Animal Crossing: New Leaf – Recensione

Animal Crossing

Il simulatore di vita agreste, tutto set di arredamento, vita all’aria aperta, eventi e buffi animaletti targato Nintendo è infine giunto anche su Nintendo 3DS, nella sua forma più compiuta. La vita ad Animal Crossing è sempre andata di pari passo con le stagioni e gli orari del mondo reale: l’idea del suo mondo persistente e parallelo, innovativa all’epoca della sua prima uscita su Nintendo 64 (anche se in occidente abbiamo dovuto attendere il GameCube), non sarà più originale come allora, ma rimane accattivante e vincente anche ai giorni nostri. Come già dimostrato da Wild World su DS, è quando approda su una console portatile che Animal Crossing si trova più a suo agio: perdere la fermata della metropolitana per innaffiare l’ultima violetta, partecipare a un evento mentre si è al parco a prendere il sole o pescare sul divano (con un occhio alla TV e un orecchio in ascolto dell’ultimo marlin che abbocca), sono tutte attività che trovano pieno senso proprio su una console portatile.

IL RITMO DELLA VITA
È difficile spiegare a parole quale sia il fascino di un gioco così: un momento prima pianti pere e noci di cocco e quello dopo lo passi a contrattare con un coniglio stordito il prezzo del tavolo verde che, piazzato secondo le regole del Feng Shui, frutterà fortuna e un buon punteggio dall’Accademia delle Belle Case.

Le cose da fare, volendo, sono tantissime: insetti, pesci, fossili e opere d’arte aspettano solo di essere donate al museo cittadino; non mancano tonnellate su tonnellate di set e pezzi di arredamento (ora anche personalizzabili!) con cui decorare la propria magione; eventi e festività cui prendere parte, magari andando in visita nei villaggi del resto del mondo (ci sono persino festività presenti solo in alcune nazioni!); ci sono ora le opere pubbliche da finanziare per rendere ancora più unico il proprio villaggio con fari, giardini zen, pozzi, ponti e chi più ne ha più ne metta. Come non parlare, poi, delle decine di animaletti con cui fare amicizia (o odiare a morte), o delle collezioni di vestiti e accessori in tale abbondanza da far impallidire la settimana della moda? È poi impossibile non citare la coltivazione degli alberi da frutto e l’ibridazione dei fiori, le gite e i tour sull’isola di Tortimer, i concerti e i nuovi DJ set di K.K. Slider, o anche la creazione di texture con cui personalizzare il proprio guardaroba o con cui pavimentare tutto il villaggio.

Insomma, ci sono tonnellate di cose da fare, ma il segreto di Animal Crossing è che tutta questa valanga di contenuti ed eventi può essere goduta o ignorata da chi gioca: non ci sono obblighi in questo villaggio e le sue mille attività possono essere sorseggiate a spizzichi e bocconi quando si ha voglia, o anche divorate a ritmi sostenutissimi, fomentati dalla sindrome ossessivo compulsiva che alberga in ognuno di noi. Volendo, si possono passare le serate a guardare le lucciole che lambiscono le acque del fiume del villaggio senza patemi, oppure costringere Remo a traghettarci in continuazione sull’isola di Tortimer perché è lì che si trovano i pesci e gli insetti di maggior valore, i cui proventi andranno poi investiti nel mercato azionario delle rape la domenica mattina.

TRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE
Da un certo punto di vista, Animal Crossing è rimasto sempre uguale a se stesso e New Leaf non fa eccezione: la sua spensierata filosofia di fondo è rimasta invariata, così come molte delle attività e del suo catalogo oggetti (enormemente ampliato, va detto), ma è altrettanto innegabile il lavoro svolto per rendere l’esperienza ancora più personalizzabile, varia, completa e aperta alle attività di gruppo. La novità più evidente è sicuramente il novello ruolo da sindaco, che non solo consente di finanziare e posizionare un sacco di opere pubbliche come vi ho accennato prima, ma anche di manipolare con le ordinanze gli orari di apertura dei negozi, in modo da venire incontro a chi magari gioca solo di notte o principalmente la mattina presto. Altrettanto apprezzabile è la possibilità di “godere” in quattro con una sola scheda, ognuno con la propria magione (anche se solo un giocatore può fare il sindaco), così come è azzeccata la nuova Casa del Sogno, che consente di visitare i villaggi anche degli sconosciuti senza aver modo di far danni (è tutto un sogno, no?), o i tour che permettono di prendere parte a cacce ai minerali, frutti, insetti e pesci in compagnia di altri tre giocatori.

Tutta la componente sociale è stata potenziata: dalla possibilità di mandare messaggi ai propri “migliori amici” quando si è entrambi online nel proprio villaggio, al nuovo Quartiere Sbirciacase che raccoglie, tramite StreetPass, gli edifici degli sconosciuti incrociati per strada, dando la possibilità (benvenutissima!) di ordinare i mobili presenti al suo interno.

A dirla tutta, è proprio il 3DS a essere sfruttato in quasi ogni sua caratteristica: l’effetto 3D, per quanto accessorio, rende ancora più vivo il villaggio e intuitiva la cattura di alcuni insetti; le monete di gioco incamerate dal contapassi possono essere spese per acquistare i novelli biscotti della fortuna, che regalano gli oggetti a tema nintendoso; il touch screen è ovviamente sempre molto comodo per disegnare i propri pattern e il Wi-Fi spalanca le porte dei villaggi di tutto il mondo, in modo da allargare oltre misura le componenti multiplayer di questa saga, anche grazie agli eventi specifici di ogni nazione e regione. Se proprio c’è da muovere una critica “tecnica”, è che da un punto di vista grafico New Leaf è rimasto fin troppo ancorato agli episodi passati. È gradevole che il proprio personaggio sia più slanciato e possa ora indossare scarpe, pantaloni e calzini; tuttavia, nonostante le texture siano un pelo più definite, questo New Leaf non è proprio una corazzata grafica in grado di affaticare i muscoletti del 3DS. Allo stesso tempo, però, chi decide di trasferirsi in un villaggio dove i mutui si ripagano vendendo squali balena e scarabei, dove gli abitanti sono degli animaletti stralunati (magari vestiti da Luchador) e dove i soldi possono effettivamente crescere sugli alberi, beh… difficilmente è alla ricerca di un doziliardo di poligoni, ma solo di una vita alternativa accattivante, rilassante e spensierata, in grado di regalare ogni giorno qualche piccola o grande sorpresa.