Era il 25 ottobre 1996, quando Core Design ed Eidos mettevano la firma su un videogioco che prendeva largamente spunto da un famoso archeologo dell’epoca, Indiana Jones, ma “in gonnella”. È il 5 aprile 2022, quando alla presentazione dei futuri titoli sviluppabili con la nuovissima tecnologia Unreal Engine 5 spunta anche un nuovo capitolo di una delle eroine più famose della produzione videoludica, dal 2006 passato sotto l’egida di Crystal Dynamics, parte di Square Enix. Sono questi i due poli opposti della storia di Tomb Raider che abbracciano ormai oltre venticinque anni e almeno due o tre generazioni di giocatori che si sono approcciati alle avventure del personaggio di Lara Croft. Prima una donna matura e quasi di titanio, poi una ragazza debole e impaurita, alle prime armi, in tutti i sensi: due versioni quasi opposte, ma uguali, della stessa protagonista di un franchise che ha attraversato finora tre decenni, due case di produzione e oltre dieci titoli, tra la serie principale e il suo reboot. Dunque è il momento di tirare le somme di quanto fatto finora e a quale stato dell’arte siamo giunti per capire, o quantomeno immaginare e fare qualche previsione speculativa, sul futuro ancora incerto della saga, almeno da un punto di vista narrativo. Tutto quello che si sa riguarda invece la tecnologia: “spingere i limiti della fedeltà” e offrire l’esperienza di azione e avventura “a livelli cinematografici di alta qualità” sono i termini che più sono stati utilizzati per parlare della resa grafica del prossimo capitolo del franchise di Tomb Raider. Approfittiamone allora per capire se, secondo noi, questo progresso tecnologico che sfiora i limiti delle capacità attualmente possibili sarà accompagnato anche da novità a livello di concept design, di storytelling e di gameplay, per rivelare ai nostri occhi qualcosa di diverso e di effettivamente appetitoso. Ma per capire a che punto stiamo per arrivare, dobbiamo prima ricapitolare da che punto siamo partiti.
Le origini di Tomb Raider… fino al reboot
Un personaggio che, almeno stando al primo filone narrativo, nasce nel 1968 e si imbarca nella sua prima avventura nel 1996, all’età di ventotto anni. Questo era quello proposto da Eidos con la prima Lara Croft, che arrivava su una novella PlayStation 1 e si poneva come una donna adulta, fredda, sicura di sé e delle sue capacità, in grado di sopravvivere alle più atroci asperità della vita, oltre che essere l’unica sopravvissuta a un incidente aereo avvenuto sull’Himalaya e ben diversa dalla ragazzina che abbiamo conosciuto solo più avanti, nel reebot di parecchi anni più avanti. Una novità nel panorama videoludico, considerando che erano davvero poche le donne protagoniste di un videogioco, ancora meno se rappresentate nei panni di qualcuno in grado di usare armi, forza fisica, logica, intelligenza. Tutte caratteristiche non comuni e distanti dalla classica, controversa e ampiamente discussa figura della “damsel in distress”, la damigella in pericolo da salvare, come può essere una Principessa Peach e Mario. Nonostante Lara fosse l’esatto opposto, non fu comunque risparmiata dalle critiche, essendo stata rappresentata in maniera sessualizzata senza alcun dubbio, a dispetto di quanto aveva proposto inizialmente il suo creatore, Toby Guard. Forme fin troppo sexy e femminili, dapprima presenti su schermo con il famoso “seno piramidale”, tanto erano geometriche e mal abbozzate le grafiche, poi di qualità sempre maggiore, ma comunque fin troppo accentuate. Tutti tratti caratteristici del primo filone narrativo che è durato fino al 2009, tra titoli originali, versioni “Anniversary” e la trilogia Legend, che ci hanno accompagnati, con alti e bassi, al giro di boa dell’eroina che tutti abbiamo conosciuto: Lara Croft viaggia “indietro nel tempo”, torna poco più che maggiorenne e alle prime armi, spogliandosi di ogni certezza e incamminandosi nella trilogia di Crystal Dynamics con i tre titoli Tomb Raider, l’inizio della cosiddetta “Survivor Trilogy“, Rise of the Tomb Raider e Shadow of the Tomb Raider, il titolo più recente prima di quest’ultimo annuncio.
Un ulteriore flashback sul passato
Siamo stati messi di fronte, dal 1996 a oggi, a un continuo sviluppo e innovazioni costanti nel cercare di realizzare un personaggio graficamente diverso, cambiamenti accompagnati in maniera meno frequente da quelli caratteriali in quanto due sole sono state le differenze del personaggio in sé, il passaggio diacronico dall’età adulta a una meno matura, ma di altro non sappiamo. Quanto sappiamo effettivamente di questa eroina, sempre in azione e rappresentata in fenomenali balzi atletici e spettacolari? Sa destreggiarsi con diverse armi, guidare moto, quad e quant’altro, risolvere enigmi relativi alle culture più disparate e, chiaramente, mettersi alla scoperta di tombe nei posti più disparati del mondo. Conosciamo forse un po’ meno approfonditamente il suo background culturale e famigliare, così come quello privato in generale. Dare più spazio alla sua storia, ripercorrere con qualche flashback i suoi primi anni di vita ad esempio potrebbe dare un’idea ancor più a tutto tondo della sua personalità. Anche un ulteriore focus sulla sua residenza britannica non sarebbe male (e perché no, tornare a chiudere nella cella frigorifera il buon maggiordomo, come in Tomb Raider 3, ammettete che anche voi siete stuzzicati da questo possibile ritorno amarcord). Insomma, approfondire il personaggio vero e proprio di Lara con cenni sulla sua identità e sulla sua storia precedente a quella che già conosciamo, non sarebbe una brutta idea, a nostro parere.
