Everything Everywhere All At Once Recensione, Multiverso Perverso

Everything Everywhere All At Once non è un semplice film di fantascienza, è qualcosa di completamente unico e mai visto prima. Una storia che non è una storia, ma miliardi di diverse varianti della stessa storia, in infinite variabili sovrapposte che possono comunicare tra loro per influenzarsi a vicenda. Un’opera magistrale, visionaria, a tratti delirante, con una narrazione psicopatica ed irresistibile, che, nella sua assoluta geniale follia e mancanza di regole, arriva un gradino sopra a quanto visto finora nel genere fantascientifico. L’assenza totale di regole, la pura sperimentazione visiva, citazionista ed innovativa allo stesso tempo, ovvero quello che solo il cinema indipendente e fiero di esserlo può davvero permettersi. L’ultimo, eccezionale ed indimenticabile film del duo registico più folle del mondo della celluloide, The Daniels, che coinvolge nell’opera attori che sono vere icone del cinema. Preparatevi a vedere l’opera audiovisiva che cambierà per sempre la vostra vita.

EVERYTHING, perché ogni cosa ha infinite variabili

Una trama di base, certo, quella serve. Ma la storia che viene raccontata è solo una delle miliardi di varianti possibili, e, forse, persino la peggiore di tutte, anche se, per Evelyn, la protagonista del film, è semplicemente la propria vita. Una vita scialba, fatta di piccoli giorni insignificanti che si susseguono tra loro, persi tra le mille difficoltà di tirare avanti. Problemi economici, un rapporto di coppia logoro, con un marito che pensa che la soluzione sia il divorzio. Ma magari, in un altro universo parallelo non esiste nulla di tutto ciò, ed invece che in una lavanderia a gettoni ci si trova in un mondo scintillante, su un palco dalla tenda rossa, mentre centinaia di persone applaudono entusiasti di fronte alla nostra bravura artistica. La semplice e noiosa vita della protagonista, una comunissima immigrata cinese dai mille sogni infranti che, dopo essere sbarcata nella terra delle opportunità, gli Stati Uniti, si trasforma, suo malgrado, da responsabile della lavanderia, in un vero supereroe multidimensionale. Può sembrare la trama di un film Marvel, ma invece è una storia incredibilmente geniale che proviene dal cinema indipendente. Dietro a tutto c’è il coraggio dei Fratelli Russo, leggendari produttori cinematografici, che hanno finanziato questa opera visionaria. Dietro la macchina da presa troviamo i Daniels, coppia artistica che risponde ai nomi terreni di Daniel Kwan, pseudonimo del regista cinese Guān jiāyǒng e dell’occidentale artista visionario Daniel Scheinert, che, in quanto a follia creativa, sono i veri eredi dei Fratelli Wachowski (ormai sorelle transgender), che con Matrix hanno scritto uno dei capitoli più importanti della fantascienza, e che fanno della mescolanza dei generi tradizionali una vera e propria arte della citazione. La bizzarra coppia di registi si è fatta conoscere grazie al mondo senza regole dei cortometraggi, in cui sono presenti dai primi anni duemila, con opere brevi e fulminanti come Puppets e My Best Friend’s Wedding/My Best Friend’s Sweating. Attivi anche nella regia di video musicali, vedono loro esordio nel 2016 con un lungometraggio che porta il nome di Swiss Army Man film surreale e fuori schema dalla trama assurda, con un uomo naufragato su un’isola deserta che trova un cadavere sulla spiaggia e, invece che seppellirlo, ne diventa il miglior amico e, nel tentativo di riportarlo a casa, si rende protagonista di gag assurde dotate di umorismo nero tagliente, tra le quali, indimenticabile, è quella in cui fa surf tra le onde cavalcando come una tavola il defunto. Peraltro il morto è interpretato da Daniel Radcliffe, ovvero il famoso attore protagonista della saga di Harry Potter. Chi ha visto questo film lo porterà per sempre nel cuore. Con un tale esordio, l’aspettativa per Everything Everywhere All At Once era ovviamente altissima. Il secondo lungometraggio dei Daniels nasce in realtà poco dopo il primo, con una bozza della sceneggiatura scritta pensando a Jackie Chan, leggenda dei film di arti marziali, come protagonista. In corso d’opera, però, i registi decidono di puntare su un nuovo personaggio femminile e la loro scelta cade su Michelle Yeoh, attrice malese, diventata famosa grazie alla partecipazione a Miss Mondo nel 1983, che nel cinema orientale di genere è diventata una vera e propria icona, attiva fin dai primi anni ottanta in film sul Kung Fu con registi del calibro di Sammo Hung e Stanly Tong, che ha diretto entrambi nella saga orientale di Ging chat goo si (Police Story), e che la fanno diventare nota con l’appellativo de “La Regina del Cinema di Hong Kong”, quello di genere, adorato da Quentin Tarantino, con opere che, purtroppo, raramente sono state importate in Europa. In Occidente è nota per aver partecipato ad un film della Saga di James Bond,  Il domani non muore mai  del 1997 e recentemente è stata protagonista della serie Star Trek: Discovery, che trovate recensita qui, nel ruolo dell’imperatrice dell’universo dello specchio, in cui è semplicemente fantastica.

