Solasta Crown of the Magister Recensione: una chiara trasposizione digitale di Dungeons & Dragons

Solasta Crown of the Magister

Tutti i videogiocatori, almeno quelli di una volta, sono o sono stati appassionati dei giochi da tavolo. Decine e decine di partite fatte con gli amici prima ad un gioco, poi all’altro. Nessuno di quei giochi, però, ha la stessa e lunga storia comparabile al gioco da tavolo, “il” gioco da tavolo, cartaceo, per eccellenza: Dungeons & Dragons. Nato negli anni Settanta, D&D (o DnD per alcuni) è stato e continua ad essere un simbolo per tutti gli appassionati dei mondi fantasy e, col passare del tempo, lo stesso gioco cartaceo si è evoluto, quasi passassero ere, arrivando alla sua più recente versione, la quinta. Proprio di quest’ultima versione, il team indipendente Tactical Adventures ha pensato di farne una base per il suo Solasta Crown of The Magister (già provato in precedenza dalla nostra redazione), titolo avviato tramite una campagna Kickstarter di successo e approdato su Steam in Accesso Anticipato solo per pochi mesi prima dell’uscita. Come se la sarà cavata il team indie con la sua digitalizzazione di un monumento come Dungeons & Dragons?

Solasta Crown of hte Magister

Solasta Crown of the Magister: non originale forse, ma un’ottima ‘iniziativa’

Come già accennato nell’introduzione di questa recensione, il titolo dello studio completamente indipendente Tactical Adventures è un omaggio al fantasy, quasi fosse un tributo all’immortale cartaceo di Dungeons & Dragons (e non solo, ma ne parleremo più avanti di questo). In questo specifico campo, non si può che lodare il lavoro svolto dal team: non avete mai giocato a Dungeons & Dragons ma avreste sempre voluto provare? Benissimo, Solasta Crown of the Magister è esattamente quello che fa al caso vostro, ve lo possiamo garantire. Le regole sono, in tutto e per tutto, quelle della quinta edizione di D&D, nulla di diverso dall’originale (con tutte le sue forme di sbilanciamento e di non chiarezza incluse, purtropo!): caratteristiche, funzionamento delle abilità, combattimento, magia. Il fulcro e la formula che han reso vincente il mondo fantastico realizzato in passato da Dave Anderson e Gary Gygax (ora nelle “mani” di Wizards of the Coast) è tutto lì, nel titolo di Tactical Adventures. Poco non è presente: vedasi alcune razze e classi che non sono state inserite e sono comunque presenti le principali ma, ai fini dell’esperienza videoludica, non è del tutto rilevante, sempre che non siate dei puristi (e, comunque, non ci sarebbero colpe da alcun lato nemmeno in quel caso, tranquilli).

Partiamo ora con quanto la produzione RPG strategica isometrica offra in termini di storia e gameplay, partendo precisamente da quest’ultimo. Introdotto il “tramite”, vediamo il “come” Solasta Crown of the Magister ci propone la sua storia, di cui parleremo a breve. Il titolo, come detto poco sopra, è un RPG strategico a turni con visuale isometrica. Esempi eclatanti? Una dozzina e più di titoli, di più o meno successo, usciti sulla piazza negli ultimi dieci o quindici anni (volendo rimanere recenti): Dragon Age Origins o Neverwinter Nights di BioWare, Divinity Original Sin di Larian Studios, la saga di Pillars of Eternity da Obsidian. Tutti i titoli citati qui dietro (e tantissimi altri, più o meno famosi) hanno in comune le stesse fondamenta di un gioco di ruolo, strategico e con combattimenti a turni o simile. L’opera in analisi, dal canto suo, non fa una piega ma, badate bene, ciò non è necessariamente un male perché, come detto, essa prende a mani basse dal regolamento ufficiale di D&D, proprio come le altre produzioni citate che, seppur non utilizzando totalmente il “libro delle regole” del cartaceo, traggono un’ovvia ispirazione, ispirazione che indiscutibilmente porta all’assestarsi della trasposizione videoludica in quelle caratteristiche che racchiudiamo nell’estrema sintesi della parola “genere”.

Solasta

Un lancio di dadi è tutto ciò che serve

Proprio come le precedenti forme del genere prima menzionate, anche il lavoro di Tactical Adventures si appoggia alle Caratteristiche quali Forza, Destrezza, Costituzione, Intelligenza, Saggezza e Carisma, accompagnate dalle Abilità che si useranno soprattutto fuori i combattimenti così come dentro, e rispetto al primo punto, lo si fa in modo egregio, probabilmente lontano da altre produzioni ma il più vicino (se non il più autentico) possibile rispetto al gioco ufficiale e, non dimentichiamoci ovviamente, dei numerosi dialoghi presenti. Una cosa è subito da render chiara: non c’è da preoccuparsi della difficoltà del gioco né del tipo di giocatori che siete; infatti, il team ha predisposto un ottimo sistema di difficoltà altamente personalizzabile. Potrete giocare come se foste in una classica sessione di Dungeons & Dragons, quindi con le tipiche regole sopra descritte, oppure abbassare l’asticella del regolamento per godervelo più come un’avventura simile a quelle citate in precedenza o, ancora, potrete personalizzarvi l’esperienza come meglio credete, spendendo parecchio tempo sulle varie opzioni disponibili (e in questo non v’è alcuna accezione negativa).

