Halloween: single player, multiplayer e indie consigliati

Dead by Daylight

Siamo di nuovo in quel periodo dell’anno spaventoso, di cui abbiamo adottato anche in Italia la tradizione anglosassone di festeggiare Halloween, la notte tra il 31 ottobre e il 1 novembre che ormai da anni connota con “dolcetti o scherzetti” anche le tradizioni italiane. Che sia un buon motivo per fare festa e incontrarsi tra amici e parenti, ci è ben chiaro, ma perché non decidere di trascorrerlo anche (ri)scoprendo diversi titoli videoludici horror? Se è vero infatti che questa festività è diventata sempre più ricorrente nell’intrattenimento in senso generale, non poteva infatti mancare il mondo dei videogiochi con diverse proposte, più o meno note, pensate per darci tanta adrenalina e i giusti colpi di scena (e salti sulla sedia dallo spavento!). Su GamesVillage desideriamo accompagnarvi alla scoperta di questo mondo orrorifico, offrendovi spunti di diversi videogiochi da riscoprire ad Halloween, in particolare tre per ogni categoria: in single player, in multiplayer e una selezione di titoli indie che vale sempre la pena scoprire in occasione della festa più rabbrividente dell’anno! Siete pronti a spaventarvi con voi e con i vostri amici?

I titoli da riscoprire ad Halloween in single player: Until Dawn

Until Dawn è l’esclusiva PlayStation4 uscita nell’agosto 2015, titolo sviluppato da Supermassive Games e pensato come uno dei titoli più importanti offerti dalla console di casa Sony. La storia narra di otto adolescenti, amici fra loro, in una baita isolata di montagna dove trascorrono una notte non proprio dal lieto fine. Ovviamente, le cose non vanno per il verso giusto e i nostri protagonisti si ritrovano alle prese con un maniaco assassino, offrendoci un thriller adolescenziale, con una buona dose di horror e citazioni tratte da lungometraggi del calibro di Scream e SAW, o anche videogiochi come Alan Wake o The Evil Within. Until Dawn è ancora oggi un titolo eccellente sotto tutti i punti di vista, tra una storia ben scritta, pur non essendo particolarmente originale, e un gameplay dalle numerose ramificazioni garantite dall’effetto farfalla. Non manca nemmeno un comparto grafico ben realizzato, con animazioni ed espressioni facciali dei protagonisti ben realizzate, o ambienti riprodotti con perizia. Until Dawn si è rivelato un titolo eccellente sotto tutti i punti di vista e se vi piacciono i videogiochi dove la trama e il coinvolgimento emotivo fanno da colonne portanti, Until Dawn non è assolutamente da far scappare. 

Until Dawn

Resident Evil 7: Biohazard – Gold Edition

L’esperimento di Capcom qui recuperato, uscito nel 2017, si è rivelato a tratti geniale, a tratti fallimentare nella proposizione di gioco, e pur non essendo il miglior esponente del franchise, tecnicamente e graficamente non vi è nulla da obiettare. Ci è rimasta un’esperienza breve, senza trame intricate ed enigmi quasi impossibili del livello di Resident Evil 3: Nemesis. Disponibile anche in edizione VR, un’opzione da considerare seriamente per vivere appieno lo spavento offerto a ogni piè sospinto da questo titolo, vale la pena recuperare Resident Evil 7: Biohazard proprio per questo motivo, e per alcuni suoi DLC interessanti, come Not A Hero e La Fine Di Zoe, che riesce a non rinunciare all’atmosfera cupa che permea il titolo di Capcom. Le atmosfere cupe del bayou della Louisiana e la rinnovata varietà di situazioni che vengono proposte nei nuovi DLC riescono a bilanciare un gameplay legnoso e un’esperienza di gioco non eccellente, senza VR. Come già accennato, sul fronte tecnico il titolo non può essere definito in altro modo se non encomiabile, ineccepibile e caratterizzato da un ottimo comparto grafico e un sonoro decisamente sopra la media. Purtroppo la durata complessiva del titolo, DLC compresi, non supera le quindici ore circa. Dunque non tanto spavento forse, non troppo a lungo, ma a valere non dovrebbe forse essere anche la qualità dell’offerta, oltre che la sua quantità? Dunque un titolo non longevo, ma che vale la pena di rispolverare per la notte di Halloween.

