Non credo esista qualcuno che non abbia mai nemmeno sentito parlare di Jurassic Park. Non si tratta soltanto di una istituzione nell’ambito della cinematografia moderna, ma ha segnato socialmente una intera generazione, accendendo una passione per i dinosauri che va avanti ancora oggi. E, come per molte cose nella nostra vita, la colpa è tutta di Steven Spielberg e di quello che ha combinato nel 1993.
“Jurassic Park è stata la cosa più importante che sia accaduta alla paleontologia negli ultimi decenni, perché ha riportato in vita i dinosauri per una nuova generazione e li ha mostrati in un modo del tutto nuovo. Ha sensibilizzato il pubblico verso i dinosauri, portando molti più giovani allo studio della paleontologia. Di conseguenza ha incentivato i finanziamenti in questo ambito, l’ampliamento dei corsi universitari sui dinosauri e ha indotto i musei ad allestire mostre di dinosauri e stiamo ancora raccogliendone i frutti. Siamo nell’età d’oro della paleontologia, dove qualcuno da qualche parte del mondo trova una nuova specie diversa di dinosauro in media una volta alla settimana e questo va avanti da oltre un decennio, perché appartiene alla generazione di paleontologi nati da Jurassic Park.”
Non sono da ignorare queste parole di Stephen Brusatte, professore di paleontologia ed evoluzione all’Università di Edimburgo e consulente di paleontologia di Jurassic World – Il Dominio, per stabilire l’importanza, su diversi livelli di influenza, di tutto ciò che gira attorno a questo franchise che, con questo film, arriva alla sua conclusione cinematografica.
Jurassic World – Il Dominio: Contaminazione
L’ambientazione e i personaggi creati dall’autore Michael Crichton sono stati studiati e rappresentati in modi più o meno di successo nell’arco degli ultimi 30 anni, ma non si sono mai spostati da Isla Nublar fino a questo Jurassic World – Il Dominio, in cui i dinosauri si ritrovano a vivere e cacciare insieme agli umani in tutto il mondo.
“I dinosauri vengono portati via dall’isola e rilasciati nel resto del mondo. È stata un’opportunità straordinaria per poter esplorare le conseguenze. Jurassic World – Il Dominio riguarda la nostra necessità di rispettare la forza del mondo della natura: se falliamo, ci estingueremo proprio come i dinosauri. Non solo siamo all’epilogo della storia iniziata nel 2015 con Jurassic World, ma siamo alla conclusione di quella iniziata nel 1993 con Jurassic Park.”
dichiara Colin Trevorrow, regista del film (e del primo Jurassic World del 2015). Tutto ci viene spiegato con un espediente narrativo di tipo documentaristico che mette in campo quelli che sono i personaggi fondamentali su scala internazionale, come la Biosyn, azienda benefica dedita a risolvere la fame nel mondo creando raccolti inattaccabili da parassiti e malattie, grazie all’utilizzo di modificazioni genetiche rivoluzionarie. È lei che si è assicurata un contratto per raccogliere dinosauri nel mondo e trasportarli nel loro santuario in una valle, per studiarli al sicuro. Inutile dire che il vero scopo della loro ricerca e delle loro intenzioni è tutt’altro che benevolo e che sarà il luogo di incontro di tutte le vicissitudini dei protagonisti del film, strutturate come due strade distaccate con il palese destino di incontrarsi. Da un lato abbiamo la dottoressa Ellie Sattler (Laura Dern) e il dottor Alan Grant (Sam Neill), che si incroceranno anche con il dottor Ian Malcolm (Jeff Goldblum) e il dottor Henry Wu (BD Wong), preoccupati per una imminente catastrofe agricola e alimentare dovuta all’invasione di strane e giganti locuste. Dall’altra abbiamo Owen Grady (Chris Pratt) e Claire Dearing (Bryce Dallas Howard) impegnati nella spasmodica ricerca di Maisie Lockwood, per la quale sono ormai divenuti dei genitori putativi.
