Assassin's Creed Mirage

Assassin’s Creed Mirage VS Assassin’s Creed 1 Speciale: similitudini e differenze tra i due giochi

Provate a considerare i nomi noti del mondo videoludico di inizio anni Duemila: vi accorgerete che non sono poi così tanti quelli ad essere sopravvissuti allo scorrere del tempo. Incapacità di evoluzione dell’idea di base, mancanza di fondi, assenza di supporto – a lungo andare – da parte dei giocatori: di giustificazioni e casistiche se ne possono trovare tante. Proprio per questo motivo, tuttavia, i “sopravvissuti” appaiono come molto più che creature coriacee. Sono esperienze, storie e personaggi che hanno saputo resistere e cambiare, che ancora oggi si ritagliano la propria fetta di mercato, consapevoli che ci sarà sempre un certo pubblico pronto ad accoglierli. Assassin’s Creed, celebre franchise di Ubisoft, rientra certamente in questo novero.

Non che Ubisoft non abbia anche altri nomi famosi – anche The Division e Watch Dogs, tra gli altri, continuano a far parlare di sé – però la saga di Assassin’s Creed ha formato un’intera generazione di giocatori, ed è forse tra tutte quella immediatamente riconoscibile. Non tutti i videogiochi possono vantare un protagonista che, sullo sfondo delle più varie epoche storiche, sfodera una lama dalla manica per combattere il male. Questa era l’idea del primissimo Assassin’s Creed 1, ambientato in Terra Santa, territorio da sempre vessato da faide, fazioni, guerre di religione; va bene, stiamo generalizzando un po’, ma il fascino di quelle terre era e continua ad essere forte, se no i richiami della serie a lungo andare si sarebbero concentrati altrove. Quindici anni più tardi, per festeggiare un nome importante, Ubisoft non poteva che riportarci in quei posti, assumendo una prospettiva al tempo stesso conservativa e inedita. Proviamo allora, in questo speciale, a ragionare sul rapporto tra Assassin’s Creed 1 e il nuovissimo, ormai imminente Assassin’s Creed Mirage – che, ve lo ricordiamo, abbiamo già provato per voi.

Assassin’s Creed Mirage

Mirage e il primo Assassin’s Creed: storia di un unico amore

Qualsiasi giocatore di vecchia data che abbia dato un’occhiata ai trailer di Assassin’s Creed Mirage avrà sicuramente avvertito, anche solo in parte, un brivido lungo la schiena. Perché è chiaro, talmente evidente da sembrare quasi sciocco ribadirlo, quanto Mirage sia legato ad Assassin’s Creed 1. Atmosfere, meccaniche, giochi di luce, edifici, persino certi tratti somatici del protagonista: tutto, proprio tutto sembra rimandare alla primissima avventura di Altair, ambientata tra Gerusalemme, Acri e Damasco. Forse c’è una spiegazione anche dal punto di vista dello sviluppo di Mirage: per un lungo periodo di tempo, nell’ultimo lustro, continui rumor volevano Ubisoft pronta a rilasciare, in occasione dell’anniversario, un remake del primissimo Assassin’s Creed. Probabilmente questa idea di base, nella quale è facile riconoscere un fondo di verità, si sarà poi evoluta in un progetto più ambizioso, ovvero in un capitolo completamente nuovo, ma appunto in qualche modo legato ad Altair. Ed eccoci quindi ritornare in quei luoghi, con un’insistenza totale sul “vecchio modo di giocare”.

È facile intuire che cos’hanno in comune Assassin’s Creed Mirage e Assassin’s Creed 1; ci limitiamo a considerazioni condivisibili sulla base di quanto si è visto finora, e sul provato di settembre offerto da Ubisoft. Tanto per cominciare, i luoghi: i titoli sono ambientati in secoli diversi, sia chiaro – la terza crociata del 1191 da una parte, la Baghdad del IX secolo dall’altra – e cambiano parzialmente anche i luoghi (le già citate Gerusalemme, Acri e Damasco per Altair, i quartieri di Baghdad e sporadiche altre zone per Basim). Ma è chiaro che la cultura e tutto il contesto antropologico restino bene o male quelli, dotati di una serie di elementi comuni tali da rendere immediatamente concreto l’accostamento. A cambiare sarà se mai il grado di ricostruzione realistica degli ambienti, perché sono passati comunque quindici anni dal primo Assassin’s Creed, e la tecnologia evolve. Cuore pulsante di ogni capitolo, comunque, è l’atmosfera: e in questo caso è evidente che proprio l’atmosfera sia uno degli elementi principali di aggancio al passato della serie, scelto da Ubisoft per festeggiare l’anniversario: la logica è che si torna a giocare dove tutto è cominciato.

