Da tempo si discute di come il mondo cinematografico e videoludico presentino sempre più commistioni, come l’uno cerchi di inserirsi nell’altro vicendevolmente, in maniera più o meno sensata e più o meno riuscita. Parliamo di attori, volti del cinema che compaiono in maniera sempre più realistica nei videogames, così come questi ultimi si appropriano di linguaggi tecnici e di copione propri del cinema. Nel primo caso, abbiamo uno per tutti l’esempio eclatante di Keanu Reeves nel dibattuto e discusso Cyberpunk 2077, dall’altro l’applicazione di tecniche di montaggio nella realizzazione di alcune scene dei videogames, come i piani sequenza di Red Dead Redemption 2 che si mischiano ai migliori film western. Per non parlare infine dei film tratti dalle storie narrate nei videogames: dal recente Uncharted a Resident Evil, passando per gli iconici Tomb Raider e Sonic. Tutto questo per accennare allo stato dell’arte della commistione tra questi due mondi, questi due media comunicativi e creativi che si sono uniti ancora una volta in un prodotto videoludico, o almeno ci hanno provato. Si tratta dell’imminente uscita del titolo di Leonard Menchiari, già partecipe ai lavori di RIOT, e il team polacco Flying Wild Dog, genitori di Shadow Warrior e Devolverland Expo: Trek To Yomi, un videogioco d’azione-avventura che recupera il mondo antico giapponese in uno stile inconfondibile e cinematografico, proprio per via della sua ispirazione ai lavori di Akira Kurosawa, in primis Sette Samurai. Dunque è tempo di raccontarvi in anteprima, e senza spoiler, cosa abbiamo visto per voi nella nostra prova su PS5, prima del lancio ufficiale di questo titolo, previsto per il 5 maggio.
Trek To Yomi: storia di un allievo che cerca di salvare il suo maestro
Trek To Yomi racconta la coinvolgente storia di Hiroki, un giovane apprendista spadaccino, che deve tenere fede a una promessa fatta al suo maestro, in punto di morte: affrontare le forze del male e proteggere il villaggio e i suoi cari da ogni minaccia. Il maestro lascia l’allievo per andare a respingere la minaccia che si sta abbattendo su di loro, ordinando a Hiroki di non seguirlo. Come potete immaginare però, la richiesta non viene accolta e il giovane decide di attraversare il villaggio per aiutare il maestro e tutti gli abitanti, imbarcandoci così direttamente nella prima missione, che funge anche da tutorial, piuttosto completo e che non perde occasione di darci tutti i dettagli relativi a colpi e contraccolpi, difese e modalità di attacco, per quanto ancora basiche a questo punto della storia. Un tutorial iniziale che ci serve sia per comprendere meglio i dettagli relativi all’esplorazione, abbastanza lineare e facile da comprendere, sia al combattimento, a sua volta non troppo complesso. Prendiamo dunque il comando di un samurai solitario e ci imbarchiamo in questo viaggio totalmente in bianco e nero, dove la telecamera non perde mai, o quasi, di vista i movimenti di Hiroki mentre attraversa le ambientazioni classiche di un Giappone che vive ancor oggi in film e, appunto, videogames dedicati al passato di questa potente cultura dedita al combattimento e al rigore. Proprio le tecniche di inquadratura consentono di dare un tocco stilistico a Trek To Yomi per nulla indifferente, rendendolo un elemento che si aggancia a quanto abbiamo detto in precedenza circa l’unione continua tra cinema e videogioco.
Tornando al gameplay in sé di Trek To Yomi, come abbiamo anticipato, cominciamo questo viaggio con la conoscenza di poche, basilari tecniche di combattimento, che andiamo ad affinare sempre più solo proseguendo il cammino. Per non perdere i progressi compiuti nella storia, e approfittare anche di ricaricare le nostre energie, possiamo approfittare di checkpoint per salvataggio e recupero grazie alle visite agli altari. Le energie di cui parliamo sono di due tipologie differenti, che impattano a loro volta in modo diverso in fase di combattimento, dove ci dobbiamo basare rispettivamente su salute ed energia; la prima determina quanti colpi possiamo subire, mentre la seconda stabilisce quanto possiamo attaccare. I combattimenti però non sembrano essere il fulcro principale del gioco, non dobbiamo aspettarci scontri incredibilmente frequenti come in Sekiro o in altri souls. Non è il caso di Trek To Yomi: qui l’esplorazione e la resa stilistica dal gusto davvero cinematografico e ricercato sono il cuore della storia di un gioco che potrebbe sembrare in 2D, ma che fin dai primissimi minuti di gameplay capiamo essere completamente tridimensionale. Nelle fasi esplorative, è possibile muovere Hiroki in ogni direzione, nonostante le inquadrature siano fisse, pur con delle limitazioni del caso che non abbiamo troppo apprezzato.