Centralità del tutto
In mezzo a un cast di queste dimensioni, pieno zeppo di richiami mentali e storici, di connessioni e cassetti pieni di trent’anni di ricordi da dover (e voler) riaprire, è facile distrarsi dalla posizione narrativa del personaggio di Maisie Lockwood, che ha esordito ne Il regno distrutto, in cui si apprende che Maisie è un clone genetico della figlia di Sir Benjamin Lockwood. Ora che l’identità di Maisie è stata rivelata, Owen e Claire sentono il bisogno di tenerla nascosta per proteggerla: non le è permesso di avere contatti con il mondo esterno e nemmeno di allontanarsi troppo dalla loro casa immersa nel nulla, per paura che qualcuno la porti via per usarla per esperimenti scientifici. Quanto questa tecnica funzionerà lascio deciderlo a voi (anche senza dover vedere prima il film), ma quello che è davvero interessante è come il suo personaggio fosse già un tassello di unione tra Jurassic Park e Jurassic World prima ancora della grande rimpatriata de Il Dominio. In che modo? Lo ha spiegato Trevorrow:
“Maisie rappresenta qualcosa di più grande delle loro storie individuali. Ci fa entrare in empatia con la destabilizzazione provata dai dinosauri. Esistevano già da tempo e ora sono di nuovo presenti, in un’epoca in cui non avrebbero dovuto trovarsi.”
E vi consiglio di tenervi stretto questo concetto, perché è l’unica idea con un minimo di spessore a cui potrete aggrapparvi durante la visione del film.
Sulle montagne russe
Jurassic World – Il Dominio è un film che dura circa 146 minuti, di cui i primi 80 sono una didascalia immensa che racconta lo stato dei personaggi che, vista l’unione delle linee temporali del franchise, non sono di certo pochi. Tra momenti rubati a La casa nella prateria, scavi archeologici, visite turistiche e inseguimenti sotto il sole, c’è tanto da dire e nessuna chiara idea di come farlo nel migliore dei modi. Vedi accadere cose sullo schermo, a volte anche troppe, e ti ritrovi a pensare che forse non sei davvero interessato a nessuna di loro: la sceneggiatura scritta da Emily Carmichael e Colin Trevorrow si presenta fin da subito incapace di creare un rapporto empatico con lo spettatore, tralasciando la costruzione dei livelli emozionali della narrazione, concentrandosi invece sull’abbondanza delle scene d’azione. Di quelle non si sente di certo la mancanza e i dinosauri in esse si comportano benissimo, sbattendo contro qualsiasi superficie e destreggiandosi tra esplosioni e sparatorie. Dei veri e propri attori action alla pari con Chris Pratt! C’è poi una fase del film in cui tutti hanno uno scopo, un obiettivo ben preciso che li muove e lì ti senti di nuovo un po’ chiamato in causa a livello mentale, con tutti che ti mettono in mezzo e ti sballottolano da una parte e l’altra della Biosyn finché tutto non diventa un semplice fuga, un percorso ad ostacoli che mutano a seconda del livello che si sta attraversando, ma niente di più. E questa cosa brucia perché a tutti piace fare un giro sulle montagne russe, soprattutto se piene di ostacoli, cambi di luce, colpi di scena che ti fanno urlare mentre tieni le mani alzate in aria tra una curva e l’altra, ma da un film legato a Jurassic Park, con tutto quello che questa saga ha rappresentato per tantissime persone e situazioni, ti aspetti molto di più che una lunghissima corsa a ostacoli in velocità.
E i dinosauri? È Jurassic World e non abbiamo ancora parlato di loro! Bellissimi, mastodontici, sono stati creati 27 singoli dinosauri per questo film, di cui 10 dei quali non erano mai apparsi nei precedenti film di Jurassic. C’è il nostro vecchio amico T.rex, che si autocita tronfio, c’è il sempre caro Dilofosauro, la nostra diletta Blue che intanto ha avuto una figlia e lo spaventoso Giganotosauro… eppure sembrano messi lì a fare da scenografia, usati come inneschi delle scene d’azione e come spunto per uno jumpscare, impegnati a vivere una vita loro che non davvero importanza all’interno della trama. Che poi è un po’ quello che succede in tutto Jurassic World – Il Dominio, palesemente vittima della sua egocentrica decisione di riunire il passato e il presente della saga, schiacciato da decisioni spinte dal fanservice e che poggia tutta la sua ragione di esistere solo nella voglia nostalgica di chi quel primo Jurassic Park l’ha amato così tanto da voler riabbracciare mentalmente gli amici di sempre, che ti fanno sentire sempre bene, qualsiasi cosa succeda.