Cyberpunk 2077: CDPR replica al report sui problemi di sviluppo

Cyberpunk 2077

A più di un mese di distanza, il disastroso lancio di Cyberpunk 2077 fa ancora parlare di sé. E del resto la cosa è più che normale, viste le ripercussioni negative che questo fiasco sta avendo su CD Projekt RED. La software house polacca potrebbe incorrere in una grossa multa da parte dell’Ufficio Antitrust della Polonia, e rischia anche di diventare obiettivo d’acquisizione da parte di aziende più grandi.

Nei giorni scorsi Jason Schreier di Bloomberg ha pubblicato un report relativo ai problemi (tanti se non tantissimi) incontrati da CD Projekt RED durante lo sviluppo di Cyberpunk 2077, avvalendosi delle interviste a oltre venti tra dipendendi ed ex dipendenti della società polacca.

A stretto giro è arrivata però la risposta di Adam Badowski, il CEO di CD Projekt RED, che ha affidato a Twitter la sua replica su alcuni dei punti toccati da Schreier. Il primo è stato l’accusa che la demo mostrata alla stampa nel 2018 fosse “un falso“:

“È difficile che la demo di un gioco per uno show due anni prima che il titolo esca non sia un test di grafica, ma ciò non significa che sia un falso. Confronta la demo con il gioco. Guarda la scena di Dumdum o gli inseguimenti in auto, e molte altre cose. Quello che le persone che leggono il tuo articolo forse non sanno è che i videogiochi non vengono realizzati con un processo lineare, e che cominciano ad assomigliare al prodotto finito soltanto pochi mesi prima del lancio. Se guardi quella demo adesso, è diversa sì, ma è per questo che esistono le parole ‘work in progress’. Il nostro gioco si presenta e si gioca in un modo molto migliore di quanto quella demo non sia mai stata”

Badowski ha anche contestato l’affermazione di Schreier secondo cui la maggior parte dello staff era convinta che il gioco non potesse uscire nel 2020:

“Hai parlato con venti persone, alcune delle quali sono ex dipendenti, e soltanto uno di loro non è anonimo. Io non li chiamerei la ‘maggior parte’ di uno staff di 500 persone”

E infine, il boss di CD Projekt RED ha respinto con decisione l’accusa che alcuni membri dello staff avrebbero volutamente parlato in polacco di fronte ad altri che non potevano comprenderli, facendoli così sentire esclusi e ostracizzati (e contravvenendo tra l’altro alle regole dell’azienda stessa).

“Tutti qui parlano inglese durante le riunioni, le email dirette a tutta la compagnia e gli annunci sono in inglese, questo è obbligatorio. È buona norma inoltre passare all’inglese quando durante una conversazione informale si aggiunga una persona che non parla una determinata lingua.

È comunque abbastanza normale per i tedeschi parlare tedesco, per i polacchi parlare polacco, per gli spagnoli parlare spagnolo e così via ecc. (ci sono 44 nazionalità diverse nel nostro studio, hai afferrato il punto) quando non ci sia nessun altro con loro. Lavoriamo tutti in un ambiente multiculturale.

Se la domanda è se sia difficile trasferirsi in un altro paese, a volte in una cultura diversa, e lavorare e vivere lì, allora la risposta è sì. Ma questo è un problema universale, di tutte le aziende in tutto il mondo. e noi facciamo del nostro meglio per facilitare il processo”

A sua volta Schreier ha replicato su Twitter che CD Projekt RED non ha risposto ai suoi tentativi di parlare direttamente con l’azienda dei problemi di Cyberpunk 2077, e che Adam Badowski non si è reso disponibile a un confronto diretto con lui sul contenuto dell’articolo.