Amnesia Rebirth Recensione: alla ricerca della verità

Amnesia Rebirth

Uno schianto aereo, il deserto dell’Algeria, caldo torrido. E un vuoto di memoria assolutamente unico, impossibile da prevedere. Una vita da ricostruire, la ricerca di chi siamo e cosa stiamo facendo in quel luogo dimenticato da Dio. Sono le premesse di Amnesia Rebirth, terzo capitolo della serie dopo l’ottimo The Dark Descent che ha dato i natali al franchise di Frictional Games e A Machine for Pigs, sviluppato da thechineseroom. Ora la serie torna in mano ai creatori originali, offrendo un’esperienza disturbante che riesce a convincere fin dal primo minuto i giocatori. Ebbene sì: Amnesia Rebirth è semplicemente un vero e proprio horror, che con alcuni limiti di design e tecnici arriva dritto al cuore, disturbando chiunque si appresti a camminare anche per la prima volta nell’universo creato da Frictional Games.

Tra misteriose presenze e la ricerca imperterrita di una verità che sembra distante, Amnesia Rebirth è un lunghissimo viaggio dove bisogna necessariamente resistere alla paura e alla tentazione di girare lo sguardo dall’altra parte, in un sapiente mix di orrore narrato, immaginato e ovviamente “reale”.

Amnesia Rebirth

Amnesia Rebirth: mistero e terrore

Amnesia Rebirth mette subito le cose in chiaro. Nei primissimi minuti di gioco infatti l’obiettivo del team di sviluppo è quello di disorientate il giocatore, utilizzando uno schema oramai ben collaudato dal 2010 a questa parte, ovvero l’alone di mistero che circonda il soggetto protagonista ma anche lo stesso mondo di gioco e la storia. I fatti sono abbastanza semplici: nel pieno degli anni ‘30, un aereo con Tasin (la protagonista) e suo marito, che viaggiano insieme ad una crew di archeologi, si schianta nel deserto dell’Algeri. Al risveglio della donna, il cui il destino sarà nelle mani del giocatore, sarà necessario riuscire a ricostruire quello che è successo e raggiungere eventuali superstiti. Peccato però che qualcosa non torni: Tasin ha infatti continui vuoti di memoria e non riesce a capire perché sia lì e quale sia il suo obiettivo originario. Un’amnesia, appunto, decisamente vorace che ha praticamente inghiottito quasi tutta la vita conosciuta della giovane archeologa e del suo malessere, che la sta lentamente divorando dall’interno. Unica soluzione è provare a ricongiungersi al gruppo di superstiti ma la missione appare letteralmente impossibile: un po’ per la natura della donna, un po’ per la creatura e le presenze che infestano quel mondo.

Amnesia Rebirth

Amnesia Rebirth gioca infatti su due fronti: il primo è la solitudine, in un mondo ostile e in uno scenario decisamente estraneo. La seconda invece è la paura di essere braccati. Un lavoro che si sposa bene con lo scenario di gioco, riuscendo ad iniettare a scariche piuttosto regolari una sensazione di terrore e di gioco psicologico. La tentazione di correre, provare ad aggirare un ostacolo invece che prendere un corridoio lungo è decisamente forte ma non ci sarà scampo: i giocatori infatti sono obbligati a vedere praticamente qualsiasi cosa. Se si corre troppo forte un fiammifero che ci fa da torcia nel buio potrebbe spegnersi, mentre altre volte passare in mezzo ad alcuni cadaveri orrendamente mutilati fa parte ovviamente del percorso principale. Un vero e proprio paradiso dell’orrore, che arricchisce il titolo di Frictional Games e obbliga il livello di attenzione a restare sempre a picchi elevatissimi.

Meccanica che vince non si cambia…

Il mondo dei survival horror non è ovviamente composto da soli cloni di Resident Evil. Per rendere più affascinante non solo l’esplorazione ma il gameplay, in Amnesia: Rebirth sarà necessario farsi strada risolvendo diversi puzzle, che permettono al giocatore di aprirsi una via. L’assenza di obiettivi obbliga ad un’attenzione ai dettagli maggiori: alcuni elementi su come provare a superare un determinato livello sono disseminati per tutto il quadro di gioco e in questo caso si può fare del try and error una vera e propria scuola di vita. Anche la lore stessa del gioco è raccontata tramite alcuni elementi ambientali, come ad esempio scritte e graffiti sui muri oppure delle semplici missive lasciate da altri viaggiatori o colonizzatori francesi che presero possesso di quel territorio, come la storia reale ci ha insegnato tra i banchi di scuola.

