Star Trek Discovery 3 Recensione: Futuro Remoto

Star Trek Discovery 3 conclude la sua terza stagione e fa finalmente decollare la serie, arrivando là dove nessuno è mai giunto prima, ovvero 930 anni nel futuro! Una delle produzioni più atipiche nell’universo ultra cinquantennale di Star Trek. Franchise che, peraltro, sta letteralmente vivendo una seconda giovinezza, grazie alle tante opere messe in cantiere. Ben sei serie contemporanee, tra quelle già partite, come appunto Discovery o Picard, e quelle in arrivo, Sezione 31, Strange New Worlds, oltre le due serie animate Lower Decks e Prodigy. Infinite Diversità in Infinite Combinazioni, direbbero i cari vecchi vulcaniani.

La narrazione orizzontale di Star Trek Discovery

Le precedenti due stagioni di Star Trek Discovery hanno avuto delle trame molto atipiche, e soprattutto orizzontali, per seguire le recenti tendenze televisive. Allo stesso modo della contemporanea Star Trek Picard, che è una esclusiva di Amazon Prime Video, il canale digitale concorrente di Netflix si è aggiudicato la sua serie Trek ed ha scelto questa impostazione. Anche qui troviamo una decina di episodi non autoconclusivi, girati in HD e Formato Panoramico 2:1, che compongono un vero e proprio serial interno, simile, se vogliamo, alla narrazione tipica del Doctor Who Classic, ovvero la serie originale dedicata al celebre Dottore alieno, che spesso offriva quattro o più episodi dalla trama consequenziale, all’interno di una stagione. Qui, però, l’intera stagione è una sorta di “super episodio” da seguire tutto d’un fiato. Una scelta perfetta per la fruizione tipica di questo decennio, chiamata Binge Watching, dove si fanno maratone televisive, accompagnati magari da un bel ciotolone di pop-corn. In realtà la consuetudine è nata in concomitanza con l’arrivo sul mercato dei videoregistratori, e la loro larga diffusione negli anni ottanta, quando, avendo a disposizione tutti gli episodi di una serie, magari si guardava una intera stagione di seguito, riempiendo un fine settimana dalla mattina alla sera dopo. Per la generazione Millennial questa pratica è diventata infine consuetudine, grazie anche alle nuove piattaforme digitali, che sono dei veri videoregistratori  virtuali con di tutto e di più a disposizione perenne.

Star Trek Discovery
L’immagine del flyer ufficiale della terza stagione di Star Trek Discovery ha una vera impostazione eroica, come è giusto che sia per i pionieri dello spazio.

Star Trek Discovery, dove eravamo rimasti: la prima stagione

La prima stagione di Star Trek Discovery ruota tutta attorno alla trama dello sperimentale “motore a spore”, una tecnologia mai citata prima, che viene però inserita dagli autori nonostante la nuova serie sia un vero e proprio prequel di Star Trek La Serie Classica. Nella prima stagione, inoltre, ci vengono presentati i personaggi, tra cui la protagonista Michael Burnham, che rappresenta la più grande novità. Una condannata per ammutinamento, che ruba la scena, è il caso di dirlo, al Capitano Lorca, personaggio che, senza fare spoiler, si rivelerà però diverso da quel che immaginiamo. Nella prima stagione vengono inoltre introdotti i “nuovi” Klingon, talmente diversi che hanno fatto storcere parecchi nasi tra i trekker, ovvero i fan storici della prima ora, per il loro secondo cambiamento nella saga. I classici klingoniani della TOS, infatti, erano già stati parecchio modificati ai tempi di TNG, e vedere questa nuova trasformazione  ha parecchio stupito tutti, al punto da ricevere anche molte critiche. Le numerose scene, in verità troppo lunghe e lente, che presentano i nuovi Klingon intenti a parlare in lingua originale, sono state oggetto di grosse proteste da parte dei fan. Eppure la storia appare molto appassionante, nonostante alcune esagerazioni da parte degli autori, che, per molti, ma non per tutti, ha allontanato la serie dallo spirito originale di Star Trek. Soprattutto il fatto che venga sfruttata una certa creatura vivente e, forse, anche senziente, per fare i misteriosi salti spaziali, su cui si basa il nuovo motore. La stagione uno, datata 2017, è stata già distribuita su cofanetto da CBS, come del resto la seconda, mentre in streaming è disponibile l’intera serie in esclusiva su Netflix al seguente LINK.