Resident Evil 7

Alien: Isolation

Come terzo e ultimo consiglio da giocare in single player, non poteva mancare un titolo del 2014, Alien: Isolation, costruito passo dopo passo sui canoni del film del 1978, e ciò riguarda anche l’uso selettivo delle caratteristiche di gameplay, dosate e riprogettate per restituire precisissime sensazioni. Il titolo di Creative Assembly aveva un paio di primati, precedenti alla sua uscita: Alien Isolation è stato il primo videogame moderno a ispirarsi direttamente al film di Scott ed è stato anche il primo vero blockbusters a sposare la causa dei survival horror più estremi, dove ci si muove praticamente inermi, nel territorio di incubi come Penumbra, Amnesia: The Dark Descent e Outlast. Il livello di difficoltà di Alien Isolation è più che elevato, in quanto non mancano particolari verosimili, giustificati da esigenze di gameplay: l’alieno si muove in condotti differenti, rispetto ai tubi di servizio sfruttati dalla protagonista, ed è invulnerabile alle armi da fuoco. Anche il robusto meccanismo di crafting è costruito per ragioni ludiche e per rendere più varia l’esperienza, ma risulta molto ben diversificato negli effetti di proiettili, fuoco ed elettricità sui nemici, e così nell’efficacia degli ordigni su umani o androidi. Se gli umani e gli androidi si affidano a IA relativamente semplici, comunque implacabili nella velocità di reazione e nella distanza di rilevamento, l’alieno di Alien Isolation può contare su soluzioni davvero sfaccettate: lo xenomorfo sente la nostra presenza se ci fermiamo troppo in un punto, ed esplora le ambientazioni in modo insidiosamente libero, senza script, cosa che porta il giocatore a spostarsi spesso e a non abusare dei nascondigli. La presenza “fisica” dell’alieno emerge anche dai suoi movimenti, in un puntino verde sul celebre sonar, mentre sfrutta la rete di cunicoli sopra la nostra testa e produce rumori che è bene imparare subito a riconoscere. Gli scenari di Alien Isolation offrono la migliore rappresentazione dell’universo di Alien che si sia mai vista in un videogioco: la vicinanza al film del 1978 è impressionante e pervade ogni dettaglio, con una qualità grafica molto elevata, sfruttando la ridotta dimensione degli scenari per arrivare prossimo alla resa estetica di una tech demo. Un titolo dunque da recuperare a ogni costo, e a ogni brivido.

Alien Isolation Uscita

I titoli in multiplayer per Halloween: Dying Light

Tra bombe mortali e una guerra che non vede la fine, la storia di Dying Light ci accompagna in un survival horror griffato Techland con infetti e armi di fortuna per farne mattanza. Ciò che ci viene presentato non è un seguito di Dead Island, bastano poche ore di gioco per realizzare come Dying Light abbia un approccio da survival puro, all’interno di un mondo open world estremamente diverso da quello tropicale. Qui c’è parecchio parkour e il ciclo giorno/notte cambia totalmente la prospettiva offerta. perché con le tenebre fanno capolino creature talmente furibonde da angosciare profondamente. La calma delle ore diurne è solo apparente, tanto che bastano quattro passi in strada per accorgersi di come convenga sempre sfruttare la verticalità degli edifici e muoversi per tetti e sporgenze. Alla stessa stregua di Dead Island e Dead Rising, ma in modo molto più funzionale, possiamo dedicarci al crafting e quindi creare oggetti di fortuna con i quali integrare quelli già forniti; non manca la possibilità di prepararsi medicamenti e pozioni di ogni tipo. Nel caso di inseguimenti, le possibilità di game over sono alte, ma con le armi giuste e un po’ di abilità anche lo zombie più inferocito può essere sterminato. A rendere più interessante l’esplorazione intervengono alcuni eventi casuali che possono essere ignorati, ma che spesso conviene indagare, in quanto le micro-missioni randomiche aggiungono sfizio al gioco e possono anche essere occasione di upgrade utili. Un titolo dunque davvero consigliato per questa serata di Halloween e questo periodo dell’anno, da festeggiare con tanto spavento.

