DREAMERS A Nostalgic Adventure debutta su Nintendo Switch a poca distanza dalle precedenti versioni ed acquisendo un romantico sottotitolo, che spiega, solo in parte, la natura del progetto. Un’opera principalmente basata sulla narrazione che concede poco, anzi pochissimo, al fattore puramente ludico. Un’avventura calma, riflessiva, da gustare lentamente, assaporando i lunghissimi dialoghi interiori e tra i personaggi, consapevoli però delle precise scelte artistiche del team di sviluppo e delle tematiche scelte, a costo di documentarsi prima di giocarlo, come fosse una sorta di trattato filosofico in forma di opera videoludica. Un gioco controverso, quindi, che, come tutte le opere che vogliono osare qualcosa di più, risulta poco comprensibile ad una occhiata distratta, ma soprattutto poco fruibile in senso tradizionale. Più un videogame si avvicina all’Arte meno giocabile diventa, si dice da sempre nel settore, ed anche stavolta il detto risulta veritiero.
All’inseguimento di una lettera senza indirizzo, che può portarci ovunque…
L’avventura tutta italiana DREAMERS A Nostalgic Adventure, come abbiamo già anticipato in questa pagina, arriva, dopo il recente debutto sugli altri sistemi, datato 1 Dicembre, anche sull’inarrestabile Nintendo Switch, con una conversione particolare, che tiene conto delle caratteristiche di portabilità della console ibrida della grande N, ed è considerato dai suoi stessi sviluppatori un “port ponderato”. Il gioco si basa sul collaudato motore Unity Engine a cui sono stati aggiunti dei tool proprietari realizzati apposta. Con questo titolo, oltretutto, si cerca di avvicinare il pubblico attuale ad una formula classica che rappresenta un moderno esponente di un’epoca d’oro ormai perduta. Tutto sensato, negli intenti, ma paradossalmente, quasi nulla lega il titolo ad un genere ben preciso, come potrebbe essere ad esempio una Avventura Grafica degli anni novanta, periodo al quale si vuole giocoforza fare riferimento. Sarebbe meglio definirla Avventura Narrativa, poiché proprio la narrazione è l’elemento più caratterizzante del gameplay, che finisce per sacrificare qualunque altro approccio ludico, con buona pace anche dei mini giochi e della divisione in quest e sub quest, di fatto solo nominale. DREAMERS A Nostalgic Adventure si avvicina ad alcune opere più legate a questo genere che fanno dello story drive il loro punto di forza, come potrebbero essere ad esempio il brillante As Dusk Falls che abbiamo recensito su Xbox Series la scorsa estate, per quanto l’opera di Interior Night sia caratterizzata da una grafica realistica, mentre sul fronte PlaySys abbiamo un comparto visivo più onirico ed aleatorio, oppure, restando in casa Switch, il più ludico Life is Strage True Colors sviluppato da Deck Nine Games, che trovate qui. Rispetto alle complesse ed articolatissime trame multidirezionali dei due giochi appena citati il nostro DREAMERS preferisce offrire una storia unica e più lineare, raccontata però da punti di vista differenti, ovvero quelli dei tre protagonisti senza nome di questo bizzarro universo quasi onirico, ovvero BOY, GIRL e ROBOT. Tre figure quasi simboliche, che seguono un viaggio tra diversi punti della mappa inseguendo il destino di una lettera senza indirizzo, simbolo, chiaramente, del destino, che può portare ovunque. Un drone postino cade, e da quell’evento si generano conseguenze inimmaginabili. I tre a volte viaggiano insieme a volte si separano, compiendo riflessioni personali ed interagendo con i tanti PNG in cerca di informazioni. I comprimari, intenti nelle loro faccende, di fatto sono decisamente poco collaborativi, ed anzi spesso, come il primo personaggio del pescatore che incontriamo all’inizio del viaggio, dichiarano fieri di non voler assolutamente aiutarci! Questo introduce uno dei tanti temi narrativi psicologici del gioco, ovvero il tema della delusione. A volte siamo soli, contro il mondo.