Star Trek Discovery, dove eravamo rimasti: la seconda stagione

Più successo presso il grande pubblico ha avuto invece la seconda stagione, datata 2019 e anch’essa già reperibile sul mercato home video. Quest’ultima è basata sulla narrazione orizzontale, col racconto del misterioso Angelo Rosso, e sempre ambientata in un tempo di poco precedente ai fatti della Serie Classica. Da questa serie vengono mutuati alcuni personaggi importanti, come Spock, Sarek e Amanda, genitori adottivi di Michael, oltre che prima coppia interraziale umano-vulcaniana, protagonisti importanti della stagione. Ma non solo, vengono citati anche personaggi classici minori ma decisamente amati, come Harry Mudd, celebre truffatore intergalattico e la sua iraconda moglie Stella. Queste strizzate d’occhio ai fan di vecchia data, che impazziscono per le citazioni classiche, verranno confermate anche nella terza stagione, che oserà riesumare persino uno degli elementi più iconici della TOS, ovvero Il Guardiano dell’Eternità. L’arrivo ulteriore, negli ultimi episodi, di personaggi come Pike e Numero Uno, iconici protagonisti del leggendario episodio pilota mai mandato in onda Lo Zoo di Talos, del 1964, serve in realtà da introduzione alla serie parallela attualmente nelle prime fasi di produzione, ovvero Star Trek Strange New Worlds, incentrata proprio sulle avventure del Capitano Pike, ovvero quello che doveva essere, nella mente di Gene Roddenberry, la visione originale del primissimo Star Trek, realizzato quindi ben 55 anni dopo!

Star Trek Discovery
L’arrivo del Capitano Pike e del suo equipaggio nella seconda stagione di Discovery è un momento parecchio emozionante per i fan di vecchia data!

 

Se sei un capitano della Flotta Stellare, credi nel servire, il sacrificio, la compassione, e l’amore. (Christopher Pike)

Dai prequel a mille anni nel futuro!

Una tradizione non scritta vuole che, spesso, le nuove serie di Star Trek decollino dopo almeno un paio di stagioni. Ricordiamo le prime due di TNG, per molti lente e di rodaggio, o anche le prime tre di DS9 e VOY, con l’esplosione, per entrambe, nella quarta, con temi nuovi ed appassionanti quali la Guerra del Dominio che ha sconvolto la vita di tutti a bordo della stazione spaziale Deep Space Nine o l’arrivo a bordo della Voyager di  Sette Di Nove, una Ex Borg che ha letteralmente fatto decollare la serie. Allo stesso modo Star Trek Discovery offre una terza stagione letteralmente esplosiva. La cosa più eclatante è il balzo temporale in avanti di ben 930 anni, spostando la trama principale da tempi ben noti Pre-TOS a territori inesplorati di un futuro che, per la prima volta dai tempi di Star Trek Voyager, viene finalmente narrato. Si, perché è importante ricordarlo, nel nuovo millennio è stata privilegiata la via del prequel, con una serie, purtroppo sfortunata dal punto di vista degli ascolti, che ha raccontato il periodo in cui ancora non esisteva la federazione, c’erano i primi voli a curvatura ed i vulcaniani, lontani dal popolo benevolo e saggio noto dalla Serie Classica in poi, erano ancora una sorta di custodi per un’umanità che muoveva i primi passi nello spazio. Una serie interessante, intitolata inizialmente solo Enterprise, che conquista il nome Star Trek solo in corso d’opera. Una serie troppo orientata verso i fan, per molti, che narra la nascita del traduttore universale, del teletrasporto, dell’allarme rosso e di tante caratteristiche iconiche della leggendaria saga. Purtroppo lo scarso successo sul mercato fa arrestare la serie alla sola quarta stagione, non arrivando a raccontare i momenti salienti in cui la Federazione sarebbe nata, iniziando a crescere. Anche al Cinema si compie la stessa scelta, con una trilogia reboot della saga ambientata in un universo alternativo chiamato Kelvin, in cui vediamo Kirk, Spock e compagni in una veste nuova, con J.J. Abrams al timone del progetto. Quale miglior occasione quindi, per Discovery se non presentare il futuro quasi mille anni dopo il ventiquattresimo secolo al quale erano rimaste le tre serie “moderne” TNG, DS9 e VOY degli anni novanta?

