Dragonball Z: secondo K.W. Miller è un anime porno

Noi non ce ne eravamo mai accorti, Akira Toriyama neppure, ma a quanto sembra Dragonball Z sarebbe un anime porno. A svelarcelo è stato il quantomeno controverso K.W. Miller, candidato indipendente al Congresso degli Stati Uniti d’America per il 18esimo Distretto della Florida. In un tweet condiviso coi sui quasi 40.000 follower infatti, Miller si è scagliato contro la “questione degli anime porno” su internet, indicando poi il capolavoro del maestro Toriyama come “uno dei principali problemi”.

https://twitter.com/KwCongressional/status/1288488480247549954

Affermazioni che hanno lasciato di stucco i fan, generando anche un’ondata di risposte più o meno sarcastiche. Anche se la problematica della quantità (e della facilità di accesso) di materiale pornografico, non solo anime, in rete, è sicuramente degna di attenzione, appare abbastanza stonata la citazione di un anime shonen che, al di là forse di qualche scena volutamente comica con protagonista il Maestro Muten, non ha assolutamente niente a che fare con la pornografia o la sessualizzazione dei personaggi.

Forse Miller ha fatto confusione tra Dragonball Z e il suo predecessore, Dragonball, che si è spesso mostrato più ricco di momenti “controversi”. Ad ogni modo il personaggio è noto per alcune performance poco felici sui social media, avendo già accusato Twitter di “interferire con le elezioni federali”, gli attori hollywoodiani di essere dei pedofili, e aver affermato di avere una chioma migliore di quella del presidente Donald Trump (chissà se quest’ultimo gli risponderà, magari dal suo canale Twitch).

Va dato comunque atto al politico floridiano di aver toccato un argomento che, nell’ultimo anno, è salito alla ribalta, diventando un tasto piuttosto sensibile nei paesi occidentali: è della settimana scorsa la notizia per cui in Australia alcune fumetterie hanno rimosso dai loro scaffali titoli manga come Eromanga Sensei, Sword Art Online e Goblin Slayer a causa di alcune lamentele ricevute per i contenuti mostrati, lamentele che avevano già portato il senatore Stirling Griff a richiedere un rating più restrittivo per queste opere.