“Il mondo era tutto davanti a loro, per scegliere il loro posto o riposarvi, e la Provvidenza la loro guida. Tenendosi per mano, con passi erranti e lenti, attraverso l’Eden presero la loro via solitaria.” Mi piace pensare che queste parole – tratte da Paradiso Perduto di John Milton – rappresentino perfettamente Persona 5, il quinto capitolo canonico della serie JRPG targata ATLUS. Nel corso di questi ultimi anni abbiamo imparato a conoscere e apprezzare le gesta dei Ladri Fantasma sotto diverse forme e sfaccettature. Che sia nella sua forma più “classica” da gioco di ruolo, in un contesto più caciarone di un rhythm game o nelle vesti di un titolo action ad “alto tasso di musou”, Joker e compagni hanno lasciato un particolare impatto all’interno del mondo videoludico e con Persona 5 Tactica la serie ATLUS cerca di prenotarsi un piccolo spazietto nel mercato dei titoli strategici simil-XCOM che negli ultimi tempi ha trovato nuova linfa vitale con la serie Mario + Rabbids. Come vedremo nelle prossime righe però, questo nuovo capitolo spin-off rappresenta un piccolo cortocircuito all’interno del processo creativo di P-Studio. Non tanto per la qualità di ciò che viene messo sul tavolo della discussione una volta preso il controller, quanto per la mancanza di un “effetto novità” che nel caso di Persona 5 comincia sempre di più a venire meno. E da qui parte la domanda fatta nel titolo di questa recensione: “Il mondo ha ancora bisogno dei Ladri Fantasma?” Scopriamolo.
Persona 5 Tactica: “Chi vuol essere Primo Ministro?”
A discapito della sua natura di spin-off e allo stesso tempo seguendo il canovaccio dettato da Persona 4: Dancing All Night, Persona 5 Tactica si propone come un diretto sequel del titolo originale ormai uscito quasi 7-8 anni fa su PS3 e PS4, ambientando le proprie vicende un anno dopo gli eventi che hanno coinvolto – e qui mi spiace ma è d’obbligo tirare giù uno spoiler non tanto fuori contesto – la stabilità della Dieta nazionale del Giappone, aprendo le porte a un periodo di incertezza e di forte riorganizzazione tra i ranghi più alti del panorama politico nipponico. E tra i vari nomi che si fanno avanti nella corsa per la carica politica più ambita, quella da Primo Ministro, Toshiro Kasukabe sembra essere uno dei più papabili per la vittoria finale. Certo, se non fosse per un minuscolo ma per nulla insignificante dettaglio: Toshiro sembra essere scomparso nel nulla, svanito in una fitta coltre di nebbia come nel più classico dei misteri. E mentre l’opinione pubblica e i media dibattono su quanto accaduto, la notizia arriva alle orecchie dei Ladri Fantasma. Neanche il tempo di esprimere un pensiero sull’argomento che la TV del LeBlanc inizia a sfarfallare, ripetendo a vuoto le parole dei giornalisti mentre una luce accecante avvolge la sala principale.
Ancora una volta il tempo sembra fermarsi, le tazze contenenti il caffé tanto adorato dal proprietario del locale finiscono sottosopra senza però rovesciare alcun liquido, e la porta principale mostra una gigantesca effigie a forma di ingranaggio. Cosa sta succedendo? Questo in sostanza il rocambolesco incipit che ci ha introdotto alla narrativa di Persona 5 Tactica, catapultandoci in una nuova sfaccettatura dell’ormai conosciuto Metaverso e inabitata da esserini cartooneschi e sistematicamente oppressi da un sovrano totalitario e crudele. L’unico barlume di speranza in grado di tener viva la fiamma della ribellione è rappresentato da Erina, leader del Corpo Ribelle e nuova alleata dei Ladri Fantasma. La loro alleanza e in qualche modo anche il percorso di crescita raccontato dalle vicende passate del gruppo vanno piano piano a sviluppare un rapporto allieva/insegnante sorprendentemente interessante, anche se in alcuni casi c’è sempre quella sensazione di star ascoltando una radiolina attaccata chirurgicamente alla gola di Joker e compagni e con in riproduzione una compilation di preconcetti o frasi fatte. Capisco che molti degli archi narrativi del cast siano stati ormai conclusi all’interno dell’opera originale e che quindi ATLUS abbia voluto mettere in risalto la “nuova arrivata”, ma vi sono modi e modi per farlo anche all’interno di Persona 5 Tactica stesso.