I combattimenti si aprono con il lancio di dadi per l’Iniziativa, stabilendo così il turno di ciascuna creatura, alleata o nemica. In alcuni dei combattimenti, necessari o meno, ho riscontrato un’eccessiva lentezza e lunghezza, non ritrattabile in alcun modo purtroppo, accompagnati però da un level design il più delle volte davvero buono. Dall’altro lato, il gameplay si arricchisce di elementi ben fatti come il viaggio all’interno dell’intera regione: dovremo avere razioni per viaggiare, sfruttare i Riposi Lunghi (ci sono anche quelli brevi, come da manuale) per ripristinare le forze e gli slot incantesimi, nonché per prepararne di nuovi in base alla situazione cui andiamo incontro, stando attenti agli incontri casuali lungo il percorso. Sotto questo aspetto e come già detto, Tactical Adventures ha pienamente centrato l’obiettivo di rendere un Dungeons & Dragons in digitale, probabilmente la più fedele trasposizione fino ad ora del celebre gioco da tavolo, almeno su carta, sotto moltissimi se non tutti gli aspetti.

Solasta

“Oste! il solito, per favore!”

Veniamo ora a cosa vuole raccontarci Solasta Crown of the Magister. La storia, ambientata appunto a Solasta, parte nel solito (ma non unico) modo possibile nelle avventure di D&D: quattro figure si ritrovano a formare una squadra per un obiettivo comune. Ovviamente, rigorosamente in una locanda, sia chiaro. Solasta è il mondo che ha da poco scoperto una regione piena di ricchezze sulle quali tutte le fazioni presenti di studiosi, mercenari, ordini religiosi e così via vogliono mettere le proprie mani, fazioni con le quali si potrà interagire in un modo forse un po’ fine a se stesso, ovvero acquistando beni rari in base alla “simpatia” nei nostri confronti. Un Consiglio è stato indetto all’entrata di questa regione, atto a stabilire un ordine tra le varie casate che, senza regola alcuna, finirebbero per farsi guerra l’un l’altra. I nostri quattro avventurieri lavoreranno proprio per il Consiglio: saranno la loro mano durante tutta la vicenda. Ovvio che non è tutto oro quel che luccica: un’antica minaccia si prospetta, seppur tutte le forze in vita nel mondo ne siano all’oscuro. Diciamo che oltre questo, onde evitare spoiler di “alto grado”, non sarebbe saggio andare. Ecco che, in primis la storia poco originale (seppur con qualche plot twist nella trama) e, a seguire, dei personaggi non di certo con una spiccata personalità (il cui motivo verrà spiegato a breve) rendono carente, perlomeno da un lato, la produzione.

Tactical Adventures ha pensato davvero a tutto quando ha iniziato questo progetto. Una delle maggiori qualità del famoso gioco cartaceo è proprio quella di potersi immaginare nei panni di una creatura del tutto lontana dai canoni, completamente “a sé” nella sua autenticità: possiamo essere chiunque, insomma. E non solo fisicamente parlando, ma anche ideologicamente e caratterialmente. Possiamo combattere (o non combattere, paradossalmente) per qualcuno o qualcosa e tanto altro. All’interno della produzione è infatti disponibile un editor di personaggi, personaggi che poi porteremo all’interno della nostra avventura in un gruppo (o party) di quattro persone. Nella creazione si seguono esattamente le stesse e identiche regole dell’originale cartaceo e della sua quinta versione. Tutto perfetto, anche l’allineamento (per i neofiti, altro non è che l’insieme di tratti che definiscono il carattere di un personaggio) riportato proprio come nel regolamento. Come dicevamo, tutto perfetto sì, fin quando non ci accorgiamo dell’enorme differenza tra le “ruolate” tra amici e quelle inesistenti dei personaggi del gioco; con la conseguente e fisiologica differenza tra un personaggio ben scritto ed un involucro, colmo delle nostre idee e ideali magari, ma incapace ad esprimersi.

