Spectrobes Origins – Recensione Wii

Ma quali trilobiti e ammoniti: questi sono fossili… di mostro!

Quando Disney pubblicò il primo Spectrobes, nel tentativo di ritagliarsi un posto d’onore nella cerchia dei publisher che contano, furono in molti a pensare che si trattasse di un clone di Pokémon senza arte né parte. E’ vero, il gioco di Jupiter mostrava sicuramente più di un punto in comune con quello di Game Freak (come l’idea di fondo, che pone al centro dell’attenzione dei mostriciattoli da acchiappare, far evolvere e collezionare) e le fasi di combattimento lasciavano alquanto a desiderare, ma ciò non impedì a Spectrobes di ottenere un successo folgorante, in quasi tutte le parti del mondo. In effetti, alcune idee di gioco era azzeccatissime, e sotto certi punti di vista non si poteva fare altro che apprezzare il lavoro degli sviluppatori. L’intuizione di rappresentare gli Spectrobe in forma fossile, per esempio, permetteva di utilizzare il touch screen come una sorta di “kit del piccolo archeologo”, con il pennino sfruttato a mo’ di mini trivella per scavare nel sottosuolo, e il microfono del DS per risvegliare i mostriciattoli “a viva voce”. Il secondo episodio della serie, invece, migliorò il primo Spectrobes sotto quasi tutti i punti di vista, introducendo una trama più strutturata e potendo contare su un comparto tecnico decisamente più curato, ma i combattimenti anche in questo caso si dimostravano un po’ inconsistenti.

Le fasi degli scontri tra Spectrobe e Krawl (i cattivi, insomma), hanno sempre rappresentato un po’ la spina nel fianco della serie di Disney, ma stando a quanto visto in questo Origins sembrerebbe proprio che il problema sia stato ampiamente superato. Genki, il nuovo team di sviluppo al lavoro su Spectrobes, ha infatti deciso di rivoluzionare il sistema di combattimento, complice anche il passaggio da DS a Wii, che sicuramente ha concesso più libertà ai creatori. In questo caso le battaglie si svolgono come in un qualsiasi hack ‘n slash in circolazione, con i due protagonisti (Rallen e Jeena) impegnati ad attaccare con armi convenzionali (spade, asce, pistole laser e quant’altro) e gli Spectrobe sono molto più facili da “addomesticare” rispetto al passato. Basta infatti mimare la carica con il telecomando, semplicemente agitandolo davanti a sé, perché i mostriciattoli partano risoluti all’arrembaggio, pronti a dare del filo da torcere al Krawl di turno.

Riportando il telecomando verso il corpo con un gesto deciso, invece, si richiamano gli Spectrobe alla “base”, una manovra che si rivela utile soprattutto contro i boss di fine livello, spesso capaci di mandare KO la nostra creatura con una semplice pedata o con un’improvvisa alitata incendiaria. Parlando di boss, però, è impossibile non sottolineare come in alcuni casi il livello di difficoltà appaia un po’ sbilanciato, con alcuni scontri che si rivelano delle passeggiate e altri fin troppo impegnativi. Poco male, comunque, perché tutto il resto funziona e convince.

L’impianto produttivo, tanto per cominciare, appare curatissimo, con una trama articolata, dei personaggi carismatici e un design dei mostri che spesso non ha nulla da invidiare a quello dei Pokémon. Le situazioni di gioco, poi, vantano una certa varietà di fondo, divise come sono tra fasi di esplorazione, sessioni di allevamento (e allenamento) degli Spectrobe e spedizioni alla ricerca di minerali preziosi e fossili da riportare alla luce. Questa fase, in particolare, si rivela un vero e proprio gioco nel gioco, una via di mezzo tra l’Allegro Chirurgo e Trauma Center, in cui ogni attrezzo ha la sua precisa funzione e va utilizzato al meglio per compiere le operazioni il più rapidamente possibile. Le bombe, per esempio, sono utilissime per liberare grosse quantità di roccia in esubero, ma vanno piazzate con cautela e soltanto dopo aver ispezionato l’interno del blocco con lo scanner, altrimenti si rischia di rovinare irreparabilmente il fossile che giace al suo interno (che si risveglierà così con un livello di esperienza più basso). Insomma, crescere cuccioli di Spectrobe non è mai stato tanto divertente, e anche se il gioco mostra ancora qualche “bordo tagliente” che andrebbe smussato bisogna riconoscere che Spectrobes è ormai un prodotto di qualità. E di successo, come ampiamente dimostrato dalle cifre di vendita.
Disney, a quanto pare, ha proprio deciso di fare sul serio.