La vera star di questo nuovo titolo è infatti Toshiro Kasukabe stesso. Dopo un salvataggio caotico, il giovane politico diventa una presenza fissa all’interno dell’alleanza e se in un primo momento rappresenta un elemento di disturbo e conflitto, riesumando le tematiche introdotte nel gioco originale, per poi ri-elaborarle da una prospettiva diversa. Il risultato è un personaggio dallo sviluppo profondo, immedesimabile e soprattutto coinvolgente, e che trova il suo apice in una delle scene che – a mani basse – entra di diritto nell’olimpo dei momenti più iconici delle avventure dei Ladri Fantasma. Persona 5 Tactica è un gioco che non ha paura delle forme rotonde e dei toni più ironici impostati dalla sua direzione artistica, proponendo situazioni, personaggi e dinamiche pesantemente realistiche. Una sorta di smacco a chi – come nel mio caso – prevedeva una trama più colorata e simpatica. Ci sono momenti in cui la narrazione decide di prendersi una pausa con scenette ridicole e leggere, ma non sono altro che un lieve respiro di sollievo prima di ficcarti una lancia dritta nel cuore. Proprio per questo, nonostante degli evidenti scivoloni lungo il percorso, considero la narrativa la parte più riuscita e intrigante di tutta la produzione di Persona 5 Tactica.
Sei bravo a Persona, ma con la tattica come te la cavi?
A livello di gameplay l’azione pad alla mano viene frammentata in due sezioni specifiche: una fase di preparazione, durante la quale il giocatore ha la possibilità di migliorare e organizzare l’assetto del proprio party; e una fase di combattimento suddivisa in varie missioni. Ad intervallare il passaggio tra queste due sono presenti i vari dialoghi che mandano avanti gli eventi della storia principale e alcuni dialoghi opzionali in grado di approfondire i concetti e fornire un contesto su quanto visto, fornendo anche alcune interazioni inedite e simpatiche, ma permettono anche di ottenere ulteriori punti abilità spendibili all’interno di uno skill tree piuttosto compatto, specializzato nell’apprendimento delle varie abilità attive d’attacco e di buff – quindi passando dai vari incantesimi elementali fino ai classici Tarukaja, Rakukaja e compagnia cantante – e abilità passive che plasmano e differenziano il ruolo dei vari personaggi all’interno del combat-system.
Per esempio, Morgana, Haru e Makoto sono specializzati nell’attirare o spostare le unità nemiche presenti nel campo di battaglia grazie a Garu, Psi e Frei, per permettere ad altri compagni come Ann o Ryuji di utilizzare le proprie armi multi-target per ottenere degli “Ancora 1” utili per continuare a ottenere turni su turni e massimizzare le probabilità di innescare un attacco “Tripla Minaccia”, una formazione triangolare in grado di demolire qualsiasi nemico vi si trovi al suo interno. Dall’altro lato, buff come il Masukukaja di Yusuke porta all’aumento della velocità dell’intero party, andando quindi a incrementare il numero massimo di caselle percorribili all’interno di un singolo turno e aprendo le porte a strategie che prevedono anche l’utilizzo della verticalità del game design di Persona 5 Tactica, utilizzando scale e dislivelli presenti all’interno dei vari livelli, posizione ideale per buttare giù i nemici più fastidiosi o perché no effettuare delle concatenazioni aeree in grado di regalare ulteriori turni. Stiamo parlando di un combat-system molto divertente e frenetico e che permette – anche tramite l’uso e abuso delle meccaniche di fusione per creare nuove sub-Personae da equipaggiare a tutto il party e nuove armi uniche – di ottimizzare la propria esperienza di gioco secondo le proprie preferenze. Non ci sono “personaggi sbagliati” o “personaggi rotti”, l’unico limite è la propria voglia di sperimentare. Voglia che però, va a scontrarsi con il neo più grande di Persona 5 Tactica.
Perché alla fine dei conti, tutta questa varietà nell’equipaggiamento, nelle skill, nelle Personae creabili e nelle varie combinazioni di abilità in grado di creare dei veri e propri mostri inarrestabili – guai a fare innervosire la mia Haru con “One Man Army” – si scontra con una negligente mancanza di quest’ultima dal punto di vista dei contenuti affrontabili. Evitando di fare spoiler sugli avvenimenti della storia per ovvie ragioni, una volta superate le 15 ore di gioco sulle 35/40 ore disponibili nel caso si volesse calcare la mano del completismo sfrenato, Persona 5 Tactica si “stufa”. E chiariamoci, non si sta parlando di un percorso di apprendimento di meccaniche e dinamiche di gioco, che una volta imparato e compreso appieno porta alla creazione di un flow di gioco autonomo e che quindi può far risultare tutto “più facile”. In questo caso sto proprio parlando di una stagnazione totale nella varietà di nemici, situazioni di gioco e al tempo stesso anche possibilità date al giocatore, con il gioco che non fa nulla per evitarlo. Certo, è comunque possibile rigiocare i vari livelli, modulare la difficoltà di gioco e intraprendere delle missioni secondarie rompicapo, con quest’ultime che via via vanno ad offrire sfide molto più appaganti di quelle presenti nelle missioni principali. Ma allo stesso tempo, anche verso la fine dell’opera, si arriva a un punto in cui i nemici faranno le stesse azioni, seguiranno gli stessi comportamenti e potranno essere eliminati secondo le stesse dinamiche già viste durante le primissime ore di gioco. In certi casi, la situazione peggiora quando alcune classi di pedine vengono addirittura rimosse dal campo di gioco, portandomi più e più volte a chiedermi – per quanto possa trovare divertente tutto ciò che gira attorno al gameplay – se stessi giocando a Persona 5 Tactica in modo corretto o se “la ciccia” del contenuto fosse dietro l’angolo. Cosa che da un certo punto in poi non ricapita mai.