Star Trek Discovery 3
Dopo un millennio la specie iconica degli Orioniani si è decisamente evoluta, e fa piacere vedere come le donne da schiave siano diventate dominatrici!

L’esplosione narrativa della terza stagione

Diverse quindi le novità della terza stagione, che si rivela parecchio appassionante e riesce a convincere molti detrattori della prima ora. Star Trek è sempre Star Trek, dicono molti fan, anche se, per sopravvivere, il franchise ha dovuto evolversi e la narrazione si è adattata, in maniera quasi fisiologica, ai tempi attuali. Diciamolo chiaramente, se oggi un qualunque sceneggiatore avesse presentato alla Paramount una serie impostata in maniera classica, con gli indimenticabili ventiquattro episodi autoconclusivi per stagione, a trama verticale, sarebbe stato immediatamente licenziato! Scherziamo, è ovvio, ma questo modo di produrre una serie, purtroppo per i fan di vecchia data, è ormai stato superato. Una trama principale orizzontale per stagione, condita magari da sotto-trame verticali per episodio, unita ad una brevità produttiva che limita gli episodi a poco più di una decina è l’attuale tendenza del mercato. Ed allora perché non approfittare per creare un crescendo appassionante con un tema misterioso da seguire di settimana in settimana? Si, una delle grandi novità della terza stagione è la distribuzione settimanale degli episodi, anche se su piattaforma digitale, in esclusiva Netflix per il resto del mondo e CBS All Access per gli Stati Uniti, come se fosse una vera e propria trasmissione televisiva. Il tema della stagione è Il Grande Fuoco, un misterioso evento catastrofico che ha mandato in pezzi la Federazione e le altre grandi realtà dell’universo, non sappiamo se limitato però al Quadrante Alfa o più esteso, in cui il Dilitio che alimenta le navi stellari è esploso tutto contemporaneamente, rendendo i viaggi spaziali a lungo raggio impossibili, e privando della curvatura parecchie civiltà. Viene introdotto un nuovo nemico, che però altri non è che l’unione di due vecchi popoli, ovvero Il Sindacato di Orione e gli Andoriani, che ora hanno creato insieme La Catena Smeraldo, guidata da una villain malvagia molto riuscita, Osyraa, che ricorda, nell’impostazione, il caro vecchio Khan Noonien Singh della Serie Classica. Interessante vedere come, dopo quasi mille anni, la società orioniana si sia evoluta, e le donne dal ruolo storico di schiave in una società maschilista, siano diventate ora dominatrici degli uomini, in un ribaltamento completo dei ruoli. Non mancano però anche nuovi personaggi a bordo della Discovery, ed in particolare si tratta di un transessuale ed un non-binario, i primi personaggi di questo tipo introdotti, per una saga che è sempre stata innovativa per queste tematiche, a partire dal primo bacio interraziale della storia televisiva, tra il capitano Kirk ed Uhura, visto negli anni sessanta. La storia della nuova coppia è uno dei momenti più commoventi dell’intera saga di Star Trek, lo ammettiamo, e si unisce anche al ripescaggio della specie aliena dei Trill, molto amata dai fan di DS9. La “primadonna” Michael trova anche un nuovo amico del futuro che diventerà molto importante sia per la trama della stagione che per lei personalmente. Book, il nuovo personaggio, è interpretato dall’attore David Ajala. Una delle maggiori critiche alla serie, ovvero l’essere centrica sul suo solo personaggio, viene in questi episodi smussata, dando finalmente un piccolo spazio anche agli altri protagonisti. Nella stagione, perdonateci il piccolissimo spoiler, avremo anche la possibilità di vedere il volto del leggendario attore Doug Jones in versione umana, senza il pesante trucco di Saru. Una buona occasione, visto che l’iconico caratterista è sempre apparso al cinema ed