Tomb Raider è meglio sola o “mal” accompagnata?
Poi le esplorazioni e le modalità in cui vengono svolte, uno snodo anch’esso cruciale per la saga. Finora, eccezion fatta per qualche caso a sé stante come Tomb Raider e il Tempio di Osiride nelle sue meccaniche simil arcade e dalla camera fissa e isometrica, la sostanza dei vari titoli proposti è diventata sempre più simile l’una all’altra se vogliamo, con poche, nette differenze a separare ciascun capitolo. Riscoprire magari la modalità coop, con un fidato compagno di viaggio o con un parente introdotto per l’occasione non sarebbe male, il tutto unito a un open world possibilmente, per rendere il titolo longevo e dalla ricchezza narrativa potenzialmente infinita e sempre aggiornabile. Guardando poi al personaggio in sé e all’ambientazione, riteniamo plausibile che Lara mantenga l’età di giovane adulta nella quale è stata conosciuta nei recenti lavori di Crystal Dynamics, esplorando questa volta continenti lontani e poco affrontati nella saga, come le terre australiane, il Giappone, o, perché no, il mondo norreno, così ampiamente trattato da produzioni blasonate di altri franchise come Assassin’s Creed con il capitolo Valhalla e il recente DLC Ragnarok, o God Of War. Pensiamo invece che aggiungere un tocco horror alla saga non sia del tutto nelle corde delle sue impostazioni ormai radicate nel tempo, oppure qualcosa di truculento e forte, a meno che non sia giunto il momento di sperimentare un ingrediente nuovo e dalla conseguente ricezione tutta da scoprire (e bagarre pronte ad esplodere). E se invece Lara fosse “il nemico”? Se improvvisamente fosse dall’altra parte della barricata e si presentasse come una minaccia da eliminare? Terreno difficile e rischioso, ma nel campo delle probabilità, tutto è possibile.
Echi del passato e un tocco di “romance”
Un’altra variazione sul tema invece potrebbe essere quella di dare più spazio all’esplorazione vera e propria, magari disponibile a un grado di difficoltà basso, per mettere da parte scontri con armi da fuoco e mettere più alla prova il nostro ingegno con enigmi stuzzicanti e non necessariamente impossibili. Un personaggio poi che sia ancora più veritiero, e non solo per l’incredibile potenza grafica di Unreal Engine 5, ma anche per le sue condizioni psicofisiche, da tenere sotto controllo, quali fame, sete, condizioni di salute e quant’altro, in maniera sensibile. Ormai Lara è da parecchio in giro, è bene trattarla con il dovuto rispetto anche da questo punto di vista. E gli easter egg? Perché no. Incrociare qualche vecchia conoscenza, in maniera coerente con il suo universo narrativo, sarebbe una chicca preziosa e no, non stiamo pensando ai supereroi Marvel, considerando gli ultimi lavori di casa Crystal Dynamics. Questo rasenterebbe il kitsch. Cosa ci vorrebbe infine? Probabilmente un po’ di storia romanzata, un tocco di romanticismo e qualcuno che sappia far battere il cuore di Lara. Magari un amore rimasto finora ignoto, una storia tragica consumatasi in qualche terra lontana e che giustificherebbe l’assenza di questo personaggio in età successiva, qualora si volesse mantenere un filone narrativo cronologicamente coerente tra le due saghe, “pre e post reboot”. O banalmente approfondire la figura di Chase Carter, che sappiamo essere stato un amore di Lara caduto durante una missione in Honduras, e che potrebbe rivelarsi un contenuto aggiuntivo non di poco conto.
Tempo di rinascere
Tutto questo è per porre l’accento su una questione importante al giorno d’oggi: raccontare storie è tanto stuzzicante e arricchente sia per chi le ascolta e ne fa esperienza attivamente, come i videogiocatori, così come per chi le realizza e le narra, come i developer team. Il vero progresso non sta solo nell’uso del mezzo tecnologico che abbiamo per le mani, non importa solo rendere sempre più verosimile esteticamente un prodotto, quanto sentirlo proprio e farsi coinvolgere appieno anche dalla storia che sa raccontarci. Non sappiamo quanti altri titoli di Tomb Raider possano essere prodotti, ma è tempo di scrivere una cosiddetta lettera d’amore a un’eroina, la quale potrebbe essersi stancata di percorrere una strada che, dopotutto, si è presentata finora bene o male come un “more of the same” delle precedenti, già ampiamente battute. E’ tempo di rinnovamento, è tempo di rinascere!