Negli ultimi due anni Baldo The Guardian Owls ha fatto molto parlare di sé. Lo ha fatto con due fattori: un annuncio avvenuto durante un Nintendo Direct, che ha permesso al nuovo gioco di NAPS Team di ricevere una copertura mediatica mai vista prima e con uno stile grafico che ricordava da vicino l’animazione giapponese, soprattutto quella made in Studio Ghibli, autori di lungometraggi riconosciuti a livello globale da pubblico e critica come capolavori del cinema. Questi due fattori, uniti ad un gioco che si presentava come uno Zelda-like ma sviluppato interamente in Italia hanno messo in moto una macchina dell’hype, che è partita ufficialmente il 27 di agosto, quando (in barba ai suoi evidenti problemi intrinseci) Baldo è stato pubblicato su PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch, Apple Arcade e PC. Da qui in avanti però la realtà è sotto gli occhi di tutti e più che lo Zelda Italiano, l’opera di NAPS Team (in passato autori di grandi videogiochi come Shadow Fighter e Gekido) si è dimostrata un’opera piuttosto controversa sotto tanti aspetti.
Lo premettiamo subito: finire Baldo, nelle condizioni attuale, è stato più che difficile. Non siamo riusciti ad arrivare alla fine delle 40 o 50 ore dichiarare dal team di sviluppo, soprattutto perché il gioco non ci ha permesso, per evidenti difetti, di proseguire spediti verso le parti finali dell’avventura. E fidatevi, purtroppo i difetti sono tanti. Perché se siete avidi amanti del mondo dei videogiochi, anche per quanto concerne l’informazione, vi sarà capitato negli ultimi giorni di aver letto qualche commento sul titolo. Il problema però è che Baldo The Guardian Owls non è un gioco brutto e neanche rotto, necessitava solo di un po’ più di cura!
Baldo The Guardian Owls: il bambino dal cuore puro
Baldo The Guardian Owls ci mette nei panni di un omonimo protagonista, che su incitamento di suo nonno si dirige alla ricerca di un Galeone che l’anziano uomo ha provato a cercare in tutti i modi durante la sua vita. Il bambino però non è un essere umano comune, anzi: è il prescelto, colui che ha il cuore purissimo, come indicato dalla Profezia. Il mondo fatato e brillante è in realtà un mondo oscuro, dove aleggiano diversi presagi sinistri. Qui comincia il primo problema: la storia è in realtà presentata tramite wall of text lunghissimi e NAPS Team non dà un corretto ritmo al tutto. Il giocatore, infatti, riceve una mole di informazioni che deve memorizzare in brevissimo tempo. Non c’è dunque una sorta di escalation, come avviene invece in quasi tutti i videogiochi moderni, anzi, la prima ora è tutta dedicata ad un dungeon completamente insidioso. Mancano le introduzioni dei protagonisti, dei personaggi che popolano il mondo e che sono, di fatto, la famiglia di Baldo. Nel giro di cinque minuti conosciamo Luna, la nostra amica del cuore e il Nonno, per poi arrivare al compimento della profezia dopo aver risolto un mini dungeon e partire subito alla volta del Galeone perduto.
Questa scelta di game design è probabilmente dettata dal fatto che Baldo The Guardian Owls è “purtroppo” un gioco enorme, coraggioso e ambizioso. Non ci troviamo davanti ad un indie nel senso stretto del termine. Le premesse sono davvero importanti: Zelda-like, open world, action-RPG, con un comparto grafico di tutto rispetto e sviluppato solamente da due/tre sviluppatori. Con tante cose da dire, è perfettamente legittimo che si decida per un ritmo veloce. La scelta però è sbagliata o meglio è realizzata male perché spesso ci si ritrova a chiedersi cosa sia successo, il perché non ci siano determinati pezzi di storia o di aneddoti importanti per il proseguo del gioco. Con ogni probabilità questi dettagli sono stati lasciati per strada dal team per poter pubblicare l’IP quanto prima e non allungare ancora di più i tempi di produzione.