in TV truccato nei modi più assurdi. I fan del guardiamarina Silvia Tilly si preparino, la logorroica ragazza terrestre vivrà nella stagione un vero e proprio momento di gloria. La tecnologia presentata dalla Discovery, che nelle prime due stagioni era considerata, per molti fan, troppo futuristica, appare invece agli occhi degli abitanti del futuro, inclusi terrestri della Federazione ed alieni assortiti, come una sorta di museo a cielo aperto. Per ovviare al tecno gap vengono presentati nuovi gadget, come il teletrasporto personale, simile all’emettitore autonomo del Medico Olografico d’Emergenza, e l’interessante materia duttile, in cui, invece che digitare su uno schermo virtuale, si immergono le mani all’interno di essa per interagire col computer. Innovazione visivamente molto appagante e realizzata in maniera eccezionale. Del resto, ci ha ricordato lo stesso Eugene Roddenberry, figlio del creatore della saga, durante lo Star Trek Day di cui abbiamo parlato in questa pagina, la rappresentazione della tecnologia del futuro è sempre stata una delle grandi passioni del padre, e, come sappiamo, molto di quello che Star Trek ha immaginato decenni prima è poi diventato reale. Le porte scorrevoli automatiche, il comunicatore, diventato il cellulare di ogni giorno, il tablet, che in TNG era un oggetto comune per tutti a bordo, e via discorrendo. Centrale il ruolo dell’Imperatrice Philippa Georgiou, interpretata dalla talentuosa Michelle Yeoh Choo-Kheng, leggendaria attrice malese dei film d’azione ed arti marziali di produzione orientale, che spesso riesce a rubare la scena a Michael, cosa non facile. L’approfondimento dell’Universo dello Specchio, tema molto caro ai fan di vecchia data, è ormai una vera consuetudine, perché ogni serie (esclusa purtroppo TNG, ed ancora rimpiangiamo una nemesi malvagia di Picard, in parte colmata da Locutus), ci ha offerto il suo cast in versione “lato oscuro”, per citare la concorrenza… A tal proposito, una interessante chicca per i fan di Star Wars: il design della Discovery è la realizzazione di un bozzetto originale creato per la prima Enterprise della Serie Classica, e mai utilizzato, disegnato dal compianto illustratore statunitense Ralph McQuarrie, autore anche del leggendario casco di Darth Vader, ormai divenuto una delle icone più celebri della fantascienza cinematografica. La linea squadrata ed essenziale, squisitamente anni settanta, del resto, è inconfondibile. Il comportamento ribelle di Burnham, unito alla voglia di scoprire la verità sul Grande Fuoco accendono, letteralmente, la storia di base, con l’escamotage narrativo di spostarsi in avanti nel tempo in un momento mai narrato prima, cosa che libera gli sceneggiatori dal doversi continuamente confrontare col canone. L’importanza dell’unica nave capace di viaggiare a curvatura, e quindi anche perno centrale di un universo divenuto fin troppo instabile, è un tema assai appassionante ed anche realmente aderente ai tempi in cui stiamo vivendo attualmente. Star Trek si adatta, evolve per non soccombere, ma resta sempre un faro di luce, anche nei tempi più bui, come quelli attuali. Una metafora davvero calzante. L’avventurarsi in territori narrativamente vergini lascia però spazio a sporadiche citazioni del passato, ormai remoto, come ad esempio l’interessante tema della Guerra Fredda Temporale, unite però al tema centrale di ricostruzione della Federazione, che vede in poche centinaia di individui il suo manipolo eroico di resistenza. In quel che resta del quartier generale federale troviamo un personaggio interpretato da un regista cult del genere fantahorror, David Cronenberg in persona, che appare in ben più di un cameo, in un ruolo minore ma ricorrente, peraltro già confermato anche nella quarta stagione.

