Soulstice Provato: anche i Berserk piangono

Soulstice

Le prime domande che hanno iniziato a fioccare fin dai tempi del primo annuncio di questo Soulstice di Reply Game Studios, e che continuavano ad aleggiare fra gli spettatori nel corso della dimostrazione pratica svoltasi il 7 giugno scorso, un po’ come il proverbiale elefante in mezzo alla stanza, erano relative al dubbio che si trattasse o meno di un souls-like. Certo, il titolo è facile che tragga in inganno e, se osservato con superficialità, potrebbe certamente corrispondere alla descrizione. Ma la realtà dei fatti è ben lontana dalle prime impressioni: Soulstice è un gioco d’azione con personaggi iperbolici sulla falsariga di Devil May CryNinja GaidenMetal Gear Rising o Bayonetta, caratterizzato da combattimenti frenetici che enfatizzano le combinazioni di colpi e la lotta corpo a corpo. Già questo rende la sua sola esistenza un’autentica ventata di aria fresca, così come il fatto che si tratti di un gioco single player privo di funzionalità online o multigiocatore di qualsivoglia entità. In un’epoca dominata dai Games as a Service, poter mettere le mani su un action game puro e semplice rappresenta quasi un evento straordinario, e poterlo fare fra pochissimi mesi è ancora meglio.

SoulsticeSoulstice: facci vedere di cosa sei capace!

Al giorno d’oggi, qualsiasi produzione viene contaminata da qualche elemento masochistico derivante dai dettami dei rogue-lite o dei souls-like, perciò è bello poter giocare a qualcosa di più semplice e diretto: malgrado l’ambientazione dark fantasy e l’estetica gotica, le meccaniche di Soulstice si limitano a consentirci di picchiare duro contro gli avversari con un gigantesco spadone fino a quando non si può procedere alla zona successiva, senza nemmeno una lanterna o un falò in vista. In effetti, di falò ce ne sono parecchi, anzi possiamo parlare di veri e propri incendi: la demo che mi è stata fornita dopo la dimostrazione pratica mi ha infatti proiettato nella pesante armatura della protagonista, Briar, accompagnata dalla sua incorporea sorella, Lute, mentre assaltano una cittadella sotto assedio in una sezione sanguinosa e brutale, contraddistinta da scontri feroci, brevi sezioni platform e un level design piuttosto interessante.

Briar è un Cavaliere Cinereo e una Chimera. Nel mondo di Soulstice, una Chimera è un guerriero fuso con l’anima di un fratello defunto, che può rafforzare i suoi poteri con la magia, deviare gli attacchi in arrivo e offrire supporto e guida durante le sue missioni vitali. In pratica, è possibile destreggiarsi tra i nemici usando la spada ridicolmente enorme di Briar, la catena oscillante o il brutale martello, mentre Lute para gli attacchi e grida da dove arrivano i nemici. Le impressioni iniziali sono decisamente favorevoli: i combattimenti possiedono un certo peso, la schivata è immediata e Briar brandisce la sua spada con autentica rabbia, riducendo i nemici in piccoli frammenti di interiora rivestite di armatura. Il direttore creativo Fabio Pagetti ha citato come fonte d’ispirazione principale opere a fumetti fantastiche e oscure quali Berserk, del compianto Kentaro Miura, e Claymore, di Norihiro Yagi, oltre a qualche solito noto come Final Fantasy. E l’influenza si vede tutta: Il Sacro Regno di Keidas è fosco e caliginoso come tutti quelli che Gatsu visita dopo la rinascita del Falco delle Tenebre, e gli spettri che lo hanno invaso e che possiedono i corpi delle vittime innocenti ricordano molto gli Yoma che Claire e i suoi compagni devono uccidere per proteggere il mondo. Anche i personaggi principali, Briar e Lute, risulteranno familiari a chi ha letto o visto Claymore: la prima è una Chimera con poteri straordinari che è riuscita a diventare tale solo dopo che la seconda si è sacrificata e si è trasformata in un fantasma. I due vengono inviati dall’Ordine per recuperare una città distrutta dagli spettri, ma alla fine scopriranno che la loro organizzazione sta pianificando qualcos’altro nell’ombra. Insomma, Soulstice non si sforza di nascondere i suoi modelli di riferimento, ma non lo ritengo affatto un problema, e non solo perché la storia non è esattamente centrale in un hack and slash del genere, dato che i protagonisti risultano accattivanti ed ispirati fin dalle prime battute. Lo stile visivo del gioco possiede una personalità decisa, i modelli dei personaggi hanno un aspetto cel-shaded ottimamente confezionato, e l’insieme crea un’estetica da fumetto che riesce a trasmettere molto bene l’idea delle atmosfere lugubri e opprimenti alla base della trama.