La scazzottata del Sabato Mattina
Un altro elemento che all’epoca del primo annuncio mi diede fortissime vibrazioni negative fu l’uso di questo stile artistico deformato e che dava ai vari personaggi fattezze un po’ troppo plasticose, al punto da renderli molto simili a dei Nendoroid. Tuttavia, dopo aver passato almeno una trentina di ore in compagnia dei Ladri Fantasma in versione “palloncino gonfiabile”, posso constatare che… non sono male. Per carità, non stiamo parlando del redesign più congegnato e innovativo della storia di questo medium, ma si lascia pur sempre guardare. Inoltre, questa esuberanza che spunta dal tratto un po’ più caricaturale ha permesso al team dedicato alle illustrazioni che accompagnano i dialoghi, alle animazioni in-game e alle cutscene animate di sbizzarrirsi più che mai, confezionando un pacchetto finale carico di carisma e giocosità, capace di controbilanciare quel senso di “piattume” incontrato durante l’analisi della narrativa. Questa frenesia da cartone del sabato mattina si trasmette anche negli attacchi speciali delle varie Personae del party e soprattutto ai vari boss che governano i Regni del Metaverso. Questi ultimi, caratterizzati da canoni completamente diversi da quelli visti nelle Ombre dei Palazzi, rappresentano stilisticamente una gradita boccata d’aria fresca e in alcuni casi un best of delle simpatiche citazioni ad altre opere targate ATLUS. Ma su questo preferiamo lasciarvi il gusto di scoprirle da soli.
Per quanto riguarda invece la colonna sonora mi trovo in una situazione di totale incertezza. Da un lato, ho apprezzato la volontà di non voler includere nuovi remix delle già stra-abusate Rivers in the Desert, Wake Up Get Up Get Out There e compagnia cantante optando invece per nuovi brani come Truth or Dare, Got Your Tail o Inextinguishable, tutti brani di ottima qualità e impreziositi dalla fantastica voce della cantautrice Lyn, a sua volta supportata da Lotus Juice nella stesura dei testi. Al tempo stesso, nonostante alcune di queste siano fenomenali e con un posto già prenotato all’interno della mia playlist personale, sembra mancare qualcosa. Quella scintilla finale alla quale Throw Away Your Heart, I Believe o addirittura brani provenienti dal passato della serie come Genesis, I’ll Face Myself -Battle- (Persona 4 Golden) o anche Battle Hymn of the Soul (Persona 3) ci avevano un po’ viziato e abituato. Insomma, alla colonna sonora di Persona 5 Tactica sembra mancare un punto finale in grado di metterla a paragone con altri brani noti della serie. La colonna sonora di Toshiki Konishi è di egregia fattura, ma purtroppo non riesce a fare il proverbiale “salto di qualità” che speravo arrivasse, ed è un peccato.
Piattaforme: PC, PS4, PS5, Xbox Series X|S, Xbox One, Switch
Sviluppatore: P-Studio
Produttore: ATLUS
In un certo senso, Persona 5 Tactica è riuscito nel suo intento di farmi “cambiare idea” sotto diversi aspetti. Da un lato, la trama di questa nuova avventura di Joker e compagnia cantante è stata in grado di “prendere il testimone” del gioco originale e a rielaborare le tematiche principali sotto un nuovo punto di vista, dando vita a un’avventura piacevole da leggere e in alcuni casi anche molto forte nel suo messaggio finale. Dall’altra parte però, nonostante le premesse della formula di gameplay sono talmente ben congegnate che fa un po’ male non vederle sbocciare verso il loro massimo potenziale. È un po’ come salire su una montagna russa dalle rotaie super rinforzate e dai sedili super comodi. La giostra inizia a salire, salire, salire, fa anche qualche manovra da brivido… ma arrivati al punto della discesa finale ad alta quota, quest’ultima cominci a scendere sempre più lentamente. E alla fine della corsa non si pensa più alla scarica di adrenalina iniziale, ma piuttosto al piattume che ha contraddistinto lo slancio finale.