Pad alla mano la risoluzione dei puzzle però funziona bene. Lo schema di comandi è davvero funzionale e tutto si gioca su pochi ma semplici movimenti: con RT/R2 si interagisce con gli oggetti, mentre invece con la levetta destra si possono spostare e combinare insieme. Tasin ha anche a disposizione un ricco inventario, dove poter accumulare non solo oggetti indispensabili per il proseguo della storia ma anche fiammiferi, olio per lanterna e medicinali per controllare i suoi stati d’ansia. Quest’ultime sono risorse che non saranno ovviamente presenti in quantità massicce e sarà dunque necessario scegliere attentamente quando utilizzarle. I fiammiferi si consumano infatti correndo velocemente ma allo stesso tempo possono accendere candele e torce, permettendo così una visione più chiara e magari scacciare via un po’ d’ansia. Allo stesso tempo l’olio della lanterna non sarà ovviamente infinito e il rischio di rimanere senza visibilità in una caverna è davvero altissimo. A fare compagnia all’esplorazione di Tasin è presente anche una specie di bussola, che guida la protagonista attraverso alcuni e misteriosi portali, che aumentano i misteri con cui il giocatore si va ad affacciare.

Amnesia Rebirth

Gli enigmi studiati da Frictional Games sono diversi, così come è diversa la soluzione dei quadri. Non siamo ovviamente nel campo di altri maestri della narrazione come Quantic Dream ma la possibilità di poter risolvere determinati enigmi muovendosi in direzioni diverse è sempre un’ottima opzione che può allungare la longevità di un titolo e soprattutto instaurare un senso ad una eventuale seconda o terza run.

… ma serve uno svecchiamento tecnico

Se dal lato artistico Amnesia Rebirth convince con tanti piccoli colpi intelligenti, come ad esempio una palette cromatica sempre ben scelta, ambienti coerenti e un level design molto brillante non è la stessa cosa per quanto riguarda invece il comparto tecnico. Le texture appaiono decisamente poco ispirate e in generale la modellazione 3D sembra rimasta ancorata ad alcuni anni fa. Un vero e proprio peccato, considerando la buona qualità del titolo. Si salva il sistema di illuminazione, così come l’intera ottimizzazione della build per PC: i 60fps si mantengono stabili giocando anche in 1440p con una build non proprio recentissima.

Per quanto riguarda il comparto sonoro invece siamo ad altissimi livelli: il gioco di casa Frictional Games riesce a conquistare con le musiche, sempre molto ispirati e il doppiaggio in lingua inglese, realista e rispettoso anche della diversa provenienza regionale dei protagonisti (Tasin vive infatti in Francia, così come buona parte della sua spedizione). Menzione d’onore anche agli effetti sonori, che contribuiscono ovviamente ad una sensazione di smarrimento e coltivano ancora meglio in sentimento della paura.

Un design forse poco audace

Pur riuscendo a convincere quasi sotto ogni punto di vista, Amnesia Rebirth può rappresentare un ostacolo per coloro che non sono abituati al genere proposto e soprattutto non hanno giocato i precedenti capitoli. In un mondo dove l’evoluzione tecnica continua a fare passi da gigante, proporre una sorta di ibrido tra avventura grafica con gestione dell’inventario e combinazione degli elementi e il survival horror in prima persona può risultare un po’ stagnante. Sono infatti oramai anni che simili prodotti vengono proposti al grande pubblico e pur funzionando e riuscendo a convincere praticamente buona parte della critica grazie alla loro narrazione audace, riteniamo che uno svecchiamento non possa fare che bene, anche solo per poter riuscire a dare un tocco in più all’originalità di ogni singolo prodotto.

Non stiamo chiaramente parlando di un difetto che distrugge il gioco, anzi. La formula e la strada tracciata da Frictional Games è decisamente coerente con la storia dello sviluppatore ma allo stesso tempo sarebbe abbastanza interessante vedere nei prossimi giochi in uscita di questo genere qualche nuova meccanica interessante, in grado così di poter aprire a nuove possibilità di gameplay.

Amnesia Rebirth conquista non subito, ma lentamente. Superato lo spaesamento iniziale, il nuovo titolo di Frictional Games si lascia giocare ed ogni passo avanti nelle profondità della storia equivale ad un piccolo spavento per il cuore dei giocatori. L’avventura di Tasin alla scoperta della sua vita, di se stessa e della sua maledizione attende chiunque abbia il coraggio di affrontare il terribile deserto dell’Algeri. Se siete fra questi, il Cassandra sarà lieto di accogliervi tra i passeggeri del volo.

Alessandro muove i primi passi nei videogiochi grazie a Crash Bandicoot 2 e The Curse of Monkey Island. Il suo genere preferito restano le avventure grafiche e narrative ma ama anche gli sportivi come ad esempio FIFA (dove comunque non sarà mai bravo quanto vorrebbe). Nel tempo libero impreca per i risultati dell'Inter, legge e suona la chitarra