Solasta

Sebbene, in primo luogo, l’editor sia un’ottima aggiunta ad un titolo del genere e che cerca, dal canto suo, non l’autenticità bensì la riproduzione, dall’altro tramite esso non possono che nascere personaggi vuoti. D’accordo, in base all’allineamento dei nostri quattro avventurieri si avranno diverse risposte nei dialoghi, frasi in combattimento, attitudine e così via ma alla fin dei conti, la storia non cambia, le storie secondarie (che comunque ci sono) non cambiano e, automaticamente, risultano essere vuoti e piatti. La purtroppo solita dicotomia personalità-personalizzazione in un RPG di qualunque stampo. I personaggi secondari, sebbene presenti in gran numero, non rispondono alla necessità dei giocatori di affezionarsi a qualcuno: stereotipi per la maggior parte, pochi quelli un po’ più ricercati, ma comunque “malmenati” da un doppiaggio parecchio scarno sotto quasi tutta la linea. Ricordiamoci, però, che stiamo pur sempre parlando di un progetto completamente indie e nato da un Kickstarter: non è difficile trovare le stesse cattive caratteristiche in giochi ad alto budget.

I nostri eroi, per di più, in base al background scelto tra sei in fase di creazione, avranno delle missioni proprie, le quali risultano essere senza ombra di dubbio le più complesse e ben scritte. In toto, comunque, un sistema come quello messo su dal team di sviluppo, dà purtroppo la forte impressione di non avere un vero protagonista e, a tutti gli effetti, non c’è. Questo, come alcuni di voi ben sapranno, è quanto di più vicino ci possa essere in una vera campagna di Dungeons & Dragons e non possiamo quindi che accettare quello che non è assolutamente un compromesso ma, anzi, una vera e propria caratteristica trasposta dal cartaceo al digitale.

Un giusto e doveroso cenno dev’esser fatto al supporto che Solasta Crown of the Magister riceverà. Il team di sviluppo ha predisposto, all’interno della produzione, un editor di dungeon (o livelli, se preferite; i veterani non me ne vogliano). Avete capito bene: lo strumento che consentirà alla community creativa e giocante di dar vita ai propri dungeon e in futuro le proprie campagne, garantendo ore e ore di gioco e probabilmente anche di buona scrittura (le storie nascoste in Pillars of Eternity vi dicono qualcosa?).

Solasta

Non proprio un capolavoro tecnico

Arrivati in fase di analisi tecnica, non possiamo non ricordare, come già fatto lungo tutta la recensione, che la produzione arrivi da un team indipendente. In realtà, nello specifico del lato texture e illuminazione (quest’ultima rivista completamente, per merito delle tantissime voci dei giocatori, per questioni di bilanciamento), il titolo si mantiene ad un livello non di certo altissimo, ma comunque sulla linea della decenza. Le ambientazioni, non ricche di dettagli da far girare la testa, sono comunque ben realizzate e soprattutto con un buon level design. Perde tutto il fascino, però, in due settori distinti: uno è quello già descritto del doppiaggio, l’altro quello dei modelli e texture dei personaggi. In ogni dialogo, dove la vista si sposta dall’alto alla stessa altezza dei personaggi, sarà difficile non notare la realizzazione sommaria dei tratti dei volti dei personaggi.

D’altro canto, arriva però una nota estremamente positiva: la colonna sonora. Ottima sia nelle fasi di viaggio che di esplorazione, oltre ai momenti più carichi di tensione. Decisamente un livello alto in una produzione di questo stampo e che sicuramente compensa, per certi versi, lacune di altro tipo, come quelle sopra descritte.

Piattaforme: PC

Sviluppatore: Tactical Adventures

Publisher Tactical Adventures

Questa è decisamente una buona partenza per Tactical Adventures. Il team, capitanato dal co-fondatore di un altro studio pieno di talento, Amplitude Studios (le spettacolari saghe di Endless Legend ed Endless Space dovrebbero dirvi qualcosa, e Humankind), ha di certo le carte in regola per fare ancora meglio. Solasta Crown of the Magister è sì un buon gioco ma, oltre al seguire perfettamente un manuale tanto ampio quanto complesso quale quello di Dungeons & Dragons, non fa poi molto altro. Il buon level design e il parsimonioso lavoro per rendere l’esperienza fruibile a tutti i giocatori sono sicuramente lodevoli, senza ombra di dubbio; senza contare l’editor di dungeon che risulterà probabilmente in un ottimo strumento per l’intera community, così come per un gruppo di amici che vogliono passare una serata in una “one-shot”.

VOTO: 7.5

All'età di sei anni, Fabio ha potuto mettere le mani su quella che sarebbe diventata, in estremamente poco tempo, la sua passione più grande: il videogioco. Dalla prima Playstation, vagando tra le terre simil-burtoniane di MediEvil fino a Crash Bandicoot e Tombi arriva, nel suo percorso di videogiocatore, a farsi appassionare da una moltitudine di generi e a crescere con loro, facendoli diventare parte integrante della sua vita e riconoscendo nel videogame una nuova forma di pura arte, oltre che di intrattenimento. Da quel momento, i suoi interessi mettono radici anche altrove, arrivando alla Settima Arte e alla musica, il gioco di ruolo e la lettura e tutto ciò che permette di sentire e immaginare mondi che ci sembrano, o sono effettivamente, lontani dalle nostre realtà.