A Plague Tale Requiem Provato: il lungo esodo fraterno

A Plague Tale Requiem

Creare il sequel di un videogioco non è mai un’ impresa da poco (come riferitoci nella nostra intervista esclusiva), soprattutto se il predecessore è stato un autentico successo commerciale. Come ha fatto ad esercitare una simile presa tra gli appassionati? Di quante novità ha bisogno il seguito per giustificare il medesimo prezzo di lancio? Sarà davvero necessario cambiare qualcosa? Come si fa ad introdurre elementi innovativi mantenendo al contempo l’identità definita nel primo episodio? Sono queste le domande che gli sviluppatori si pongono costantemente: la strada per la pubblicazione di un progetto è lastricata di insidie ed è facile perdere la bussola. Asobo Studio, autori di quella che ormai può essere definita la serie di A Plague Tale, sembrano essere riusciti a trovare un metodo efficace per affrontare tale sfida, ricominciando con accortezza dalle solide fondamenta sulle quali era stato costruito A Plague Tale Innocence e attenendosi all’aspetto che i giocatori hanno apprezzato di più dell’intera produzione, ossia una storia avvincente. Ciò non significa che non siano state apportate migliorie al gameplay e, in particolar modo, al sistema di combattimento, ma la parte che ho apprezzato di più è senza dubbio l’epopea di Amicia alla ricerca di un modo per salvare il fratellino Hugo, ed è proprio da queste premesse che A Plague Tale Requiem ha inizio

A Plague Tale RequiemA Plague Tale Requiem: questa ragazza ha ucciso i vostri fratelli!

Inutile nasconderlo, sono stato davvero entusiasta di aver fatto ritorno nell’universo narrativo di A Plague Tale, ambientato durante le primissime battute della guerra dei cent’anni tra Francia e Inghilterra, che vedeva i due protagonisti disperatamente in fuga dagli oscuri propositi dell’Inquisizione e dagli sciami di topi infetti che scatenarono una delle pandemie mondiali più terrificanti della storia: la peste nera. E non ho neanche problemi ad anticiparvi che la demo di un’ora che ho avuto modo di provare è stata decisamente all’altezza delle aspettative: certo, forse non reinventerà la ruota né riuscirà a convincere i detrattori delle meccaniche del primo, ma non è per forza un lato negativo per un sequel e, qualora A Plague Tale Requiem mantenesse il medesimo livello qualitativo per la sua intera durata, soprattutto in merito alla varietà, all’estensione e alla potenziale rigiocabilità degli scontri, potremmo ritrovarci tra le mani un altro tassello ragguardevole della saga. Sono comunque certo che, in ogni caso, nuove peripezie di Amicia e Hugo saranno memorabili e non ci risparmieranno momenti tesi e angoscianti.

A Plague Tale RequiemDopo aver ripreso il viaggio lontano dalla loro terra natia, i due personaggi principali sembrano finalmente essersi lasciati alle spalle i tumulti che li avevano perseguitati dietro ogni angolo. Tuttavia, come da copione, i momenti felici non sono destinati a durare e ben presto la malattia di Hugo torna a manifestarsi, assieme ad una serie di strani sogni che non sembrano dargli tregua durante la notte. Il breve segmento dimostrativo si apre in medias res, con Amicia e il fratello apparentemente separati dai loro altri compagni di viaggio e in cerca di un modo per raggiungere una misteriosa isola verso sud, aggrappandosi ad una delle ambigue visioni del fanciullo. L’inizio della demo è placido e rasserenante, facendo gioco sul progressivo crescendo di tensione che ha funzionato così bene in Innocence. Ho accompagnato Amicia e Hugo attraverso una splendida foresta, una vasta radura costellata di fiori selvatici e un accampamento di pellegrini in viaggio verso Roma per il Giubileo, sforzandomi di non prestare troppa attenzione al vistoso taglio ancora aperto sulla tempia della ragazza. Ma le circostanze bucoliche si interrompono bruscamente con l’arrivo nella tendopoli di un manipolo di soldati alla ricerca dei protagonisti, a causa dei crimini da loro commessi nel corso dei capitoli precedenti. Il gioco porta sempre avanti le parti legate alla storia in maniera molto guidata, costringendoci a seguire percorsi a senso unico mentre ascoltiamo personaggi e comprimari che parlano fra di loro, ma gli straordinari dettagli che caratterizzano le ambientazioni le rendono una gioia per gli occhi anche quando vi transitiamo passivamente.

