La nuova modalità Mercenari di Hearthstone ha iniziato a far discutere già mesi prima di questa recensione. Io, onestamente, da assiduo giocatore di Hearthstone tradizionale (modalità classificata standard per intenderci) non mi aspettavo granché. Mi spaventava la confusione iniziale che aleggiava intorno al progetto e alle sue regole; temevo la nascita di un ennesimo “rubatempo” per Hearthstone. Ma non il nostro, il mio tempo: quello di Blizzard, e dei developer che si sarebbero dovuti occupare, oltre che dei continui bilanciamenti e delle prossime espansioni, anche di tenere in piedi una nuova modalità ambiziosissima. Fortunatamente, però, almeno per ora sono stato smentito. Mercenari di Hearthstone è un prodotto tanto conservativo quanto fresco persino per i palati hearthstoniani più incalliti. Una modalità che beve a piene mani dalla fonte dell’immaginario non più solo di Warcraft, ma di Hearthstone stesso; che ne è una derivazione certo, ma da così tanto tempo che ormai non se lo ricorda più. E allora Garrosh, Gul’ Dan, il Re dei Lich e persino l’outsider Diablo non sono più solo loro stessi; personaggi con una lore e una storia definita nei rispettivi giochi nativi. Diventano anche (e in Mercenari soprattutto) parte del mondo da card game di Hearthstone. Conservando in parte lo stile di gioco, effetti secondari, capacità offensive, difensive o… magiche delle loro versioni da Card Game.
Mercenari di Hearthstone: nuove regole da imparare
Sasso, carta forbice. Quanti giochi di carte e non sono nati dal semplicissimo concetto di tre tipologie contrapposte le une alle altre in un sistema di debolezze incrociate? Anche Mercenari di Hearthstone si basa, a livello elementare, su sasso, carta e forbice; ma mentre solitamente l’intento dei dev videoludici è rendere più articolate tali fondamenta basilari, Blizzard ha evidentemente voluto, in Mercenari, lasciarlo immediato e comprensibile per chiunque. Facendo, però, in modo che fosse comunque possibile grattare la superficie della semplicità iniziale, per costruire giocate diversificate e un po’ più strategiche di quelle che il tutorial iniziale lascia intendere. Ma solo un po’, niente di realmente complesso o “da mazzo control” tipico di Hearthstone standard per intenderci.
In Mercenari dobbiamo costruire una banda di eroi composta da un massimo di sei membri. Possiamo sceglierli liberamente tra tre tipologie diverse: protettori, combattenti e incantatori, rispettivamente rappresentati dai colori rossi, verdi e blu. I nomi delle tipologie sono auto esplicativi e raccontano, oltre al sistema di debolezze (blu batte rosso che batte verde che batte blu) anche le dinamiche delle loro abilità. I protettori hanno tanta vita e abilità basate su provocazione, caratteristica che rimane identica all’Hearthstone base e attira, quindi, gli tutti attacchi nemici deviandoli dagli altri membri del team. I combattenti sono veloci, arrabbiati e capaci di infliggere moltissimi danni tutti in una volta. Infine, gli incantatori sono a metà tra healer, stregoni con danni burn e support generici. Un buon team dovrebbe essere composto da esponenti di tutti e tre i gruppi, anzitutto per garantirci di essere in grado di infliggere danni critici (doppi) a qualunque avversario. E poi, per sfruttare al meglio le sinergie tra rapidità delle mosse a disposizione dei nostri mercenari, e gli effetti secondari delle stesse.
In equilibrio tra Farming e Pay to…
Non voglio sostituire questa recensione di Mercenari di Hearthstone ad un tutorial, ma ritengo che dobbiate sapere come funzionano i meccanismi basilari già prima di approcciarvi al gioco, per iniziare con più cognizione di causa a menare le mani. Ogni mercenario può apprendere fino a tre mosse diverse, che sono sbloccate al salire di livello dei personaggi e potenziabili aumentandone velocità di esecuzione, efficacia e aggiungendo effetti secondari sempre più vantaggiosi. Funziona proprio come in un classico RPG tattico: in offline, il nostro team di mercenari si muove di sfida in sfida all’interno di una griglia; ogni nodo della quale è occupato da mob che dobbiamo sconfiggere per proseguire al nodo successivo. Ogni sfida ci porta a confrontarci con team generici, via via sempre più tattici e pericolosi man mano che ci avviciniamo al Boss finale. In premio da ogni vittoria riceviamo punti esperienza, e facciamo perciò salire di livello i nostri mercenari. Poi, quando giunti al fondo della griglia generale, ci verranno forniti in più una serie di gettoni premio, che raffigurano i mercenari che abbiamo nel nostro arsenale. E che servono a rendere più potenti le mosse che abbiamo sbloccato per ciascuno di loro. Come se fossero punti abilità specifici, quindi. In breve: i punti exp fanno salire di livello i mercenari, e sbloccano le mosse. Le mosse rendono più forti i personaggi, e consentono di arrivare in fondo alle sfide offline, e vincere gettoni per potenziare le mosse, con le quali potremo sconfiggere mob più forti, ottenere più exp, ecc… ecc.. Sasso, carta e forbice.