Accanto a lei troviamo altri tre attori leggendari, ovvero il caratterista cinese James Hong, che ha partecipato ad oltre seicento film, spesso nel ruolo di scienziato pazzo, e persino regista, negli anni settanta, di un film commedia di genere sexploitation, Teen Lust, ma che tutti ricordano per il film cult Grosso Guaio a Chinatown di John Carpenter. Nel film dei Daniels interpreta Gong Gong, l’attempato padre della protagonista, che ha un alter ego in un altro universo perfettamente aderente a quello del Mad Doctor, una citazione che farà impazzire i fan. Notevole la presenza nel cast di Ke Huy Quan, talentuoso attore vietnamita che ricordiamo, da bambino, per aver partecipato alla Saga di Indiana Jones, nei panni del mite marito della protagonista, che ama mettere gli occhietti di plastica a tutto, per rendere il mondo più allegro, ed il cui alter ego è un vero maschio Alpha, agente segreto proveniente, ironia della sorte, proprio dall’Alphaverse. L’attore ha lavorato insieme alla protagonista anche nelle vesti di doppiatore per la serie di Kung Fu Panda. Non da meno le ultime due attrici del film, la quasi esordiente Stephanie Hsu, attrice cinese davvero brava, nel doppio ruolo della figlia e del villain del multiverso, e l’occidentale Jamie Lee Curtis, nota per la saga di Halloween, nella quale è stata presente fin dall’inizio e in cui, recentemente, è tornata come protagonista, come diciamo in questa paginae per True Lies di James Cameron. Questi attori sono stati scelti, secondo quanto dichiarato dai registi, per il loro carisma ed anche per essere iconici del cinema degli anni ottanta, da loro tanto amato. Everything Everywhere All At Once è un’opera di fantascienza speculativa in cui il Kung Fu viene coinvolto non solo per i suoi combattimenti spettacolari, ma anche per la filosofia che si cela dietro la nobile arte marziale, perfettamente aderente al messaggio morale della pellicola. Ogni cosa è importante, ogni avvenimento e più piccola azione, ed ogni variazione, il cosiddetto Fattore IF…, può generare un universo parallelo in cui tutto, o solo alcuni particolari, differiscono. Immaginate cosa sarebbe successo se la protagonista non avesse sposato suo marito ed avesse invece seguito le sue velleità artistiche. Oppure se avesse detto al nonno che sua nipote ha una relazione omosessuale lesbica piuttosto che nasconderla perché la morale dell’anziano è quella di un’altra generazione. Negli universi paralleli queste infinite variabili IF portano ad infinite nuove possibilità. In uno dei tanti universi alternativi anche voi potreste avere le mani a forma di hot dog, come i Daniels nella foto seguente, pensateci, tutto è relativo.

EVERYWHERE, in ogni luogo tutto è possibile

La proprietaria della lavanderia, nell’universo chiamato Alphaverse, è in realtà una scienziata di fama mondiale che scopre non solo l’esistenza degli altri universi, ma persino il modo di attraversarli, andando da uno all’altro, grazie delle speciali cuffiette senza fili che comunicano direttamente con le onde magnetiche del cervello umano. Purtroppo gli esperimenti condotti sulla figlia volontaria finiscono male, ed ecco che essa si trasforma in un essere multidimensionale che esiste in ogni luogo contemporaneamente, ed ha creato una bizzarra ciambella Black Hole capace di assorbire al proprio interno con cui, apparentemente, vuole distruggere tutti gli universi esistenti. Il suo nome è ora Jobu Tupaki, ma la protagonista Evelyn lo pronuncia ogni volta in modo sbagliato, causando ilarità. Ma non solo, esiste anche una tecnologia che permette di imparare in pochi secondi un’arte da un altro universo, collegandosi con il proprio alter ego, che magari è un maestro di Kung Fu, una sadica Dominatrice BDSM o un provetto cuoco, con un orsetto lavatore in testa, per usarlo nell’universo di partenza. Le similitudini con Matrix, e coi programmi caricabili in Struttura sono evidenti, ma il tutto è visto in maniera veramente bizzarra e fuori schema. I Daniels confezionano un film che è tutto ed il contrario di tutto, dove ogni personaggio può diventare qualunque cosa, perché nei diversi universi, è realmente altro da se. Una pellicola non solo geniale, ma che non concede un attimo di respiro allo spettatore, tra combattimenti spettacolari, costumi incredibilmente colorati e folli, e personaggi totalmente fuori parametro. La regia quasi schizofrenica offre uno spettacolo che trascende il film stesso, per diventare un trip mentale di possibilità e riflessioni. Mutuando la libertà compositiva assoluta dei cortometraggi i geniali registi offrono scorci sulle infinite possibilità dell’essere, con spezzoni realizzati in animazione che si fondono nel corpus primario e speculazioni da Sci-Fi pura di alto livello sull’esistenza del Multiverso e, soprattutto sulla piccolezza degli uomini di fronte all’universo stesso. Se storicamente Galileo Galilei ed altri scienziati sono stati perseguitati per le loro scoperte, pian piano gli umani hanno compreso non solo che il Pianeta Terra non è al centro dell’Universo, ma anzi che il Sole è una solamente dei trilioni di stelle da esso contenuto, e che la vita può esistere in infiniti modi. Universi in cui non si possono usare le mani diventano una occasione per sviluppare al meglio l’uso dei piedi, ad esempio. E se in un universo non ci fosse la possibilità di far sviluppare la vita? I protagonisti sarebbero solo dei semplici sassi, con dei dialoghi scritti sullo schermo,  e magari con degli occhi di plastica applicati, perché in ogni luogo tutto è possibile. I Daniels mettono in scena non solo il bizzarro, ma l’ipotetico ed il probabile, spingendo, anche attraverso siparietti comici ai limiti del demenziale, alla riflessione sul senso stesso della vita e delle sue scelte.