Dalla già bizzarra trama, in cui conosciamo personaggi ancora più strani, logorroici e che parlano tantissimo, ci spostiamo lesti sul gameplay di DREAMERS A Nostalgic Adventure, che risulta davvero difficile incasellare in qualcosa di già visto, come avrete intuito. Il punto cardine è la pura esplorazione, interagendo nel contempo con gli abitanti dei diversi ambienti in cui ci si sposta, ed in questo si potrebbero trovare punti comuni con le tradizionali Avventure Grafiche, e la suddivisione tra missioni primarie e secondarie sembrerebbe dare uno scopo al gioco, ma di fatto tutto è aleatorio, le missioni non hanno una vera coesione e sono di poco finalizzate a qualcosa di diverso dalla storia di fondo. Gli stessi oggetti che troviamo sono di poco interesse, e non fanno la differenza, raccoglierli, la maggior parte delle volte, è solo uno sfizio collezionistico. I mini-giochi? Solo un passatempo. La mappa si ingrandisce man mano che la esploriamo, aprendo nuove location, e spesso bisogna spostarsi in modo lento tra un punto A e B, senza sapere di preciso dove si va, e solo un teletrasporto successivo darà la possibilità di spostarsi velocemente. Più tempo per riflettere sui temi universali proposti dall’avventura, diranno i giocatori più stoici. Tra le tante interazioni che troviamo ci sono poi dei vecchi telefoni, che permettono di avere dei checkpoint ulteriori, rispetto ai compartimenti di salvataggio della storia principali. Tra riflessioni, in cui si dialoga con la propria mente, e strumenti di accessibilità, che aiutano a fissare dei punti fermi nel racconto, l’intera trama viene pian piano, ma molto piano, distesa e sviluppata, per essere infine compresa mettendo insieme i pezzi del puzzle. L’intera avventura proposta da DREAMERS A Nostalgic Adventure, considerando quest e sub-quest, porta via una quindicina di ore, poco di più se ci si perde durante il viaggio, cosa che può capitare facilmente.
Una tela bianca riempita con colori pastello, low poly e volti senza facce, travolti da un insolito destino
Un comparto grafico che, da solo, costituisce praticamente tutto il fascino del bizzarro titolo di PlaySys, ideato dal game designer Luca Deriu e che, nella sua onirica rappresentazione aiuta moltissimo ad immergersi nel mondo fantastico proposto da DREAMERS. La scelta della grafica tridimensionale piatta stilizzata, definita “low poly” dagli stessi autori, è davvero azzeccata, e si rifà, concettualmente al caro vecchio Cel Shading di titoli come The Legend of Zelda: The Wind Waker su GameCube, per capirci. Eppure, ad un primo sguardo, il titolo ricorda, perlomeno visivamente, anche un altro gioco cult per Nintendo DS, ovvero il bizzarro ed indimenticabile Project Rub di SEGA. Le lente barche su cui viaggiare, i villaggi con le case in legno che paiono quasi dipinte, i romantici paesaggi innevati, le sterminate foreste, i roventi deserti vuoti, gli stessi volti dei protagonisti, con facce senza caratteri, similmente alla pellicola di George Romero del 2000 intitolata Bruiser – La vendetta non ha volto, in cui il tema romeriano della perdita di identità umana attraverso proprio la scomparsa del viso, appare molto calzante con l’opera di PlaySys. Per la realizzazione della grafica, che unisce immagini 2D Art in bitmap a modellazione 3D, motion-capture, rendering, a cui ha contribuito lo stesso Luca Deriu, è stato svolto un lavoro enorme, ed il risultato finale, nel complesso, è davvero eccezionale. Discorso valido maggiormente per le altre versioni PC e console, dove lo stile sfumato che ricorda pennellate ad olio è ancora più evocativo, ma anche nella pur inferiore versione per Nintendo Switch, la cui grafica appare semplificata e compatta, ma non per questo meno affascinante, il gioco è, graficamente, una vera gioia per gli occhi. Seguire l’eccezionale corpus narrativo, immerso in cotanta bellezza grafica onirica ed extramondana rende una esperienza davvero unica, con buona pace del fatto che l’interazione ludica vera e propria sia così ridotta all’osso. Notevole infine la colorazione artistica del titolo, opera di Elena Kartseva, che figura anche nell’importante ruolo di Head of Production.