Assassin's Creed Mirage

In comune, il primo Assassin’s Creed e Mirage hanno anche la rinnovata concentrazione su un protagonista unico. In Assassin’s Creed 1 spiccava Altair, qui invece Basim: ci sono i comprimari, gli amici, gli alleati, i nemici, certo, ma quelli ci sono stati sempre, l’importante è associare un volto alla copertina. Pensiamo anche all’evoluzione degli ultimi anni, in cui un solo protagonista non era neppure così scontato: Origins, Odyssey e il più recente Valhalla avevano introdotto la possibilità di modificarne sesso e apparenza, per favorire l’immedesimazione e la personalizzazione del giocatore. Aspetti legittimi, ma che vanno ad indebolire lo status del personaggio principale di ogni narrazione, che cessando di essere uguale per tutti cessa anche di essere accostabile a quella storia precisa – di Valhalla, per fare un esempio, ricordiamo meno l’aspetto e il carattere di Eivor, che quello dei suoi amici. Altair, invece, lo ricordiamo perfettamente, così come presumibilmente ricorderemo questo “inedito” Basim (poi spiegheremo perché non è del tutto un personaggio originale).

Infine, ulteriore punto in comune tra i due titoli sono le meccaniche di gioco semplici, immediate e perfettamente riconoscibili. Tornate per un momento al tempo del primo Assassin’s Creed: che cosa sapeva fare Altair? Si nascondeva, si arrampicava e uccideva; ridotte all’osso, queste sono le possibilità del franchise. Poi, in quindici anni, è successo di tutto: dalle navi pirata da personalizzare a un arsenale invidiabile di armi da fuoco in Unity, passando per la fase RPG open world da Origins a Valhalla. Adesso si torna (quasi) alle origini: Basim si deve nascondere, combattere il meno possibile, agire nell’ombra e assassinare nemici più forti di lui in quasi tutto, dalle risorse alle capacità in combattimento. Quasi, però: perché qualche possibilità in più, purché non snaturi la filosofia di gioco, favorisce pur sempre la varietà.

Altair

Il bene e il male: le dovute differenze

Continuiamo per il momento a ragionare su temi e spunti contestuali, giacché è fin troppo ovvio quanto Assassin’s Creed Mirage sia distante da Assassin’s Creed 1 dal punto di vista grafico e tecnico – e grazie, sono passati quindici anni! Per il mondo videoludico, che è uno dei tanti specchi nella stanza del mondo tecnologico, equivale a un secolo. I più attenti avranno notato che, ripresa per ripresa, ci sono anche delle belle differenze dal punto di vista della narrazione principale e degli stessi protagonisti. Pensateci un momento: entrambi i giochi raccontano un’iniziazione al Credo. Altair è alle prese con le sue prime, importanti missioni a Gerusalemme; di Basim, addirittura, apprendiamo aspetti legati all’infanzia e alla sua accoglienza presso gli Occulti (ma in futuro le sue scelte si faranno più… complicate).

Eppure, Altair non è Basim. Entrambi, dal punto di vista morale, si pongono degli interrogativi, che in parte coincidono e in parte no; entrambi iniziano a capire che il mondo è più complesso di quanto sembri, con problemi soverchianti anche all’interno dello stesso ordine degli Assassini per Altair. E tuttavia, non sono la stessa persona. Da questo punto di vista, se Altair resta un personaggio dal fascino ineccepibile, non è forse esagerato ammettere che Basim è ad oggi più sfaccettato dal punto di vista della caratterizzazione. Impossibile dimenticare che l’uomo compare come nemico principale in Valhalla, e che è “tornato nel presente” per compiere la propria missione. Abbiamo visto Basim già agire da vero e proprio cattivo, a differenza di quanto si potrebbe mai dire di Altair. E dunque i personaggi sono diversi, perché se di Assassin’s Creed 1 ricorderemo un personaggio esemplare, Mirage ci aiuterà se mai a comprendere meglio le azioni, le motivazioni e la contestualizzazione di un anti-eroe ben più problematico. Questo è un aspetto che non va trascurato, e forse Ubisoft vi ha volutamente insistito nello scegliere proprio Basim come protagonista di quello che è a tutti gli effetti un remake spirituale della prima avventura.