Dying Light

Dead By Daylight

Behaviour e Starbreeze Studios hanno presentato al mondo videoludico Dead by Daylight (anche con una Special Edition) nel 2016, offrendo un titolo che prende a piene mani dalle meccaniche del genere multiplayer online asimmetrico, presentando una sfida quattro contro uno meno sbilanciata del previsto. I prodotti videoludici da cui prende ispirazione sono evidenti e spaziano da Friday the 13th the Game a Evolve, con il ruolo del gigantesco mutante interpretato da un serial killer dalle doti soprannaturali decisamente altalenanti. Lo scopo del gioco è intuitivo fin da subito: possiamo scegliere tra il ruolo dell’assassino e quello del sopravvissuto, mentre i killer potranno selezionare diversi alter ego, il cui punto di forza risiede nell’aspetto inquietante, un omaggio ai grandi classici del cinema horror grottesco, e nei poteri più o meno straordinari in loro possesso. Il pazzo omicida attende i sopravvissuti, creando la lobby di gioco, mentre le vittime devono avviare il sistema di matchmaking per essere catapultati all’interno della partita. Dead by Daylight, inoltre, si fa notare per un sistema di gestione dei vari personaggi dalla forte impronta GDR: la Tela Sanguinaria, un’intricata rete di accessori, poteri e attitudini che potranno essere di volta in volta sbloccati con i punti guadagnati in base ai risultati delle partite online. La scelta di puntare così tante risorse sulla caratterizzazione e sulla personalizzazione delle proprie controparti virtuali risulta vincente, considerando che altrimenti il gioco si sarebbe limitato alla ripetizione di una serie di partite con variabili ridotte. Dead by Daylight presenta sì degli evidenti limiti dal punto di vista della giocabilità e qualche piccola sbavatura nell’aspetto grafico, ma l’ambientazione offre molto agli appassionati di cinema horror e a tutti quei giocatori che vogliono trascorrere un tranquillo weekend halloweenico di paura. Il sistema di gestione dei personaggi lavora bene per invogliare i giocatori ad affrontare nuovi tentativi di fuga dal terrore, mentre la frustrante gestione del ruolo dell’assassino spinge esattamente dal lato opposto. Può fornire, infine, delle soddisfacenti ore di gioco solo se affrontato, e giocato, con i propri amici anche ad Halloween, avvicinandosi quindi a prodotti come Left for Dead 2 di Valve. 

Killing Floor 2

Che siano storie raccontate in modo brillante come in The Walking Dead di Telltale, oppure quando di raccontato c’è poco, ma in compenso ci sono orde di cadaveri e sangue con sottofondo di chitarre distorte, proprio come in Killing Floor 2. Il titolo di Tripware Interactive è gameplay puro, con abilità e cooperazione, oltre a crescita del personaggio, è voglia di fare una partita dietro l’altra per diventare più forti e per far saltare più teste. Il primo capitolo uscì ufficialmente nel 2009, mentre cinque anni fa è uscito questo secondo capitolo. Si tratta di un gioco pensato per la dimensione online, non ci sono campagne e la storia è decisamente in secondo piano e se in Killing Floor 1 si parlava della Horzine Biotech, delle sue ricerche sulla manipolazione genetica e sulla clonazione di massa, ora abbiamo a che fare con una infestazione di cloni simil zombie, che divorano la maggior parte della popolazione di Londra. La capitale del Regno Unito venne messa in quarantena, ma un mese dopo questi mostri, chiamati Zed, raggiungono il resto d’Europa. Dopo un breve tutorial introduttivo, possiamo decidere se giocare offline in single player o se entrare nel gioco reale online o in modalità coop. 

