel dettaglio cosa ne pensiamo del gioco, testato su PlayStation 4.
Outbreak The Endless Nightmares: un rogue-like tra gli zombie
Questo episodio si svolge immediatamente dopo gli eventi di The Nightmare Chronicles, precisamente all’Arzt Memorial Hospital, che fa da base per le missioni di gioco. Ritroviamo quindi Lydia e il gruppo di superstiti scappati alle orde precedenti. Stavolta però è come se i personaggi fossero intrappolati all’interno di una scuola adibita ad ospedale per l’epidemia, in una sorta di allucinazione da cui devono fuggire, che fa da pretesto al nuovo approccio di gameplay di questo nuovo episodio. Il gruppo deve scoprire cosa sono queste anomalie e come uscirne. La storia è raccontata con dei testi scritti, a volte come intermezzo, a volte tramite dei collezionabili sparsi nei livelli; non ci sono scene filmate. Il peccato però è che non c’è una traduzione in italiano e, per quanto magari possa risultare non difficile da tradurre, l’operazione potrebbe rivelarsi onerosa, piuttosto pesante e tediosa.
Ma dicevamo della storia come pretesto del gameplay. Come accennato nell’introduzione, questo nuovo capitolo porta meccaniche da titolo rogue-like all’interno di un survival horror. Le premesse sono più che buone: all’interno di questa scuola/ospedale potrete muovervi liberamente, raccogliere oggetti, parlare con dei fantasmi che vi faranno da guida (anche se all’inizio l’approccio non sarà totalmente user-friendly e potreste trovarvi spaesati) e recarvi in punti specifici per far partire l’anomalia. Potrà essere un pianoforte, una statua o quant’altro, e interagendo con essa partirà un ricordo, sempre scritto, della protagonista. Dopodiché verrete catapultati all’interno di veri e propri dungeon generati in modo semi-precedurale, divisi in diversi livelli. Il vostro compito sarà quello di trovare delle monete, arrivare quantomeno al settimo “quadro” senza morire, per poi tornare alla base con le suddette monete nel proprio inventario. Queste monete serviranno a sbloccare altre zone della scuola/ospedale altrimenti inaccessibile e andare avanti nel gioco. E detta così l’idea non è affatto male. Il problema è come il tutto si traduce in gioco.
Premessa: si tratta comunque di un titolo fatto da una singola persona, e l’impegno per sviluppare un gioco in solitaria va preso in considerazione, però inevitabilmente su alcune problematiche non si può sorvolare.
Buona idea, ma con diversi problemi
A prima vista, il gioco non brilla per un comparto tecnico d’eccellenza, e nei commenti dei trailer su YouTube si possono leggere frasi standard del tipo “grafica da PS3”; questo di per sé non sarebbe neanche un problema decisivo, a parte per chi è esteta del bel poligono a tutti i costi. I veri problemi arrivano da una combinazione tra comandi e gestione della telecamera, tutto fuorché comodi e che vanno a pesare negativamente sull’esperienza di gioco. Proprio per la questione relativa alla camera, è uscito recentemente un fix dato dai feedback della community, che però non abbiamo potuto testare. Come detto in precedenza, il titolo si ispira ai primi Resident Evil, solo che riproporre oggi i comandi di un periodo pre-2000 risulta molto scomodo. Correre con il quadrato, aprire il menù con il cerchio: ci vorrà parecchio tempo e molta pazienza prima di automatizzare il tutto. E la telecamera non fa che peggiorare la situazione. Ne avrete tre disponibili: una fissa, che ricorda proprio il titolo Capcom, una ad altezza spalla, e una in prima persona.
La visuale fissa non sarebbe neanche male, se non fosse che non si abbina affatto bene alla disposizione dei livelli generati casualmente. Tra trappole (soprattutto quelle a terra) e zombie dietro l’angolo non avrete mai la situazione sotto controllo, e spesso sarete obbligati ad usare le altre due telecamere, che però sono estremamente scomode. Infatti in questo caso il movimento del personaggio e quello della visuale stessa verrà fatto solo con una levetta, e potete quindi capire quante difficoltà avrete quando vi troverete, ad esempio, un non-morto strisciante a terra. Più volte vi capiterà di morire senza neanche aver capito per quale motivo, anche perché, di base, il gioco è difficile. Questo nuovo capitolo infatti è pensato per far progredire il personaggio, con esperienza e abilità. E il morire per migliorare è una tecnica molto usata in giochi del genere: da una parte il voler ritentare stimola, dall’altra però il morire e perdere monete, sapendo di aver perso tempo perché una trappola a gas non era visibile per via della visuale, risulta molto, ma molto frustrante.
Menù e oggetti vi ricorderanno qualcosa di già visto
Ma dicevamo dei personaggi. Come nei capitoli precedenti, oltre alla protagonista Lydia avrete la possibilità di utilizzare anche gli altri sopravvissuti. Sono 6 in tutto, e svariano dalla fashion idol Ivy al soldato Hank. Ognuno avrà le proprie statistiche e le proprie abilità, che si sbloccheranno andando avanti nel gioco. In ogni momento della partita potrete decidere di cambiare il personaggio, e questo non può che aumentare la longevità del titolo. Per quanto riguarda l’inventario, avrete degli slot limitati per gli oggetti da portarvi in missione, proprio come in Resident Evil, e proprio come il titolo Capcom vi curerete con erbe verdi (da mischiare con le rosse per farne di più potenti), oppure avrete un tool per trasformare la polvere da sparo in proiettili. Somiglianze che sì, potrebbero sfiorare il plagio. Da buon rogue-like però, le armi che troverete avranno una durabilità, e dopo un tot di utilizzi si romperanno e potrete o aggiustarle o trasformarle in un oggetto specifico che servirà ad aumentare la durabilità di altre armi. L’arsenale è vario e va da armi da fuoco a quelle corpo a corpo, con livelli di rarità differenti. Facile capirlo: più l’oggetto è raro, più è forte. In alcuni punti ci saranno poi dei negozi per comprare armi e proiettili, acquistabili tramite le Essenze, valuta che guadagnerete facendo fuori gli zombie. Questo sistema di progressione delle armi e dei personaggi ci è sembrato funzionare bene.
Come già detto prima, a livello visivo il gioco risulta essere dietro di qualche generazione, e potrete incappare in qualche bug dato dalla camminata del personaggio (nulla di gravissimo però). A livello audio, la scelta di puntare più che altro sui rumori ambientali funziona: ad esempio il verso degli zombie vi farà capire se sono nelle vicinanze. Gli spari sembrano presi pari pari da Resident Evil, ma in generale si crea un mood vecchio stile anche gradevole, con la Sonata al chiaro di Luna di Beethoven che aleggia nei corridoi della scuola a portare un punticino in più.
Outbreak Endless Nightmares è un gioco che nasce da una buona idea, ma che non si sviluppa in modo del tutto gradevole. Parliamo di una serie di giochi fatta da una sola persona e questo va preso in considerazione, ma non si può non sottolineare dei gravi problemi tecnici che affliggono il gioco. Più che il comparto grafico arretrato pesano i problemi legati al movimento e alla camera. Potreste perdere la pazienza in breve tempo, a meno che non riusciate a scavalcare tutto ed immergervi nel mondo tormentato e difficile creato da Dead Drop Studio.