de Blob 2 – Recensione

Coi secchi di vernice, coloriamo tutti i muri, strade, vicoli e… le fogne! [Review]

Ai tempi della sua pubblicazione, un paio di anni fa, de Blob sorprese un po’ tutti. L’idea alla base del gioco di THQ, infatti, possedeva un’originalità e una freschezza che raramente si trovano nelle produzioni attuali, soprattutto quando si parla di titoli con un budget consistente alle spalle, dove un ipotetico “buco nell’acqua” può trasformarsi in una disfatta per il relativo team di sviluppo. In realtà, de Blob per Wii non era un gioco inedito, ma piuttosto il remake dell’omonimo titolo ideato qualche anno fa da un gruppo di studenti dell’Università e della Scuola d’Arte di Utrecht, e diffuso gratuitamente in rete. Anche chi aveva già provato de Blob in versione originale, però, non poté fare a meno di rimanere stupito e ammaliato di fronte al lavoro svolto da Blue Tongue, che riuscì a trasformare un progetto interessante in un ottimo gioco a tutto tondo. E che gioco! Andarsene a spasso per le vie sbiadite di Chroma City, rimbalzando come dei novelli Ciobin e spargendo macchie di colore ovunque, era già uno spasso di per sé. Ma la vera ciliegina sulla torta era rappresentata dalla colonna sonora, che si modificava in maniera dinamica in accordo alle aree di volta in volta “riverniciate” e alle tinte utilizzate.

Dinnanzi a de Blob 2, invece, risulta piuttosto difficile provare di nuovo quel senso di sorpresa e di meraviglia, se non altro perché la meccanica di gioco, a conti fatti, è praticamente la stessa. Il dispotico “Compagno Nero” (ovvero il cattivo del primo episodio sotto mentite spoglie), ha di nuovo imposto il suo regime di “grigiore” e mediocrità, spogliando la città di tutti i suoi colori e relegando gli abitanti a una vita triste, smunta e priva di stimoli. La missione di Blob, dunque, sarà ancora una volta quella di riportare l’allegria e il colore nelle vie di Chroma City, e per farlo dovrà cimentarsi in una serie di puzzle “cromatici”, ovvero di missioni che richiedono di ri-tinteggiare la metropoli seguendo degli schemi ben precisi. de Blob 2, pertanto, non può contare sul fattore sorpresa che ha fatto la fortuna del suo predecessore, ma ciò che è andato perduto in termini di “freschezza” è stato riguadagnato in termini di solidità. Gli sviluppatori, infatti, hanno compiuto un rigoroso e instancabile “labor limae”, rifinendo al meglio la formula di base, conferendo più struttura ai livelli di gioco e introducendo anche qualche novità di rilievo. Prima fra tutte, la presenza di un complesso di sotterranei che serpeggia sotto le vie della città, e nel quale il nostro eroe rimbalzante è chiamato a infiltrarsi di continuo, alla costante ricerca del colore perduto. Queste fasi sono tutte rigorosamente in 2D e richiedono un approccio differente rispetto alle scorribande “a cielo aperto” di de Blob: quando Blob si intrufola nel sistema fognario, infatti, il gioco si trasforma in un platform game tradizionale, dove i salti e gli “homing attack” di Blob (in perfetto stile “Sonic”), prendono il sopravvento sull’opera di restaurazione cromatica. Il level design di questi livelli non spicca particolarmente per inventiva, e tutto sommato risulta anche piuttosto lineare, ma non appare mai troppo scontato, visti i continui “sgambetti” e trabocchetti piazzati a regola d’arte dagli sviluppatori, che impediscono al giocatore di tuffarsi nei sotterranei troppo a cuor leggero.

A rendere le “immersioni” di Blob ancora più “palpitanti” ci pensa poi il cronometro, che a differenza del primo episodio è comune a tutte le fasi, e che pertanto finisce spesso per trasformarsi in una sorta di “Spada di Damocle” sospesa sopra la testa della nostra gelatina multicolore. Quando si esaurisce il tempo durante una missione, infatti, la partita volge al termine, e visto che i sotterranei non sono propriamente ricolmi di “sveglie” (il bonus in grado di allungare il tempo a disposizione, come una sorta di “extend”), occorre riflettere bene prima di addentrarsi in un cunicolo, il che aggiunge sicuramente brio a un ritmo di gioco che nel primo de Blob appariva fin troppo blando.

È vero, si è un po’ persa quella sensazione di relax totale che accompagnava i primi saltelli del nostro eroe gommoso, ma non si può negare che, in questo modo, il gioco risulti più avvincente. E infinitamente più curato, soprattutto per quanto riguarda il design dei livelli, il sistema di controllo, i filmati di intemezzo e la varietà dei nemici. Il fattore sorpresa, insomma, è andato perduto, ma in de Blob 2 ci si stupisce per altro, ovvero per l’ottimo lavoro compiuto da Blue Tongue. Oltretutto, le versioni per PS3 e Xbox 360 si avvalgono di un porting in alta risoluzione che va al di là della mera trasposizione, e che pur non facendo gridare al miracolo, regala scorci visivi d’alta classe. Peccato solo per una telecamera che ogni tanto si fa prendere da crisi di nervosismo e non coglie in modo corretto quelle che sono le indicazioni di chi tiene in mano il joypad o il telecomando Wii.

Infine, a differenza del primo episodio, tutto incentrato sul single player, de Blob 2 può contare anche su qualche opzione legata al multiplayer, sia in modalità “cooperativa” che “competitiva”. Nel primo caso, il secondo giocatore prende i comandi di un amichetto di Blob, Pinky, con il quale offre aiuto e copertura al compagno durante tutto il corso dell’avventura, in maniera non dissimile a quanto accadeva in Super Mario Galaxy. Il secondo caso, invece, prevede che 2 (o 4) amici si diano battaglia in modalità split-screen, facendo a gara a chi vernicia più cose.