Back 4 Blood

Non poteva mancare la menzione d’onore per questo recente successo di Turtle Rock Studios, Back 4 Blood, una sorta di successore spirituale di Left 4 Dead. Si propone dunque un’esperienza di gioco simile all’esordio del team nel mercato per lanciare questo nuovo shooter cooperativo, una sorta di B-movie statunitense, dove 4 persone devono affrontare una serie di zombie, in quanto siamo ormai giunti alla fine del mondo. Un gruppo di sopravvissuti deve falciare tutti i non morti che incontra sulla sua via, grazie al coordinamento dei giocatori. Per poter progredire nei livelli, strutturati con una campagna suddivisa in vari archi narrativi, sarà necessario giocare online, meglio con un gruppo di amici, dove ognuno dovrà gestire al meglio le proprie risorse. I meriti tecnici di Back 4 Blood emergono, tra i vari aspetti tecnici, anche da un supporto decisamente importante, la natura cross play del gioco, essendo disponibile per PC, Steam, Epic Games e console Microsoft e Sony. Uno sforzo che consente di valutare positivamente questo titolo, decisamente da provare anche per via delle aggiunte offerte dal Season Pass. Back 4 Blood risulta divertente e consigliato a coloro che sono alla ricerca di uno shooter solido.

Back 4 Blood

I titoli indie per Halloween: Remothered: Tormented Fathers

Per questo Halloween torniamo a tre anni fa, con il primo capitolo della saga Remothered, prodotto da Stormind Games, che avevano provano a dire la loro nell’affollato, quasi saturo mercato dei survival horror con l’ambizioso e temerario Tormented Fathers. Ansia e paura sono le due emozioni basilari che fanno da colonna portante all’intera esperienza di gioco proposta, ispirata ad opere non del tutto note, ma ricche di spunti interessanti, come Haunting Ground e Clock Tower. Il titolo sa tenere il giocatore incollato allo schermo dall’inizio alla fine dell’avventura, grazie a una storia ben congegnata e narrata e che prende spunto anche dal sopracitato Resident Evil 7 o da The Evil Within, ma con un design tutto suo nella costruzione degli ambienti di gioco. Il comparto audio è uno degli aspetti nei quali il team ha riposto maggiore cura, dove ogni suono che sentirete, meglio se in cuffia, è selezionato e accuratamente distribuito per aiutarci a immedesimarci e per mantenere costante il fortissimo senso di ansia che proverete a ogni passo. Nonostante la trama lasci degli interrogativi bene o male risolti a seguire, la storia è intrigante e ben raccontata, oltre che interessante dall’inizio alla fine. Questa caratteristica è merito soprattutto dei diversi registri narrativi da cui Tormented Father pesca a piene mani. Spaventare e trasmettere una costante inquietudine a giocatori ormai abituati a questo genere di giochi non è più così facile, e Remothered: Tormented Fathers riesce a instillare ansia, angoscia e terrore per tutta la sua durata. Un buon motivo per recuperare un titolo tutto italiano e decisamente spaventoso ancora in questa serata di Halloween.

