Il genere crime heist – quello inerente a furti e rapine – non è certamente tra i più gettonati del mercato videoludico e gli amanti della categoria rimangono fin troppo spesso a bocca asciutta. Tuttavia, il 2023 è stato un anno straordinario per questo filone, con l’uscita di due giochi eccezionali: Crime Boss Rockay City di Ingame Studios e PayDay 3 di Starbreeze Studios, giochi distribuiti a pochi mesi di distanza l’uno dall’altro e che hanno colmato un vuoto che ora straripa di possibilità.
Il tempo e il budget di un giocatore medio non sono però infiniti, il che rende comprensibilmente impraticabile l’idea dedicarsi a tutti i giochi disponibili su console o computer. Per questo motivo, è essenziale imparare a gestire le proprie risorse con astuzia e consapevolezza. Nel caso dei recenti giochi crime-heist, decidere quale dei due titoli si meriti la preferenza potrebbe risultare complesso, se non altro perché entrambi sono accompagnati da elementi di valore, ma anche da carenze notevoli e potenzialmente fatali. Per cercare di fare una quadra della situazione a coloro che ancora non sono riusciti a decidere a quale dei due titoli avvicinarsi, ripercorreremo nel presente pezzo le gioie e i dolori dei nostri collaudi, così da evidenziare il più possibile quelle peculiarità che potrebbero finalmente far sbilanciare l’ago della bilancia verso uno o l’altro esponente del genere.
La strategia secondo il dogma del crime-heist
Le gioie del genere crime-heist si manifestano di solito ancor prima di aver avviato effettivamente le missioni di gioco. Parte del divertimento – e della scarica adrenalinica – ha origine nella pianificazione di ogni colpo. In questo contesto, la saga di PayDay ha accumulato decenni di esperienza ed è riuscita a mantenere la sua supremazia nonostante il terzo capitolo della serie abbia perso un po’ del suo antico splendore.
Rispetto al suo diretto predecessore, PayDay 3 non consente più una progettazione dettagliata dell’azione, ma offre comunque la possibilità di modificare lo scenario di gioco attraverso l’acquisto di vantaggi minori e, soprattutto, attingendo a una personalizzazione delle abilità di gioco che è particolarmente ampia e variegata. Singolarmente, queste alterazioni potrebbero non sembrare estremamente evidenti, ma in partite di gruppo, le abilità e i benefici si combinano in modo sinergico per sfociare in combinazioni che valorizzano le reciproche tendenze di gioco dei singoli partecipanti.
In un team composto da giocatori esperti, le dinamiche di gruppo si sviluppano rapidamente in modo più immersivo, anche perché ciascun giocatore ha a disposizione un personaggio che ha minuziosamente temprato al fine di concentrarsi su determinate azioni. Alcuni si occuperanno della ricognizione iniziale, altri si specializzeranno nello scassinare serrature, altri ancora avranno il compito di gestire gli ostaggi, e naturalmente, ci saranno coloro che fungeranno da forza d’assalto qualora le cose dovessero mettersi male.
Farsi rapire dalla storia non è cosa facile
Sostenere che Crime Boss Rockay City sia dotato di una storia accattivante sarebbe menzognero, tuttavia il titolo di Ingame Studios prova seriamente a sviluppare qualcosa di profondo e sfaccettato. La trama principale ha convocato a sé attori della caratura di Michael Madsen, Chuck Norris, Danny Trejo, Danny Glover, Michael Rooker e Kim Basinger. In alcuni casi riesumando carriere ormai appassite. Questo dream-team di celebrità dell’action anni ’90 viene introdotto in una classica storia di lotte tra gang e droga, di conquista e di potere. Immaginatevi Scarface, ma con un tocco più kitsch e con attori che offrono performance ben al di sotto delle loro capacità.
Che le star non abbiano dedicato anima e corpo al progetto era chiaro sin da che Madsen è stato condotto sul palco dei Game Awards 2022 per presentare il gioco. L’atteggiamento svogliato e il tono stanco che ha mostrato allora sono elementi che si riflettono nella trama principale del gioco, tuttavia l’apporto artisticamente negativo del cast principale non riesce ad affossare la qualità degli strampalati personaggi secondari, i quali offrono spaccati di trama più intimi e coinvolgenti.
Non è garantito che questi individui compaiano tutti in un solo gameplay, inoltre le loro storie si sviluppano direttamente all’interno di missioni dedicate, non in spezzoni cinematografici. Il risultato è che il giocatore di turno ne veste direttamente i panni e viene coinvolto più che mai nei loro successi. O nei loro fallimenti. Dopotutto, la morte di uno di questi personaggi preclude il proseguimento delle loro sotto-trame, con il risultato che la loro storia potrebbe sfociare in un epilogo nefasto e monco a causa delle azioni compiute dall’utente stesso. Sadico, ma estremamente appassionante.
La varietà oltre il crime heist
Alle volte il troppo stroppia. Un genere, per quanto piacevole, può venire a noia a quei giocatori che magari preferiscono sfide variegate e adrenaliniche. Crime Boss Rockay City risponde con dedizione a questa necessità e lo fa inscenando una serie di possibilità che si estendono oltre ai tradizionali confini del genere. Le missioni di furto e infiltrazione non mancano, ma a queste vengono alternate spedizioni belligeranti di conquista dei territori. La modalità a giocatore singolo prevede dunque sia elementi rogue-like che qualche accenno alle dinamiche gestionali: non basta conquistare il potere, bisogna saperlo anche gestire.
