Sid Meier's Civilization V: Gods and Kings – Recensione

Non solo spie e religioni nella recensione di Gods and Kings, la prima espansione di Sid Meier’s Civilization V.

Difficile pensare al gioco di strategia su PC senza che ritorni in mente, come nella canzone di Battisti, la saga di Civilization. Il simulatore di civiltà firmato Sid Meier ha infettato generazioni di giocatori con la sindrome da “un-turno-e-poi-smetto”, offrendo, in ciascuna delle sue incarnazioni, una giocabilità astratta rispetto alla realtà storica, ma comunque profonda e coerente. Civilization V è una delle iterazioni più controverse della serie: le tradizionali caselle quadrate sono state abbandonate in favore degli esagoni, il combattimento si è fatto più tattico e le numerose innovazioni hanno polarizzato l’opinione degli appassionati. Ora Firaxis torna alla carica con una nuova espansione, e promette di reintrodurre – riveduti e corretti – proprio i due elementi che si erano persi nel trasloco dal quarto al quinto capitolo: la religione e lo spionaggio.

Una nuova risorsa, la fede, può adesso essere ricavata dalle nostre città tramite i santuari o le meraviglie naturali. La fede garantisce l’accesso ai Grandi Profeti, che a loro volta possono fondare una religione. Per quanto i nomi e i simboli siano quelli di culti reali, spetterà a noi personalizzare, proprio come un guru New Age, i contenuti della nostra religione. Si potrà scegliere, nel corso del tempo e con l’ausilio dei già citati Profeti, fra la guerra santa o il pacifismo, porre l’enfasi sui monumenti o sulle decime e – più in generale – ottenere tutta una serie di bonus che condizioneranno lo stile di gioco, man mano che la nostra nuova religione si espanderà sul pianeta. Il sistema è ben riuscito, non particolarmente pesante ma profondo quanto basta per garantire un nuovo livello strategico.

Più limitata negli effetti l’introduzione dello spionaggio, che risulta essere fortemente limitato rispetto a quanto visto nel precedente capitolo. Le spie si ottengono automaticamente a partire dall’età rinascimentale, e possono essere usate, sostanzialmente, per osservare le città avversarie, rubare tecnologie o influenzare le Città Stato. Tutto molto semplice e diretto, certo utile in alcune circostanze ma un bel passo indietro rispetto agli agenti segreti che piantavano ordigni nucleari, per non parlare dei cyber-ninja e degli avvocati d’assalto di Call to Power, spin-off della saga che offriva un vero florilegio di operazioni spionistiche.

Nonostante le numerose informazioni a schermo, l’interfaccià è sempre comoda.

Compaiono anche nove civiltà nuove di zecca: dai Bizantini dell’imperatrice Teodora ai tanto temuti Maya, passando per Celti ed Etiopi. Oltre alle unità speciali delle suddette nazioni, vengono introdotte anche truppe generiche, tra cui le mitragliatrici Gatling e la fanteria da trincea, con il risultato di rendere la progressione tecnologica più sensata. Anche la guerra navale ha ricevuto qualche attenzione, tramite l’introduzione di vascelli “da mischia” in grado di attaccare direttamente le navi nemiche e di occupare le città: un vantaggio considerevole sulle mappe di tipo arcipelago, zeppe di insediamenti costieri. Non mancano tre scenari aggiuntivi: uno dedicato alla caduta di Roma, l’altro al Rinascimento e il terzo – di gran lunga il più interessante – ambientato in un mondo dal sapore steampunk, tra dirigibili e macchine a vapore.

Al di là di tutte le scintillanti novità, Gods and Kings interviene anche sulla fondamenta del titolo originale e le rafforza, pur non essendo capace di mettere una pezza definitiva alle magagne principali. Ci troveremo ad affrontare una IA migliorata, maggiormente capace di posizionare le truppe, ma comunque incline a imbrogliare in maniera evidente per mantenere viva la sfida. Spiace anche per un’interfaccia generalmente valida, che però si perde in lunghi elenchi fastidiosi da leggere, e per una diplomazia che resta ancora fumosa rispetto alla chiarezza del quarto capitolo. Avrei gradito un intervento più radicale su questi aspetti, considerato che l’espansione viene venduta a prezzo quasi pieno ma, tutto sommato, un certo miglioramento si nota e i nuovi contenuti meritano l’obolo. Non dimentichiamo, inoltre, che il titolo viene venduto completamente localizzato in lingua italiana, il che non guasta mai.