Non tutte le katane sono affilate a dovere
Per quanto infatti sia davvero gradevole osservare un titolo in bianco e nero e con un movimento della telecamera davvero studiato a tavolino, non vi è ricchezza esplorativa vera e propria, nemmeno lontanamente paragonabile a un open world, obiettivo che questo titolo chiaramente non si pone di raggiungere, ma che non sembra nemmeno voler fare il minimo sforzo di approfondire e rendere un po’ più verosimile l’esperienza, in quanto non è possibile ad esempio parlare con i vari NPC a nostro piacimento. Dobbiamo solo ascoltare delle voci fuori campo di NPC che talvolta fatichiamo persino a individuare sullo schermo, in quanto i dialoghi continuano a prescindere dal nostro movimento nella zona di interesse, oppure possiamo interagire con i personaggi secondari solo quando questi sono segnalati da una fiammella nero-violacea, distinguibile dal mondo bicolore in cui siamo immersi. A proposito di movimenti in un mondo tridimensionale, non possiamo nemmeno correre, e tantomeno saltare (un’azione prevista solo in determinati casi), liberamente nei vari scenari proposti, ma siamo costretti a seguire un percorso prestabilito, nemmeno difficile da individuare. Inoltre, se l’esplorazione ci offre movimenti in 3D, sono invece gli scontri a essere in 2D, in stile picchiaduro a scorrimento orizzontale, con un sistema di combattimento che richiama alla mente titoli quali Samurai Warrior: The Battles of Usagi Yojimbo, pur essendo più ricco e dinamico.
Scontri corpo a corpo sanguinolenti
Come detto poc’anzi, in fase di scontro dobbiamo semplicemente mettere a punto un apprendimento minimo basato su parate e attacchi rapidi e potenti, senza dimenticare delle meravigliose combo dalle movenze sceniche e caratteristiche della cultura samurai. Avanzando nel gioco e aiutando le vittime dei banditi, possiamo raccogliere e utilizzare anche armi da lancio, tendenzialmente però poco efficaci. Anche in Trek To Yomi però, abbiamo notato che la difesa rimane ancora una volta il miglior attacco: dopo un parry infatti ci conviene contrattaccare in maniera rapida e letale per porre fine al nostro nemico, che si accascerà a terra tra schizzi di sangue e lamenti gorgoglianti. Una ulteriore domanda che potrebbe sorgere naturalmente è: quanto sono difficili questi scontri? Due risposte possiamo restituire a tal proposito, dove la prima è che in linea generale non abbiamo riscontrato parecchi impedimenti nel procedere con i combattimenti, a meno che non siamo circondati da diversi nemici nello stesso momento, ma la gestione di questi momenti di battaglia è in linea con l’andamento placido e poco souls del gioco. Una seconda risposta invece guarda alle modalità di gioco che possiamo impostare sin dall’inizio, dove alla prima run di gioco possiamo selezionare solo una delle tre modalità disponibili: Kabuki, Bushido e Ronin. Solo terminando almeno una volta la storia, potremo sbloccare la quarta modalità, Kensei, peccato non poter già usufruire della quarta modalità di gioco.
I collezionabili di Trek To Yomi e un motore di gioco (quasi) impeccabile
Un’ultima nota va dedicata a quanto possiamo raccogliere durante la nostra avventura: non solo armi e altri oggetti utili alla battaglia, ma anche collezionabili che possiamo ottenere man mano, solitamente cimeli che faranno gola in particolare agli affezionati di completismo. Da un punto di vista tecnico infine, il gioco mostra un’ottima cura alla resa grafica, sia nella realizzazione dell’intero gioco, dove abbiamo notato scarsità di dettagli solo in pochissimi momenti, come ad esempio osservando le fattezze di Hiroki da vicino, sia nelle sequenze animate narrative. Il motore di gioco nella nostra prova su PS5 ha dimostrato prestazioni davvero buone, fatto salvo per un problema di surriscaldamento sempre e solo durante la scena di apertura iniziale, un disguido tecnico che possiamo evitare saltando la cut-scene (opzione disponibile per qualsiasi cut-scene).
Piattaforme: PS5, PS4, Xbox Series X/S, Xbox One, PC
Sviluppatore: Leonard Menchiari, Flying Wild Hog
Publisher: Devolver Digital
In linea generale, Trek To Yomi ci ha conquistato e ci ha fatto vivere un’esperienza davvero unica, soprattutto guardando al suo lato tecnico e artistico. Un gioco che, per quanto si rifaccia al mito culturale dei samurai e delle loro artistiche evoluzioni di combattimento, non si focalizza però su questo aspetto, quanto sulla ricerca e sull’esplorazione, purtroppo con alcuni limiti tecnici e che avremmo goduto meglio in logica maggiormente ampliata, quasi simile a un open world, che però Trek To Yomi non è e non desidera essere. In definitiva, un’esperienza che sancisce ancora una volta il legame tra cinema e videogames, a dimostrazione di quanto l’intrattenimento sia sempre più fluido nei suoi confini e le commistioni e le prese a prestito di stilemi e linguaggi siano davvero gradevoli nel loro risultato finale. Senza però dimenticare gli elementi basilari dei prodotti di ciascuna arte.