Empty Sharp Recensione

Empty Sharp

Alzino la mano quelli che fra di voi custodiscono ancora, magari fra le cartelle dell’hard disk di un vecchio PC dismesso da tempo, i file di qualche progetto realizzato con una qualsiasi versione di RPG Maker, che fossero quelle tradotte in maniera amatoriale durante lo scorso millennio oppure gli adattamenti ufficiali di Degica: malgrado editor di questo tipo non siano particolarmente ben visti dagli sviluppatori più navigati, che preferiscono consigliare lo studio di linguaggi di programmazione specifici e/o di motori un po’ più complessi e versatili come Unity, Unreal Engine o Godot, non si può negare il contributo che forniscono agli aspiranti autori per concretizzare le loro fantasie, abbattendo la barriera dell’apprendimento forzato di flussi logici e algoritmi. La facilità di impiego degli asset forniti da RPG Maker è insieme croce e delizia dello strumento, perché vista come soluzione di comodo a beneficio di quanti non vogliono o non possono investire risorse nella cura di ogni singola componente audiovisiva, e la moltitudine di software scadente rilasciato nel corso degli anni da chi cercava semplicemente il massimo del risultato con il minimo sforzo ha purtroppo minato l’impegno di chi invece si è adoperato per utilizzarlo come veicolo tangibile per condividere i mondi creati dalla propria immaginazione con un pubblico più vasto. Fra questi ultimi possiamo annoverare Ottavio Gaipa, mente e braccio di MeltdownerGames, che si è affacciato su questo sovraffollatissimo mercato nel 2011 con Tetsu no Shinzo (Cuore d’Acciaio, scaricabile gratuitamente dalla rispettiva pagina ufficiale), per poi riprovarci ai giorni nostri con un titolo che trascende i confini spassionatamente ruolistici imposti dall’editor partorito da ASCII, abbracciando in toto la filosofia dei romanzi per immagini interattivi che raccolgono sempre più consensi anche fra il pubblico occidentale. Empty Sharp, questo il nome della sua e, di conseguenza, nostra nuova avventura, affronta temi niente affatto semplici come l’amore e il tradimento, l’abbandono e la morte, l’emancipazione del singolo rispetto al cieco asservimento della massa e, più in generale, il rapporto fra l’uomo e la religione, ovvero quella ricerca spesso morbosa e angosciante di qualche segno divino nell’esperienza della storia di un mondo in cui la dimensione terrena e quella spirituale si intersecano a più riprese. E niente affatto semplice dev’essere stato aggirare i limiti imposti da uno strumento che fa di esplorazione, gestione dell’equipaggiamento e battaglie a turni il suo centro nevralgico, per orientarlo invece verso un approccio narrativo più metodico e ponderato: il prodotto che mi sono trovato fra le mani mostra dunque qualche spigolo irregolare di troppo, in bilico fra una cadenza serrata e poliedrica di eventi ed una serie di elementi di gameplay che in diverse occasioni appaiono eccessivamente forzati. Ma procediamo con ordine…

Empty Sharp

Ma non la vedi, la tempesta?

L’odissea personale della giovane Rosalie, protagonista delle vicende di Empty Sharp, inizia con un orrendo presagio ed un violento diverbio con il suo genitore adottivo, padre Gahl, guida spirituale della città di Lanya: l’approssimarsi di un temporale minaccia infatti lo svolgimento di una celebrazione e, malgrado un disperato tentativo di intercessione, il cattivo auspicio della ragazza si tramuta in infausta realtà proprio davanti ai suoi occhi e la catapulta in una spirale di rivelazioni sul misterioso passato che da sempre la avvolge, costringendola ad intraprendere un lungo viaggio alla ricerca di una cura per il male che molti dicono stia crescendo dentro di lei, e di qualcuno che possa dare una risposta ai mille interrogativi che la tormentano. Il cammino di Rosalie è destinato ad incrociarsi con le tribolazioni di altri personaggi, ciascuno rassegnato a vivere un’esistenza in balia di circostanze ritenute ineluttabili, che sarà nostro compito abbracciare e stravolgere per il puro e semplice scopo di portare un barlume di speranza su un mondo fatalista che pare aver perduto la capacità di sperare in un futuro migliore.