Anche il comparto sonoro di DREAMERS è di fattura molto pregevole, con melodie affascinanti, rilassanti e che restano decisamente impresse mentre si gioca, si esplora e si scoprono cose nuove nel mondo bizzarro del titolo. L’eccezionale colonna sonora ben si sposa col progredire narrativo della strana avventura. L’OST, scritta a quattro mani dalle talentuose musiciste sovietiche Irina Slepchenko e Svetlana Khanina, è uno dei migliori punti forti sul piatto, e la sua realizzazione, oltretutto è stata lunga, tradizionale e molto curata, con oltre un anno di composizioni originali al pianoforte, prove e riscritture, ed incisioni da parte di una vera orchestra tradizionale, grazie al musicista finlandese Markus Elgland che ha portato alla fine ad una tracklist di oltre trenta brani originali. Questi splendidi pezzi vanno a creare una suite musicale della durata di circa centoventi minuti che spazia da melodie classiche in stile nordeuropeo a ballate più romantiche, fino a rari momenti concitati, ma principalmente riflessivi e rilassanti. Gli effetti sonori sono opera di Benedict Sanderson. Il titolo non prevede, purtroppo, una sorta di juke box per ascoltare singolarmente i brani, come ad esempio succede nella recente riedizione di Super Mario RPG, e dobbiamo accontentarci di ascoltarli in corso d’opera, ma è disponibile come contenuto esterno anche su diverse piattaforme musicali in streaming, tra cui Spotify, che trovate qui. La pubblicazione della colonna sonora del gioco è addirittura precedente all’uscita dello stesso sul mercato. Un videogame eccezionale, quindi, sotto il punto di vista artistico, come evidenziato finora, ma con alcuni forti lati oscuri che andremo adesso ad analizzare.
DREAMERS A Nostalgic Adventure: only for englishmen in New York, without TV!
Scomodiamo il leggendario Sting, che proprio di recente ha tenuto un concerto a Milano, per una riflessione universale su alcune scelte autoriali spesso legate al mercato, che però non soddisfano appieno i giocatori. L’opera di PlaySys nasce in Italia da uno studio milanese attivo fin dal 2007, e merita, come tutte le produzioni tricolore, maggior interesse perché, come abbiamo già evidenziato nell’articolo dedicato alla riedizione per il ventennale di ETROM, che trovate qui, sviluppare in Italia è un affare complesso. Poiché, nel nostro territorio, diversamente da altri paesi europei aperti al settore, il videogioco è ancora visto con gli occhi del passato, specie dalle istituzioni, ed il suo sdoganamento procede infatti a passi lentissimi. Nonostante le sue origini il titolo propone però i soli sottotitoli in lingua italiana, preferendo invece il doppiaggio nella sola lingua inglese. Non che questo sia pregiudicante, sia chiaro, però è davvero un peccato che non si sia optato per la possibilità di avere il doppiaggio in entrambe le lingue. I costi di un doppio cast sonoro di doppiatori sono maggiori, lo comprendiamo, eppure sarebbe stato un grande valore aggiunto, utile per immedesimarsi ancora di più nel comparto narrativo. Si ripete quindi, per motivi diversi, la situazione di ETROM, dove, come ricorderete, la lingua italiana, pur presente nell’edizione dei primi anni duemila, sulla moderna riedizione di Steam è scomparsa, seppur per motivi di incompatibilità del codice originario, come detto dagli sviluppatori stessi. Trovate il sito di DREAMERS A Nostalgic Adventure, anch’esso disponibile unicamente nella lingua di Albione, a questo LINK. Capiamo che il target primario del settore videoludico sia il mondo anglosassone, specie gli Stati Uniti, ma a volte ci vorrebbe maggior orgoglio italiano, per una produzione artistica che, pur non perfetta, ha delle ottime potenzialità per piacere a chi ama i titoli narrativi diversi dal solito. Il ragionamento vale per chiunque, sia chiaro, nel momento in cui abbiamo tra le mani un titolo di origine brasiliana sarebbe bello ad esempio sentire le voci in portoghese ed anche, per il mercato internazionale, in inglese, come del resto è possibile in ambiente cinematografico per i supporti home video come DVD e Blu-Ray o su diversi servizi televisivi, per la gioia dei puristi amanti della filologia delle opere dell’intrattenimento.