Layers of fear VR

Layers of Fear VR è la nuova edizione disponibile con pieno supporto per la Realtà Virtuale dell’horror in prima persona uscito nel 2016 e che ha fatto parlare molto gli appassionati del genere per l’ispirazione nobile del titolo. L’opera dello studio di sviluppo polacco Bloober Team vuole essere un vero e proprio omaggio al leggendario titolo P.T. (Playable Teaser) di Hideo Kojima e Guillermo del Toro, disponibile per poco tempo sul mercato e poi ritirato per la cancellazione del gioco Silent Hills. Layers of Fear VR farà letteralmente la felicità di chi ha amato il capitolo originale, perché rigiocare l’avventura con il casco in testa risulta essere un’esperienza incredibile, immersiva e fortemente terrorizzante. Nei Survival Horror, o meglio Psychological Horror Experience, l’atmosfera è tutto, e qui siamo letteralmente dentro al gioco. L’intera ambientazione è in una singola casa da girare in lungo e in largo, alla ricerca di indizi, con una trama volutamente misteriosa e frammentaria, e un protagonista particolare: un pittore mentalmente instabile che cerca di ricostruire cosa sia la realtà e cosa la fantasia del suo cervello, capace di partorire demoni inenarrabili. Il titolo risulta essere una gita nei meandri della pazzia, tra stanze misteriose che cambiano ogni volta aspetto, una sala della pittura che sembra chiamarci al suo interno con una forza maligna, un quadro che diventa all’improvviso mille quadri identici che ridono. Il giocatore deve mettere insieme i piccoli frammenti della storia per capire quale sia la verità, dividendosi tra momenti di esplorazione, (poca) interazione e lettura dei singoli indizi. Layers of fear è dunque un titolo da provare ad Halloween, soprattutto se amate le esperienze horror, essendo un titolo indipendente che presenta solo piccoli problemi tecnici, tra cui il mancato supporto al controller tradizionale, una interazione con gli ambienti poco sviluppata ed enigmi ridotti all’osso. Al di là di questi aspetti, vi ritroverete tra le mani, anzi in testa, un solido titolo horror in prima persona, realizzato con cura e davvero terrorizzante, che vi terrà col fiato sospeso per diverse ore.

Epic Games Store

Little Nightmares

Concludiamo la nostra selezione di titoli indie per Halloween con un altro classico per queste giornate: Little Nightmares, il platform rompicapo sviluppato da Tarsier Studios, e distribuito da Bandai Namco Entertainment, pieno di segreti e misteri, di cui è uscito anche il secondo capitolo nel 2021. La protagonista del gioco è una bambina di nove anni di nome Six, che sogna una donna in kimono e subito dopo si sveglia ritrovandosi dentro una valigia in una enorme e surreale nave resort subacquea, detta Le Fauci. La sua fuga tuttavia si dimostra molto difficile. Little Nightmares è il primo titolo solista di Tarsier Studio, già veterani di LittleBigPlanet, una lettera d’amore alla letteratura con cui milioni di bambine e bambini in tutto il mondo sono cresciuti. Lo scopo di Six sarà muoversi attraverso questa ambientazione e trovare la libertà, andando alla scoperta di un orribile segreto. Little Nightmares non è un gioco particolarmente originale, in quanto deve molto a titoli come Limbo di Playdead, ma rimane un’avventura sempre degna di essere riscoperta, in quanto si rivela essere una summa di quello che la scena indipendente ha saputo regalarci negli ultimi anni, ma allo stesso tempo la sua capacità di giocare con elementi familiari e al contempo stranianti lo rende così particolare, parlando direttamente al “bambino interiore” del giocatore. È sicuramente un’avventura con una storia profonda da raccontare, un’eccellente prima prova da parte di Tarsier, in grado di tessere una storia che vi resterà nella mente. 

Little Nightmares

Si svezza con Medievil e Tomb Raider, cresce con Final Fantasy, matura con la scrittura di qualsiasi genere di videogiochi. Giocatrice da più di 20 anni, Francesca coniuga passione e studio in una tesi magistrale a tema videoludico e la nutre quotidianamente tra console e articoli su videogiochi, cinema e serie TV. Toglietele tutto, ma non la scrittura.

Accessibility Toolbar