A seconda che ci si lanci nelle singole missioni, nelle avventure multiplayer note come “Urban Legends” o nella trama principale, il riscontro videoludico può assumere sfumature leggermente diverse, tuttavia tutte le opzioni contribuiscono a sviluppare un senso di progresso condiviso all’interno dell’intera esperienza. Conquistare vittorie e bottini in una modalità può manifestare ripercussioni sulle altre, quindi gli utenti sono stimolati a non incancrenirsi all’interno di un loop di gioco costante e ripetitivo, ma a sperimentare l’alternanza di gameplay. Il principale motore di questa scelta è il fatto che, come già accennato, i personaggi giocabili di Crime Boss Rockay City possono cadere in azione, quindi passare da una modalità all’altra si dimostra un’ottima soluzione per reclutare scagnozzi e racimolare quelle armi che servono a garantirsi le migliori possibilità di successo.
Le potenzialità (e le insidie) del live service
PayDay 3 attualmente si trova in una fase delicata. Il suo lancio è stato accompagnato da una tiepida accoglienza a causa di alcuni problemi di accesso ai server e della sensazione che l’offerta iniziale di contenuti sia piuttosto limitata. Degno figlio del suo predecessore, il terzo capitolo della saga firmata Starbreeze Studios punta però a scollarsi dalle tradizionali strutture di game design per abbracciare con convinzione il modello di live service. Il primo passo è stato un inciampo: sebbene i programmatori si siano messi subito al lavoro per sistemare i problemi che sono emersi al lancio, la pubblicazione della patch sta impiegando più tempo del previsto e la comunicazione del team con la community non è stata certamente delle più esemplari. Detto questo, Starbreeze è ben consapevole che il futuro del titolo – nonché dello stesso studio di sviluppo – sia appeso all’efficienza e alla rapidità con cui faranno uscire contenuti attraverso cui ampliare l’attuale esperienza crime heist.
In generale, il modello del live service rappresenta per le aziende un bottino ghiotto, tuttavia le dinamiche che lo alimentano richiedono un ingente sforzo di fidelizzazione del pubblico, ritmi di update allucinanti e una costanza manageriale pressoché dogmatica. Le numerose ed evidenti difficoltà del caso fanno sì che molti esponenti del settore finiscano con l’arenarsi nel nulla nell’arco di un paio di anni, tuttavia non mancano neppure esempi di successo che hanno fatto felici tanto gli investitori, quanto i gamer. PayDay 3 è all’inizio della sua parabola, è difficile prevedere se la sua sarà una storia gloriosa o fallimentare, tuttavia è innegabile che i tecnici alle sue spalle siano avvantaggiati dall’esperienza maturata nella gestione di PayDay 2, nonché che siano ben motivati a fare il loro meglio.
Due filosofie gemelle e antagoniste
Volendo sintetizzare all’osso, si potrebbe accennare a come Crime Boss Rockay City rappresenti la soluzione ideale per coloro che ambiscono a un’esperienza di gioco più semplice e orientata all’action, mentre PayDay 3 si presti a una metodologia di fruizione fredda e strategica, dedicata al perfezionamento tecnico. In parte ciò è vero, ma una simile descrizione banalizza profondamente le disparità che separano i due crime heist game.
I titoli in questione trovano origine in uno stesso stimolo, ma decidono di svilupparne la scintilla creativa in direzioni concettualmente estremamente diverse. Gli Ingame Studios hanno guardato agli anni Novanta sotto molti aspetti, Crime Boss Rockay City si affaccia ai film dell’epoca, ma anche a una filosofia di game design che sembra destinata a imboccare il viale del tramonto. Il loro gioco è un gioco che, nel bene o nel male, non si presta a una dimensione “social” fatta di costanti aggiornamenti e di FOMO: i suoi pregi e difetti saranno parte integrante del suo arco vitale, il quale si esaurirà non appena i giocatori saranno pronti a provare nuove avventure videoludiche.
Di contro, PayDay 3 massimizza il game loop, le scariche di dopamina, inoltre promette di vivacizzare la storica community consolidata dal suo predecessore attraverso la frequente pubblicazione di eventi e novità. Gli Starbreeze Studios hanno insomma abbracciato la matrice del game as a service, sebbene le derive tossiche delle microtransazioni selvagge e delle skin sovrapprezzate non abbiano (ancora) messo radici all’interno del titolo. PayDay 3 può diventare grandioso, prosperare per almeno una decina di anni, ma molto dipenderà da come l’azienda deciderà di giocare le sue carte, un’incognita che non tutti sono disposti a tollerare.
Il 2023 è stato un anno importante per il gaming in salsa crime-heist. Crime Boss Rockay City e PayDay 3 hanno offerto in poco tempo due alternative interessanti per una categoria videoludica che solitamente è fin troppo scarna. Dovendo avvicinarsi a uno o l’altro titolo, più che pregi e difetti, vale la pena tenere in considerazione gli scopi che traspirano dalle filosofie di game design abbracciate dai rispettivi sviluppatori. In base al tempo a vostra disposizione, alle energie che volete dedicare ai simulatori di rapine, a quanto volete immergervi nelle alchimie della community, l’esito della vostra scelta potrebbe discostarsi sorprendentemente dai criteri più “oggettivi” che si legano al comparto tecnico e questo proprio perché i due prodotti, per quanto simili, finiscono con il presentare obiettivi notevolmente diversi.