Sembra già contorto così, e pensate: non vi ho ancora parlato degli equipaggiamenti; sbloccabili proseguendo nell’avventura offline e diversi per ogni mercenario. Capaci di completare ulteriormente il set di mosse a disposizione dei nostri eroi, aumentare le loro statistiche e, in generale, renderli pronti alle sfide online contro giocatori veri. Quanta strada dal semplice sasso carta forbice, vero? Eppure, a ben pensarci, nemmeno troppa. Non possiamo ritirare i mercenari in campo in stile Pokémon, abbiamo solo 3 mosse per ogni pg; e dulcis in fundo, i personaggi hanno il cap di livello massimo fissato a 30. Raggiungerlo è volutamente semplice, per fare sì che si possano gestire ed approntare più team competitivi in un breve lasso di tempo. Ma tra semplice e breve, c’è differenza. E tra breve e tenace, ancora meno. Dovrete grindare, e tanto se volete giocare a Mercenari online. E se non volete giocare online, i livelli avanzati vi costringeranno ugualmente a costruire squadre variegate, e di livello adeguato ai tanti mob nemici. Insomma: dal grinding non si scappa. Altrettanto sicuro, però, è il fatto che Mercenari si fa prima a giocarlo, che a spiegarlo. Il che, di solito, è un fattore positivo.
Mercenari di Hearthstone Recensione, l’ALL IN di Blizzard
Mercenari di Hearthstone è l’ALL IN di Blizzard. Una modalità che smette di celebrare “padre Warcraft” e si concentra sulla mitologia che Hearthstone ci ha edificato sui protagonisti che ha fatto suoi, carta su carta, effetto su effetto. E così, tra le abilità del Re dei Lich una permette di curare 10 punti vita a un alleato (al livello 1, poi ne cura molti di più), o di infliggere 6 danni a un nemico. Vi ricorda niente? Esatto: è esattamente l’effetto di una delle carte prodotte dal Re dei Lich “leggendario” di Hearthstone (ormai in pensione nella modalità selvaggia, ahimè). E questo non è l’unico esempio, ovviamente. Per riuscire ad immergervi nella leggerezza tattica che contraddistingue il suo gameplay, insomma, Mercenari di Hearthstone vi tenta prima con il suo “citazionismo al quadrato”. Solo dopo vi cattura completamente con la sua metodicità, immediatezza e semplicità; mai celata, mai evitata o negata. Eppure, quella sensazione di soddisfazione e rilassamento che è scattata in me giocando a Mercenari non è di certo un’alchimia obbligatoria.
Piattaforme: PC, mobile
Sviluppatore: Activision Blizzard
Publisher: Activision Blizzard
Non tutti apprezzeranno la semplicità (rispetto a Hearthstone base) delle regole del gioco, o l’importanza e massiccia presenza del grinding. Chi lo farà, però, si troverà invischiato in una serie di partite saporite come ciliegie: una tira l’altra. Altri ancora, potrebbero poi avvertire lo spettro della ripetitività; amico fidato, si fa per dire, del timore che il gioco possa diventare, in risposta, pay-to-win. Tale timore, ahimè, continua ad aleggiare pericoloso sulla nuova modalità anche per me. Come rendere più vario il gioco? Con nuovi mercenari. Che però, dovremo per forza di cose livellare, e che, ancora prima, otteniamo solo grindando sfide su sfide, o… comprando i pacchetti. Nei quali, guarda caso, ci sono anche i gettoni che servono a potenziare i vari mercenari, per renderli più forti in vista delle partite online. Ancora una volta, mercenari si riduce a un gioco di sasso, carta e forbice. Pay to win, che vince su ripetitività, che vince sulla voglia di giocare. Che poi, ancora, ci sprona a sfruttare il Pay (to-win) per variare la minestra in online. Che dire? Ces’t la vie. Ces’t Hearthstone. E, da ora, ces’t Mercenri di Hearthstone. Nella speranza che Blizzard riesca a giostrarsi con due giochi tanto solidi quanto suscettibili a cedimenti improvvisi (basta letteralmente una sola carta sbagliata…) Mercenari di Hearthstone, spero di averlo chiarito in questa recensione, ha però centrato nel segno; e lo ha fatto convincendo tramite bias differenti sia neofiti che vecchie leve. I primi in cerca di un’introduzione al mondo ben più complicato e cervellotico del gioco di carte. I secondi, bisognosi di una valvola di sfogo familiare, che fa tanto “auto-chess”, e spegne il cervello.