Assassin's Creed Mirage

Un remake “spirituale”

L’altro grande abisso tra il primo e il secondo prodotto consiste nel “potenziamento” che investe ogni aspetto di Assassin’s Creed Mirage. È vero, lo abbiamo detto: si torna alle origini, si snellisce tutto, si rinuncia alla soverchiante impostazione da RPG open-world. Però, taglia di qua e taglia di là, non si torna comunque alla basilarità di Assassin’s Creed 1. Prendiamo il sistema di combattimento come esempio: è vero che è meglio non combattere affatto, esattamente come nel primo capitolo, ma è pur vero che l’intelligenza artificiale è cambiata drasticamente, e che Basim ha tante possibilità in più rispetto ad Altair, tra parate tempestive, spada, mosse finali e gadget di vario tipo. Nulla di particolarmente invasivo, lo ribadiamo: ma la soddisfazione, lato gameplay, sembra innegabile (ve la confermeremo in sede di recensione). Altra grande differenza riguarda la linearità ossessiva spesso imputata al primo capitolo del franchise, nel quale ci si ritrovava a svolgere missioni tutte uguali o fortemente simili, seguendo sempre la stessa “strada”. In Mirage non è ovviamente così, perché sono state reintrodotte le indagini tanto efficaci di Assassin’s Creed Unity, con obiettivi da assassinare secondo percorsi anche molto differenti tra loro. Non c’è un unico modo per raggiungere l’obiettivo, e non c’è un solo stile di gioco ad essere incentivato – ed è un bene che sia così. Senza contare le innumerevoli missioni secondarie, nel primo Assassin’s Creed del tutto assenti.

Insomma, il punto in cui si vuole insistere è il seguente: è vero che Assassin’s Creed Mirage è concettualmente e spiritualmente legato ad Assassin’s Creed 1. Lo si intuisce in così tanti aspetti che sarebbe difficile anche solo pensare il contrario. Ma per Ubisoft è anche l’occasione per mostrare al pubblico quanto siano cambiate le cose – e in meglio – da quella primissima avventura di quindici anni fa. Senza stravolgimenti alla open world, senza meccaniche RPG: semplicemente basta guardare quanto si è trasformato il mondo di gioco, ora vivissimo nei quartieri di Baghdad; quanto sia evoluto il gameplay, rimasto immutato nella filosofia ma arricchito di tante altre possibilità che non lo tradiscono, ma potenziano; quanto ancora abbiano da dire dei personaggi incappucciati, dei quali si sa poco o nulla, che combattono per valori astratti e lontani, armati di una piccola ma letale lama celata. Non ci aspettiamo forse questo da Assassin’s Creed? Non è questo che volevamo da Ubisoft, quando chiedevamo un remake del primo capitolo, e ci ritroviamo invece tra le mani qualcosa di ancora migliore: un nuovo capitolo pensato sulla base della prima avventura in compagnia di Altair?

Agire nell’ombra per servire la luce. Questo il credo degli Assassini, questa la filosofia alla base di un franchise che così tanta attenzione ha dedicato alla Storia con la S maiuscola, a sua volta diventato ormai quasi storico. Le tenebre più profonde si nascondono a Baghdad, la “città del sole”: starà a Basim individuarle, come a suo tempo fece Altair con le prime, fortissime incrinature all’interno dell’Ordine. Un filo conduttore, visibile e potente lega i due titoli; così come tante differenze intercorrono a ricordare quanto tempo sia trascorso da quando tutto è iniziato. In meglio? In peggio? Appuntamento, allora, al 5 ottobre. Perché Assassin’s Creed Mirage sta arrivando, e per i fan (ma non solo per loro) sarà un appuntamento imprescindibile.

La formazione del buon Simone, classe '93, avviene pad della prima PlayStation alla mano, a base di draghi viola, gemme e pecorelle fumanti (del resto è un vero abruzzese). Cresce a pane e Dylan Dog, mostrando fin da subito gravi problemi psicologici e mentali. Tra le altre cose ha ancora paura del buio, e probabilmente Stephen King lo approverebbe. Un paio di lauree in letteratura non gli hanno impedito di diventare uno dei massimi esperti del mondo Nintendo; compensa non riuscendo neppure ad accendere una Xbox. È attualmente ai domiciliari per abbandono dei cagnolini di Nintendogs e omocidio degli abitanti di AnimalCrossing.