Recoil Games stupisce con un puzzle-platform a tutto tondo. Scoprite perché nella nostra recensione di Rochard in versione PC.
Dura, la vita del minatore dello spazio. Perché ti ritrovi in un buco del cosmo di cui l’intera galassia ha dimenticato l’esistenza, perché i tuoi colleghi di lavoro sono degli scansafatiche, perché le estrazioni di tiberium nell’ultimo anno sono andate maluccio e la società vuole chiudere la miniera, e soprattutto perché il tuo capo ha deciso di farti fuori quando hai scoperto alcuni artefatti di origine aliena che potrebbero spiegare molte cose sull’evoluzione della razza umana sulla Terra. Per fortuna puoi contare su un baffo alla Magnum P.I. che levati, la voce di Jon St-John (quello di Duke Nukem) e, più di tutto, su una pistola in grado di sollevare gli oggetti e di “giocare” con la gravità.
Presentato a Colonia senza grandi clamori, Rochard è il titolo di debutto di Recoil Games, uscito inizialmente per PSN e recentemente convertito anche per PC. Si tratta di uno scroller 2.5D (grafica interamente tridimensionale, ma gameplay in due dimensioni) caratterizzato da un’azzeccata e curata grafica fumettosa e da un gameplay che fa della fisica il suo principale punto di forza. L’unica arma a disposizione del baffuto e panzuto Rochard è infatti il G-Lifter, che si comporta grossomodo come la gravity gun di Half-Life 2, e consente di raccogliere oggetti e scagliarli lontano. A rendere tutto più interessante, Rochard ha la possibilità di ridurre la gravità della stanza in cui si trova, così da sollevare oggetti più pesanti o saltare più in alto, sfruttando addirittura il rinculo (che potremmo definire la versione “realistica” del doppio salto). A questo si aggiungono campi energetici di varia natura (alcuni lasciano passare le persone ma non gli oggetti o, viceversa, altri trattengono le esplosioni) e i nemici da far fuori grazie al Rock Blaster, arma che sostituisce il G-Lifter con la pressione di un tasto e che può sparare munizioni a raffica, granate esplosive ecc.
Il risultato è un gameplay ricco di elementi interessanti, puzzle basati sulla fisica e sulla manipolazione degli oggetti e dei campi energetici, nonché livelli sempre più complessi ma mai monotoni o frustranti, grazie a un level design davvero ispirato e che sfrutta al meglio tutte le dinamiche di gioco. L’aspetto forse meno riuscito di Rochard è proprio il combattimento, che tende a penalizzare eccessivamente l’approccio “run and gun” e che si abbina a una gestione poco oculata dei checkpoint: passi per la versione console, ma su PC la mancanza dei quicksave si sente, eccome.
Come dicevo all’inizio, tecnicamente Rochard si difende molto bene, grazie a uno stile cartoon che ricorda quello di Team Fortress 2 ma che non stanca mai. Il motore grafico non eccelle in numero di poligoni, e in alcune – rarissime – occasioni fatica a mantenere costante il framerate, ma la grande attenzione per i dettagli, le animazioni e gli effetti video aiutano a passare sopra a tutto quanto. Davvero eccellente il comparto sonoro: oltre a un Jon St. John davvero in grande spolvero, con un accento texano che calza sul personaggio di Rochard come un guanto, la colonna sonora è semplicemente strepitosa, a partire dal brano dei titoli di coda (la soundtrack può essere comprata in bundle con il gioco pagando un piccolo extra).