La prima cosa che stupisce del secondo titolo di MeltdownGamer sono le inconsuete dimensioni del download, ben 16 GB che all’apparenza potrebbero sembrare eccessivi per una produzione di questo tipo, ma il motivo è presto spiegato: i passaggi fondamentali della storia vengono narrati tramite un discreto numero di intermezzi completamente doppiati in italiano e, sebbene le voci coinvolte non siano (per ovvi motivi) quelle di professionisti del settore, la loro interpretazione dona quasi sempre la giusta importanza alle conversazioni ed aiuta a delineare meglio le personalità distinte di Rosalie e degli altri comprimari. In verità, gran parte dello spazio viene occupato dai medesimi file video con e senza sottotitoli e in formati differenti, scelta effettuata probabilmente per ovviare alle restrizioni imposte da RPG Maker per la gestione delle cut-scene, nondimeno si tratta di un dettaglio significativo che potrebbe far storcere qualche naso. Oltre alle sequenze animate, il cui tratto non denota una particolare cifra stilistica ma tradisce le numerose fonti d’ispirazione utilizzate, Empty Sharp si presenta come una classica avventura grafica a schermate fisse dove controlleremo il movimento e le azioni della nostra Rosalie con le frecce direzionali, mentre gli oggetti si suddividono in consumabili, utili per ripristinare la salute che si consuma quando entriamo in contatto con ostacoli dannosi, ed elementi chiave, che spesso contengono suggerimenti su quali azioni intraprendere per proseguire. La narrazione si snoda attraverso cinque capitoli distinti, scanditi come fossero episodi di una serie con tanto di prologo ed epilogo, tutti in qualche modo legati al cammino morale e spirituale intrapreso dalla nostra eroina. Le scelte che saremo chiamati ad effettuare in talune occasioni incidono sia sulla chiusa delle singole “missioni” che sul finale vero e proprio dell’epopea della fanciulla, costantemente in bilico fra etica e morale, il cui desiderio di aiutare gli altri è in realtà un modo per esorcizzare il male che sente crescere dentro di sé.

Empty Sharp

Non esiste innocenza, Rosalie

La presentazione visiva di Empty Sharp si compone di sprite realizzati in pixel art e fondali pre-renderizzati: i primi non possiedono animazioni degne di nota, eccezion fatta per i pochi frame dell’andatura del personaggio principale, mentre i secondi sono assemblati in maniera gradevole e conferiscono una certa individualità alle differenti location che andremo a visitare. I dialoghi utilizzano ritratti un po’ più corposi dei personaggi coinvolti, realizzati sempre nel medesimo stile degli intermezzi, le cui espressioni cambiano a seconda dello stato d’animo o dell’andamento della chiacchierata e vengono sottolineate da brevi fraseggi dei rispettivi doppiatori che enfatizzano i toni. Anche la selezione dell’accompagnamento musicale è stata svolta con un certo criterio, in particolar modo per quanto riguarda i brani che sottolineano i passaggi più melodrammatici. Come già detto, siamo tuttavia costretti a fare i conti con il gravoso dazio che Ottavio ha dovuto pagare per l’utilizzo di uno strumento adatto solo in parte a gestire questa tipologia di gioco: in primo luogo, l’esigenza di concatenare le schermate senza soluzione di continuità non ha permesso la costruzione di un mondo dalle proporzioni ben definite, e così territori descritti come sperduti e inaccessibili vengono raggiunti nell’arco di un paio di transizioni. In tal senso, avrebbe forse giovato la presenza di una mappa tradizionale in stile RPG, tanto per infondere una migliore percezione delle distanze quanto per limitare l’estenuante andirivieni tra zone già visitate, espediente adoperato in molteplici frangenti che obbliga anche a ripercorrere schermate ricolme di intralci dannosi per la salvaguardia di Rosalie, e che alla lunga risulta davvero fastidioso. Peraltro, la natura circoscritta dei capitoli significa che gli altri personaggi non giocanti, una volta esaurita la loro funzione originaria, non avranno altro da raccontarci né da aggiungere al folklore di questo microcosmo fantasy se interrogati di nuovo, fattore che avrebbe mitigato il tedio dei numerosi viavai. A tal proposito, si sente pure la mancanza di qualche descrizione o scambio di battute aggiuntivi che sviluppino concetti, nozioni e terminologie con cui verremo in contatto, senza che però ci venga data la possibilità di assimilarli a dovere perché la loro importanza si esaurisce al termine di ciascun capitolo.

Empty Sharp

Empty Sharp è frutto di un impegno tangibile, volto a celebrare e glorificare il genere delle visual novel con un’opera ambiziosa e provocatoria. Malgrado ciò, RPG Maker non si è dimostrato il ferro del mestiere più appropriato per portare alla luce la dolorosa ordalia di Rosalie, e con il senno di poi avrei preferito assaporare la storia in un formato consono al genere cui tenta di rifarsi, ossia come un vero e proprio romanzo visivo a scelte multiple privo di qualsivoglia sezione interattiva che non sia gestibile da un semplice menù a tendina. Mi auguro dunque che i prossimi lavori del medesimo genere di MeltdownerGames traggano vantaggio da motori più specifici, come TyranoBuilder o Ren’Py, perché il cuore è al posto giusto e merita di essere valorizzato al massimo.

Voto: 6.3

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.