A Plague Tale RequiemRiconosco uno sguardo colpevole quando lo vedo

Una volta che A Plague Tale Requiem ci proietta di nuovo nei suoi scenari puramente furtivi, però, le cose iniziano a farsi più frenetiche: le scene d’azione di Requiem si svolgono in maniera analoga a quelle di Innocence, forse un pelo più fluide grazie al motore grafico perfezionato per le sole macchine dell’attuale generazione, ma comunque molto simili. Dovremo muoverci in mezzo ad aree brulicanti di guardie e stuoli di ratti appestati che ci tormenteranno, cercando di passare inosservati a qualunque costo. La formula che mescola pianificazione strategica e attimi di puro panico, durante i quali le dita dovranno muoversi più veloci della testa per sfuggire a qualcuno che ci è piombato addosso all’improvviso, è ancora uno dei punti di forza migliori di queste fasi: alcune delle zone che ho esplorato sfoggiavano dimensioni decisamente più vaste dei livelli di Innocence e, mentre in determinate circostanze sono riuscito a spostarmi senza problemi fra una copertura e l’altra, in altre i miei passi hanno allertato senza volere degli sparuti gruppi di guardie, e solo un provvidenziale nascondiglio adocchiato all’ultimo momento è riuscito ad evitare un contatto troppo ravvicinato con le loro lame. Per fortuna, abbiamo sempre con noi la micidiale fionda dotata di qualche trucchetto alchemico in più, come un proiettile speciale che fa divampare le fiamme e torna molto utile per stordire i nemici che impugnano delle torce, nonché una pratica balestra con cui bersagliare gli obiettivi da una certa distanza, sebbene la ricarica sia estremamente lenta e le munizioni scarse. Questa volta, Amicia può persino difendersi dagli attacchi in mischia, ma si tratta di una manovra da utilizzare soltanto in extremis perché la sua corporatura esile la farà soccombere in breve tempo alle bordate dei nerboruti coscritti. Anche i poteri di Hugo torneranno nuovamente utili, grazie all’influenza che è in grado di esercitare sugli sciami di topi: prendere il controllo delle stridenti fiumane di roditori per indirizzarli contro gli avversari, cercando al contempo di non finirci in mezzo ed esserne divorati, si traduce in sequenze febbrili che alternano tensione e divertimento. Un inedito sistema di progressione delle abilità enfatizza inoltre l’approccio preferito, concedendo talenti supplementari per il combattimento o la furtività, mentre potremo sempre migliorare la nostra attrezzatura presso i banchi da lavoro disseminati un po’ ovunque.

A Plague Tale RequiemCiò che lascia oltremodo stupiti è l’impressionante capacità di Asobo Studio nel fondere la narrazione con la giocabilità vera e propria: dalle battute che Amicia e Hugo si scambiano alle conversazioni dei personaggi non giocanti sullo sfondo, che magari commentano il nostro passaggio convinti di non essere sentiti, dalle guardie che si insultano e punzecchiano tra loro alle inarrestabili orde di ratti, la sensazione di esplorare un mondo pulsante di vita ci travolge ad ogni passo. La ferita alla testa che ho menzionato poc’anzi torna a farsi sentire a più riprese, lasciandoci percepire e fare nostro tutto lo stress emotivo della ragazza e sottolineando, al contempo, la maestria del team di sviluppo con l’astuta manipolazione psicologica del giocatore. Il comparto grafico, poi, riesce davvero a superare qualsivoglia aspettativa: già Innocence vantava ambientazioni dal grande impatto visivo, ma Requiem gioca quasi in un altro campionato in termini di cura per le animazioni e i dettagli, illuminazione scenica, densità poligonale, effetti particellari e via dicendo. Le formazioni rocciose hanno l’aspetto di un’autentica fotogrammetria, tale è il livello di realismo infuso nella loro composizione fino alle più piccole venature, mentre le fronde degli alberi lasciano trasparire una luce brillante fra le tende dell’accampamento dei pellegrini. C’è anche un uso costante e ingegnoso delle sfumature di colore: gli enormi drappi di tessuto rosso lambiti dal vento che adornano il bivacco trasformano quello che potrebbe essere un panorama fin troppo generico in qualcosa di straordinario, mentre la scelta meticolosa del posizionamento delle torce illumina la scena in modo inquietante o rassicurante, a seconda delle circostanze. Insomma, se queste sono le premesse della demo, mi aspetto grandi cose dai luoghi che avrò modo di visitare nella versione completa.

Piattaforme: PC, PlayStation 5, Xbox Series X|S

Sviluppatore: Asobo Studio

Publisher: Focus Entertainment

Data di uscita: 18 ottobre 2022

La sontuosità di A Plague Tale Requiem era stata evidenziata fin dai primi trailer, ma posso assicurarvi che l’esperienza pratica ha confermato appieno l’incredibile lavoro dello studio di Bordeaux. Come preannunciato, siamo davanti ad un classico “more of the same” (anche se tecnicamente molto migliorato) che probabilmente non farà cambiare idea a chi non ha apprezzato lo stile del precedente episodio, ma il sequel è evidentemente rivolto a tutti gli estimatori dell’originale che aspettavano da anni l’occasione di rimettersi in viaggio con Amicia e Hugo.

Gioca da quando ha messo per la prima volta gli occhi sul suo Commodore 64 e da allora fa poco altro, nonostante porti avanti un lavoro di facciata per procurarsi il cibo. Per lui i giochi si dividono in due grandi categorie: belli e brutti. Prima che iniziasse a sfogliare le riviste del settore erano tutti belli, in realtà, poi gli è stato insegnato che non poteva divertirsi anche con certe ciofeche invereconde. A quel punto, ha smesso di leggere.