Una delle scelte più inspiegabili del team di sviluppo è il fatto che DREAMERS A Nostalgic Adventure non supporta in alcun modo la Modalità TV di Nintendo Switch. Si, avete capito bene, di fatto è possibile usufruire dell’avventura solamente in Modalità Portatile, con il corpo macchina inserito nel Dock, lanciato il gioco, appare la scritta “premi un tasto” ma nulla parte, se non scollegando il tablet dal dock e riunendolo con i joy-con, ed allo stesso modo, se mentre si gioca in portabilità si decide di inserirlo nel dock, il gioco si blocca. Il tutto senza spiegazione alcuna del perché non sia supportata la TV. Molti preferiscono giocare comodi sul divano con una moderna e inutilmente grande televisione attuale, piuttosto che con un classico portatile dallo schermo pur generoso, e il genere di appartenenza dell’opera di PlaySys, ovvero l’Avventura Narrativa, si presta anche a partite lente, riflessive, di lettura, sicuramente più adatte ad una fruizione casalinga. Se siete in possesso di un altro sistema da gioco attuale, paradossalmente, ci sentiamo di consigliarvi di recuperare una precedente edizione di DREAMERS, anche per la grafica più evocativa. come abbiamo detto prima. Se quindi la scelta del doppiaggio solamente in inglese può avere un senso commerciale ed universale, questa scelta di non supportare la TV appare invece completamente bizzarra e penalizza parecchio il gioco, dobbiamo ammetterlo. Il titolo, tolte quindi alcune scelte strambe, come quelle appena descritte, una grafica oggettivamente inferiore alle altre edizioni per PC e console, mentre Switch ha dato prova di poter decisamente fare di più, ed alcuni piccoli glitch assolutamente insignificanti, non ha altre negatività, va solo affrontato per quello che è, un’opera fortemente improntata alla narrazione, da gustare lentamente e con consapevolezza di cosa si sta giocando.
Piattaforme: Nintendo Switch, PC, Playstation 4, Playstation 5, Xbox One, Xbox X|S
Sviluppatore: PlaySys
Publisher: PlaySys
DREAMERS A Nostalgic Adventure non è un brutto gioco, sia chiaro, più che altro non è prettamente un gioco in senso stretto. Il titolo è un’ avventura narrativa ben realizzata ed appassionante, che poco concede al fattore prettamente ludico, che si eleva ad una dimensione artistica ben più alta, con tematiche morali e riflessive anche molto profonde, tra cui spicca il tema della delusione. Prima di affrontarla bisogna solo essere consapevoli di questo. Se queste premesse non vi spaventano, e volete, per una volta, intraprendere un viaggio mentale di alto livello, l’opera artistica di PlaySys è già disponibile dal 7 Dicembre sul Nintendo Store al mid price di 29,99 euro, il titolo, per ora, è stato rilasciato ovunque nel solo formato digitale, ma non aspettatevi un videogioco in senso tradizionale. Un’opera artistica eccezionale, certo poco giocabile e dalle scelte controverse, ma a suo modo unica.