ALL AT ONCE, le infinite possibilità possono esistere insieme simultaneamente

In un vero weirdo movie bizzarro come Everything Everywhere All At Once si riesce a passare dalla commedia alla tragedia in pochi secondi, come dalla fantascienza alla rappresentazione puramente artistica alla comicità demenziale pura, passando per la filosofia del Kung Fu, dove anche un mignolo può diventare un’arma mortale, se usato nel punto di pressione giusta. Le stranissime azioni da compiere per fare i balzi tra gli universi possono essere le più bizzarre, dal bere una intera bottiglia di due litri di aranciata in un sorso solo al dire Ti Amo con vero sentimento alla tua rivale in combattimento che, in un altro universo può essere la tua tenera amante. Le scene corali sono follemente eccezionali, coreografiche e quasi sembra che i personaggi stiano ballando invece che combattendo, del resto sappiamo che Michelle Yeoh, prima di diventare attrice, ha avuto una carriera giovanile come ballerina, ed i registi hanno scritto le scene più artistiche proprio per evidenziare il suo talento. Tutto, nello stesso momento ed insieme in contemporanea. Questo è non solo il tema del film, ma anche l’essenza stessa della sua filosofia compositiva. Ci si emoziona, si piange, si ride, tutto insieme, magari nella stessa scena. I Daniels possono davvero mostrare qualunque cosa, da bravi artisti bohemian guidati dalla bizzarria pura, per stupire lo spettatore, persino combattimenti basati su armi non convenzionali, oggetti comuni oppure divertentissimi dildo, potenziamenti multiversici basati su sex toys e scene di nudo parziale con la classica censura genitale, che cita con divertimento il cinema pornografico orientale, dove le pudenda sono sempre pixellose. Genio e pazzia, tutto insieme, ovunque, allo stesso tempo, perché non ci sono più regole di nessun tipo.

Un film dove può succedere qualunque cosa, ed anche con una morale molto forte, anche se indotta da scene assolutamente immorali, ovvero che se si ama davvero una persona bisogna lasciarla libera, anche di sbagliare. Everything Everywhere All At Once è un’opera eccezionale nella sua lucida follia, un omaggio sentito non solo al cinema di genere di Hong Kong, come anche i film di Bruce Lee, ma agli interi anni ottanta, con una colonna sonora ipnotica composta da quasi  cinquanta brani che spaziano dalla reinterpretazione dell’Ave Maria fino a brani originali, composti da Son Lux, e che potete ascoltare integralmente su YouTube. In fase di anteprima stampa abbiamo avuto la fortuna di vedere l’opera in lingua originale e la recitazione è davvero di qualità altissima, divisa tra cinese ed inglese, in mezzo letteralmente ai due mondi che si fondono insieme, anche se il film sarà distribuito col doppiaggio in italiano. Un titolo diviso in tre segmenti specifici che danno il titolo all’intera opera, della durata di quasi due ore e mezza, che spaziano tra citazionismo, esibizioni spettacolari, un pizzico di bullet time e scenari multiverso unici. Un film di arte pura, senza regola alcuna, che rappresenta una delle migliori prove del cinema di fantascienza speculativa indipendente, da vedere assolutamente se amate il cinema sperimentale di qualità.

Evelyn, una semplice immigrata cinese che gestisce una lavanderia e si ritrova, suo malgrado, in una battaglia senza confini tra universi paralleli per salvare il mondo da una creatura quasi onnipotente che esiste contemporaneamente in tutte le dimensioni. Il nuovo eccezionale film dei Daniels ha stupito il mondo con un’opera visivamente unica, musicalmente vibrante ed artisticamente perfetta, con una bilanciata dicotomia tra commedia e dramma, dai toni Sci-Fi. Il film ha finora incassato globalmente oltre novanta milioni di dollari, acclamato da pubblico e critica ed è considerato già un cult movie. Il cinema indipendente, per una volta, trionfa sulle grandi produzioni hollywoodiane, con un linguaggio colto, citazionista e che si permette incursioni nel meta-cinema e nella commistione consapevole di generi, demenziale e politicamente scorretto inclusi, finalmente. Un film di cui la critica parlerà ancora per gli anni a venire come esempio di una vetta raggiunta, che porta la settima arte ancora un gradino più in alto. 

VOTO: 9.5

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.

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