Acerbo è la parola giusta
Baldo The Guardian Owls è un gioco difficile da valutare. La base su cui poggia è in realtà ottima. Open-world, Zelda-like, tante cose da fare e tante quest. Il mondo aperto è in realtà spoglio e privo di qualsiasi tipo di attività divertente. E se ci sono, come ad esempio un’infausta corsa nella città di Rodia, sono realizzate non alla perfezione e prive di elementari regole di game design, già viste in giochi antecedenti. Le quest sono tantissime, ma sono descritte male e con obiettivi superficiali, lasciate un po’ al caso. Nella nostra run, ad esempio, siamo dovuti tornare indietro al punto iniziale perché non abbiamo recuperato una pala, che diventa fondamentale ore dopo. Dimenticanza nostra e poco spirito di osservazione? Sicuramente sì, con la piccola premessa però che non ci è mai capitato di dover tornare indietro perché il gioco non ci guidi nel recupero degli oggetti fondamentali. Un po’ più di cura in questi particolari sarebbe stata cosa gradita!
La parte grafica è però è più che gradevole, le animazioni sono comunque realizzate abbastanza bene (con qualche piccola eccezione) e il mondo brilla di una magia indescrivibile. Sembra davvero una fiaba e la voglia di scoprire qualcosa di più ovviamente spinge il giocatore a continuare ad esplorare. Fino a quando poi non scopriamo che le interazioni sono minime, che non si possono saltare i dialoghi anche se li abbiamo già ascoltati e che le cut-scene durano in tutto pochi secondi e che sembrano spezzare quel senso di magia faticosamente instaurato.
L’input lag durante i combattimenti è poi un altro problema. Il range di attacco non è ben definito e questo comporta dover imparare a combattere in un’altra maniera. E non è una giustificazione per la difficoltà: un gioco può essere complesso, certo, ma deve essere accessibile al giocatore. Il filone dei Souls insegna molto bene questa cosa: i giochi sono difficili, complessi e richiedono tanta abilità ma sono progettati per essere così. Il giocatore apprende mentre si muove all’interno di uno scenario ben progettato. Qui, invece, il discorso è l’opposto: lo scenario e l’intero design sono progettati in maniera superficiale e troppo macchinosi, tanto da renderlo un gioco troppo difficile.
Baldo The Guardian Wols: si poteva fare di più!
Quando parliamo di Baldo The Guardian Owls, dobbiamo portare alla luce i tanti bug presenti. Ogni gioco, anche tripla A e con milioni e milioni di dollari a disposizioni di sviluppo rischia di uscire rotto, con tantissimi problemi ed errori. L’elefante nella stanza, in questo caso, sono gli errori di design. Ed è anche difficile capire cosa sia andato storto nel corso dello sviluppo, considerando che al timone ci sono veterani dell’industria, che hanno saputo anche intercettare i trend del mercato e reinventandosi nelle vesti di sviluppatori B2B per la creazione di prodotti destinati alle aziende e ai consumatori delle stesse. Non serve neanche aspettare più di tanto prima di potersi imbattere in queste scelte errate che hanno impedito di esaltare quello che poteva essere per davvero il progetto più ambizioso della loro carriera: basta imbattersi nel Galeone citato dal nonno di Baldo.