Star Trek Discovery 3
Un enigmatico David Cronenberg appare a sorpresa in Star Trek Discovery, facendo felici tutti i fan del leggendario regista canadese!

 

Molto bello il legame con TNG, grazie all’episodio Unification III, seguito diretto di un dittico di episodi in cui si iniziava a parlare della riunificazione tra vulcaniani e romulani, e che, un millennio dopo, è finalmente compiuta. Un episodio importantissimo per chi ama la continuity ed il canone. Non per questo, sia chiaro, la serie decide di virare sulla canonizzazione a tutti i costi, anzi, spesso preferisce lasciare che l’emotività e le personalità individuali prendano il sopravvento. Forse è questo il punto più debole della serie stessa, poiché quell’impostazione para-militare necessaria perché tutti si comportino secondo un preciso regime, viene sempre meno, giustificabile però dal fatto di vivere in tempi difficili con problemi inediti e nemici sconosciuti. Una delle cose più toccanti della stagione sono gli omaggi a due attori recentemente scomparsi, ovvero Aaron Eisenberg, di cui abbiamo parlato in questa pagina, indimenticabile nel ruolo del primo ferengi ad entrare nella flotta stellare in Star Trek Deep Space Nine, di cui compare una statua nella sede della Flotta Stellare, ed Anton Yelchin, protagonista cinematografico ancora molto amato e che citiamo qui, a cui è stato dedicato il nome di una astronave. Non solo cose positive, comunque. La scelta iniziale degli sceneggiatori,  Alex Kurtzman e Michael Fuller di non voler basare la serie su un capitano, come da tradizione, viene confermata, anche se, oltre che avere come protagonista Michael, influisce anche sull’eccessiva precarietà del ruolo stesso. Sulla poltrona di capitano di sono attualmente susseguite davvero troppe persone, e benché sia specchio dei tempi che viviamo, spesso la cosa è stata fonte di umorismo tra i trekker, con battute sui “capitani interinali” e cose così. L’arco narrativo dedicato a Su’Kal e dei suoi maestri olografici è decisamente buono, ma come abbiamo rimarcato prima, alla fine sarebbe bastato un episodio doppio, nelle vecchie serie, per svilupparlo a dovere. La sotto trame fanno da contorno ma spesso restano aperte, come il rapporto tra Adira e Gray, oscurate dal tema principale. Arrivare al buon finale di stagione, con la sua sigla, che vi consigliamo di ascoltare con attenzione, vi farà rendere conto però, come lo spirito Trek sia ancora decisamente vivo, pur in una serie ancora indecisa sulla sua identità e coi suoi piccoli ma perdonabili difetti.

https://www.youtube.com/watch?v=1OqsXlO-cH8&ab_channel=SFAxis

Diverse interessanti novità proposte da quella che attualmente è la serie ammiraglia di Star Trek, seguita da ben due serie animate, di cui una prossima al debutto, ed altrettante serie live action già partite o in arrivo, Picard, La Sezione 31 e Strange New Worlds. Decisamente un periodo fertile per l’immortale franchise. Una terza stagione di qualità, con tanti alti e pochi bassi, eternamente divisa tra citazionismo storico e voglia di proporre qualcosa di diverso. Certamente un altro tassello in più nel grande puzzle della saga, che da cinquant’anni abbondanti ci accompagna nei nostri viaggi tra le stelle.

VOTO: 7.9

Super Fabio Bros, al secolo Fabio D'Anna (ma non diteglielo: ancora soffre perché Facebook lo ha costretto a usare il suo vero nome), è un collezionista leggendario di videogiochi nonché super esperto di retrogaming. Ha organizzato due edizioni della mostra ARCHEOLUDICA ed è Responsabile della Collezione al museo VIGAMUS, ha collaborato con i portali specializzati Games Collection e Retrogaming History. Adora Super Mario, Pac-Man e le sue adorabili cagnoline. L'obiettivo finale della sua vita è possedere tutti e 2047 i modelli di PONG esistenti. Attualmente è a quota 69.... quindi augurategli lunga vita e prosperità.