SoulsticeFinché restiamo insieme, non cederemo

Distruggendo barili e nemici si ottengono sfere rosse che alimentano l’albero delle abilità di Briar, mentre per trovare le sfere blu è necessario utilizzare i poteri spettrali di Lute. I punti esperienza vengono spesi, curiosamente, presso un mercante che si trova in giro per i livelli. Non ha senso nel contesto: il fatto che un potente cavaliere mistico debba “comprare” abilità da un venditore a caso a metà missione sa tanto di elemento ludico che spezza l’immersività, ma tant’è. Ad ogni modo, ci sono due alberi delle abilità: quello di Briar è breve e si concentra esclusivamente sulle abilità delle sue armi, aggiungendo nuove combo e abilità al suo arsenale, mentre quello di Lute è enorme e permette di sfruttare le capacità intrinseche e passive di Briar, come la difesa. È un sistema interessante, poiché i personaggi agiscono come un’entità gestaltica e dipendono interamente l’uno dall’altro per sopravvivere.

SoulsticeAll’inizio della missione, apprendiamo che Briar è stata corrotta e combatte contro gli effetti di questa contaminazione, che potrebbe essere letale per Lute se perdesse il controllo. Inizialmente non ci viene detto che cosa significhi, ma ciò lascia intendere alcuni elementi interessanti per la storia, soprattutto perché ci sono altri cavalieri come lei nel mondo. Al momento, i combattimenti frenetici sono un po’ frenati dalle prestazioni discontinue: ho pensato che potesse essere colpa della mia CPU, ma la regolazione delle impostazioni grafiche non ha fatto alcuna differenza. Inoltre, il gioco ha un disperato bisogno di un’opzione per disattivare il motion blur, poiché a volte diventa un po’ difficile seguire l’azione. Il combattimento in sé è piuttosto semplice, e mescola gli attacchi di spada standard con armi secondarie come la già citata catena, un enorme martello e una balestra. La parata viene effettuata quando un’icona lampeggia e Lute interviene, bloccando i missili nemici e i colpi in arrivo. Del resto, la semplicità è fondamentale se vogliamo padroneggiare a dovere il sistema di controllo e migliorare costantemente le nostre prestazioni.

Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Forge Reply

Publisher: Modus Games

Data di uscita: 20 settembre 2022

Se Reply Games riuscirà a mantenere la rotta con Soulstice e a offrire una narrazione serrata che non si prolunghi oltre il dovuto, ci sarà il potenziale per un racconto fantasy coinvolgente ambientato in un mondo dark fantasy originale e molto pericoloso. Alcuni elementi mi hanno ricordato Nier, dall’aspetto estetico all’atmosfera generale che si respira tra le ambientazioni, il che non è affatto un male. Qualche sforzo in più andrà compiuto dal punto di vista delle prestazioni ma, a parte sporadiche incertezze, ciò che ho avuto modo di vedere e provare ha catturato la mia attenzione ed è riuscito ad ingolosirmi al punto giusto.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.