Il primo dungeon è la sintesi perfetta del 50% del gioco. Un dungeon che in un qualsiasi altro gioco appartenente al filone si potrebbe concludere nel giro di qualche minuto, rischia di portare via una o più ore. Questo a causa di prospettiva e telecamera della visuale piazzata scorrettamente, di un sistema di combattimento macchinoso, che ci chiede di prendere un oggetto e lanciarlo sul nemico, rischiando di farci colpire. Di un sistema di gestione delle morti che non è assolutamente coerente nel 2021, con un Game Over che arriva per i più disparati motivi: un buco nel suolo che non si vede, un nemico nascosto dall’inquadratura, un passo calcolato male, una collisione errata. E tutto si risolve con un respawn nella stessa stanza, azzerando dunque qualsiasi sistema di punizione inventato negli ultimi vent’anni. C’è un problema, piuttosto grande, di luminosità globale: non è un gioco difficile perché è progettato per essere difficile, no, Baldo The Guardian Owls spesso nasconde porte, passaggi e lo fa, oltre che con la luminosità, anche con un level design decisamente piatto. Questo è davvero difficile da scrivere, dato che come abbiamo detto più volte in questa recensione, le basi per avere tra le mani un ottimo gioco c’erano tutte: per fortuna che tutti questi problemi vengono bilanciati da una trama davvero convincente e ambientazioni che esaltano il potenziale dell’IP.
Dedichiamo anche spazio alla componente puzzle! Un gioco del genere infatti basa tutta la sua esistenza su enigmi e misteri, che andrebbero risolti per poter proseguire. Il problema è che sono progettati “alla meno peggio”. Spesso il giocatore non riesce a capire cosa deve fare e non si riesce ad arrivare alla soluzione più logica. Si procede per tentativi, completamente a caso, come ad esempio scatole sistemate senza nessun tipo di senso in mezzo a tantissime pietre. È quasi frustrante in realtà, perché ad un certo punto non si riesce a capire neanche quali forzieri siano necessari per poter sbloccare chiavi che aprono altre porte o quale sia il percorso esatto da prendere. Risultato? Un dungeon rischia di durare tantissimo, invece di quanto previsto. Il risultato finale è che il gioco obbliga spesse volte il giocatore ad uscire e rientrare nella stanza per resettare il tutto e ricominciare da capo.
Ci voleva più tempo!
Restando consci di quanto lo sviluppo di un gioco sia complesso, soprattutto se si mira a raggiungere un livello qualitativo pari o superiore a franchise ben più grandi e ben più riconosciuti, si deve prendere atto della realtà. I bug si possono correggere ed è dunque possibile avere in un prossimo futuro animazioni leggermente più precise, collisioni migliori, magari anche l’input lag nel combattimento potrà essere aggiustato. Peccato però che l’intero gioco non si possa sistemare, perché è figlio di un game design progettato con lo scopo di pubblicare il gioco quanto prima.
Ci sono poi altri problemi che descrivono Baldo The Guardians Owls come un gioco non rifinito. La selezione della lingua, ad esempio, non resta salvata, segno di un probabile errore nel deploy di Unity. Le schermate di dialogo, le schermate di Game Over e più in generale tutto il look del gioco risponde proprio all’engine: non esistono, infatti, grafiche personalizzate, ma sono quelle di default del motore scelto per realizzare il tutto. E qui si capisce sempre di più quanto Baldo necessitasse di più tempo prima di essere pubblicato. A nostro modesto parere, prendersi almeno qualche altro mese avrebbe potuto dare maggior giovamento alla produzione finale, permettendo allo studio di offrire un gioco con qualche bug in meno e un po’ di pulizia in più. Ovviamente, qualche patch correttiva futura sarà ben gradita!
Piattaforme: PC, PS4, Xbox One, Nintendo Switch, Apple Arcade
Sviluppatore: NAPS Team
Publisher: NAPS Team
Dunque, prendiamo ciò che più di buono riusciamo ad esaltare all’interno di Baldo The Guardian Owls. Il team ha avuto l’ambizione di proporre un gioco italiano quanto più vicino possibile a Breath of the Wild e titoli simili. Il risultato finale è un gioco a metà, che si fa apprezzare lato storia e design e molto meno nel GAME design. Davvero un peccato! Noi però apprezziamo lo sforzo fatto dal team e non ci sentiamo di punire l’ambizione, perché qualcosa di buono in questo Baldo comunque c’è, e si vede! Per quanto riguarda la perfezione, magari se ne parlerà, almeno si spera, al prossimo capitolo.